~ monografie romane ~ Fontane · III parte · fontane maggiori PAGINA 18 |
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ALTRE FONTANE DEL XVIII SECOLO
La costruzione della Fontana di Trevi, in sostanza, segnò la fine di un'epoca durata circa due secoli, durante la quale Roma si riappropriò del titolo di "regina delle acque", come già era stata nell'antichità. Nella seconda metà del XVIII secolo gran parte delle vie, piazze, cortili privati, giardini della città avevano una fontana, piccola o grande, semplice o sontuosa. Pertanto il motivo del declino dell'attività dei fontanieri, che ebbe luogo anche abbastanza rapidamente, fu che le necessità quotidiane del popolo erano già state soddisfatte e lo erano state anche la vanità delle facoltose famiglie che possedevano palazzi e ville, e dei papi che sarebbero stati ricordati per aver patrocinato la riattivazione degli antichi acquedotti e la costruzione delle grandiose fontane-mostra presso i loro punti terminali.
Per rendere completa la descrizione di questo secolo dobbiamo tornare indietro nel tempo di qualche decennio, ai primi anni del '700, quando la Fontana di Trevi, ancora incompiuta, stava ancora dando a Clemente XI e ai suoi numerosi architetti qualche grattacapo.
LA FONTANA DI RIPETTA
(FONTANA DEI NAVIGATORI)
(FONTANA DEI NAVIGATORI)
Non lontana da Porta del Popolo, l'ingresso alla città più a settentrione, una volta sorgeva Ripetta, il secondo porto fluviale di Roma. Molte merci giungevano al porto principale di Ripa Grande, situato nella parte meridionale del corso del Tevere, ma le botti di vino, il legname e qualche altro genere commerciale proveniente dal nord venivano scaricati qui. Il sito era stato usato come luogo di scarico di chiatte e barconi sin dal '300, ma solo all'inizio del XVIII secolo la riva del fiume venne attrezzata per questo scopo.
L'architetto Andrea Specchi realizzò un'ampia scalea, che dalla strada scendeva giù verso il margine dell'acqua; su una terrazza semicircolare posta nel centro si trovava una piccola fontana e due colonne su cui veniva registrato il livello che l'acqua raggiungeva durante le frequenti alluvioni. Ancora una volta, il marmo impiegato per la costruzione del porto proveniva da un monumento antico: nel 1703 un terremoto aveva mandato in frantumi una delle arcate del Colosseo e i travertini caduti si trasformarono nella principale fonte di materiale edilizio per la scalinata di Ripetta! | il porto di Ripetta nel 1730: si noti la terrazza centrale con la fontana e le due colonne |
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Verso la metà dell'800, quando fu introdotto il trasporto ferroviario, i due porti persero progressivamente la loro primitiva importanza. Alla fine dello stesso secolo le rive del Tevere furono allargate e vennero eretti i muraglioni a prevenzione di ulteriori alluvioni.
Nel corso di questi lavori Ripetta subì il completo smantellamento e la stessa sorte toccò a Ripa Grande. Solo pochi anni più tardi in questo punto fu costruito un nuovo ponte. Di Ripetta non rimase più alcuna traccia, tranne la fontana e le due colonne con le memorie delle alluvioni, tutte trasferite ad una vicina piazzetta, che ha preso il nome del porto.
Il tema centrale della fontana è un gruppo di rocce. Sul davanti, due delfini fiancheggiano una conchiglia marina e tutti e tre emettono un getto d'acqua in una piccola vasca, i cui bordi scanalati richiamano la forma della stessa conchiglia.
Sul retro si trova un grosso stemma di Clemente XI, che era papa all'epoca in cui il porto venne inaugurato. La composizione è circondata da una seconda vasca, tonda e priva di decorazioni.
Sulla sommità delle rocce poggia un piccolo lampione in ferro battuto, decorato con una stella (una delle imprese del papa), che di notte rappresentava una fonte di luce per il porto.
