~ Monografie Romane ~

Fontane
· II parte ·
le fontanelle

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Dai primi del Cinquecento all'Ottocento le fontanelle, al pari delle fontane di dimensioni maggiori, continuarono ad aumentare di numero.
Tutte le fontane erano alimentate da rami degli acquedotti (cfr. la monografia Acquedotti, parte IV), considerate di proprietà pubblica e gestite dall'amministrazione urbana a beneficio dell'intera popolazione. Era possibile far richiesta di utenze private, dietro pagamento di una tassa. L'acqua corrente era considerata un bene così importante che a titolo di benemerenza, oppure a volte semplicemente su richiesta, ai facoltosi proprietari di palazzi di famiglia poteva essere gratuitamente concesso un certo volume di acqua, alla condizione di costruire in una strada limitrofa una fontanella ad uso del pubblico e di occuparsi della sua manutenzione a proprie spese (le cosiddette fontane semipubbliche); il proprietario aveva anche facoltà di usare per i propri scopi privati una parte del volume di acqua concessagli.

la Fontanella delle Api, di Gianlorenzo Bernini →


le tre grosse api
Per la realizzazione delle fontanelle semipubbliche i facoltosi proprietari a volte ricorrevano all'opera di un artista di buon livello, per ottenere qualcosa di assai meglio di un semplice "beveratore": la nuova fontanella, infatti, avrebbe fatto aumentare il pregio del palazzo ed accrescere la stima del popolo verso la famiglia in questione.
Tuttavia col passare del tempo molte di queste fontane furono spostate dal loro sito originario, come detto a pagina 1, talora più volte, a causa delle frequenti e in alcuni casi deplorabili modifiche apportate agli antichi edifici, conseguenza dei cambi di proprietario, oppure erano dovuti al crescente traffico (carri e carrozze, e in seguito automobili ed autobus), che richiedeva in continuazione un ampliamento del suolo carreggiabile.
Molto conosciuta, nel punto dove via Veneto si congiunge a piazza Barberini, è la Fontanella delle Api (illustrazioni precedenti). Il suo famoso autore, Gianlorenzo Bernini, concepì l'ingegnosa forma di un'enorme conchiglia bianca.
Tre api vi si poggiano sulla base, a ricordo dello stemma dei Barberini, una potente famiglia a cui apparteneva papa Urbano VIII (patrono di Bernini, e committente di quest'opera).

la fontanella (freccia) alla metà dell'Ottocento

Ma la fontana che vediamo oggi fu ricostruita e riposizionata in tempi moderni, verso il 1915. Infatti sorgeva originariamente all'angolo con via Sistina (dal lato opposto della piazza, cfr. il dettaglio qui a destra), e poggiava contro un muro, come qualsiasi altro beveratore. La sua vasca di raccolta aveva anch'essa la forma di una seconda conchiglia, che corrispondeva a quella verticale, come una gigantesca bivalve.
Verso la metà del XIX secolo fu smantellata e stivata in un magazzino, dove alcune parti ne andarono perdute. Quindi ciò che vediamo oggi è una creazione originale di Bernini, ma solo in parte.

← la piazza nel 1748; la fontanella si trovava all'angolo di via Sistina (freccia rossa a sinistra),
attualmente è situata all'inizio di via Veneto (punto rosso a destra), dove all'epoca si apriva
piazza de' Cappuccini; le parti in giallo sono state demolite

Un destino bizzarro è toccato alla Fontanella della Scrofa. Era costituita da un piccolo cannello e una vaschetta, non molto diversa da quella della Fontanella Borghese (cfr. pagina 1), decorata con un semplice rilievo di epoca antico-romana, raffigurante una scrofa.

la scrofa (a sin.) separata dal cannello (a destra)

