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Rione II - TREVI
Rione IV - CAMPO MARZIO


NOME
La denominazione del rione si riferisce alla colonna di Marco Aurelio (180 circa), ora sita in piazza Colonna.
Il nome medievale Regio Columne et Sancte Marie in Aquiro si rifaceva alla suddetta colonna e alla chiesa di Santa Maria in Aquiro, fondata probabilmente attorno all'anno 400, il cui nome è di incerta etimologia (la sua forma arcaica era in Cyro). La chiesa esiste ancora, sebbene la forma ne sia stata rimaneggiata e allargata nel XVI secolo.

stemma del rione Colonna stemma del rione Colonna
piazza Colonna
piazza Colonna, con la colonna di Marco Aurelio e, a destra, Palazzo Chigi

STEMMA
In alcune versioni riporta tre bande variamente orientate su fondo bianco.
Più spesso, al posto delle bande vi è una colonna, il cui fusto con motivi spiraliformi si riferisce chiaramente al monumento dedicato a Marco Aurelio.
CONFINI
Piazza Mignanelli; via Frattina; piazza San Lorenzo in Lucina; via di Campo Marzio; via della Maddalena; via del Pantheon; piazza della Rotonda; via del Seminario; piazza Sant'Ignazio; via del Caravita; via del Corso; via delle Muratte; via di Santa Maria in Via; piazza San Claudio; via del Pozzetto; via del Bufalo; via del Nazareno; via del Tritone; piazza Barberini; via Veneto; via Sant'Isidoro; via degli Artisti; via Francesco Crispi; via Capo le Case; via dei Due Macelli.

ELEMENTI DI INTERESSE
(i numeri neri fra parentesi quadre nel testo si riferiscono alla pianta a lato)
pianta di riferimento di Colonna

piazza Colonna
particolare dei rilievi della colonna
La forma di Colonna ricorda il pezzo di un puzzle, incastrato tra vari altri rioni: ad occidente occupa una parte dei terreni pianeggianti che furono dell'antico Campus Martius, mentre dall'altro lato si insinua tra l'attuale Campo Marzio (IV) e Trevi (II), raggiungendo con la punta orientale il versante del colle Pincio, dove le strade si fanno piuttosto ripide.
Colonna non è stato mai un rione densamente popolato fino alla fine del XVI secolo, quando sorsero un gran numero di palazzi edificati da famiglie nobili o benestanti, soprattutto lungo via Lata, cioè l'attuale via del Corso.
via Sistina
casa affrescata in via Sistina (1890)

Le due metà del rione arrivano a congiungersi non lontano da piazza Colonna [1], luogo dove sorge il celebre monumento commemorativo dell'imperatore Marco Aurelio. Quest'ultimo è di forma piuttosto simile all'analogo monumento eretto per Traiano circa 70 anni prima, con scene in altorilievo che si snodano seguendo un andamento a spirale, dalla base della colonna fino alla sommità, descrivendo le vittoriose gesta militari dell'imperatore contro le tribù dei Quadi, Marcomanni e Sarmati (popoli dell'attuale Germania centrale fino all'Ucraina) in due campagne condotte tra il 171 e il 175. La colonna è costituita da 28 cilindri di marmo sovrapposti, di diametro appena sotto i 4 m, ed è percorsa centralmente da una scala che prende luce da sottili finestrelle lungo il fusto.
piazza Colonna Alla sommità del monumento si ergeva una statua bronzea di Marco Aurelio, andata perduta nel corso dei secoli; alla fine del Cinquecento Sisto V volle sostituirla con una simile di San Paolo (a sinistra). In quella stessa occasione il monumento fu anche collocato su una nuova base, più alta, recante un'iscrizione che attribuisce erroneamente la colonna ad Antonino Pio, padre di Marco Aurelio (donde la frequente ma inesatta denominazione alternativa di colonna Antonina). piazza Colonna in una pianta del 1575
la colonna nel 1575, senza statua e con la base originale; sul
vicino colle, all'epoca sgombro, ora sorge Palazzo di Montecitorio
Se si guarda attentamente la parte centrale del fusto, si nota che qualcuno degli elementi è fuori asse: durante il medioevo alcuni violenti terremoti scossero il monumento, facendo leggermente spostare i cilindri, ma nel complesso la colonna è ancora perfettamente stabile. Alla base della colonna si trova una bellissima fontana del tardo XVI secolo a forma di vasca, opera di Giacomo Della Porta (cfr. Fontane, III parte, pag.4).
Come ogni imperatore, anche Marco Aurelio fu divinizzato dopo la sua morte: un tempio a lui dedicato fu eretto sul lato ovest della piazza, dov'è ora il grande palazzo porticato, risalente alla prima metà dell'Ottocento, che prende il nome dal banchiere Wedekind, ma è anche noto come palazzo de Il Tempo, essendo la sede del quotidiano romano dal 1945.

