~ miscellanea ~

- 3a -
il Colosseo

raffigurato sulla moneta da 5 centesimi

Quamdiu stabit Colyseus stabit et Roma.
Cum cadet Colyseus cadet et Roma.
Cum cadet Roma cadet et mundus.


     [profezia del Venerabile Beda, circa 700 dC]

"Fin quando il Colosseo sarà in piedi, Roma sarà in piedi.
Quando il Colosseo crollerà, Roma crollerà.
Quando crollerà Roma, crollerà il mondo."

Il Colosseo è una delle più grandi testimonianze ancora esistenti della civiltà romana e il più famoso simbolo della città. In origine era noto come Anfiteatro Flavio, dal nome della gens a cui apparteneva l'imperatore Vespasiano (Titus Flavius Vespasianus), che ne avviò i lavori a partire dal 72 dC. Era così ansioso di portarlo a termine che nel 79, temendo di morire entro breve tempo, inaugurò ufficialmente l'arena sebbene i lavori fossero ancora in corso; esternamente era stato costruito solo il secondo ordine. L'opera fu quasi completata durante il breve impero di suo figlio Tito (81), che indisse la seconda e più famosa inaugurazione con giochi durati cento giorni. L'altro figlio di Vespasiano, Domiziano (che regnò dall'81 al 96) completò la struttura e fece costruire il sistema di gallerie sotto l'arena.
Appena qualche anno prima della sua costruzione, l'area dove sorge il Colosseo era occupata da un laghetto artificiale, che faceva parte dei vasti giardini della Domus Aurea di Nerone; dopo la morte di quest'ultimo (68), gran parte della favolosa villa fu demolita per cancellare qualsiasi traccia del suo ricordo ed anche il laghetto fu riempito di terra e riutilizzato come terreno per la costruzione di un edificio pubblico. Era un modo per restituire alla cittadinanza gli ampi spazi che Nerone aveva privatizzato.

l'imperatore Vespasiano (71 - 81)
L'esterno del Colosseo è formato da tre ordini o livelli, ciascuno dei quali con 80 fornici, più un quarto livello o attico con 240 finestre più piccole. Lungo i primi tre ordini i fornici sono alternati a colonne, i cui capitelli sono scolpiti secondo i tre stili classici, cioè (dal basso) il toscanico, lo ionico e il corinzio.

capitelli dai tre ordini del Colosseo: dorico, ionico e corinzio
I fornici al piano terra fungevano da cancelli d'ingresso all'arena: sopra ciascuno di essi è inciso un numero romano da I (uno) a LXXX (ottanta).

Invece gli archi del secondo e terzo ordine un tempo erano occupati da statue, nessuna delle quali è rimasta al suo posto; alcuni frammenti di una di esse sono stati rinvenuti di recente (2008) durante uno scavo all'esterno dell'estremità meridionale dell'anfiteatro.

uno dei vomitoria (corridoi radiali)

Le viscere dell'edificio sono percorse da un complesso sistema di scalinate, corridoi concentrici e corridoi radiali (vomitoria), sufficientemente larghi da consentire all'enorme folla degli spettatori di entrare ed uscire dal Colosseo senza accalcarsi.

← plastico in sezione del Colosseo (nel Museo della Civiltà Romana)

All'epoca le dimensioni dell'anfiteatro dovevano apparire gigantesche in confronto ad altri edifici del tempo: misura 188 metri di lunghezza per 156 metri di larghezza, con un perimetro di 527 metri. Ha la forma di un ovale regolare: a differenza dei teatri, gli anfiteatri (dal greco αμφι amphi ("tutt'attorno") e θέατρον theatron ("teatro") avevano gli spalti per il pubblico che circondavano l'intera arena.

L'attuale nome dell'anfiteatro cominciò ad essere usato nell'alto medioevo (l'anzidetta profezia del Venerabile Beda ne è forse il primo esempio noto), probabilmente per via di un'enorme statua, cioè un colosso, che misurava circa 35 m di altezza. Inizialmente sorgeva sulla Velia, la collina di fronte al Colosseo situata in fondo al Foro Romano; era di bronzo dorato e raffigurava Nerone, che l'aveva fatta costruire per sé stesso. Una volta morto il malfamato imperatore, la sua Domus Aurea venne distrutta e il volto della statua fu rimpiazzato con quello del dio Apollo. In seguito, attorno al 120, l'imperatore Adriano la fece spostare dalla posizione originale allo spiazzo presso l'estremità settentrionale dell'anfiteatro; per trascinare il pesante monumento furono impiegati 24 elefanti. Nonostante le sue dimensioni, oggi del colosso non rimane traccia, né è stata mai rinvenuta alcuna delle sue parti. Solo il punto dove si innalzava un tempo è ora segnato da un'ampia predella quadrata.
le dimensioni del Colosseo

