~ la lingua e la poesia ~
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Cesare Pascarella

LA SCOPERTA DE L'AMERICA


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INDICE

XIXIIXIIIXIVXV




XI

E lì defatti, come se trovorno
Assieme, lui je fece: -Sa?, mi pare
Che, dice, è mejo a dì le cose chiare:
Tanti galli a cantà 'n se fa mai giorno.

Ce vado, ce ripasso, ce ritorno,
Je dico: dunque, be' de quell'affare?
Quale? dice, quer gran viaggio di mare?
Potrebbe ripassare un antro giorno?

Ma che crede che ce n'ho fatti pochi
De 'sti viaggi? Percui, dico, che famo?
Dico, sacra maestà, famo li giochi?

Dunque lo dica pure a suo marito,
Si me ce vò mannà che combinamo,
Si no vado a provà in quarch'antro sito.



XI

E lì difatti, non appena si trovarono
Assieme, egli le disse: - Sa? mi sembra
Che sia meglio dire le cose come stanno:
In tanti galli a cantare non si fa mai giorno. 1

Ci vado, ci ripasso, ci ritorno,
Gli dico: dunque, allora, per quella faccenda?
Quale? quel gran viaggio per mare?
Potrebbe ripassare un altro giorno?

Ma cosa crede, che ne ho fatti pochi
Di questi viaggi? Perciò, voglio dire, che facciamo?
Voglio dire, sacra maestà, stiamo forse giocando?

Dunque dica pure a suo marito che,
Se mi ci vuol mandare, ci accordiamo,
Altrimenti vado a provare da qualche altra parte.

1. - Proverbio dal significato di "quando si cerca di risolvere un problema in molte persone, non si giunge mai ad una conclusione".


XII

Ché qui fra re, ministri, baricelli,
Sapienti... dice, è inutile a parlanne,
Percui, sa, me ridia li giocarelli,
Che fo tela! - Ma scusi le domanne,

Fece lei, lei che vò? - Tre navicelli.
- E ognuno, putacaso, quanto granne?
- Eh, fece lui, sur genere de quelli
Che porteno er marsala a Ripa granne.

- Va bene, fece lei, vi sia concesso. -
Capischi si com'è? Je venne bene,
Che je li fece dà quer giorno stesso.

E lui, sortito appena da Palazzo,
Prese l'omini, sciorse le catene,
E agnede in arto mare com'un razzo.

XII

Che qui fra re, ministri, bargelli,
Sapienti... è inutile parlarne,
Per cui, sa, mi ridia le mie carabattole,
Che faccio fagotto! - Ma perdoni le domande,

Ella disse, cosa chiede? - Tre navicelle.
- E ognuna, mettiamo, grande quanto?
- Eh, egli disse, più o meno come quelle
Che portano il marsala a Ripa Grande. 1

- Va bene, ella disse, vi sia concesso. -
Hai capito? Gli andò bene,
Tanto da farseli dare quello stesso giorno.

Ed egli, appena uscito dal Palazzo,
Prese gli uomini, sciolse le catene,
E andò in alto mare come un razzo.

1. - Ripa Grande era il principale porto fluviale di Roma, sito circa all'altezza di Porta Portese, sulla sponda opposta al colle Aventino; si contrapponeva al porto minore, detto Ripetta, situato alquanto più a monte, sulla riva opposta.


XIII

Passa un giorno... due... tre... 'na settimana...
Passa un mese che già staveno a mollo...
Guarda... riguarda... Hai voja a slungà er collo,
L'America era sempre più lontana.

E 'gni tanto veniva 'na buriana:
Lampi, furmini, giù a rotta de collo,
Da dì: qui se va tutti a scapicollo.
E dopo? Dopo 'na giornata sana

De tempesta, schiariva a poco a poco,
L'aria scottava che pareva un forno,
A respirà se respirava er foco,

E come che riarzaveno la testa,
Quelli, avanti! Passava un antro giorno,
Patapùnfete! giù, n'antra tempesta.

XIII

Passa un giorno... due... tre... una settimana...
Passa un mese che già stavano in acqua....
Scruta... scruta ancora... Hai voglia 1 a tendere il collo,
L'America era sempre più lontana.

