~ Monografie Romane ~

Fontane
· II parte ·
le fontanelle

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Le fontanelle sono certamente le più umili fra le fontane cittadine, ma conservano un loro fascino, se non altro per il fatto di essere state realizzate a cavallo di ben cinque secoli, e infatti per questo si presentano in una notevole varietà di forme.
Anche il loro gran numero costituisce uno dei primati di Roma. Infatti, secondo un vecchio rilievo, nella seconda metà del XIX secolo ammontavano a quasi un centinaio, ma se si prendono in considerazione anche quelle moderne il loro numero supera il migliaio, più che in qualsiasi altra città del mondo.
Il loro aspetto modesto, a volte persino dimesso, contrasta con la grande importanza che le fontanelle hanno avuto nel contesto urbano per diversi secoli: fino a quando le case private hanno cominciato ad essere dotate di rubinetti era qui che si attingeva l'acqua per gli usi domestici.


← particolare del bel fontanile di lungotevere Aventino

la fontanella rionale dell'Esquilino
ha ancora un'utenza numerosa
Ma anche al giorno d'oggi, come si vede in queste illustrazioni, le fontanelle pubbliche sono tutt'altro che relegate al ruolo di ruderi inattivi di un passato ormai remoto; alcune di esse, particolarmente quelle situate nei luoghi più turistici, d'estate sono prese letteralmente d'assalto ...e non solo dai forestieri!

Questa pagina analizza le loro tipologie, dividendole in due gruppi principali: quelle antiche (dal XVI secolo alla meta del XIX) e le moderne (dal tardo XIX secolo ad oggi).

non solo gli umani usano le fontanelle


L'EPOCA DEI "BEVERATORI"
DALLA FINE DEL XVI SECOLO ALLA METÀ DEL XVIII

Nonostante già attorno al 1450 papa Nicolò V avesse svolto importanti lavori di restauro e modifiche al principale acquedotto urbano, l'Aqua Virgo, non fu prima della seconda metà del XVI secolo, quando la città era già uscita dal suo periodo storico più buio, e la popolazione aveva raggiunto nuovamente una notevole densità, che gli amministratori cominciarono a progettare la collocazione di nuove fontane in un certo numero di piazze, tanto per pubblica utilità quanto - dopo circa un migliaio di anni - per motivi artistici ed architettonici, una scelta che scandiva l'età rinascimentale. Come anche per le fontane più grandi, anche il numero di fontanelle che attingevano acqua agli acquedotti rinati cominciò a crescere, per servire un maggior numero di punti su tutta la superficie urbana.
Questi piccoli servizi urbani venivano usati tanto dai residenti, per bere e per le altre necessità giornaliere (l'acqua corrente nelle case era ancora lontanissima a venire), e dai molti cavalli assetati, che a quei tempi rappresentavano il grosso del "traffico" di Roma. Infatti un altro termine col quale venivano chiamate molte delle fontanelle era beveratore, cioè "abbeveratoio".
Normalmente erano poggiate contro un muro, dal quale una o più bocchette, spesso impreziosite da mascheroni e altre decorazioni in rilievo, versavano acqua in una piccola vasca sottostante. Quest'ultima era solitamente di forma rettangolare, poggiante direttamente sul terreno, o su una predella, oppure su mensole.

un beveratore semplicissimo, privo di decorazioni

il sarcofago in via Bocca di Leone
Data la ricchezza di resti antico-romani, a cui per tutto il corso del medioevo nessuno aveva mai mostrato interesse, le vasche per queste fontanelle venivano spesso realizzate con antichi sarcofaghi, in molti casi decorati con splendidi rilievi, a volte ottenuti dietro compenso da privati o da chiese nei cui terreni avevano giaciuto abbandonati per secoli, o erano stati rinvenuti durante lavori di restauro.
Fra i molti esemplari ricordiamo quelli di via di Santo Stefano del Cacco, via Bocca di Leone, quello nel cortile della chiesa di San Silvestro in Capite, e presso il Colosseo (appena oltre la stazione della metropolitana).


di fontanelle a sarcofago se ne trovano nelle strade...

...e qualcuno anche nei cortili delle chiese

A volte per le nuove fontanelle non venivano usati sarcofaghi, ma vasche di pietra o di marmo, provenienti dalle molte terme dell'antica Roma.


il bel sarcofago-beveratore presso il Colosseo

beveratore a forma di vasca nei giardini di Castel Sant'Angelo


il Foro Romano agli inizi del XVII secolo:
notare il beveratore tondo nell'angolo in basso a destra,
usato dal bestiame, il cui mercato una volta si teneva qui.
Anche altri tipi di resti si sarebbero potuti adattare a questo scopo; ad esempio la grande vasca rotonda rinvenuta nel tardo 1500 sotto la statua di Marforio, come detto nella precedente I parte, venne trasformato in beveratore, ma una vecchia urna, o persino il fusto cavo di una colonna rotta, piazzati sotto una fonte d'acqua avrebbero funzionato egregiamente.

