~ curiosità romane ~

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il mezzogiorno a Roma

l'ora ufficiale della città



Come si fa a sapere che ore sono?
Ovviamente si può guardare l'orologio. Ma se questo andasse male, oppure si fosse fermato, per rimetterlo all'ora giusta sarebbe necessario chiedere a qualcuno che ore sono, o comunque guardare un altro orologio, cioè utilizzare un mezzo di riferimento sufficientemente attendibile.

Nell'età classica il problema non si poneva: non esisteva alcuna ora ufficiale. Anzi, la stessa misurazione del giorno in ore era qualcosa con cui i Romani cominciarono a confrontarsi tardi rispetto ad altre civiltà.

variazione di durata del dies romano
(ore di luce, giallo) nel corso dell'anno
Pare che la prima meridiana a Roma (solarium) sia comparsa tra il 300 e il 260 aC, venendo installata nel Foro, presso i Rostri. Ma essendo stata importata dalla Grecia, non era tarata correttamente per la latitudine locale ed era quindi imprecisa. Solo circa un secolo dopo fu rimpiazzata.
A Roma la suddivisione del giorno aveniva in due parti, dies (ore di luce) e nox (ore di buio); queste ultime non erano considerate come parte del giorno, bensì come una specie di "buco" tra un dies e quello successivo.
Le ore di luce (horae) erano dodici, suddivise in tempus antemeridianum e pomeridianum dalla parte centrale della giornata, meridies. Tuttavia la loro durata era assai variabile, tenendo conto che il periodo soleggiato a fine giugno (solstizio estivo) andava dalle 4:30 alle 19:30, circa quindici ore, ma a fine dicembre (solstizio invernale) durava dalle 7:30 alle 16:30 (circa nove ore). E poiché le horae erano la dodicesima parte del periodo di luce, l'ora poteva durare da un minimo di 45 minuti a un massino di un'ora e un quarto. Le meridiane romane avevano una struttura basata su linee che dividevano dodici settori di spessore variabile, attraversati trasversalmente da altre linee (minimo tre): una centrale relativa agli equinozi e le altre (di forma curva, se la meridiana era disegnata su un piano) relative ai solstizi.
Per ragioni militari, anche la notte era suddivisa in quattro periodi di tre ore l'uno circa, detti vigiliae,che corrispondevano ai turni di guardia delle sentinelle. Anche il dies era infatti suddiviso secondo questo schema in altrettanti periodi di circa tre ore l'uno: hora tertia, hora sexta, hora nona e hora duodecima (o vespera).
Per misurare il tempo durante le ore di buio ci si serviva di clessidre ad acqua (clepsydrae), che venivano usate anche di giorno tanto negli edifici pubblici che nelle case private (in quelle più facoltose, tenere il computo del tempo e annunciare le ore era compito dei servi).
Da notare che nell'indicare le ore (prima hora, secunda hora, ecc.) i Romani si riferivano a quella in corso, non ancora completata, contrariamente a quanto avviene oggi. Tale suddivisione del giorno in due parti di quattro periodi l'una, ciascuno dei quali di circa tre ore, proseguì nel medioevo, dove assunse il carattere di ora canonica, sempre suddivisa in otto periodi liturgici denominati mattutino, lodi, prima, terza, sesta, nona, vespri e compieta (pur non coincidendo più esattamente coi turni militari romani).

← negli orologi solari emisferici la luce entrava dal foro sulla sommità e colpiva i settori;
la linea segnata E è quella equinoziale, quella indicata con S indica il solstizio estivo

Quando gli orologi meccanici fecero la loro comparsa in Europa (XIII secolo), le chiese maggiori cominciarono a dotarsene: il popolo poté così fare affidamento sulle campane che battevano le ore. Ma gli orologi non erano ben sincronizzati e i rintocchi spesso avvenivano in tempi diverse.
Così era anche a Roma, dove la situazione rimase tale fino al volgere del XVIII secolo, perché mancava un riferimento ufficiale per l'intera città. Questo deve aver pensato papa Clemente XI, quando commissionò all'astronomo Francesco Bianchini la costruzione di un'importante e complessa meridiana per la basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri, più comunemente nota come Santa Maria degli Angeli.