Alcuni sostengono che il termine Colosseo deriverebbe dal Collis Iseum, che era il nome dato all'estremità del colle esquilino dove un tempo sorgeva il maggiore dei templi di Roma dedicati alle divinità egizie Iside e Serapide; tale culto era molto popolare durante la prima età imperiale, specialmente tra gli esponenti dell'alta società; tra i suoi seguaci si contavano anche membri della famiglia imperiale.
Secondo un'altra curiosa teoria, il nome Colosseo potrebbe persino essere la corruzione di Colys eum? ("tu lo adori?"), una domanda che faceva parte di un rituale satanico. In effetti fino al periodo tardo-rinascimentale il Colosseo fu spesso scelto come luogo dove officiare segretamente riti pagani ed esercitare nottetempo la magia nera.

Al suo interno, la disposizione del pubblico avveniva in diversi settori (maeniana), a seconda dello status sociale: tanto questo era più alto, tanto più vicino all'arena erano i posti.
Il settore più prestigioso era il podium, riservato ai senatori, dove le gradinate erano interamente in marmo (e non in mattoni, come quelle più in alto). Vi erano tre categorie senatorie, illustres, spectabiles e clarissimi (in ordine decrescente di rango), ciascuna col suo settore, e i nomi degli occupanti erano incisi presso i posti a loro riservati. Quando qualcuno di loro moriva, o passava a un rango più elevato, il nome veniva abraso e ne veniva inciso uno nuovo. Quelli che tutt'ora vi si leggono, tra tracce di ripetute cancellature, appartenevano agli ultimi magistrati prima che l'anfiteatro fosse abbamdonato.
all'estremità meridionale del Colosseo, al centro del podium, in posizione privilegiata, si trovava il palco imperiale. Ma allo stesso livello era anche quello riservato alle vestali.

Seguiva il maenianum primum, all'altezza della parte superiore del primo ordine di arcate, per i cavalieri (equites). Veniva quindi il maenianum secundum, diviso in due livelli: il più basso (imum) corrispondeva al secondo ordine di arcate ed era destinato ai patrizi, mentre quello più alto (summum), corrispondente alla parte superiore del terzo ordine di arcate, era per i plebei. Sotto il regno di Domiziano furono aggiunti all'altezza dell'attico dei sedili in legno (maenianum summum in ligneis) per le donne, i bambini e gli schiavi. La separazione delle donne dagli uomini negli spettacoli pubblici era stata voluta da Augusto, onde evitare che questi si trasformassero solo in un pretesto per incontri galanti, ciò che avveniva spesso.

Nel Colosseo si svolgevano tre principali tipi di spettacolo, detti Munera, Venationes e Naumachiae.
Munera: questi erano i tornei principali, in cui gladiatori combattevano uno contro l'altro: il vincitore di un duello sfidava il vincitore di un altro duello e così via fino a quando di molti partecipanti non fosse rimasto un unico vincitore. Essendo i munera gli spettacoli più attesi tra quelli che si svolgevano nell'anfiteatro, avevano luogo nel pomeriggio, come evento clou della giornata. I gladiatori erano nella maggior parte dei casi prigionieri di guerra resi schiavi, che combattevano con l'obiettivo principale di guadagnare abbastanza denaro da poter riscattare la libertà dai loro proprietari. Il nome gladiatore deriva dal gladio, la corta spada a punta e a doppia lama che alcuni di essi usavano. Erano suddivisi in diverse categorie , ciascuna delle quali si caratterizzava per una certa modalità di combattimento, a seconda della corporatura fisica, delle armi in dotazione e delle protezioni indossate. Inoltre non tutte le categorie sono esistite allo stesso tempo, alcune di esse essendosi sviluppate da schemi più antichi.
copia di un gladio romano
Quelle che seguono erano le tipologie di gladiatore più comuni.