Per motivi di traffico nel 1874 la fontanella dovette essere trasferita al vicino angolo, ma poiché la strada era già stata chiamata via della Scrofa, per evitare di rinominare il luogo si preferì lasciare il rilievo sul muro. È ancora lì, a una quindicina di metri dal cannello, con una piccola targa che ricorda l'accaduto.
dettaglio della scrofa



due vecchie fontanelle semipubbliche,
rimosse dalla loro originale collocazione
ma ancora funzionanti
Spostare una fontanella per ragioni di traffico era una pratica diffusissima. La maggior parte delle vecchie vie di Roma sono strette, e non hanno marciapiedi. Quindi quando durante il XIX secolo il numero di carrozze, carri e carretti crebbe notevolmente, molte di queste fontane, che riducevano leggermente lo spazio carreggiabile, cominciarono a creare problemi nonostante le loro ridotte dimensioni.
Per quelle semipubbliche la nuova posizione era solitamente scelta dietro il primo angolo, o sul retro dell'edificio, così da mantenere il rapporto con la casa del proprietario e continuare a ricevere l'acqua dagli stessi dotti di prima.

Qui a sinistra sono due altri esempi di fontanelle semipubbliche trasferite dalla loro sede originale. Ad una di esse è stato di recente montato un rubinetto d'ottone, per ridurre il consumo d'acqua (cfr. anche pagina 3).


A un'estremità di via Lata, quasi un vicolo che incrocia la strada commerciale più importante di Roma, via del Corso, si trova la popolare fontanella del Facchino (cfr. anche Curiosità Romane, pagina 2). In realtà la figura effigiata è quella di un acquaiolo o acquaricciaro, che regge una piccola botte. Fu posta in sede verso la metà del Cinquecento sulla facciata di un palazzetto oggi non più esistente, in quanto demolito nel XVIII secolo per essere sostituito dall'imponente Palazzo De Carolis, oggi detto anche Palazzo del Banco di Roma. In questa circostanza la fontanella fu risparmiata, ma trasferita dietro l'angolo, su un lato del palazzo, dove si trova tutt'ora.
L'opera, nonostante il cattivo stato di conservazione, rivela la mano di uno scultore capace, che qualcuno in passato credette di individuare con troppo ottimismo in Michelangelo!
Infatti, il primitivo proprietario del palazzo adiacente, Matteo Grifoni, conosceva personalmente il famoso artista, che viveva in un vicolo chiamato Macel de' Corvi, a soli 200 metri da questo luogo. Ma tale attribuzione è oggi ritenuta del tutto inattendibile. È invece possibile che il pittore fiorentino Jacopino del Conte, che acquistò il palazzo dove si trovava la fontanella, avesse egli stesso disegnato l'acquaiolo.
La fontanella è descritta anche in Curiosità romane - pagina 2, poiché il Facchino apparteneva al gruppo delle popolari "statue parlanti".


(↑ in alto) incisione del XVII secolo di
Giovanni Battista Falda che mostra il Facchino
sulla facciata del palazzo (freccia blu)

(← a sin.) la fontana com'è oggi, situata
sull'altro lato dello stesso cantone

La Fontana della Botticella probabilmente trasse l'ispirazione dalla precedente. Realizzata nel 1774, oltre due secoli dopo, è situata a lungotevere Ripetta, proprio accanto al fiume.
È però ancora in dubbio se il personaggio raffigurato sia un acquaiolo o un oste, e cioè se la botticella alla sua base sia da acqua o da vino. Infatti ogni giorno centinaia di barilotti di vino giungevano a Roma passando per l'affollato porto fluviale di Ripetta, che fino alla fine dell'Ottocento sorgeva in questo stesso punto, lungo la riva del Tevere.