Michelangelo trasformò i resti delle antiche
Terme di Diocleziano nella chiesa di Santa Maria degli Angeli
Lo stesso papa si preoccupò che lo strumento segnasse anche visualmente i confini entro i quali deve cadere il giorno di Pasqua, una data variabile di anno in anno, che il primo Concilio di Nicea (325) aveva fissato nella domenica dopo il primo plenilunio successivo all'equinozio di primavera.
Dunque la meridiana di Clemente XI non fu costruita al solo scopo di fungere da riferimento cronologico per la città, ma anche come calendario astronomico e religioso.


(↑ in alto) il braccio destro del transetto; la lente
della meridiana è segnata da un cerchietto rosso

(↓ in basso) ellissi disegnano la posizione della
Stella Polare; dietro si estende la linea della meridiana
La chiesa di Santa Maria degli Angeli fu scelta come sede appropriata per la meridiana perché l'edificio è piuttosto imponente e quindi fu considerato abbastanza solido da non muoversi in caso di terremoto: il suo pavimento avrebbe impedito alle tacche lungo la linea di spostarsi, rendendo così la misurazione dell'ora sempre affidabile.

Questa chiesa è famosa anche perché fu costruito sulle rovine delle grandiose terme dell'imperatore Diocleziano (completate nel 305 dC); la loro estensione copriva un'area di oltre 360 × 370 metri e la chiesa, nonostante sia una delle più grandi di Roma, ora copre solo una piccola parte della superficie originale delle terme.

dettaglio della lente della meridiana; il fregio
sottostante è stato tagliato per consentire al
raggio luminoso di raggiungere il pavimento
Michelangelo disegnò il progetto di Santa Maria degli Angeli (1563) così da utilizzare le aule centrali superstiti dell'antico complesso, con le loro colonne originali. La stessa facciata della chiesa è infatti un'alta nicchia, o esedra, che apparteneva alla struttura romana.

La meridiana fu inaugurata nel 1702 e ancora oggi si trova in loco. La lente ha la forma di un grosso stemma papale appeso sul muro del ramo destro del transetto, ad un'altezza di circa 20 metri, con un foro nella parte centrale: a mezzogiorno un raggio di luce attraversa la lente, raggiungendo un preciso schema, formato da una lunga linea di bronzo (detta Linea Clementina) incastonata in una fascia di marmo più larga che attraversa il pavimento della chiesa, estendendosi per 44 metri.

Lungo entrambi i lati della linea si trovano anche dieci pannelli di marmo intarsiato raffiguranti i segni zodiacali (disegnati da Carlo Maratta, un famoso pittore del tardo Seicento che è sepolto nella stessa chiesa); quelli relativi al Cancro e al Capricorno invece sono situati alle due estremità opposte della linea, in quanto su di essi la luce cade rispettivamente nel solstizio estivo e in quello invernale, cioè i due momenti dell'anno in cui il raggio di luce che attraversa la lente è il più breve e il più lungo.
Un grosso segno lungo la linea con la dicitura Terminus Paschae demarca la data limite entro cui cade la Pasqua, mentre linee e segni minori indicano altre osservazioni astronomiche.

Immediatamente sotto la linea si trova una serie di ellissi concentriche che indicano la posizione della Stella Polare dall'anno 1700 al 2100 (sono segnati solo gli anni giubilari).

pannelli coi segni zodiacali dei Gemelli
e del Leone e il limite della Pasqua →

a sinistra e in basso: altri pannelli coi segni zodiacali: Cancro, Vergine, Pesci, Scorpione;
il primo è all'estremità della linea; l'ultimo è più piccolo perché situato in coincidenza con una delle colonne

La meridiana di Clemente XI fu considerata il riferimento cronologico ufficiale di Roma per circa 150 anni; oggi gli astronomi moderni continuano a considerarla un prodigio nel suo genere, essendo ancora precisa come quando fu costruita.