elmo indossato dai Murmillones,
decorato con scene mitologiche
  • I Secutores ("inseguitori") portavano un elmo a forma di globo, gambali e tenevano uno scudo arrotondato con il braccio sinistro, mentre quello destro era protetto da una manica (equivalente del gambale) e nella mano di quel lato teneva una spada detta sica, anche più corta del gladio.
  • Gli Hoplomachi ("combattenti come gli Oplites", i soldati della fanteria pesante greca) portavano un elmo, gambali e reggevano a sinistra uno scudo e una corta spada, mentre il braccio destro era protetto da una manica e reggeva una lancia.
  • I Thraces ("Traci") erano combattenti fisicamente più esili che indossavano un corpetto di cuoio, un elmo decorato con un grifone o con delle piume, gambali e portavano una sica ricurva e uno scudo rotondo.
  • I Murmillones o Mirmillones portavano un ampio casco con una griglia a protezione del volto, i cui lati erano decorati con pesci detti mormylos ed altre scene mitologiche marine. Portavano anche gambali e reggevano in mano un tipico gladio e uno scudo lungo di forma rettangolare. I Murmillones erano solitamente di taglia fisica possente.
  • I Retiarii ("portatori di rete") non avevano protezioni se non una manica metallica sul braccio sinistro che terminava in una placca fissata alla spalla, a protezione del collo; avevano una rete, un tridente e un pugnale a lama larga detto pugium; queste armi ricordavano gli strumenti del pescatore, probabilmente in connessione al culto di Nettuno, dio dei mari.
  • Le fonti letterarie menzionano diverse altre categorie, ma meno comuni.
    Di solito combattevano tra di loro categorie specifiche: i Retiarii venivano abbinati ai Secutores o agli Hoplomachi, mentre i veloci Thraces combattevano contro i Murmillones, resi più lenti dal pesante equipaggiamento.
    Gli scontri assai spesso si concludevano con la morte del perdente: un gladiatore poteva morire in combattimento per mano dell'avversario, ma se veniva atterrato ancora vivo, l'ultima parola spettava all'imperatore, che di solito presenziava al torneo. Se a suo parere (talora parzialmente influenzato dalla folla urlante) il perdente aveva combattuto coraggiosamente, gli avrebbe risparmiato la vita; altrimenti lo avrebbe fatto finire seduta stante dall'avversario (i gladiatori ricevevano anche uno specifico addestramento ad uccidere l'avversario a terra senza esitazione).
    Inoltre ogni imperatore aveva le proprie simpatie per una delle categorie o per l'altra. Ad esempio, Tito parteggiava per i Thraces, mentre suo fratello Domiziano amava gli Hoplomachi. Invece nessuno faceva il tifo per i Retiarii, che venivano tenuti più in bassa considerazione, fondamentalmente perché non portavano l'elmo e la loro arma principale, la rete, era considerata "meno virile" di una spada.

    mosaico raffigurante un retiarius (a sinistra)
    che attacca un secutor col suo tridente




    il codice di segni che decidevano le sorti del perdente
    È una comune credenza che il codice di segnali col quale l'imperatore dal suo palco decideva le sorti del combattente sconfitto fosse il pollice volto verso l'alto per salvargli la vita e verso il basso per farlo uccidere dal vincitore; ciò si vede spesso nei film, ma è solo un'invenzione. Le scarse fonti letterarie che parlano di questi segni suggeriscono che il pollice tenuto esteso orizzontalmente o verticalmente (pollex versus) significasse la morte, come mimando una spada sguainata. Viceversa un segno di pollex pressus (pollice premuto contro il palmo della mano dalle quattro dita) rappresentava una spada nel fodero, quindi lo sconfitto aveva salva la vita.

    Oggigiorno questo tipo di divertimento sarebbe considerato inaccettabile a causa della sua brutalità, ma tale era l'opinione a quei tempi anche di un certo numero di romani più acculturati. Tuttavia la grande maggioranza del popolo si divertiva davvero con questi spettacoli truculenti.

    Venationes ("cacce"): un altro tipo di spettacolo sanguinario consisteva nel cacciare e uccidere animali selvatici ed esotici quali elefanti, coccodrilli, leoni, tigri, bufali, zebre, ippopotami, cammelli, struzzi e numerose altre specie, condotte a Roma in grande quantità per questo scopo dai territori imperiali dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente.
    mosaico raffigurante diverse fasi di una caccia e di una damnatio ad bestias