A parte i beveratori, un certo numero di fontanelle fu progettato più specificamente per le persone. In genere queste avevano una vasca piccola, situata ad un'altezza maggiore delle precedenti, e la ricchezza della loro decorazione poteva notevolmente variare.
Quale grande importanza ciascuna di esse aveva nella vita quotidiana del proprio rione lo si deduce dal fatto che in alcuni casi alla strada dov'erano situate veniva dato lo stesso nome della fontanella, indipendentemente dalle dimensioni di quest'ultima e dal suo valore artistico.

Un esempio classico è quello di Fontanella Borghese, ora ridotta a un semplice cannello (la decorazione originale è andata perduta) con una minuscola vasca, situata alle spalle di Palazzo Borghese. Questo è uno dei palazzi nobiliari più grandi ed importanti di Roma, nel cui cortile fa bella mostra di sé una splendida fontana decorata, oltre venti volte le dimensioni della fontanella pubblica in strada. Ciononostante, a quest'ultima, per quanto insignificante e miserrima, fu dato il nome della famiglia Borghese.
In origine, la fontana era stata realizzata a spese di un'altra famiglia, i Della Genga, attorno al 1600; di conseguenza, è probabile che inizialmente si chiamasse Fontanella Della Genga. Ma data l'incombente presenza di Palazzo Borghese, punto di riferimento dell'intera zona, anche la fontanella finì col prendere questo nome, per essere più facilmente identificabile. E tale nome fu poi trasmesso alla via dov'è situata, ed anche ad una vicina piazza, che tutt'ora portano il toponimo di Fontanella Borghese.

la minuscola Fontanella Borghese

Sempre piccole ma certamente più graziose sono le due fontanelle a muro situate presso Palazzo della Rovere, sul lato meridionale di via della Conciliazione, nel rione di Borgo, presso il Vaticano.
Sembrano quasi gemelle, ma una di esse proviene da un edificio demolito durante i lavori per la realizzazione di questo moderno viale.
La loro decorazione è un drago, e una di esse ha anche un'aquila, entrambi presenti nello stemma di famiglia dei Borghese, in onore di papa Paolo V (1605-21), al secolo Camillo Borghese.
Sono alimentate dall'Acqua Paola, l'acquedotto già chiamato Aqua Traiana nell'antichità, ora riattivato, il cui restauro era stato voluto dal medesimo papa nei primi anni del XVII secolo.
Su una delle due compaiono le tre lettere S P A, acronimo di Salus Per Aqua ("salute per mezzo dell'acqua"), un contrassegno che veniva posto sulle fonti ritenute avere effetti benefici sulla salute. C'è tuttavia chi sostiene che le tre lettere siano l'abbreviazione di Sacro Palazzo Apostolico.




la fontana del banco dei pegni
Stemmi e imprese araldiche delle famiglie sono una delle decorazioni più frequenti sulle fontane romane, e tra di essi l'aquila e il drago dei Borghese sono tra quelli più comunemente osservati.
Nello stesso rione di Borgo una volta si trovava una fontana chiamata Mascarone di Borgo, sormontata appunto da un'aquila dei Borghese, ma quando i fabbricati della zona vennero distrutti senza tanti complimenti, tra il 1936 e il 1937, anche la fontana andò perduta. La si vede in un'antica stampa mostrata nella III parte, pagina 13.

lo stemma
dei Borghese

Una di forma molto simile, ma più piccola, che risale anch'essa ai primi anni del Seicento, decora la facciata del Palazzo del Monte di Pietà (nel rione Regola), l'edificio che ospita il Banco dei Pegni, istituto fondato nel 1539. Come la perduta fontana di Borgo, anche questa versa l'acqua da un mascherone, sul quale poggia l'aquila borghesiana ad ali aperte. Questa è però un'opera più piccola. In assenza di un nome specifico, viene semplicemente chiamata "la fontana del Palazzo del Monte di Pietà".

Non lontano dalla precedente, la Fontana del Mascherone si fregia delle insegne di una diversa famiglia. Situata nella pittoresca atmosfera rinascimentale di via Giulia (cfr. I 22 Rioni, Ponte e Regola), è alimentata dall'Acqua Paola, aperta solo pochi anni prima.
Dal faccione grottesco, l'acqua si riversa nella vasca piccola fino a riempirla, per poi tracimare in quella più grande sottostante. La faccia e la vasca-abbeveratoio sono resti romani antichi. Invece il giglio araldico di metallo che sormonta la fontana ci ricorda i suoi proprietari, i Farnese, l'importante famiglia nel cui stemma si contano sei fiori come questi. La fontanella fu costruita a loro spese, proprio dietro il grande palazzo familiare, di fronte al quale sorgono altre due fontane di dimensioni maggiori (descritte nella III parte).

il mascherone di via Giulia


il beveratore dei Del Bufalo
Un altro stemma appare sul semplice beveratore di marmo in piazza del Nazzareno, su cui è effigiata una testa di bufalo per la famiglia Del Bufalo; ha ricevuto pesanti interventi di restauro sul finire degli anni '50. Sul portone del loro palazzo, dirimpetto alla fontana, si trova una testa analoga.