Va detto che il raggio di luce di questa meridiana non tocca la linea alle ore 12 in punto, come molti potrebbero credere, ma al cosiddetto mezzogiorno solare, cioè il momento esatto del giorno in cui la fase ascendente del sole passa a quella discendente (lo schema a sinistra dovrebbe rendere il concetto comprensibile). Questo attimo ha luogo ad ore diverse, a seconda di vari parametri quali il giorno dell'anno e l'esatta posizione geografica della meridiana in termini di latitudine e longitudine. In altre parole, quando entro i confini di un dato fuso orario sono ovunque le ore 12 (in quanto i fusi orari si basano su una convenzione), l'effettiva posizione del sole differisce a seconda del luogo. Nel diagramma, il mezzogiorno solare si verifica alle ore 12 esatte in corrispondenza del punto B, ma sul punto A si verifica un po' prima, cioè in anticipo sul mezzogiorno standard, così come è un po' in ritardo rispetto a quest'ora sul punto C.
Questo è un esempio semplificato, perché durante l'anno anche il mezzogiorno solare sul punto B si registra ad ore diverse, da giorno a giorno.

La tabella a destra (calcolata per Roma e riferita all'anno 2011) mostra a che ora si verifica il mezzogiorno solare (linea rossa) in confronto al mezzogiorno standard. La differenza nell'arco dell'anno può oscillare da 6 minuti prima delle ore 12 (all'inizio di novembre) a 25 minuti dopo tale orario (a metà febbraio). I due mezzogiorni coincidono solo molto fugacemente all'inizio di ottobre e all'inizio di dicembre: questi sono gli unici due periodi dell'anno in cui il raggio di luce della meridiana di Santa Maria degli Angeli tocca la Linea Clementina esattamente alle ore 12.



Va detto che a quei tempi "il mezzogiorno" era ancora considerato un riferimento puramente astronomico: infatti la cittadinanza di Roma contava le ore del giorno dall'ultima funzione religiosa, che si teneva ad un'ora prefissata in tutte le chiese della città.
Tale funzione, chiamata dai locali "l'Avemmarìa" (cioè Ave Maria, dal nome della preghiera), fungeva da riferimento per il resto della serata e per il giorno seguente; un'espressione quale "a ventun'ora" significava letteralmente a ventuno ore dalla funzione (quindi nel pomeriggio del giorno successivo).

tabella del sistema orario usato a
Roma fino alla metà del XIX secolo
Le cose erano complicate dal fatto che la preghiera serale si teneva alle 19:15 circa, ma in inverno veniva anticipata alle 18:15 e dunque "a quindici ore" voleva dire le dieci e un quarto in giugno, ma le nove e un quarto in gennaio.

Questa non era l'unica complicazione dell'ora romana. Quando finalmente sulle facciate delle chiese maggiori e degli edifici pubblici cominciarono a comparire gli orologi, alcuni di essi avevano il quadrante diviso in sole sei ore, non dodici come quelli degli orologi standard, per dividere il giorno in ore canoniche, alle quali dovevano essere recitate determinate preghiere. Le campane invece suonavano fino a dodici volte, e le ore venivano contate fino alle 24! Ad esempio, alla 21ª ora (cioè verso le 16, in estate) il quadrante avrebbe segnato III, e si sarebbero uditi nove tocchi di campana.
Di questi quadranti ne sono rimasti pochissimi (cfr. le illustrazioni a destra).


i quadranti nel Cortile del Commendatore
(complesso di Santo Spirito in Sassia) e
della chiesa di Santa Maria dell'Orto

Ciò che oggi è il normale sistema di computo del tempo una volta era detto "ora francese", in quanto temporaneamente introdotto alla fine del Settecento, quando Roma finì sotto occupazione da parte delle truppe napoleoniche e fu amministrata dai francesi. La popolazione non sembrò gradire molto il cambiamento e quando nel 1814 fu restaurata l'autorità papale, tornò in uso anche la vecchia ora romana.

