~ curiosità romane ~

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il Roseto Comunale

e il Premio Roma




Ogni anno, verso la tarda stagione primaverile, sul versante orientale del colle Aventino, presso l'area del Circo Massimo, ha luogo uno degli spettacoli naturali più straordinari ma al tempo stesso effimeri: la fioritura di un migliaio di rose.
Il Roseto Comunale di Roma si compone di due sezioni distinte: una più a monte, un po' più estesa, e una a valle, divise da una breve strada, via di Valle Murcia, lungo la quale si trovano i due principali cancelli d'accesso.


veduta del Roseto Comunale, col suo logo; in lontananza, oltre gli alberi, appaiono le rovine del palazzo imperiale (colle Palatino)

Nonostante le sue dimensioni piuttosto modeste, complessivamente circa 10.000 metri quadri (cioè 1 ettaro), il numero di varietà diverse che si affollano lungo il terreno in lieve pendenza del roseto è ragguardevole, oltre 1.000, provenienti da non meno di venti paesi.


piccolo mosaico pavimentale all'ingresso

Roter Korsar (Germania): uno dei vincitori dell'edizione 2006

Per via della sua particolare natura, il roseto è aperto solo dall'inizio di maggio a metà-fine giugno, cioè quando le piante sono in piena fioritura. In questa circostanza, verso la fine di maggio, vi si tiene annualmente un prestigioso concorso internazionale chiamato Premio Roma.

Durante questi due mesi il pubblico può visitare il roseto tutti i giorni, gratuitamente, dalle ore 8:00 alle 19:30. Tutto il personale è particolarmente cordiale e pronto a rispondere alle numerose domande dei visitatori. Sono disponibili anche visite guidate, ma non hanno un orario prestabilito (telefonare allo 06-5746810 per fissare un appuntamento).

Così come per molti altri luoghi di Roma, anche la storia di come è nato il roseto è curiosa ed affonda le radici - è proprio il caso di dirlo - assai indietro nel tempo.


IL TEMPIO DI FLORA
Flora era la dea romana dei fiori e, più in generale, della primavera, così come Chloris lo era nella mitologia greca. Il suo culto potrebbe essere stato introdotto già nel VII secolo aC dal re Numa Pompilio, ma il primo tempio a lei consacrato, secondo le fonti ufficiali, risaliva al III secolo aC. Sorgeva sull'Aventino, di fronte al Circo Massimo, in quanto quest'ultimo era il luogo dove dal 28 aprile fino ai primi giorni di maggio si tenevano ogni anno le celebrazioni dedicate alla dea, inizialmente chiamate Floralia, poi Ludi Florales, un'usanza che ebbe inizio nel 241 aC. Oggi di tale tempio non rimane traccia.
Sebbene non vi sia alcuna relazione tra gli arcaici riti in onore di Flora e il moderno concorso del roseto, è una coincidenza curiosa che entrambe le manifestazioni avessero luogo praticamente nello stesso luogo, pur essendovi tra di esse una distanza temporale di oltre due millenni.

Carezza (Italia), nella collezione del roseto


L'ANTICO CIMITERO EBRAICO
Fino alla prima metà del XVII secolo, la comunità ebraica romana usava come cimitero i terreni situati appena all'interno della vecchia Porta Portese, una delle due porte antico-romane nel rione Trastevere (cfr. anche pagina 7 di questa sezione per maggiori dettagli sulla comunità ebraica e le mura dei papi, parte III pagina 2 per Porta Portese).

il luogo di sepoltura ebraico (evidenziato) in una pianta del 1748
Nel 1645 la porta fu ricostruita ad una certa distanza dalla prima, e in quell'occasione il cimitero, che si trovava proprio dove doveva sorgere la nuova Porta Portese, venne rimosso.
Agli Ebrei fu quindi dato il permesso di usare per questo scopo un appezzamento di terra incolta sull'Aventino, circondato dalla secolare chiesa di Santa Prisca, l'area dove una volta sorgeva la fortezza dei Savelli, in cima al colle, e le anzidette rovine del Circo Massimo. In breve, lo stesso luogo dove oggi si estende il roseto.
A causa dell'aspra discriminazione religiosa promossa dall'autorità papale, questa località divenne ben presto nota come Ortaccio degli Ebrei.

