~ c'era una volta a Roma... ~
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il porto di Ripetta



Ripetta (letteralmente "piccola riva") era un porto fluviale di Roma situato sulla sponda orientale nella parte più a nord del corso urbano del Tevere; rispetto all'altro porto, quello di Ripa Grande situato a sud della città, era di dimensioni minori; ma dall'inizio del Settecento acquistò un aspetto più monumentale, che lo rese uno dei soggetti preferiti da pittori e incisori.
Il luogo era già stato usato come attracco per le merci fin dal XIV secolo, quando ancora lungo la riva del fiume correvano i resti delle mura aureliane.

Ripetta in un dipinto del XVIII secolo (autore anonimo)

Le piante dell'età rinascimentale e barocca mostrano come il porto non fosse altro che un tratto della riva del fiume dove la fila di case si interrompeva per circa un centinaio di metri.
Fu papa Clemente XI, nel 1703, a dare ad Alessandro Specchi la commissione del nuovo progetto, che incrementò notevolmente i traffici commerciali fluviali.

← Ripetta nella pianta di Giovanni Maggi (1625)



il porto di Ripetta nel 1858
Specchi disegnò un'enorme scalinata divisa in due metà semicircolari che dal piano stradale digradavano verso il pelo dell'acqua. Al centro, in asse con la suddetta chiesa di San Girolamo, una terrazza anch'essa semicircolare, ma a orientamento invertito, era cinta da una balconata che si affacciava sul porto ed era dotata di una piccola fontana a scogliera, sormontata dalla stella a otto punte degli Albani (la famiglia del pontefice committente). Ai due estremi della terrazza erano state poste due colonne gemelle, su cui erano segnati i livelli raggiunti dall'acqua in caso di alluvione dalla fine del XV secolo al 1750.
Lungo la scalinata erano affissi vari segmenti di un idrometro, la cui parte superiore era invece murata sul lato della chiesa di San Rocco, che sorge appena alle spalle del sito del porto (cfr. dettaglio della pianta qui in alto).

All'estremità settentrionale della scalea (a monte, rispetto al flusso del fiume) si trovava l'edificio della dogana, anche detta doganella (per distinguerla dalla dogana di terra, che aveva sede sotto le rovine del Tempio di adriano, cfr. rione Colonna); all'estremità opposta si trovava la chiesa di San Gregorio dei Muratori, che esisteva già dai primi del Cinquecento ed è infatti visibile nel dettaglio della pianta in alto.
Per realizzare il progetto furono largamente impiegati grossi massi di travertino caduti dal Colosseo nel corso di un terremoto. Fu probabilmente l'ultimo esempio eclatante del reimpiego di materiali "depredati" da monumenti antichi nella realizzazione di opere pubbliche. L'inaugurazione avvenne nel 1704, nel giorno di San Rocco (16 agosto), in onore della vicina chiesa omonima.

la fontana clementina del porto di Ripetta, acquerello di Ettore Roesler Franz



pianta del porto, stampa francese del 1860
Ripetta era raggiunta dal traffico fluviale che veniva da nord, cioè dall'alto corso del Tevere, in Sabina; qui giungevano soprattutto il legname (del quale esisteva un deposito a fianco agli uffici di dogana) e le botti di vino, trasportate dalle cosiddette barcacce, imbarcazioni larghe dai bordi molto bassi, di cui il sito appare affollato in tutte le rappresentazioni d'epoca.

Nel corso dell'800, soprattutto dopo l'introduzione del trasporto ferroviario, il porto di Ripetta finì con l'essere poco usato e cadde inevitabilmente in uno stato di degrado. Le sue sorti furono segnate quando il Comune decretò la costruzione di un nuovo ponte per unire il rione di Campo Marzio con l'allora nascente rione di Prati.
La prima costruzione fu una struttura metallica provvisoria, terminata nel 1878, che prese il nome di Ponte di Ripetta; questo si inseriva alla sponda orientale in corrispondenza della terrazza del porto.

Ponte di Ripetta col porto ancora esistente (1887) →

Ponte di Ripetta era proprietà privata della ditta costruttrice e infatti per attraversarlo si pagava un pedaggio, finché nel 1884 divenne proprietà del Comune, che abolì il pagamento per il transito.
Nel 1901 cominciarono i lavori per la costruzione del definitivo Ponte Cavour. In questa occasione la scalinata e la terrazza furono interamente smantellate, per consentire la simultanea messa in posa dei muraglioni protettivi lungo le rive del fiume; questi infatti poggiano su scarsi resti del porto, rimasti sepolti sotto la nuova banchina.

← Ponte Cavour (a destra) poco dopo l'inaugurazione, fianco a fianco al ponte
provvisorio, ormai in disuso, mentre i muraglioni avevano preso il posto del porto

foto degli anni '20: il ponte provvisorio è scomparso, ma è ancora →
ben visibile la doganella (edificio a sinistra), che di lì a breve verrà
demolita assieme agli edifici compresi tra San Girolamo e San Rocco


Le uniche parti rimasti visibili del porto di Ripetta sono la fontana, ora secca e di cui si parla nella monografia Fontane, accanto a cui sorge l'unica colonna superstite e, a poca distanza, l'idrometro di San Rocco; di questi ultimi due reperti si parla in Curiosità romane. Scomparvero, invece, la dogana e la chiesa di San Gregorio; di quest'ultima, però, si salvò il piccolo oratorio, che ora si trova completamente circondato da edifici della prima metà del XX secolo, in fondo alla vicina via Leccosa.

veduta attuale di Ripetta (cfr. l'illustrazione d'apertura)