~ c'era una volta a Roma... ~

- 1 -

l'Arco di Portogallo




l'arco in un'incisione del primo XVII secolo


Apparentemente, la struttura era decorata solo sul lato rivolto a nord; tutte le rappresentazioni grafiche conosciute in cui appare lo ritraggono dallo stesso punto di osservazione.
L'arco era detto di Portogallo perché l'edificio a cui si appoggiava sul lato sinistro (orientale) della strada, palazzo Fiano, era l'abitazione romana dell'ambasciatore portoghese.
Circa a metà dell'odierna via del Corso (un tempo detta via Lata), all'angolo con via della Vite, fino alla metà del XVII secolo un grosso arco di età romana scavalcava la carreggiata, congiungendo i due palazzi sui lati opposti della strada. Aveva un unico fornice, con una coppia di colonne su ciascun lato; in mezzo a queste era affisso un pannello in rilievo. Il passaggio era poi sormontato da una cornice con un fregio a girali.


odierna veduta del luogo dove sorgeva l'arco;
Palazzo Fiano è il secondo a sinistra

Secondo una prima congettura, l'arco avrebbe potuto far parte di un ramo di acquedotto, in particolare quello che conduceva l'Aqua Virgo dal colle Pincio alle Terme di Nerone in Campo Marzio. A dare parziale sostegno a tale ipotesi, nelle immagini dei secoli XVI-XVII che lo mostrano ancora in sede, si notano alla base due fontanelle del tipo a "beveratore", che sarebbero state certamente alimentate dallo stesso acquedotto. Tuttavia la recente (2012) scoperta di fornici residui dell'Aqua Virgo in corrispondenza del Palazzo della Rinascente, sempre in via del Corso ma circa 200 metri più a sud, sembra smentire definitivamente questa interpretazione. L'attuale interpretazione prevalente, invece, è che costituisse un accesso monumentale all'area del Tempio del Sole (scomparso), fatto costruire dall'imperatore Aureliano attorno al 275 in corrispondenza dell'attuale chiesa di San Silvestro in Capite (visibile nella pianta sottostante in corrispondenza del numero 49).


Anche la datazione dell'arco è incerta, essendo stato costruito probabilmente con parti provenienti da altri monumenti; nei suoi pannelli in rilievo, infatti, compare l'imperatore Adriano (117-138) assieme a sua moglie Sabina, più antichi di circa un secolo e mezzo rispetto ad Aureliano. Tali rilievi fecero sì che nel medioevo l'Arco di Portogallo venisse chiamato Arco di Adriano, sebbene non mancarono altre denominazioni, fra cui Arco di San Lorenzo in Lucina (la maggiore chiesa del rione, situata nella vicina piazza omonima), Arco di Tropholi, con riferimento ai trofei di qualche vittoria, Arco di Tripoli, probabilmente ispirato a tre città (in greco tri polis) per ragioni ignote, o anche Tres Faciclas o Facicelas (dall'oscuro significato).
← l'Arco di Portogallo nella pianta di Mario Cartaro (1576)
e in quella di Giovanni Antonio Dosio (1561) ↓

Attorno all'XI secolo una metà dell'arco andò distrutta: ciò comportò la perdita delle colonne dello stesso lato e di una parte del fregio, ma non del rilievo. La porzione mancante venne ricostruita, e qualche tempo dopo vi furono anche edificati sopra alcuni ambienti, forse un'intera abitazione.

San Lorenzo in Lucina
Fu demolito da Alessandro VII nel 1665; sul muro di Palazzo Fiano venne affissa una targa a ricordo dell'arco, nel punto dove sorgeva. La sua rimozione, così come altri lavori negli anni che seguirono, puntò a migliorare la viabilità della strada.
Infatti durante il Carnevale in via del Corso aveva luogo a famosa corsa dei Barberi, per la quale l'arco doveva costituire senza dubbio una pericolosa strettoia.
L'unica parte che si salvò furono i pannelli, che vennero trasferiti al Palazzo dei Conservatori (ora Musei Capitolini), dove si trovano tutt'ora.

la targa sul luogo dove l'arco fu demolito
Uno dei pannelli superstiti raffigura l'imperatore Adriano che tiene un discorso, mentre nell'altro (in basso al centro) assiste all'apoteosi di sua moglie Sabina, morta nel 136 o 137, trasportata in cielo da un genio femminile alato.


il pannello raffigurante Adriano e Sabina;
(a sin.) acquaforte di Luigi Rossini (1835),
ispirata a precedenti immagini dell'arco
PAPA ALESSANDRO VII
RIPORTÒ VIA LATA,
IPPODROMO DELLE FESTIVITÀ CITTADINE,
CHE ERA INGOMBRATA DA EDIFICI INTERPOSTI
E DEFORMATA DA QUELLI SPORGENTI,
AD ESSERE LIBERA E DIRITTA
PER PUBBLICA COMODITÀ E PER RAGIONI ESTETICHE
NELL'ANNO 1665



ricostruzione del primitivo aspetto dell'arco (1690)