LE MURA DEI PAPI
parte III

lungo il colle Gianicolo


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Da Porta San Pancrazio, chi si sente di fare una digressione di circa 45 minuti (distanza complessiva 1.8 km) può attraversare la porta e seguire via Garibaldi in discesa, fino alle pendici del Gianicolo. I luoghi citati in questa digressione sono descritti anche nella sezione i Rioni, nelle pagine che riguardano il rione Trastevere.
Poco oltre la porta, la strada fa una curva rotonda e raggiunge la famosa Fontana dell'Acqua Paola [rif. pianta i], meglio conosciuta a Roma come fontanone del Gianicolo.
Deve il suo nome a Paolo V (1605-1621), il papa che la fece costruire nei primi anni del suo pontificato. Faceva parte di un'opera più grande, che comprendeva la riapertura dell'antica Aqua Traiana (cfr. Aquedotti, III parte pagina 3) di cui i tratti rimanenti furono restaurati e quelli andati perduti vennero ricostruiti, allo scopo di condurre l'acqua corrente in Trastevere. La fontana fu collocata nel punto dove termina il ramo principale dell'acquedotto. L'enorme vasca che raccoglie l'acqua dalle cinque nicchie, però, vi fu aggiunta circa settanta anni dopo. Informazioni più dettagliate riguardo alla fontana si trovano in Fontane, III parte pagina 12.
Da non perdere è anche la vista mozzafiato sulla città che si gode dal balcone di fronte al fontanone.

← la grande Fontana dell'Acqua Paola

A sinistra della balconata c'è una ripida scala che porta in direzione della parte di Trastevere situata più a valle; il vecchio muro sul lato sinistro, parzialmente coperto da erbacce e altra vegetazione spontanea, è in effetti una delle poche parti ancora rimanenti delle mura aureliane [rif. pianta j], che un tempo salivano lungo il Gianicolo per raggiungere Porta Aurelia (cfr. pagina 1); la struttura irregolare del muro indica che nel corso del tempo fu ristrutturato se non interamente ricostruito, probabilmente in epoca medievale. Qualche altro frammento murario è attualmente situato in terreni privati e non è più visibile dalla strada.
resti delle mura aureliane, con tracce di una delle torri

Si segue la stretta via in fondo alla scalinata, che ben presto si immette in via Garibaldi; quest'ultima piega a destra e continua a scendere a valle per circa 250 metri, in direzione del fiume. La lunga fila di case sul lato sinistro della strada fu edificata seguendo la traiettoria del muro romano; molte di esse nelle cantine ne conservano ancora parte delle antiche fondazioni.

Presso l'incrocio al termine di via Garibaldi, a sinistra, si vede un arco con la parte superiore ornata di merli. Questa è Porta Settimiana [rif. pianta 11], l'unica appartenente alle mura aureliane ad essere rimasta ancora in piedi da questo lato della città.
Prese questo nome probabilmente dall'imperatore Settimio Severo, che però visse circa 75 anni prima che la cinta muraria fosse terminata; alcune fonti avanzano l'ipotesi che nelle vicinanze potrebbe essersi trovata una delle sue proprietà, oppure un arco che portava il suo nome, da cui la dedica della porta. Papa Alessandro VI (fine XV secolo) ed in seguito Pio VI (tardo XVIII secolo) la ristrutturarono fino a farle assumere l'attuale conformazione. Sotto il fornice si vedono anora i solchi dove originariamente scorreva la porta a saracinesca. Alla sua sinistra c'è un antico dipinto, così danneggiato dal tempo che il soggetto religioso raffigurato si può a malapena intuire. Un altro simile si trovava sul lato interno della porta, ma ora è completamente scomparso.


Porta Settimiana

il muro in vicolo Moroni

Per trovare altre tracce nascoste del muro di Aureliano, da Porta Settimiana si prenda via di Santa Dorotea e al primo bivio si svolti per vicolo Moroni: sul lato sinistro della stradina, un lungo diverticolo a cul di sacco è chiuso da un tratto del muro [rif. pianta k], con due torri superstiti, di cui una visibile, che sul lato opposto (interno) fa da confine ai giardini di Villa Farnesina (per dettagli su quest'ultima si veda la sezione I Rioni).