E ogni tanto arrivava una bufera: 2
Lampi, fulmini, giù a più non posso,
Tanto da dire: qui si va tutti a finir male. 3
E dopo? Dopo una giornata sana

Di tempesta, schiariva a poco a poco,
L'aria bruciava come fosse un forno,
Nel respirare, si respirava fuoco.

E non appena rialzavano la testa,
Quelli avanzavano! Passava un altro giorno,
Patapunf! giù, un'altra tempesta.

1. - L'espressione "hai voglia" (generalmente pronunciata "avòja") viene usata con diverse sfumature di significato, fra le quali "ancora troppo ce n'è da...", per sottolineare come il risultato dell'azione a cui fa riferimanto sia destinato a rimanere ancora a lungo vano o incompiuto.
2. - Il termine "buriana" deriva dalla voce slava burian (a Trieste: bora), col quale si indica il freddo vento che spira da oriente verso occidente, ed ha assunto tanto il significato di "tempesta, bufera", che quello più metaforico di "gran confusione", "parapiglia".
3. - I termini "scapicollo", "scapicollarsi" indicano il cadere rovinosamente rompendosi l'osso del collo, o fare qualcosa con foga tale da richiare la suddetta evenienza.


XIV

E l'hai da sentì dì da chi c'è stato
Si ched'è la tempesta! So' momenti,
Che, caro amico, quanno che li senti,
Rimani a bocca aperta senza fiato.

Ché lì, quanno che er mare s'è infuriato,
Tramezzo a la battaja de li venti,
Si lui te pô agguantà li bastimenti
Te li spacca accusì, com'un granato.

Eh!, cor mare ce s'ha da rugà poco...
Già, poi, dico, non serve a dubitallo,
Ma l'acqua è peggio, assai peggio der foco.

Perché cór foco tu, si te ce sforzi
Co' le pompe, ce 'rivi tu a smorzallo;
Ma l'acqua, dimme un po', co' che la smorzi?

XIV

E devi sentirlo dire da chi c'è stato
Che cos'è la tempesta! Son momenti,
Caro amico, che quando li senti,
Rimani a bocca aperta senza fiato.

Perché lì, quando il mare si è infuriato,
In mezzo alla battaglia dei venti,
Se può afferrare i bastimenti
Li spezza così, come un melograno.

Eh!, col mare si deve discutere poco...
Già, poi non c'è da dubitarne,
L'acqua è peggio, è molto peggio del fuoco.

Perché col fuoco, se fai uno sforzo
Con le pompe, riesci a spegnerlo;
Ma l'acqua, dimmi un po', con cosa la spegni?


XV

Eppure er mare... er mare, quann'è bello,
Che vedi quel'azzurro der turchino,
Che te ce sdraji longo lì vicino,
Te s'apre er core come 'no sportello.

Che dilizia! Sentì quer ventarello
Salato, quer freschetto fino fino
Dell'onne, che le move er ponentino,
Che pare stieno a fà nisconnarello!

Eppure... sotto a tutto quer celeste,
Ma, dico, dimme un po', chi lo direbbe
Che ce cóveno sotto le tempeste?

Cusì uno, finché non ce s'avvezza,
Che te credi che lui ce penserebbe
Si fino a dove arriva la grannezza?

XV

Eppure il mare... il mare quand'è bello
Che vedi quelle sfumature azzurre nel turchino,
Che ti ci sdraî lì vicino,
Ti si apre il cuore come uno sportello. 1

Che delizia! Sentire quella brezza
Salata, quel sottile fresco
Delle onde, mosse dal ponentino, 2
Che sembrano giocare a moscacieca. 3

Eppure... sotto a tutto quel celeste,
Ma dimmi un po', chi lo direbbe
Che sotto vi covino le tempeste?

Così finché uno non ne divenga pratico,
Credi forse che potrebbe immaginare
Fin dove arrivano le sue dimensioni?

1. - Anche nell'evocare immagini liriche, il popolano attinge al quotidiano, con risultati davvero singolari.
2. - Il "ponentino" è quel leggero vento che a Roma, al calare del sole, spira dal mare verso la città.
3. - La moscacieca, chiamata a Roma "nascondarello" o "nascondarella", è quel gioco infantile secondo le cui regole i partecipanti debbono nascondersi mentre un giocatore, a turno, si "accieca" (ovvero non guarda). Scopo del gioco è tentare di raggiungere un luogo prefissato detto "tana", senza essere prima scoperti da colui che si è "acciecato", e cerca gli altri.