La fontana risale al 1705 c.ca, mentre il lampione fu aggiunto qualche anno dopo. Nonostante il trasferimento ad altra posizione, continuò ad essere perfettamente funzionale fino agli anni '90, quando rimase a secco; purtroppo da allora non è mai stata riattivata. |
(↑ in alto) lo stemma di Clemente XI; (← a sinistra) la parte anteriore della fontana |
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A breve distanza da questo luogo sorge la fontanella con la testa di un oste ed una botte di vino (cfr. Fontana della Botticella nella II parte pagina 2), anch'essa costruita ai primi del '700.
LA FONTANA DI PIAZZA SANTA MARIA IN COSMEDIN
Appena a sud dell'Isola Tiberina, non lontano dal vecchio sito del porto di Ripa Grande, si trova un'altra fontana con le insegne di Clemente XI. Il luogo è di per sé affascinante, essendo affollato di antiche costruzioni la cui datazione attraversa l'intera storia di Roma antica: il Tempio di Vesta dei primi secoli della repubblica, l'Arco di Giano Quadrifronte e l'Arco degli Argentari dell'età imperiale e infine la Casa dei Crescenzi, la chiesa di San Giorgio al Velabro e quella di Santa Maria in Cosmedin del periodo medievale. Molti turisti visitano quest'ultima chiesa perché sotto il suo portico si trova la celebre Bocca della Verità. Con una simile cornice, la fontana viene a malapena notata, chiaramente sovrastata dall'importanza di queste antichità. |
la fontana a forma di stella |
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Inoltre per un lungo periodo la fontana è rimasta a secco e questo è un altro motivo per cui nessuno le prestava attenzione. Per fortuna negli ultimi anni l'acqua è tornata a sgorgare. Eppure anche quando è asciutta questa interessante composizione può essere considerata un valido esempio di arte tardo-barocca. |
lo stemma di Clemente XI |
La vasca fu disegnata come una stella ad otto punte, una delle imprese araldiche della famiglia Albani a cui il papa apparteneva. Il centro è occupato da un gruppo di rocce, un soggetto del quale Clemente XI si era innamorato forse a causa del grande successo della Fontana dei Fiumi di Bernini, costruita quando il pontefice era ancora un ragazzo. Lo stesso tema era già stato usato per l'anzidetta fontana di Ripetta e nel 1711 anche quella davanti al Pantheon era stata modificata con l'aggiunta di un analogo gruppo a sostituzione del più semplice elemento centrale primitivo (un vaso, cfr. pagina 4). Due tritoni con le gambe avvinghiate poggiano su questa ruvida piattaforma, sollevando le braccia verso l'alto a sorreggere sopra le loro teste il catino sommitale, a forma di grossa valva di ostrica, ai lati del quale si trova lo stemma degli Albani. |
i tritoni e l'ostrica |
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Accanto a questa fontana una volta si trovava anche il lungo lavatoio con la testa di leone di cui si è detto in fondo alla II parte pagina 2, che agli inizi del XX secolo fu trasferita a circa 100 m più a sud (l'attuale lungotevere Aventino).
LA FONTANA SUPERSTITE DI VILLA BALDINI
Il quartiere chiamato ufficialmente Gianicolense, ma più comunemente noto come Monteverde, si estende nella parte occidentale collinosa della Roma moderna, situata alle spalle del Gianicolo. Fino ai primi del '900 quest'area era occupata prevalentemente da una grande villa suburbana di proprietà della famiglia Baldini; oggi di essa non rimane più nulla, se non il principale edificio padronale, convertito in scuola, e un fazzoletto di ciò che un tempo erano i suoi giardini, corrispondente all'attuale largo Alessandrina Ravizza. Qui sorge una graziosa fontana del XVIII secolo, opera di un ignoto artista: presenta una piccola vasca rotonda con un cannello centrale a forma di pigna, che poggia sulle code intrecciate di coppie di delfini; l'acqua si raccoglie in una vasca più ampia a livello del terreno. |
la fontana della scomparsa Villa Baldini |
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I PARTE FONTANE ANTICHE |
II PARTE FONTANELLE |
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