← la fontanella di Ripetta

acquaiolo oppure oste? →

La Fontana del Babuino, nella via omonima, è un altro membro della congrega delle "statue parlanti", in buona compagnia dell'anzidetto Facchino e del più anziano Marforio (citato nella I parte).
Venne realizzata qui attorno al 1575, quando furono creati i rami secondari dell'Acqua di Salone (cioè l'antico Acquedotto Vergine, che era stato appena riattivato), a beneficio del quartiere allora in espansione. Presso la propria casa, la famiglia Grandi fece costruire una fontana semi-pubblica nelle forme tradizionali, utilizzando una statua distesa di sileno e una vasca, entrambi di epoca romana. La statua già allora era in cattive condizioni, perciò il popolo cominciò a chiamarla babuino a causa della sua strana faccia, e dopo un po' l'intera strada, originariamente chiamata via Paolina Trifaria (da papa Paolo III), venne rinominata via del Babuino.
Verso il 1730 la casa cambiò proprietari, e le modifiche che ne seguirono provocarono il trasferimento della fontana sul lato opposto della strada, collocata in una nicchia a forma di falso portone, come mostra il disegno coevo in basso a sinistra.

la Fontana del Babuino, com'è oggi

disegno della sistemazione
della fontanella del Babuino
nel Settecento
Quindi, circa 150 anni dopo, la fontana venne smontata: la nicchia fu trasformata in un vero portone, la vasca riutilizzata per un altro beveratore situato al di fuori della cerchia delle mura urbane (vedi oltre), mentre il popolare Babuino fu collocato nel cortile del palazzo, come statua. Solo nel 1957 il comune trovò un'altra vasca rettangolare che si confaceva al vecchio sileno, al quale fu restituito l'originario ruolo, quasi sullo stesso punto dove la sua storia aveva avuto inizio.
Probabilmente a causa della ...loquacità del sileno, fino al 2000 il muro presso cui si trova la fontana era ricoperto da migliaia di graffiti, che sono poi stati definitivamente cancellati.

la fontanella di via Annia (1864)

il fontanile in lungotevere Aventino
Un'ennesima fontana fuori posto è quella attualmente situata in lungotevere Aventino, accanto alla riva del Tevere che scorre sotto il colle Aventino. Risale al 1717 ed è a forma di ovale lungo e stretto; ad una delle estremità della vasca ha un piccolo prospetto con una testa di leone dalla parte del cannello e lo stemma di papa Clemente XI (famiglia Albani) sul retro. Un tempo si trovava a circa 150 metri dall'attuale collocazione, proprio accanto ad un'altra fontana coeva di cui si parla nella III parte, pagina 18, presso la chiesa di Santa Maria in Cosmedin e il Tempio di Vesta. Infatti fu posta lì per servire a scopi quali fare il bucato e abbeverare i cavalli, per salvaguardare l'anzidetta fontana da danni e da ostruzioni provocate da residui.

Solo in un numero di casi molto limitato le fontanelle trassero beneficio da uno spostamento: un esempio si trova in fondo a via Annia, non lontano dal Colosseo (illustrazione in alto a destra). Qui si trova una fontanella a "beveratore", con un sarcofago antico e due cannelle a forma di teste leonine, impreziosita da un prospetto decorato con lo stemma di Pio IX e un'iscrizione con la data (1864) e con alla sommità un minuscolo catino rotondo, anch'esso funzionante. La struttura poggia su una predella a tre gradini ed occupa una nicchia sulla quale si eleva un altro stemma, quello della città di Roma, fiancheggiato da due piccoli delfini. Il tutto ha un aspetto insolitamente elegante per una semplice fontanella e non sorprende il fatto che l'opera sia firmata da uno dei maggiori architetti della seconda metà dell'Ottocento, Virginio Vespignani. Tuttavia la predella e la nicchia furono aggiunte in epoca successiva: infatti la fontanella un tempo era situata presso la vicina chiesa di San Clemente; quando fu trasferita, alla metà degli anni '20, si arricchì dei suddetti elementi aggiuntivi, che la fanno apparire più importante di quanto sembrasse in origine.