Si ritorna in cima al colle seguendo la stretta strada di fronte alla porta, via della Scala, che conduce nel cuore del rione Trastevere.
Appena si vede una grossa madonnella dipinta sul muro, subito prima di piazza Sant'Egidio, si volta a destra lungo vicolo del Cedro e si segue quest'ultimo fino al termine. Si incrociano alcuni vicoli caratteristici alla base del collee si giunge infine ad una ripida scala. Alla sua sommità ci si ritrova nuovamente su via Garibaldi.
Si procede lungo la stessa tortuosa via in salita, cioè a sinistra, per pochi metri (occorre fare attenzione al traffico!); sul lato opposto della strada, appena prima di una brusca curva a destra, si noterà un cancello metallico che dà accesso ad un passaggio, le cui pareti sono pannellate con le stazioni della Via Crucis. L'ultima parte del passaggio è una scala piuttosto ripida che si inerpica verso un complesso di edifici: l'Accademia Spagnola di Roma e la chiesa di San Pietro in Montorio [rif. pianta l].

vicolo del Leopardo


immagine satellitare di San Pietro in Montorio (a sinistra) con
l'Accademia Spagnola (a destra); si noti il tempietto nel cortile
Montorio è l'antico nome del Gianicolo, usato nel medioevo; il termine è la contrazione dell'espressione latina mons aureus ("monte aureo"), con riferimento al colore giallastro della terra del colle. Della chiesa e di quanto di artistico contiene si può leggere nella sezione I Rioni, Trastevere.
In un cortiletto adiacente alla chiesa si vede il famoso Tempietto: è una delle opere più famose eseguite a Roma di Donato Bramante (1502), considerata un capolavoro dell'architettura rinascimentale. Il tempio fu eretto esattamente sul punto dove, secondo una leggenda medievale, che nel Cinquecento godeva ancora di credito, era stata piantata la croce di San Pietro.

Si segua ancora via Garibaldi in salita; ben presto si passa accanto a un sacrario costruito in travertino [rif. pianta m], dove sono sepolti i molti che persero la vita difendendo Roma nella battaglia del 1849 (si veda II parte, pagina 2 per i dettagli storici).

Appena dopo il sacrario ci si ritrova nuovamente accanto al fontanone.
Finalmente tornati presso Porta San Pancrazio, si può riprendere a seguire l'itinerario principale del giro, lungo la strada che digrada dolcemente verso valle.

Il successivo tratto di mura circonda i lati occidentale e meridionale di Villa Sciarra, che si estende per 7.5 ettari lungo il versante sud del Gianicolo. Attorno al 1650, non molto tempo dopo che questo terreno era stato incluso nei confini urbani, un nipote di papa Urbano VIII, anch'egli cardinale, acquistò la proprietà per ricavarne una fattoria.
Nei primi dell'Ottocento il terreno passò in mano alla famiglia Colonna di Sciarra, che la possedette per buona parte del XIX secolo.
Agli inizi del Novecento l'ultimo proprietario privato, l'americano George Wurts, ristrutturò il casino principale e collocò nei giardini diverse statue del XVIII secolo, alcune fontane, una voliera e altre decorazioni. Nel 1930 Villa Sciarra divenne parco pubblico.


← una veduta di Villa Sciarra e il
suo ingresso secondario lungo il muro ↑

Gli ingressi principali si trovano dal lato opposto della villa, ma una posterula di servizio situata a metà strada tra due bastioni ora funge da accesso secondario ai giardini [rif. pianta n]: attraversandone il basso fornice, che sulla chiave di volta ha un'ape dei Barberini sormontato da uno stemma completo di Urbano VIII, ci si rende conto dell'impressionante spessore delle mura.

Nel 1849, durante l'assedio di Roma, l'artiglieria pesante dei mercenari francesi chiamati dal papa aggredì piuttosto seriamente questo lato della cinta muraria; in alcuni punti, infatti, si verificarono crolli abbastanza estesi.
Appena fu ripristinata nuovamente l'autorità papale, Pio IX fece restaurare completamente i tratti lesionati; in questa occasione furono collocate, com'era usanza fare, alcune targhe a ricordo dei lavori.

una delle targhe datate 1849

lesioni non riparate: i proiettili sono ancora nel muro
Ma oltre alle insegne pontificie, al posto dello stemma di famiglia del papa, come tipicamente compariva nelle targhe più antiche, queste avevano il motto civico S.P.Q.R. ("il senato e il popolo di Roma") e l'anno 1849 in numeri romani; gli storici ritengono che ciò potrebbe essersi trattato di un gesto di rispetto da parte del pontefice verso la città, dove l'agitazione e il malcontento nei confronti dell'autotità papale erano ancora chiaramente presenti.

Lungo il muro si vedono anche alcune ampie aree di restauro, che si distinguono per la trama leggermente differente del laterizio, ed anche alcune lesioni minori che sono rimaste tali e quali.