Per due secoli e mezzo, fino alla fine dell'800, la comunità ebraica continuò a seppellire i propri defunti sull'Aventino. Nel frattempo, nel 1836, era stato inaugurato il cimitero monumentale di Roma, il Campo Verano, ma vi venivano ammessi solo gli aderenti alla Chiesa Cattolica.
I pregiudizi religiosi si affievolirono rapidamente dopo la caduta dello Stato Pontificio (1870), e agli Ebrei fu ben presto consentito di accedere al cimitero cittadino. Dal 1895 l'Aventino non venne più usato per le nuove sepolture.


IL PRIMO ROSETO DI ROMA
Probabilmente Roma non avrebbe mai avuto un suo roseto comunale, se non fosse stato per un'intraprendente signora della Pennsylvania che qui risiedeva, la contessa Mary Gayley Senni. Era un'appassionata di rose, e ne coltivava un'intera collezione in un fondo di sua proprietà a Grottaferrata (appena a sud della città). Volendo fondare un roseto come quelli che già esistevano in altri paesi, nel 1924 donò le sue piante al Comune; ma poi, non soddisfatta della loro sistemazione in una semplice aiuola sul colle Pincio, in breve tempo se le riprese.
Ebbe miglior fortuna otto anni dopo, quando un nuovo governatore (carica equivalente a quella di sindaco durante gli anni del regime fascista) accolse il suo progetto. Il primo roseto comunale fu aperto nel 1932 a Colle Oppio, una delle tre cime del colle Esquilino, accanto al Colosseo. L'anno seguente si tenne la prima edizione del Premio Roma. La stessa contessa divenne membro della giuria.

un romantico viale di rose rampicanti


la targa in ricordo dell'antico cimitero
Nel medesimo periodo (1934) fu aperta sull'Aventino la strada che ora attraversa l'attuale roseto, via di Valle Murcia. Ciò comportò la rimozione delle antiche tombe, che furono trasferite al settore ebraico del suddetto cimitero del Verano. Dopo tre secoli questi terreni tornavano ad essere una semplice area verde. Poi, durante il periodo bellico, gli stessi campi furono convertiti in un orto di guerra.

Finalmente nel 1950 quest'area subì l'ultima e definitiva trasformazione. Con l'approvazione della comunità ebraica, il Comune la adibì a giardino pubblico, dove furono piantate delle rose, così da ripristinare l'originale progetto del roseto di Colle Oppio il quale, nel frattempo, era purtroppo rimasto seriamente danneggiato dagli eventi bellici, tanto da causarne la chiusura, e la sospensione del concorso. Per mantenere il ricordo dell'antico cimitero dell'Aventino, i viali della sezione più ampia furono disegnati a forma di Menorah (candelabro a sette braccia), e un pilastro recante una targa a forma di Tavole della Legge fu collocato presso ciascuno dei due ingressi.
Anche i pochi alti cipressi che svettano dall'estremità a valle del roseto sono ancora quelli che una volta crescevano nel vecchio cimitero.

UNA COLLEZIONE STRAORDINARIA

Del migliaio di rose provenienti da tutto il mondo, una parte forma la collezione del roseto, mentre altre sono nuove varietà che annualmente prendono parte al concorso, e quelle vincitrici di premi nelle precedenti edizioni.
La vera e propria collezione è piantata stabilmente nella sezione più ampia. Oltre all'Italia, i paesi da cui proviene il maggior numero di esemplari sono la Francia, la Germania, il Belgio, l'Inghilterra e la Danimarca, ma ve ne sono anche dai Paesi Bassi, Spagna, Scozia, Irlanda, Irlanda del Nord, Svizzera, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Romania. Altri continenti sono rappresentati principalmente dagli Stati Uniti, seguiti dalla Nuova Zelanda, ma alcune rose vengono anche dal Medio Oriente, Canada, Sudafrica, India, Cina e Giappone. Sono presenti varietà classiche, come pure quelle moderne, e un buon numero di ibridi. Agli occhi di un visitatore comune, alcuni di questi fiori non sembrano neppure "rose"!