L'altro grande edificio che si affaccia sulla piazza è l'elegante Palazzo Chigi. La sua costruzione iniziò attorno al 1570, per la famiglia Aldobrandini, che nel 1596 vi fece edificare accanto anche una piccola chiesa dedicata a San Paolo. Ma quest'ultima poco dopo fu demolita, nel 1620 circa, per consentire un ampliamento dell'edificio, che poi nel corso del tempo venne nuovamente ristrutturato più volte. Prese il suo aspetto attuale nel 1916 e fu scelto come sede del Ministero degli Affari Esteri. Dal 1959, invece, ospita il Consiglio dei Ministri. Porta ancora adesso il nome dei ricchi banchieri Chigi, che lo acquistarono nel 1659.

Sul lato opposto di via del Corso si estende la facciata della Galleria Alberto Sordi (già Galleria Colonna), il più elegante passaggio pedonale coperto di Roma, descritto nella pagina relativa.

Nella piazza adiacente a quella con la colonna sorge l'imponente Palazzo di Montecitorio [2], la sede della Camera dei Deputati del Parlamento. Il suo nome probabilmente viene dal latino Mons Acceptorius o Mons Citatorius, una collina artificiale creata dagli abitanti pre-romani per bonificare ciò che un tempo era una palude e poter costruire le loro capanne su un terreno meno umido. Col passare del tempo si è andato appiattendo rispetto all'altezza originale, sebbene il piano stradale che sale verso il palazzo sia ancora chiaramente inclinato.
Il progetto originale di Palazzo di Montecitorio fu elaborato da Gianlorenzo Bernini attorno al 1650, ma fu portato a completamento solo sul finire del secolo. Avrebbero dovuto divenirne proprietari i Pamphilj, parenti del papa committente (Innocenzo X), ma alla fine cambiò destinazione d'uso e divenne il principale tribunale di Roma.

piazza Montecitorio
la facciata di Palazzo di Montecitorio
Solo dopo la caduta dello Stato Pontificio, nel 1870, fu scelto come sede della Camera dei Deputati del neonato Parlamento italiano; ma poiché gli spazi interni, nell'arco di pochi anni, si resero ben presto inadeguati al crescente numero di rappresentanti del popolo, l'edificio dovette essere ampliato mediante il raddoppiamento della sua profondità. Ora il retro, in travertino e mattoni rossi, con torri angolari, per aspetto contrasta notevolmente con lo stile della facciata tardo barocca.

Davanti all'edificio si erge l'obelisco di Psammetico II (per i dettagli si veda la monografia Obelischi).

Non lontano, in piazza di Pietra [3], uno dei lati di un edificio del XVII secolo che un tempo ospitava gli uffici centrali della dogana di terra, è interamente rivestito dagli impressionanti resti del Tempio di Adriano (145 circa). Queste undici colonne sono la sola porzione rimasta in piedi della costruzione antico-romana, ma grazie alla brillante idea di incorporarle nel ben più stabile edificio, possono vantare un aspetto senz'altro migliore che non quello di semplici "rovine".
A sinistra del tempio, un vicolo tortuoso conduce a piazza di Sant'Ignazio, una graziosa piazza nota per la sua curiosa forma ellittica, dove sorge la chiesa di Sant'Ignazio, appena oltre il confine rionale col rione Pigna.
piazza Sant'Ignazio
i burrò in piazza Sant'Ignazio
Il palazzetti in stile Rococo di fronte alla chiesa [4] furono chiamati dei burrò, una corruzione locale del termine bureau, in quanto durante l'occupazione francese di Roma ospitavano uffici governativi (bureau in francese), e anche perché la forma dei palazzetti stessi ricorda quella di un canterano, mobile anche detto bureau. Il nome burrò è rimasto anche al vicolo citato poc'anzi, che gira sinuoso tra i palazzetti. piazza di Pietra
resti del Tempio di Adriano

