~ c'era una volta a Roma... ~

la Roma sparita
di Ettore Roesler Franz





(salta le note introduttive)


UNA FINESTRA SUL PASSATO

La galleria prende spunto dagli acquerelli di uno degli artisti romani più prolifici, che tra il 1878 e i primi anni del secolo successivo dipinse un ragguardevole numero di vedute di Roma e dintorni, soprattutto di Tivoli.
In quegli anni, di poco successivi alla caduta dello Stato Pontificio, in cui Roma era diventata capitale del Regno d'Italia, l'aspetto della città stava improvvisamente subendo profonde e rapide trasformazioni per fare fronte all'esplosione demografica, ma anche all'aumento del traffico veicolare e alla messa in sicurezza del fiume, che esondava con frequenza preoccupante.

Tuttavia le migliorie sul piano della razionalità costarono a Roma un prezzo davvero alto su quello storico, artistico ed estetico, in quanto sotto i colpi di piccone scomparve un gran numero di vie e di piazze, e con esse svariati edifici storici ed altre testimonianze del passato.

Lo scopo di questa galleria è di mostrare come e quanto i luoghi dipinti da Roesler Franz sono mutati, attaverso un confronto diretto tra acquerelli dell'artista e fotografie scattate in epoca contemporanea nello stesso punto e nelle stesse ore del giorno. Per alcuni soggetti le differenze sono così grandi che la veduta originale è riconoscibile a malapena, solo grazie a qualche piccolo particolare sullo sfondo. Per fare un esempio, dalla riva dove nel 1883 Roesler Franz dipinse il cosiddetto Tempio di Vesta e lo sbocco della Cloaca Massima (qui a sinistra), oggi si vedrebbero solo la campata e i piloni del moderno Ponte Palatino che fu costruito nel 1890. Ogni sforzo è stato fatto per individuare il punto esatto da cui l'artista ha voluto immortalare le vedute; in qualche caso, però, è stato necessario scattare le foto dal più vicino punto raggiungibile, perché il livello del piano stradale non è più lo stesso di un tempo, oppure perché un edificio o un'altra costruzione più recente ora copre il soggetto del dipinto, o perché il sito non è più liberamente accessibile, o anche perché il pittore ha deliberatamente apportato qualche modifica alla veduta per finalità artistiche.


NOTE SULL'ARTISTA

Ettore Roesler Franz nacque nel 1845 da una famiglia benestante di origini svizzere o tedesche (la nazionalità è oggetto di controversia) che si era trasferita a Roma nei primi anni del secolo.
Forse ispirato dal ricordo del cugino Giuseppe, precocissimo pittore di acquerelli, scomparso assai prematuramente a soli tredici anni, anche Ettore (che all'epoca ne aveva sei) arrivò ad interessarsi a questa tecnica; prima di divenire un professionista del pennello, però, svolse un'attività più in linea col ceto borghese di appartenenza, lavorando nella banca degli zii. Suo fratello Alessandro era vice-console di Gran Bretagna a Roma; non stupisce, quindi, che Ettore finì con lo stringere una solida amicizia col console Joseph Severn, anch'egli valente pittore.

Roesler Franz con un giovane allievo nei primi anni del Novecento →


Palazzo delle Esposizioni
Nel 1875 Roesler Franz lasciò il posto in banca per fondare la Società degli Acquerellisti Romani (assieme ad Onorato Carlandi, Pio Joris e Cesare Biseo), di cui fu più volte il presidente.
La sua prima raccolta di vedute caratteristiche, in larga parte dedicate al Tevere, risale agli anni dal 1877 al 1883, quando una serie di quaranta soggetti fu esposta per l'inaugurazione del Palazzo delle Esposizioni, suscitando vivo interesse da parte del pubblico, ma anche dell'Accademia di San Luca, che ne caldeggiò l'acquisto in blocco al Comune di Roma. Per altre opere individuali nel corso della sua carriera Roesler Franz ebbe anche diversi acquirenti privati, e tra di essi persino alcune teste coronate dell'epoca, quali la regina Margherita di Savoia e lo zar Alessandro III.

Una seconda serie di quaranta soggetti vide il completamento nel 1891 e infine una terza serie di quaranta fu portata a termine nel 1897, anno in cui le ottanta opere furono presentate al pubblico con una seconda esposizione. Anche stavolta fu il Comune ad acquistare in blocco i dipinti, ma la transizione andò per le lunghe e fu conclusa solo nel 1908, un anno dopo la morte dell'artista. Molte delle vedute di Roma furono anche esposte a Londra nel 1904.
I 120 acquerelli sono ora custoditi nel Museo di Roma, un centinaio nella sua sede storica di Palazzo Braschi* e i rimanenti nel distaccamento di piazza Sant'Egidio; uno di essi, però, nel 1966 andò disperso nel corso di un'esposizione in Germania e non fu più ritrovato.
* A tutt'oggi (aprile 2014) la raccolta non è accessibile al pubblico.


uno scorcio dello scomparso ghetto ebraico,
Ettore Roesler Franz, 1885 c.ca
Roesler Franz riproduceva i suoi soggetti in modo assai realistico e dettagliato. Si interessava infatti anche di fotografia, che praticava con successo, e spesso immortalava i suoi soggetti da più angoli prima di dipingerli. Ciò gli consentiva di analizzare i particolari architettonici, ma anche di catturare scene di vita quotidiana, con cui era solito vivacizzare le vedute, a volte in maniera bizzarra, come l'esempio qui in basso.
Egli aveva intuito la necessità di lasciare una testimonianza della città così com'era prima delle trasformazioni. Infatti sono state rinvenute sue annotazioni in cui erano contrassegnati i soggetti già scomparsi (in parte o del tutto) e quelli che presto avrebbero fatto la stessa fine.
l'autografo dell'artista, parzialmente
coperto da un paio di vecchi scarponi
In un'altra nota, scritta di suo pugno, auspicava che i suoi acquerelli fossero esposti in una grande sala, assieme ad una vecchia pianta topografica di Roma, che aiutasse le future generazioni a comprendere dove un tempo fossero situati i vari soggetti. Nelle pagine seguenti, infatti, vengono mostrati anche dettagli di piante dei secoli XVIII-XIX relativi alle aree corrispondenti a ciascun dipinto.

A distanza di quasi un secolo e mezzo, le sue opere, ma anche le sue fotografie, costituiscono oggi uno straordinario corpus artistico e documentale, che come una macchina del tempo fa rivivere i luoghi più suggestivi della Roma sparita, espressione con cui si indica comunemente la serie dei suoi 120 acquerelli, che tuttavia Roesler Franz era solito chiamare Roma pittoresca.



GALLERIA
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