la sistemazione moderna del roseto, vista dall'alto:
notare i viali a forma di Menorah nella sezione più ampia


la Rosa omeiensis pteracantha ha
spine di oltre 2.5 cm, che controluce
prendono un colore rosso acceso
Come ogni collezione che si rispetti, anche il Roseto Comunale di Roma può vantare un certo numero di varietà rare, ed anche alcune davvero particolari, le cui virtù insolite catturano l'interesse del visitatore tanto quanto quelle delle vincitrici di premi, se non persino di più.
Fra gli esemplari curiosi è la Rosa phoetida (letteralmente "rosa puzzolente", bellissima ma il cui odore sarebbe difficile definire aroma), la Rosa chinensis viridiflora (una minuscola rosa dalla Cina il cui fiore è completamente verde), la Rosa omeiensis pteracantha (cioè "con spine a forma di ala", incredibilmente semitrasparenti controluce, e dal fiore a quattro petali anziché cinque), ed altre ancora.

Rosa phoetida persiana, dall'Asia occidentale

La sezione a valle è quella dove si svolge l'annuale concorso: di solito il pubblico non vi viene ammesso prima che la giuria abbia decretato i vincitori. Le varietà che prendono parte al concorso sono distribuite nei settori esterni.

L'ovale al centro, invece, fa da "albo d'oro", essendovi collocate solo rose che sono risultate vincitrici in precedenti edizioni; tra le altre, vi si può ammirare un esemplare della prima varietà ad essere stata premiata (prima edizione, 1933), la spagnola Condesa de Sastago.

Anche nella sezione a monte le piante sono distribuite in differenti settori, a seconda della diversa categoria di appartenenza. Quelle a cespuglio (standard) sono in netta maggioranza, ma ve ne sono anche di rampicanti, di ricadenti, rose in miniatura, rose inglesi, ecc.


incredibile varietà di colori nella collezione stabile

la sezione a valle: rose vincitrici di precedenti
edizioni, con gli antichi cipressi sullo sfondo


IL NOME DELLA ROSA
Tutte le piante del roseto, tranne quelle che prendono parte al concorso, hanno un cartellino che specifica il nome della varietà, il paese di origine, la categoria di appartenenza e l'anno in cui è stata ottenuta per la prima volta.


una rosa francese dedicata al più amato dei presidenti italiani

e rose hanno nomi non meno variegati dei colori e delle forme dei loro petali. È curioso che ad ispirarne un buon numero siano stati famosi personaggi delle arti, come romanzieri (Victor Hugo, Karen Blixen), poeti (Jacques Prévert, Federico Garcia Lorca), compositori (Niccolò Paganini), pittori (Botticelli, Rembrandt), e persino attori di cinema (Philippe Noiret, Ornella Muti). Altri si rifanno alle qualità del fiore (Leggiadra, Fragrant Love).

una fila di rose in miniatura
Altri nomi sono ispirati dal colore (Biancofiore, Nil Bleu), o suggeriscono il paese d'origine (Schweizer Garten dalla Svizzera, Revolution Française dalla Francia), mentre altri sono decisamente ingannevoli (Wall Street dall'Italia, Pinocchio dalla Nuova Zelanda).
Infine, molti altri sono puramente di fantasia (Arabesque, Millennium, Sexy Rexy). Per quanto bizzarri siano, questi nomi sono registrati, e vengono iscritti in un albo ufficiale.


Wall Street (Italia) è tra le varietà moderne


La stagione in cui il roseto rimane aperto al pubblico, ed è possibile godere dell'incredibile sinfonia di colori ed aromi, dura non più di 40-45 giorni.


(↑ in alto) una fila di rose rampicanti nella collezione;
(← a sin.) Rush, un alto cespuglio dal Belgio, vincitore nel 1983

Verso la fine dell'estate se un numero sufficiente di piante dà una seconda fioritura - col clima di Roma ciò accade molto spesso - il roseto a volte riapre per qualche settimana. Ma in ogni caso non sarebbe previsto alcun concorso, essendo questo riservato alla sola apertura di maggio.