Oltre allo stemma del proprietario, venivano utilizzate come decorazione per le fontanelle anche targhe con iscrizioni in latino; in molti casi si trattava semplicemente di lodi indirizzate al proprietario, ma anche nel fare ciò, a volte, offrivano delle informazioni supplementari.

il beveratore di Porta Cavalleggeri
Un esempio è il beveratore di via di Porta Cavalleggeri, con una bocchetta a forma di testa di leone e un sarcofago decorato sul davanti con classici motivi strigilati: nella targa superiore si legge che papa Pio IV la fece sistemare qui nel 1565 a beneficio della guardia a cavallo, cioè il corpo dei Cavalleggeri la cui caserma sorgeva nei pressi, e dalla quale la zona prese il nome. Dopo qualche tempo la fontana dovette ostruirsi, perché l'iscrizione più in basso ricorda un altro papa, Clemente XI, per averla riattivata nel 1713.


la fontana del grottino (a sinistra) e
dettaglio della bocchetta (in alto),
una testa di leone molto rovinata
Un'altra grossa targa sormonta la fontanella situata presso la chiesa di San Salvatore in Lauro. A forma di grottino, cioè di nicchia dalle pareti assai scabrose, versa acqua da una bocchetta situata molto in basso che riempie una minuscola vasca alla base; in tempi migliori la piccola scultura da cui esce il cannello aveva la forma di una testa di leone, ma ora questa è pressoché irriconoscibile, se non dalla criniera dell'animale.
L'iscrizione ne fissa la data al 1579, e fa un arcano riferimento ad un "drago che impera sul mondo", che altri non è se non quello nello stemma dei Boncompagni, famiglia alla quale appartenenva l'allora regnante papa Gregorio XIII (1572-85).
stemma dei Boncompagni

In qualche caso il semplice aspetto dei beveratori poteva essere decisamente migliorato provvedendoli di eleganti elementi architettonici di contorno.

il sarcofago davanti a Palazzo Spada,
impreziosito da una statua e con
un finto bugnato dipinto sullo sfondo
Per esempio, lungo la salita di San Sebastianello (qui a destra), sotto il colle Pincio, si trova una semplice fontanella con vasca a sarcofago. Posizionata sul fondo di un alto nicchione, in cima ad una rampa di scale, quello che altrimenti apparirebbe come un modestissimo beveratore si presenta in veste assai più raffinata (anche la fontanella di via Annia, di cui si parla a pagina 2, venne dotata di una nicchia per renderla più importante).
Una cornice vuota situata sopra la vasca una volta conteneva un dipinto o un'immagine sacra, ma ora non ne rimane più alcuna traccia.
Alla sua alimentazione in questo caso provvede l'antico acquedotto romano un tempo chiamato Aqua Virgo, attualmente noto come Acqua di Trevi, il cui condotto principale passa alle spalle della nicchia.

il sarcofago nel nicchione

Un altro sarcofago situato dirimpetto a Palazzo Spada (qui in alto a sinistra), sormontato da una statua che occupa ancora una volta una nicchia, affrescata con un motivo a bugnato, ha un'aria ancora più elegante; due vasche più grandi, in basso, raccolgono l'acqua che zampilla da due teste di leone che decorano la parte frontale del sarcofago.

Numerose altre fontanelle hanno radicalmente cambiato aspetto, a causa dei molti spostamenti subiti dal luogo per il quale erano state originariamente costruite; smontate e rimontate usando parti differenti.
Un tipico caso è quello della fontanella senza nome appena fuori della chiesa di Santa Sabina, sul colle Aventino, che da un mascherone versa l'acqua in una prima vasca, da cui poi tracima in una seconda più ampia, sottostante.

collocazione del mascherone di Della Porta dal 1827 alla fine dell'Ottocento →

il mascherone, ora presso la chiesa di Santa Sabina
Questa faccia venne scolpita nel tardo Cinquecento dallo stimato architetto e fontaniere Giacomo Della Porta, per il prospetto di un abbeveratoio ricavato da una grande vasca rotonda di età romana, che si trovava nell'area di Campo Vaccino (Foro Romano, cfr. I parte), dove rimase per oltre due secoli. Nei primi dell'Ottocento la vasca fu trasferita al Quirinale, e il mascherone fu usato per decorare un piccolo sarcofago-beveratore sulla riva del Tevere opposta a San Giovanni de' Fiorentini (qui in alto). Circa 70 anni dopo, in occasione della costruzione dei muraglioni a protezione dalle alluvioni, fu nuovamente smontato e stivato in un magazzino fino al 1936, quando venne finalmene definita la sua collocazione e gli si trovò un'altra vasca (la terza!).

Pagina 2 passa in rivista altre fontanelle dalla vita abbastanza avventurosa, mentre le pagine 3 e 4 descrivono i loro sviluppi moderni dal XIX al XX secolo.


I PARTE
FONTANE ANTICHE

pagina 2



pagina 3



pagina 4



~~~ FONTANELLE ~~~

III PARTE
FONTANE MAGGIORI