~ curiosità romane ~
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la porta magica

e il circolo alchemico di Villa Palombara


Piazza Vittorio Emanuele (per i locali, semplicemente piazza Vittorio) è una delle più vaste ed animate di Roma, situata nel cuore del quartiere Esquilino. Costruita e sistemata nelle forme attuali attorno al 1890, è racchiusa su tutti e quattro i lati da grandi palazzoni nello stile tipico del tardo XIX secolo e a livello della strada è contornata da una serie ininterrotta di arcate, affollate di negozi, molti dei quali gestiti da membri della numerosa comunità cinese.
Al suo centro è un vasto giardino, alla cui estremità settentrionale si ergono le maestose ma decadenti rovine del ninfeo di Alessandro Severo (III secolo), comunemente noto col nome di Trofei di Mario, di cui si parla anche in Fontane, I parte pagina 1); queste vestigia ci ricordano l'antica storia del quartiere, popolato sin dal VII secolo aC, dove nel corso dell'età imperiale diversi romani facoltosi possedevano ricche tenute suburbane, le quali beneficiavano della rete di condutture idriche che entravano a Roma seguendo il percorso delle vicine mura cittadine.

il giardino di piazza Vittorio, coi Trofei di Mario sullo sfondo


Villa Palombara, colorata in giallo, in una pianta del 1676;
la freccia blu indica l'attuale collocazione della Porta Magica, mentre
i punti blu mostrano l'estensione della moderna piazza Vittorio;
la grande area bluastra a sinistra è Villa Montalto, appartenuta a Sisto V
Molto poco degli antichi splendori sopravvisse al medioevo. Ma quando gli acquedotti furono restaurati, dal tardo Rinascimento all'età del Barocco, il quartiere Esquilino divenne nuovamente uno dei luoghi preferiti dove edificare grandi ville, come Villa Montalto, la vastissima tenuta di proprietà privata del papa Sisto V, scenograficamente decorata con fontane scolpite da artisti di fama (cfr. Fontane, III parte pagina 6).
Verso la metà del Seicento, accanto alla suddetta tenuta, sorgeva Villa Palombara, di assai più modeste dimensioni, la cui posizione quasi corrispondeva all'area dell'attuale piazza Vittorio; ne era proprietario Massimiliano Palombara, marchese di Pietraforte (1614-1680).

Come vari altri esponenti di una piccola élite culturale, anche il marchese era affascinato dalle scienze esoteriche, alcune delle quali egli stesso praticava attivamente. I suoi mezzi economici e la sua posizione sociale gli permettevano di finanziare un certo numero di alchimisti. Nella sua villa si tenevano anche degli incontri, a cui prendevano parte importanti personaggi che condividevano i suoi stessi interessi, fra cui la regina Cristina di Svezia, che visse a Roma dopo aver abdicato, il noto astronomo Domenico Cassini, l'illustre studioso Padre Athanasius Kircher e altri.

Massimiliano Palombara era un membro dei Rosacroce; questo era un un famoso ordine esoterico, il cui simbolo era la Rosa Croce. Era stato fondato per la prima volta nel 1407 da un occultista tedesco di nome Christian Rosenkreuz (il quale potrebbe non essere mai esistito), che aveva completato i suoi studi di occultismo in Terrasanta. L'ordine si era estinto nel '500, ma era stato successivamente rifondato agli inizi del XVII secolo.
la Porta Magica, l'unica traccia rimasta di Villa Palombara →


il simbolo rosacrociano
della Rosa Croce
La dottrina dei Rosacroce copriva svariati campi scientifici. Le sue pratiche, però, erano sempre impregnate di misticismo, ed erano basate sul concetto che solo gli adepti iniziati potevano avere accesso ai segreti di tali conoscenze, in ciò precorrendo la moderna massoneria.
Pertanto Villa Palombara era provvista di una piccola dependance separata, probabilmente un laboratorio, dove avevano segretamente luogo i convegni e gli esperimenti alchemici, quasi come parte di un rituale.