Le due che seguono non sono propriamente "fontanelle", e certamente potrebbero essere incluse fra quelle di taglia normale, ma poiché una di esse sorge a lato di un vero beveratore, e la seconda ha molte analogie con la prima, vengono entrambe descritte in questa pagina.
Lungo l'antica via Flaminia, al primo Km fuori Porta del Popolo, quella più settentrionale della cinta muraria, si trova un incrocio dove due diverse fontane si fronteggiano l'un l'altra. In fondo alla stradina che le divide, papa Giulio III (1550-55) possedeva una grande villa, che oggi ospita la più importante raccolta di antichità etrusche di Roma (Museo Nazionale di Villa Giulia). Le due fontane - quella più grande per le persone e il più modesto beveratore per gli animali - vennero collocate in questo luogo come una forma di benvenuto per i molti viaggiatori e pellegrini che, venendo a Roma da nord, si trovavano a passare nei pressi della villa preferita di quel papa.
Entrambe le fontane sono alimentate dall'antico acquedotto dell'Acqua Vergine, che nel Rinascimento fu rinominato Acqua di Salone (cfr. la III parte), il cui percorso in direzione della città passa a breve distanza da questo punto, correndo parallelo alla via Flaminia.

l'incrocio con le due fontane, incisione di G.Vasi, 1750 c.ca
Delle due, la fontana a sinistra prese il nome da Giulio III, ed è a volte inclusa tra le fontane maggiori, benché di grande abbia solo il prospetto. È appoggiata ad un palazzo a due piani, che fino alla metà del Cinquecento ne aveva solamente uno. Poi l'architetto Pirro Ligorio vi aggiunse il secondo; anche la fontana venne ingrandita e modificata fino ad assumere le sue forme attuali.

la parte inferiore della fontana di Giulio III
Una grossa targa ne rimpiazzò una originale più piccola e alla sua sommità fu posto uno stemma nobiliare. Ciononostante, la vera e propria fontana rimase di dimensioni piuttosto ridotte e, a dispetto degli elementi decorativi, la sua porzione inferiore non è affatto diversa da un generico "beveratore".

la fontana di Giulio III, com'è oggi

Quello dall'altro lato della strada, invece, è un vero beveratore.
Come si vede nelle vecchie incisioni, la sua bocchetta era foggiata a conchiglia, e poggiava contro un alto prospetto decorato. Anche questa fontanella venne pesantemente modificata in diverse occasioni.

il beveratore originario e
il prospetto decorato
Nel XIX secolo, per ragioni misteriose tanto la bocchetta che la vasca furono rimpiazzate con elementi nuovi; la seconda vasca era la stessa su cui aveva originariamente poggiato il Babuino (cfr. più in alto).
Poi, negli anni '30, un anonimo palazzo incorporò la fontanella, causandone la perdita del prospetto decorato.
Tali cambiamenti hanno influito pesantemente sulla bellezza di questo sito, che una volta doveva apparire molto pittoresco.

Fortunatamente il beveratore originale si salvò e dopo qualche tempo venne ricollocato, senza più il prospetto, a circa 100 m dall'incrocio, sempre lungo la via Flaminia, addossato ad un basso muretto moderno (illustrazione a destra).

(↑ in alto) il nuovo beveratore, sulla cui vasca poggiò il Babuino;
(↓ in basso) quello primitivo

Altre "fontane di benvenuto" esistevano dall'altra parte di Roma, verso sud-est, ma di queste ne è rimasta solo una.