Nell'angolo del rione che guarda verso il Pantheon, dove Colonna confina con Sant'Eustachio (R.VIII) e Pigna (R.IX), una targa del 1906 ricorda che in quel periodo piazza della Rotonda fu per qualche tempo lastricata con un vero e proprio parquet grazie al legno che il Municipio di Buenos Aires, la capitale argentina nella quale dalla fine del XIX secolo erano già emigrati moltissimi italiani, inviò in dono a Roma affinché il rumore prodotto dal traffico delle carrozze non disturbasse le sepolture dei primi due re d'Italia. Tuttavia quel tipo di pavimentazione si rivelò presto inadeguata e così fu rimossa.

la targa del 1906 che ricorda il dono →
via della Maddalena A brevissima distanza, in una minuscola piazza svetta la alta e stretta facciata giallastra di Santa Maria Maddalena [5], più comunemente nota semplicemente come la Maddalena. Fondata nel tardo Cinquecento, sul sito di una preesistente cappella del XIV secolo, richiese oltre un secolo e mezzo perché fosse completata nel 1735, come testimonia la facciata, in un ricco stile rococò.
La storia di questa chiesa si collega alla vita di Camillo de' Lellis (1550-1614), un capitano mercenario che dopo la guarigione da una ferita, decise di rinunciare alle armi e dedicare la sua vita ai malati. Divenne un uomo di fede e per il resto della sua vita operò in un ospedale che un tempo sorgeva presso Santa Maria Maddalena, dove poi fu anche sepolto. Fu proclamato santo poco dopo la conclusione dei lavori della chiesa; fino alla fine dell'Ottocento, il giorno della sua morte (il 14 luglio), ai fedeli veniva distribuita una speciale pozione curativa ottenuta mescolando con dell'acqua un po' di polvere raccolta dalla tomba del santo.

← Santa Maria Maddalena

Lungo la parte più a nord del confine rionale si trova una delle chiese più antiche di Roma, San Lorenzo in Lucina [6].
Sorge sul luogo dove Lucina, una matrona dell'antica Roma, ospitava in casa propria uno dei primi luoghi dove i fedeli cristiani potevano esercitare il culto, in tempi in cui la loro religione era ancora vietata.
piazza San Lorenzo in Lucina
busto di Gabriele Fonseca, di Bernini
La chiesa, completamente riedificata nei primi anni del XII secolo e trasformata al suo interno nel Seicento, presenta ancora il portico e il campanile medievali.
Chi ama Gianlorenzo Bernini vorrà certamente visitare una cappella di questa chiesa che il grande maestro, in età avanzata, disegnò per la famiglia Fonseca; sul lato sinistro, un realistico busto del medico Gabriele Fonseca (1670 c.ca), archiatra di Innocenzo X, è scolpito nell'atto di sporgersi da una finestra, una disposizione teatrale tipica, utilizzata anche in altre cappelle di famiglia disegnate dallo stesso autore.
piazza San Lorenzo in Lucina
San Lorenzo in Lucina


L'altra parte del rione Colonna, quella scoscesa, riserva al visitatore meno spunti interessanti, essendo stata popolata soprattutto da comunità straniere, che non disponevano di grandi mezzi economici. Tuttavia non mancano neppure qui le case elegantemente decorate, con sculture, come quella nell'illustrazione in basso, o con affreschi.

← edificio in via Capo Le Case con finestre incorniciate da cariatidi (1793)

Attorno al 1590 Sisto V fece aprire via Felice [7], attualmente chiamata via Sistina in suo onore, il cui scopo era collegare il Pincio col più esteso e (all'epoca) più popolato rione Monti. Dalla fine del XVIII secolo fino a tutto il XIX diversi personaggi dell'arte figurativa e della letteratura scelsero questa via per risiedere a Roma: tra quelli più famosi, lo scultore Bertel Thorvaldsen e il romanziere Hans Christian Andersen, entrambi danesi, lo scrittore e drammaturgo russo Nikolaj Gogol e, tra gli italiani, l'incisore Giovanni Battista Piranesi, il suo erede artistico Luigi Rossini, il pittor de Trastevere (e incisore) Bartolomeo Pinelli e l'archeologo Luigi Canina, che fu anche architetto (fu colui che sistemò la via Appia Antica e ampliò Villa Borghese).

