~ c'era una volta a Roma... ~ Ettore Roesler Franz e la Roma perduta - 5 - via del Portico d'Ottavia |
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Uno dei soggetti preferiti di Roesler Franz era il ghetto ebraico di Roma, a cui dedicò diversi acquerelli. Questa pagina prende in considerazione due vedute dei resti del Portico d'Ottavia [1], situato appena all'esterno del ghetto. Per altri dettagli sull'argomento si veda Curiosità romane e il rione Sant'Angelo. I resti in questione facevano parte di un quadriportico di dimensioni all'incirca 120 × 130 m, circondato da una doppia fila di colonne sui quattro lati ed accessibile per mezzo di altrettante porte (cfr. illustrazione sottostante). Era uno spazio pubblico ed aveva al centro due piccoli templi dedicati a Giove e Giunone. Era situato accanto ad una delle estremità del Circo Flaminio, a quei tempi già in disuso. |
la porta superstite del Portico d'Ottavia |
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Edificato per volere dell'imperatore Ottaviano Augusto attorno al 30-25 aC sui resti di un portico preesistente, era stato dedicato a sua sorella Ottavia; fu ricostruito due volte, dapprima sotto Domiziano in seguito all'incendio dell'80 dC, poi, dopo un altro incendio (191), sotto Settimio Severo, nel 203. Ciò che oggi ne rimane in piedi è solo una delle porte della struttura originaria, con qualche colonna superstite (cfr. l'immagine a lato). Questi resti sorgono accanto al vecchio ghetto ebraico, che dal 1555 al 1870 fu trasformato in una vera e propria enclave. A questa si accedeva attraverso varchi, chiusi da enormi portoni vigilati da guardie; agli ebrei era fatto obbligo risiedere al suo interno, avendo facoltà di uscirne solo dall'alba al tramonto. Il confine del ghetto correva lungo le case di via del Portico d'Ottavia [2]; in particolare, quelle che si affacciavano sul lato sud della via [3] erano tagliate in due dal confine. |
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Erano costruzioni sorte un po' alla volta, ampliando alla meglio quelle già esistenti, per sfruttare al massimo il poco spazio disponibile, e si appoggiavano quindi l'una all'altra, anche per mezzo di contrafforti. [4] Spesso esistevano passaggi interni che le mettevano in comunicazione e che tornavano molto utili in caso di persecuzioni. Sul versante opposto del ghetto, il confine naturale del recinto era il Tevere, le cui frequenti esondazioni, però, mandavano sott'acqua le strade e le case con estrema facilità. |
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Fin dal medioevo sotto il Portico d'Ottavia si teneva il mercato del pesce [5], una tradizione durata fino ai primi del Novecento. Lo slargo su cui danno i resti era infatti chiamato piazza di Pescaria e la piccolissima chiesa edificata sul lato opposto della porta è anch'essa intitolata Sant'Angelo in Pescheria.
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Sul lato nord della via [6], invece, sono ancora presenti diverse palazzine originali (fine XV - inizio XVI secolo) di un certo interesse storico ed artistico che, liberate dai contrafforti e da quant'altro vi era stato aggiunto nel corso del tempo, appaiono oggi completamente restaurate. Nei dipinti di Roesler Franz il livello stradale presso il Portico d'Ottavia appare identico a quello delle vie limitrofe. Oggi non è più così: in tempi recenti è stato avviato uno scavo, che ha riportato alla luce la base della struttura romana e la pavimentazione originale, circa 2 m al di sotto di quella attuale. |