Un giovane medico ed alchimista milanese, Giuseppe Borri, che era stato espulso dal collegio di Gesuiti dove studiava per via del suo grande interesse per l'occultismo, venne a Roma e si unì al circolo di Villa Palombara.

Vuole la leggenda che Borri, finanziato dal marchese, conducesse numerosi esperimenti, facendo del suo meglio per trovare la mitica pietra filosofale che gli avrebbe permesso di trasformare la materia in oro. Ma una notte improvvisamente partì - ciò avvenne realmente, quando l'Inquisizione papale si mise sulle sue tracce - lasciandosi dietro un certo numero di pergamene su cui erano riportate complesse formule, che nessuno fu in grado di interpretare. Così Massimiliano Palombara le fece incidere sulla porta d'accesso del suo laboratorio (o, secondo un'altra versione, fu lo stesso Borri ad inciderle prima di partire).

Divenuta Roma capitale del regno, col piano regolatore del 1883 purtroppo Villa Palombara fu completamente demolita nell'ambito dei lavori per la costruzione del nuovo rione Esquilino.

il disco che sovrasta la porta


la Porta Magica era l'ingresso al laboratorio alchemico della villa
L'unica minuscola parte che se ne salvò fu proprio il portale d'accesso alla dependance, quella che oggi viene detta Porta Magica di piazza Vittorio, sebbene Porta Alchemica sarebbe un nome più appropriato.
Durante il XX secolo venne leggermente spostata dalla sua posizione originale e collocata alle spalle delle imponenti rovine del ninfeo, recintata con una cancellata metallica. Consiste in un piccolo portale, ora murato, contornato da uno stipite di pietra bianca ricoperto da simboli alchemici, ed affiancato da due bizzarre statue.

Sopra la porta è affisso un grosso disco ([1] nella figura a destra) con un doppio triangolo a forma di stella a sei punte del re Salomone, contornato dal motto [2] TRI SVNT MIRABILIA DEVS ET HOMO MATER ET VIRGO TRINVS ET VNVS, "tre sono le cose mirabili: Dio e l'uomo, la madre e la vergine, l'uno e il trino". Un cerchio sormontato da una croce [3] è sovrapposto alla stella e reca un altro motto, CENTRVM IN TRIGONO CENTRI ("il centro è nel triangolo del centro").
Nella parte più alta dello stipite, una scritta in ebraico [4] recita RUAH ELOHIM, "Spirito Divino"; subito sotto [5] vi è un riferimento mitologico a Giasone: HORTI MAGICI INGRESSVM HESPERIVS CVSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON GVSTASSET IASON ("il drago delle Esperidi custodisce l'ingresso dell'orto magico e senza Ercole Giasone non avrebbe assaggiato le delizie della Colchide"). Infatti gli alchimisti identificavano il Vello d'Oro cercato da Giasone nell'antico mito degli Argonauti con la pietra filosofale, l'obiettivo fondamentale dei loro studi.


l'invocazione allo Spirito Divino

la Porta Magica
(incisione del XIX secolo)

I montanti dello stipite, [6] e [7], recano simboli dei pianeti (a ciascuno dei quali corrispondeva un dio ed un metallo) e motti in ordine alterno, dall'alto verso il basso, secondo questa sequenza:


(Saturno = piombo)

(Giove = stagno)

QVANDO IN TVA DOMO
NIGRI CORVI
PARTVRIENT ALBAS
COLVMBAS
TVNC VOCABERIS
SAPIENS

"quando nella tua casa corvi neri
partoriranno bianche colombe,
allora tu potrai dirti saggio"

DIAMETER SPHAERAE
THAV CIRCVLI
CRVX ORBIS
NON ORBIS PROSVNT

"il diametro della sfera,
il tau del cerchio,
la croce del globo,
ai ciechi non servono"


(Marte = ferro)