    Le cacce si svolgevano solitamente di mattina, come numero d'apertura e si svolgevano in una scenografia esotica che ricreava l'ambiente selvatico, realizzata disponendo tutt'intorno all'arena scenari dipinti. Ossa di questi animali sono state rinvenute nel sistema fognario scavato sotto l'arena. I combattenti che prendevano parte alle cacce usavano solo le lance in quanto le frecce sarebbero state troppo pericolose per il pubblico; erano detti bestiarii e venivano guardati dall'alto in basso dai veri e propri gladiatori. Anche loro, però, appartenevano alla stessa estrazione sociale.
    L'incolumità del pubblico era garantita da un sistema di protezione complesso: una rete era tesa tutt'intorno all'arena, con zanne di elefante usate come spuntoni; inoltre una serie di rulli rotanti collocati orizzontalmente al margine con le gradinate impediva che gli animali potessero arrampicarsi. Infine, lo stretto spazio tra podium e arena era sorvegliato da un certo numero di arcieri.
    Nel corso delle manifestazioni per la seconda inaugurazione ufficiale del Colosseo indetta da Tito, che secondo le fonti storiche durarono 100 giorni, furono uccisi circa 5.000 animali selvatici. Ciò accadeva anche in qualunque circostanza i giochi si tenevano in occasione di eventi speciali, quali una vittoria militare o un anniversario importante. Diversi imperatori amavano prendere parte personalmente alle cacce, usando arco e frecce dal palco imperiale oppure perfino entrando di persona nell'arena, come faceva Commodo, che era un vero patito tanto dei munera quanto delle venationes; al contrario, suo padre Marco Aurelio, conosciuto come "l'imperatore filosofo", si disinteressava completamente di tali spettacoli violenti.

    A volte le cacce terminavano con la damnatio ad bestias, cioè "esecuzione mediante animali selvatici", una forma di sentenza capitale particolarmente crudele che veniva comminata per reati maggiori quali l'assassinio, l'incendio o il sacrilegio (quest'ultimo era il capo d'accusa con cui erano processati i molti protocristiani che si rifiutavano di adorare le divinità romane). I giustiziandi venivano legati a pali e animali selvatici affamati venivano poi condotti presso di loro e liberati. Questa parte dello spettacolo si teneva solitamente a ora di pranzo, prima dei munera.

    Naumachiae: queste erano battaglie navali combattute usando imbarcazioni autentiche, una forma di spettacolo che richiedeva l'allagamento dell'arena. Dopo la costruzione delle gallerie sotterranee, al tempo di Domiziano, il Colosseo cessò di ospitare naumachiae, perché incompatibili con la struttura (negli anni a seguire non vengono più citate dalle fonti letterarie).
    Tuttavia se ne tenevano anche in altri stadi più piccoli costruiti a tale scopo, in quanto questo particolare tipo di intrattenimento risultava gradito a molti imperatori, ed in particolare ad Ottaviano Augusto.

    Il pubblico accedeva all'edificio dagli ottanta ingressi numerati, che davano accesso ad enormi corridoi detti vomitoria i quali portavano verso l'interno; 64 ingressi erano per la gente comune e 12 per i senatori. L'imperatore sedeva nel palco imperiale, che si raggiungeva direttamente dall'esterno grazie ad un corridoio speciale.

    il Colosseo nel suo scenario originale



    ingresso contrassegnato dal numero 48
    Gli spettatori avevano ciò che oggi chiameremmo una tessera, consistente in un contrassegno con un simbolo in rilievo, simile a quelli mostrati qui in basso, il cui disegno differiva a seconda dell'ingresso e dell'ordine del proprio posto.
    Tanto più in basso era la posizione occupata, cioè tanto più vicino all'arena sedeva lo spettatore, tanto maggiore era il suo rango. Anche le donne erano ammesse allo spettacolo, ma erano confinate all'anello più alto, a livello dell'attico. Il Colosseo poteva contenere fino a circa 70.000 persone, molte delle quali sedute. I sedili erano di legno e mattoni, tranne quelli del palco imperiale, che erano di marmo.
    tessere d'accesso a spettacoli vari

    Alla sommità dell'edificio un sistema di vele (o tende), funi e carrucole chiamato velarium, era manovrato da marinai di una particolare divisione della marina militare. Il velarium poteva essere dispiegato a coprire il pubblico, per ripararlo dalla pioggia o da una lunga esposizione al torrido sole estivo. Le funi erano fissate ad un certo numero di grossi massi di pietra disposti tutt'attorno all'anfiteatro; qualcuno di essi è ancora visibile.

