~ la lingua e la poesia ~
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Cesare Pascarella

LA SCOPERTA DE L'AMERICA


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INDICE

XXXVIXXXVIIXXXVIIIXXXIXXL




XXXVI

Eh, er bianco, già, laggiù ce fa furore!
E dice che, si lui ce l'incoraggia,
Bisogna vede lei come ce sgaggia,
Quanno ce se pô mette a fà l'amore.

Che dichi? La quistione der colore?
Be' vedi: er bianco, lui, si 'na servaggia,
Capischi, si Dio liberi l'assaggia,
Nun te lo lassa più, fino che more.

E mica ce sarebbe tanto male;
La gran dificortà è che ci ha er difetto
De nasce co' quer porco naturale,

Che come vede l'erba ce s'intrufola,
E quanno viè la notte che va a letto,
Puzza un po' de l'odore de la bufola.



XXXVI

Eh, già, l'uomo bianco laggiù fa furore!
E pare che, quand'egli la incoraggi, 1
Vedessi come ella lo asseconda 2
Quando ci si può mettere a far l'amore.

Che dici? Il problema del colore?
Beh, vedi, se una selvaggia,
Dio ne liberi, assaggia un bianco,
Non lo lascia più, fino alla morte.

E ciò non sarebbe affatto male;
La gran difficoltà è che ha il difetto
Di nascere con quella rozza natura,

Per cui appena vede la vegetazione ci si intrufola,
E quando vien la notte e va a letto,
Puzza un po' di odore di bufala.

1. - Cioè quando il bianco incoraggi una selvaggia.
2. - L'espressione "come ci sgaggia" equivale a dire "come fa la civetta", o "come sta al gioco".


XXXVII

Però, capischi, o bufola o vaccina,
Da quele parti lì, si ci hai famija,
Quanno che puta caso ci hai 'na fija
Trovi subito chi se la combina.

Qui, invece, tu pôi avecce 'na regina,
Che ha tempo, ha voja a fà l'occhi de trija,
Ché prima de trovà chi se la pija,
N'ha da attastanne armeno 'na ventina.

Lì, invece, pe sposassele, le pregheno:
Mica è come ne l'epoca presente,
Che vedi le regazze che se spregheno.

Perché lì li servaggi, o belli o brutti,
Appena che l'età je l'acconsente,
Da quele parte lì sposeno tutti.

XXXVII

Però, capisci, o bufala o vacca,
Da quelle parti, se hai famiglia,
Quando, metti il caso, hai una figlia
Trovi subito chi se la vuol sposare.

Qui, invece, tu puoi avere una regina,
Che per chissà quanto deve fare gli occhi di triglia,
Perché prima di trovare chi se la prenda,
Deve provarne almeno una ventina. 1

Lì, invece, per sposarsele, le pregano:
Non è mica come nell'epoca attuale,
Quando si vedono ragazze a profusione.

Perchè i selvaggi, belli o brutti,
Non appena l'età lo consente,
Da quelle parti, si sposano tutti.

1. - Ovviamente, una ventina di pretendenti alla mano.


XXXVIII

Ma perché? Perché lì nun c'è impostura,
Ché lì, quanno er servaggio è innamorato,
Che lui decide de cambià de stato,
Lo cambia co' la legge de natura.

Invece qui... le carte, la scrittura,
Er municipio, er sindico, er curato...,
Er matrimonio l'hanno congegnato
Che quanno lo vôi fà mette pavura.

E dove lassi poi l'antri pasticci
Der notaro? La dote, er patrimonio...
Si invece nun ce fossero st'impicci

Che te credi che ce se penserebbe?
Si ar monno nun ce fosse er matrimonio,
Ma sai si quanta gente sposerebbe!

XXXVIII

Ma perché? Perché lì non c'è impostura,
Perché lì, quando il selvaggio è innamorato,
E decide di cambiare stato 1
Lo cambia secondo la legge di natura.

Qui invece... i fogli, i documenti,
Il municipio, il sindaco, il curato...
Il matrimonio l'hanno congegnato
In modo tale che a volerlo fare mette paura.

E dove lasci poi gli altri problemi
Del notaio? La dote, il patrimonio...
Se invece non ci fossero queste incombenze

Credi forse che si esiterebbe?
Se al mondo non esistesse il matrimonio,
Immagina quanta gente si sposerebbe! 2

1. - Stato civile: da celibe divenire sposato.
2. - Finale degno di un sonetto di Belli: il popolano, pur usando delle iperboli e giocando sui doppi sensi, in sostanza coglie nel segno.


XXXIX

Basta, dunque laggiù finiva male,
Quelli je seguitaveno a dà sotto,
Seguitorno le lite, è naturale,
Cominciava a volà quarche cazzotto.

Poi le cose arivorno a un punto tale,
Che lesto e presto fecero un complotto:
- E qui, prima che schioppa er temporale,
Qui, dice, è mejo assai de fà fagotto. -

Defatti, senza tanti complimenti,
S'agguantorno più roba che poteveno,
La caricorno su li bastimenti,

Spalancorno le vele in faccia ar vento;
Ormai tanto la strada la sapeveno,
E ritornorno a casa in d'un momento.

XXXIX

Basta, dunque laggiù le cose si mettevano male,
Quelli continuavano a darci dentro,
Seguitarono le liti, è naturale,
Cominciava a volare qualche pugno.

Poi le cose arrivarono ad un punto tale,
Che, detto fatto, fecero un piano:
- Qui, prima che scoppi il temporale,
È assai meglio far fagotto. -

Difatti, senza tanti complimenti,
Afferrarono quanta più roba poterono,
La caricarono sui bastimenti,

Spalancarono le vele al vento;
Tanto ormai la strada la conoscevano,
E ritornarono a casa in un momento.


XL

E quello che successe ner ritorno,
Per quanto ch'uno ci ha immaginazione,
Come ce vôi arivà co' la ragione,
A capì quer che fu quanno sbarcorno?

Ma figurete un po' come restorno
Tutte quele mijara de persone,
Quanno veddero quela processione
De tutto quanto quello che portorno!

Servaggi incatenati, pappagalli,
Scimmie africane, leoni, liofanti,
Pezzi d'oro accusì, che pe portalli

L'aveveno da mette sur carretto;
Le perle, li rubini, li brillanti
Li portaveno drento ar fazzoletto.

XL

E cosa successe al ritorno,
Per quanto si possa avere immaginazione,
Come mai si potrebbe arrivare col pensiero
A capire cosa fu quando sbarcarono?

Ma figurati un po' come rimasero
Tutte quelle migliaia di persone,
Quando videro quella processione
Di tutto ciò che riportarono!

Selvaggi incatenati, pappagalli,
Scimmie africane, 1 leoni, elefanti,
Pezzi d'oro grandi così, 2 che per portarli

Li dovevano mettere sul carretto;
Le perle, i rubini, i brillanti
Li portavano dentro il fazzoletto.

1. - Una concezione geografica molto... relativa.
2. - Nel dire ciò, chi parla fa con la mano un gesto per mostrare quanto grandi fossero i pezzi d'oro.