Sant'Andrea delle Fratte [8] è una chiesa di antiche origini, che fino alla prima metà del Cinquecento appartenne alla comunità scozzese del rione e si chiamava Sant'Andrea de Hortis o inter Hortos, cioè "in mezzo ai giardini" che si estendevano su questo versante del colle Pincio.
Il titolo fu poi convertito in quello attuale secondo il dialetto di Roma (fratte = "cespugli, vegetazione"). La chiesa fu ricostruita in stile barocco a cavallo del 1650, su progetto di Francesco Borromini. Vanta il più bizzarro campanile di Roma, che svetta lungo via Capo le Case (altro toponimo che testimonia come all'epoca l'abitato terminasse qui).
via Sant'Andrea
i due angeli di Bernini in Sant'Andrea delle Fratte:
quello col titolo della Croce (a sin.)
e quello con la corona di spine
Il campanile si sviluppa su più ordini, con sorprendenti dettagli architettonici che meritano di essere apprezzati con un binocolo: i capitelli delle colonnine del primo ordine con doppie teste scolpite sui lati, gli angeli-cariatidi del secondo ordine, il fastigio sommitale con lo stemma della famiglia Del Bufalo ripetuto su più lati e culminante con una corona, che celebra il committente della fabbrica, il marchese Ottavio del Bufalo, il cui palazzo sorge a poca distanza, in piazza del Nazzareno.
via Capo Le Case
il bizzarro campanile di Borromini

Borromini fu anche l'autore del grande Palazzo di Propaganda Fide, ora proprietà extraterritoriale del Vaticano, che sorge sul lato opposto della strada e i cui stipiti lungo la via omonima riportano le api araldiche dei Barberini, che ricordano il committente Urbano VIII.
Per curiosa coincidenza, nell'edificio all'altro angolo di via di Propaganda Fide, abitò il suo grande rivale Gianlorenzo Bernini (come testimonia una lapide). Sant'Andrea delle Fratte possiede in effetti due meravigliose statue di angeli scolpite da lui, che in origine decoravano Ponte Sant'Angelo, assieme ad altre otto realizzate da scultori della sua bottega (cfr. il rione Ponte). Il cardinale Jacopo Rospigliosi, nipote del papa Clemente IX che le aveva commissionate, innamoratosi di queste due opere, temendo che l'esposizione agli agenti atmosferici le avrebbe danneggiate, volle che rimanessero nello studio dell'artista, per poterle ammirare a propria disposizione. Ne vennero quindi realizzate delle copie fedeli da collocare sul ponte, dove sono tutt'ora presenti. Nel 1731 Prospero Bernini, nipote del maestro, donò le due statue alla vicina chiesa, dov'è possibile ammirarle.

Un altro importante punto di riferimento del rione Colonna, lungo il confine con Trevi, è piazza di San Silvestro [9], pedonalizzata nel 2012. Appare molto ampia perché su un lato si continua con l'adiacente piazza di San Claudio, da cui fino agli anni '30 rimaneva separata da edifici, poi abbattuti.
In età romana qui sorgeva il Tempio del Sole (273), di cui oggi non rimangono che scarsi resti, soprattutto di colonne, visibili assieme ad altri reperti frammentari nel cortile della chiesa di San Silvestro in Capite. Questa fu fondata sulla casa di un papa, anzi di due: Stefano II e il suo successore nonché fratello Paolo I (metà VIII secolo); infatti nel medioevo quest'area veniva denominata Catapauli (cioè "presso Paolo").

piazza San Silvestro con sullo sfondo l'ufficio centrale delle Poste e Telegrafi,
a lato del quale si intravede il campanile di San Silvestro in Capite

Le attuali forme della chiesa risalgono alla fine del XVI secolo, quando fu pressoché interamente ricostruita; la facciata che guarda verso la piazza, invece, è del 1700 circa.
La chiesa è dedicata non solo a San Silvestro, ma anche a Santo Stefano (il primo dei due pontefici citati sopra): sono loro due delle statue che sormontano la facciata, mentre la definizione in Capite deriva dal fatto che qui è conservata la testa di San Giovanni Battista, anche questa ricordata in un fregio (qui a destra).

← colonne del Tempio del Sole nel cortile
di San Silvestro in Capite e il fregio con
la testa del Battista sulla facciata →

L'annesso monastero a destra della chiesa, anch'esso molto antico, nel 1878 fu radicalmente ristrutturato e trasformato nell'ufficio centrale delle Poste e Telegrafi, il palazzo che occupa quasi per intero il lato nord della piazza, le cui finestre a bifora sono decorate con medaglioni che ritraggono i membri della famiglia reale.



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