Lungo il lato meridionale di Villa Sciarra la strada scende verso valle piuttosto ripidamente, raggiungendo una piccola terrazza dalla quale si gode la vista sul rione.
Da qui si può scegliere di seguire la scalinata diritta, oppure camminare lungo la strada tortuosa fino alla fine di via Aurelio Saffi, dove nei primi del Novecento il muro settecentesco fu rimpiazzato da palazzine moderne; fu lasciato in piedi un breve frammento di muro appena prima dell'angolo con viale Trastevere.
Per l'apertura di questo ampio viale fu abbattuto un altro pezzo di muro; ma sul lato opposto della strada lo si vede nuovamente al suo posto, lungo via delle Mura Portuensi. Quest'ultimo tratto appare piuttosto basso a causa del notevole innalzamento del moderno piano di calpestamento stradale. Dove la via fa una leggera curva, volgendo lo sguardo in direzione del lato opposto della strada si vede in lontananza l'antica chiesa di Santa Sabina, appollaiata in alto sulla sommità del colle Aventino.

le parti di muro restaurate si possono identificare
dalla trama dei mattoni leggermente differente

Con un'ultima piega a destra il muro raggiunge la porta più meridionale del confine di Urbano VIII, Porta Portese [rif. pianta 12]. Il suo nome originale in latino era Porta Portuensis, dalla via Portuensis, l'antica strada consolare diretta verso Portus; quest'ultimo era il principale porto della Roma imperiale, fondato nel I secolo dC dopo che la sabbia trasportata dal Tevere aveva progressivamente interrato il porto preesistente, Ostia (cfr. la mappa ROME'S ANCIENT SURROUNDINGS).

Porta Portese, al termine del muro edificato sotto Urbano VIII;
la domenica vi si tiene il più grande mercato delle pulci di Roma

Si noterà che lo stemma araldico che sormonta Porta Portese non raffigura le tre api dei Barberini, come avviene con la maggior parte degli stemmi presenti lungo queste mura, bensì tre gigli sopra una colomba con un ramo di ulivo nel becco, l'impresa della famiglia Pamphilj, che era acerrima nemica dei Barberini nella lotta per il potere.

stemma di Innocenzo X (Pamphilj)
sul fornice di Porta Portese

In effetti Urbano VIII morì poco prima che l'ultima parte dei lavori fosse completata; così il suo successore Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphilj) si prese il merito per aver fatto costruire quest'ultima porta.

Anche l'antico muro costruito dall'imperatore Aureliano nel II secolo aveva una porta chiamata Portuensis, ma quest'ultima sorgeva ad una distanza di circa 750 metri da questo punto, lungo la stessa via Portuensis, come mostrato nella pianta in basso. In origine aveva un doppio fornice, ma nel 400 c.ca l'imperatore Onorio ne ridusse i passaggi ad uno solo, così da poterla difendere più facilmente (la stessa sorte che toccò a Porta Praenestina e a Porta Appia).
Porta Portese è l'unico luogo dove l'antico confine della città si ritirò leggermente per effetto della nuova cinta muraria costruita sotto Urbano VIII, anziché espandersi. Questa scelta fu presa per motivi strategici: difenderla dalle alture del vicino Gianicolo sarebbe stato più agevole che farlo mantenendo la porta nel suo sito originario.
Fino alla metà del Seicento il sito scelto per la nuova Porta Portese era stato usato dalla comunità ebraica di Roma come luogo di sepoltura. In seguito alla costruzione della porta il cimitero dovette essere rimosso.

particolare di una pianta del 1590; l'antico muro romano era ancora in piedi, con l'originale
Porta Portuensis e il cimitero ebraico, indicato come Campus Iudeorum; le linee blu mostrano il
percorso del nuovo muro sorto nel Seicento e una freccia indica il sito della nuova Porta Portese
Alla comunità fu quindi concesso un nuovo terreno dove seppellire i propri defunti, situato sul colle Aventino, accanto all'aera del Circo Massimo (si vedano maggiori dettagli in Curiosità romane).

Qui il giro delle mura dei papi giunge alla sua conclusione.
Per raggiungere il mezzo di trasporto pubblico più vicino, si torni su viale Trastevere: il tram 8 porta verso il centro storico (largo di Torre Argentina, non lontano da piazza Venezia). Altrimenti si può attraversare Ponte Sublicio (che è il ponte situato accanto a Porta Portese) e camminare lungo il rettifilo dell'ampia via Marmorata per circa 800 metres: si arriva così alla stazione della metropolitana Piramide (linea B), situata accanto a Porta San Paolo e alla piramide di Caio Cestio (cfr. le mura aureliane, III parte pagina 3).


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