    Il pavimento dell'arena era fatto di tavole di legno, poi ricoperte di sabbia. Sotto di esso, nel piano sotterraneo, si estendeva era un complicato sistema di gallerie e locali, di cui oggi si vedono i resti, dato che del pavimento non è rimasta traccia; erano usati come deposito per le armi, gli attrezzi e gli scenari.
    Un corridoio sotterraneo collegava il Colosseo al vicino Ludus Magnus, una palestra di gladiatori a forma di piccola arena ovale, i cui resti esistono ancora presso l'estremità meridionale dell'anfiteatro.

    Anche gli animali selvatici erano tenuti nei sotterranei in gabbie; al momento opportuno venivano condotti in scena lungo rampe di accesso all'arena, o grazie a montacarichi.

    I combattimenti tra gladiatori cessarono nell'anno 404 per volere dell'imperatore Onorio, che era un fervente cristiano. Circa due decenni dopo Valentiniano III tolse il divieto, ma lo stesso imperatore fermò nuovamente i giochi nel 438. Invece le cacce agli animali selvatici cessarono circa un secolo più tardi. Pertanto all'inizio del medioevo il Colosseo venne abbandonato e andò rapidamente in sfacelo.

    resti del Ludus Magnus

    Anno dopo anno, secolo dopo secolo, l'arena si trasformò in un enorme acquitrino, pieno di fango. Molte parti in marmo furono prelevate per farne calce, bruciando tali frammenti in rozze fornaci, oppure riciclandoli come materiale da costruzione.
    Anche le numerose staffe metalliche che tenevano uniti i blocchi di pietra furono rimosse e riciclati per altri scopi; i grossi buchi lasciati nella pietra sono ancora chiaramente visibili lungo le intersezioni (illustrazione in basso); qualcuna delle superfici appare annerita, in quanto per estrarre la staffa si usava spesso scaldare il metallo col fuoco, così espandendosi avrebbe allargato il buco, rendendo l'operazione più semplice quando, raffreddatosi, fosse tornato alle dimensioni originali.

    i numerosi fori lasciati dalle staffe trafugate
    Poi, durante l'XI secolo, la potente famiglia Frangipane trasformò ciò che rimaneva del Colosseo nella loro fortezza privata che comprendeva, tra gli altri resti, anche il vicino arco di Tito. Il fortino arrivava in altezza al secondo ordine di fornici; oggi non ne rimane alcuna traccia.

    Circa 200 anni dopo divenne proprietà di un'altra potente famiglia, quella degli Annibaldi e alla fine entrò in possesso dei papi. A quel tempo il Colosseo cadde nuovamente in stato d'abbandono.
    Essendo stato danneggiato da alcuni terremoti che colpirono Roma soprattutto durante il XIV secolo, molti dei blocchi caduti giacevano a terra tutt'attorno l'anfiteatro. Nel corso degli anni un gran numero ne fu rimosso e riutilizzato per vari progetti in altre parti della città.

    Tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo (gli anni della Controriforma) l'interesse dei papi per il Colosseo fu ravvivato dall'idea che l'arena era stata luogo di martirio per diversi cristiani. Il sito venne quindi liberato dai numerosi ladri e prostitute, che avevano scelto le rovine come ricovero e chiuso con cancellate. Vari simboli cristiani furono collocati tra le antiche rovine e all'interno vi fu costruita una piccola chiesa.
    Quando nel 1870 cadde lo Stato Pontificio, l'edificio fu sottoposto ad un generale restauro; l'intera parte centrale dovette essere ripulita dagli alberi e dalla vegetazione spontanea che era cresciuta sull'arena per oltre mille anni, e tutto ciò che non faceva parte della struttura originaria, ivi inclusa la chiesa, fu rimosso. Durante gli scavi furono rinvenute le gallerie sotterranee.
    Tra i reperti curiosi venuti alla luce durante la campagna di scavi sono diversi noccioli gettati via da spettatori che nel corso di uno spettacolo avevano mangiucchiato pesche ed olive, quasi duemila anni fa.

    Dal 2000, il Colosseo è stato anche usato come grandiosa ambientazione per alcuni spettacoli e concerti (illustrazione a destra), dopo più di mille anni dall'ultimo evento pubblico tenutovi.

    l'arena durante l'allestimento di
    uno spettacolo teatrale, nel 2000


    Sfortunatamente l'inquinamento atmosferico e le infiltrazioni d'acqua hanno minacciato sempre più la solidità delle sue strutture ed è attualmente (2014) in corso una campagna di restauro la cui conclusione è stata prevista per il marzo del 2016.