Fu solo verso la metà del XIX secolo che Pio IX passò definitivamente alla cosiddetta "ora francese", e da allora anche a Roma il mezzogiorno cominciò ad essere considerato il riferimento dal quale contare ufficialmente le ore, rimpiazzando il criterio basato sulle funzioni religiose.
Inoltre, dato che le campane continuavano a suonare a ore diverse, nonostante la meridiana, per evitare confusione lo stesso papa introdusse l'uso di annunciare pubblicamente il mezzogiorno in tutta la città con un sistema curioso: dal 1 dicembre 1846, ogni giorno alle ore 12:00 un cannone faceva fuoco dalla cima di Castel Sant'Angelo, segnando il tempo ufficiale.

← la torretta astronomica sul palazzo del Collegio Romano

Nel frattempo, in città erano state realizzata altre meridiane: una di queste era alloggiata in una piccola torre edificata nel 1787 sulla sommità del Collegio Romano, il principale seminario gesuita romano che in una delle ali ospitava l'antico osservatorio astronomico.
A quei tempi il mezzogiorno veniva misurato dalla suddetta torre (mostrata qui in alto). Sul tetto della vicina chiesa di Sant'Ignazio di Loyola era collocato un alto palo lungo il quale scorreva una sfera, di dimensioni tali da poter essere avvistata dal castello (a circa 1.300 metri di distanza). Pochi minuti prima delle ore 12 quest'ultima veniva issata alla sommità del palo: era il segnale perché i soldati si tenessero pronti. Poi, appena la meridiana nella torre segnava il mezzogiorno, la sfera veniva bruscamente calata giù e dal castello veniva prontamente sparato il colpo di cannone. Già all'epoca la gente si radunava presso Sant'Ignazio per assistere a questo rito.

veduta dalla torretta astronomica, in un'illustrazione del XIX secolo: →
si vede la sfera (freccia) issata alla sommità del palo sul tetto di Sant'Ignazio

Ben presto lo sparo giornaliero del cannone divenne un'abitudine così popolare tra la gente che quando nel 1849 le truppe francesi assediarono Roma, durante i giorni della Repubblica Romana, la prima cannonata sparata sulla città fu scambiata da molte persone per il segnale di mezzogiorno!

la cerimonia dello sparo del cannone di mezzogiorno
Questa tradizione rimase in auge attraverso gli anni, anche quando per la misurazione dell'ora furono introdotti sistemi più moderni di una semplice meridiana.

Nel 1903 la cerimonia dello sparo fu trasferita a Monte Mario, un'altura situata a nord-ovest della città, ma venendo giudicato il luogo troppo lontano dal centro cittadino, solo un anno più tardi fu spostata alla sommità del colle Gianicolo, il punto più alto del centro storico di Roma.
Il cannone si fermò durante la seconda guerra mondiale, ma nel 1959, il 21 Aprile ("Natale di Roma"), la cerimonia fu nuovamente ripresa, e da allora non ha mai cessato di avere luogo: ancora oggi, nell'era dei cronometri di precisione al quarzo, allo sparo del cannone del Gianicolo i romani istintivamente controllano il proprio orologio.


↑ per i bambini romani il cannone di
mezzogiorno è un appuntamento imperdibile


la veduta panoramica →
dalla sommità del Gianicolo
Specialmente nei fine settimana, folle di bambini e di turisti si radunano presso la famosa balconata in cima al monte, in trepidante attesa che il cannone venga portato fuori: su una piccola terrazza, proprio davanti al panorama mozzafiato sopra la città, secondo il rituale tre soldati caricano un obice con un colpo a salve, e dopo un breve conto alla rovescia fanno fuoco, alle ore 12 in punto.
Il boato è così forte da essere udito distintamente per tutto il centro cittadino. Nonostante oggi il grande traffico possa a volte coprirne il suono, i romani continuano a rimettere l'ora esatta a questo curioso segnale orario.