(Venere = rame)

QUI SCIT
COMBVRERE AQVA
ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
CAELVM
ET DE CAELO TERRAM
PRETIOSAM

"chi sa ardere con l'acqua e
lavare col fuoco, fa della terra
cielo e del cielo terra preziosa"

SI FECERIS VOLARE
TERRAM SVPER
CAPVT TVVM
EIVS PENNIS
AQVAS TORRENTVM
CONVERTES IN PETRAM

"se farai volare la terra sopra la tua testa,
con le sue penne (= i suoi vapori)
trasformerai l'acqua dei torrenti in pietra"


(Mercurio = mercurio)


(Sole = Apollo = oro)

AZOT ET IGNIS
DEALBANDO
LATONAM VENIET
SINE VESTE DIANA

"sbiancando Latona
col mercurio e col fuoco,
Diana viene senza veste"

FILIUS NOSTER
MORTVVS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIVGIO
GAVDET OCCVLTO

"il nostro figlio morto vive,
ritorna re dal fuoco e gode
dell'occulto accoppiamento"

Tutti i motti si riltimi due, il cui significato è: "purificando la materia (Latona) col mercurio e col fuoco, l'argento (Diana) si rivela" e "rinascendo dalle proprie ceneri (il figlio morto che vive, tornando dal fuoco come una fenice), lo spirito e la materia divengono un tutt'uno, come risultato delle nozze alchemiche, cioè l'unione di un principio naturale e del suo opposto (l'occulto accoppiamento)".

La parte inferiore dello stipite [8] reca il simbolo della monade, l'unità fondamentale dell'essere e ancora un testo:

EST OPVS OCCVLTVM VERI

VT GERMINET
SOPHI APERIRE TERRAM

SALVTEM PRO POPVLO
"è l'opera segreta del vero saggio aprire la terra, affinché germini per la salvezza della gente"

Sulla faccia superiore della stessa pietra, cioè il gradino della porta [9] è inciso l'interessante motto SI SEDES NON IS, che si può leggere da sinistra verso destra, "se ti siedi non procedi", ma anche da destra verso sinistra (SI NON SEDES IS), col significato opposto: "se non ti siedi procedi"; a prescindere dalla direzione, il principio racchiude l'insegnamento di perseverare nel proprio percorso.
il simbolo della monade sulla parte inferiore dello stipite

L'iscrizione fa pensare che, oltre a dare fisicamente accesso allo speciale ambiente, la Porta Magica potrebbe aver rappresentato anche una soglia ideale che gli adepti simbolicamente oltrepassavano per raggiungere il più alto livello di purezza dell'anima, una condizione che, secondo i principi rosacrociani, era una condizione irrinunciabile per accedere ai segreti alchemici.

I personaggi che si ergono ai lati della porta hanno il viso grottesco e barbuto, la testa incassata, le gambe corte e tozze.

in alto: il dio Bes presso la Porta Magica;
a destra: la stessa divinità rappresentata
in forma di fregi, statuine, amuleti
Questo essere deforme è una divinità o semidivinità dell'antico Egitto chiamata Bes, considerata il nume tutelare della casa, della nascita e dell'infanzia. Bes era conosciuto anche nella Roma imperiale, in quanto in epoca pre-cristiana diverse persone erano seguaci dei culti egiziani.
Tuttavia in origine le due statue non appartenevano a Villa Palombara. Furono rinvenute nei pressi del colle Quirinale, dove nell'antichità sorgeva un grande tempio dedicato alle due divinità egiziane Iside e Serapide; nel corso del tempo molte delle sue ricche decorazioni, fregi, piccoli obelischi, riaffiorarono e furono collocati in diversi punti della città.
Nel 1888, durante i lavori per l'apertura di piazza Vittorio, le due statue furono collocate presso la Porta Magica, ai cui lati, da allora, sono sempre rimasti, quasi come fossero i guardiani di questo curioso rudere.