la fontana di Clemente XII
Circa 3 Km fuori Porta San Giovanni, lungo la via Tuscolana (altra strada consolare di origine antico-romana), nel luogo dove un frammento rimasto dell'antica Aqua Claudia incrocia l'Acqua Felice, si trova una fontana solitaria ma graziosamente decorata con un curioso mascherone dalle ali di pipistrello. Papa Sisto V (1585-90) la fece costruire per i viaggiatori diretti a Roma da sud-est lungo questa trafficata direttrice, cosicché potessero fare una sosta e rinfrescarsi poco prima di entrare in città. Sebbene oggi questo luogo faccia parte della periferia romana, ad alta densità di popolazione, a quei tempi era in aperta campagna, appena in vista delle mura cittadine. All'epoca questa veniva chiamata "fontana bella". Nel 1723, probabilmente a causa delle condizioni ormai degradate, fu restaurata da papa Clemente XII, che però ne modificò ed ingrandì la struttura, facendogli assumere il suo aspetto attuale: da allora in poi, quindi, venne chiamata "la fontana di Clemente XII". Essendo appoggiata ad un pilastro dell'Acqua Felice, è ovviamente alimentata dal medesimo acquedotto. Se ne parla anche in Acquedotti - III parte, pagina 2.
Sebbene notevolmente cambiata, la "fontana bella" è l'unica rimasta in piedi di tre che Sisto V volle sorgessero nei punti dove l'Acqua Felice, l'acquedotto che egli stesso aveva fatto realizzare, incrociava le strade consolari (infatti le altre due fontane si trovavano lungo la via Casilina e la via Tiburtina).


Qualche fontanella ebbe la fortuna di sopravvivere alla demolizione dell'edificio dalle cui mura era stata sorretta.

fontanella da Villa Ludovisi
La piccola fonte d'acqua ora collocata lungo il lato settentrionale delle mura aureliane (qui a sinistra) fu realizzata con frammenti provenienti dalla grande villa appartenuta alla famiglia Ludovisi (come testimonia la scritta FONS LUDOVISIA); i suoi terreni ricoprivano una vasta area, in parte coincidente con la parte settentrionale dell'attuale Villa Borghese. Quando Villa Ludovisi divenne patrimonio del Comune, nel XIX secolo, i terreni furono utilizzati per edificare un intero rione, il numero XVI, a cui fu dato lo stesso nome Ludovisi. Della villa purtroppo non è rimasto nulla, a parte la notevole collezione di statue e rilievi che un tempo vi erano custoditi, ora patrimonio del Museo Nazionale Romano, e pochissimi reperti, tra cui questa fontanella.
la fontanella nel giardino di Sant'Alessio

Allo stesso modo, in un giardino presso la chiesa di Sant'Alessio sull'Aventino si trova una vaschetta poggiante sopra un uccello su uno sfondo di rocce; si legge in una minuscola targa che proviene da un palazzo nella scomparsa piazza Rusticucci, nelle vicinanze del Vaticano; fu qui trasferita nel 1937 dopo le estese demolizioni avvenute nel rione Borgo.


graziosa ma... senza acqua né vasca!
Ci sono fontanelle, invece, che ebbero una sorte meno favorevole di quelle fin qui descritte.
Alcune rimasero temporaneamente a secco; ma altre, tra cui la minuscola fontanella del Putto, un'elegante ma alquanto consunta nicchia della metà del XVI secolo situata in via Giulia e raffigurante un putto che regge due delfini, rimase asciutta a tempo indeterminato.
Inoltre quest'ultima non perse soltanto l'acqua, ma anche la vasca. Un vero peccato, considerato che viene attribuita ad un artista di fama come Antonio Sangallo il Giovane.

veduta di piazza Navona all'inizio del XVII secolo; al centro
si distingue un semplice beveratore con alcuni cavalli

Qualcun'altra scomparve per ragioni diametralmente opposte, cioè per essere rimpiazzata da una fontana assai più grande. Un bell'esempio di ciò è la Fontana dei Fiumi di piazza Navona, descritta nella III parte: verso la metà del XVII secolo, uno dei capolavori più famosi di Bernini prese il posto di un semplice beveratore per cavalli che sorgeva nel centro della piazza (cfr. illustrazione qui in alto).

A pagina 3 faremo un passo in avanti nel tempo, per vedere come si presentano le fontanelle realizzate nel XIX e XX secolo.


I PARTE
FONTANE ANTICHE

pagina 1



pagina 3



pagina 4



~~~ FONTANELLE ~~~

III PARTE
FONTANE MAGGIORI