~ la lingua e la poesia ~
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Aldo Fabrizi
(1905 - 1990)


(salta la biografia)


Aldo Fabrizi, uno degli attori cinematografici più famosi d'Italia, fu anche autore di argute poesie dialettali, dedicate in modo specifico al cibo e alla buona cucina, passioni che notoriamente coltivava nella vita reale, testimoniate anche dalla sua caratteristica corporatura robusta.
La sua fama di attore cinematografico e televisivo è senz'altro maggiore dei suoi meriti poetici: non sono molti i romani che conoscono le sue opere in versi.
Nato nel 1905 in vicolo delle Grotte, a due passi dalla popolare piazza di Campo de' Fiori, i suoi studi si interruppero bruscamente all'età di 11 anni, alla morte del padre.
Negli anni '30 ebbe inizio la sua attività artistica con spettacoli di varietà. Nel 1942 apparve in un film, ottenendo un buon successo: era il primo passo di una lunga carriera durata 35 anni, circa 80 titoli, molti dei quali come protagonista.

Fabrizi si trovava perfettamente a suo agio nei ruoli brillanti così come in quelli drammatici; nonostante sia considerato uno dei più brillanti comici romani, il suo nome viene spesso legato al personaggio di don Pietro Pellegrini nel famoso film Roma città aperta (1945).

Aldo ai fornelli
Oltre ad essere un'eccellente attore, scrisse la sceneggiatura per alcuni dei molti titoli in cui lavorò, ne diresse lui stesso qualcuno, e ne produsse perfino due.

Negli anni '60 e '70 apparve anche in due diverse edizioni del musical "Rugantino", in una pièce teatrale, e in diversi programmi televisivi.

Due raccolte di poesie, "La Pastasciutta" (1971) i cui temi principali sono il cibo e le sue ricette preferite con la pasta, e "Nonna Minestra" (1974), testimoniano la sua passione di tutta una vita, che negli ultimi anni, con suo grande rammarico, dovette tenere a freno perché per problemi di salute gli furono proibiti gli eccessi alimentari, e fu costretto a mettersi a dieta.

targa sulla casa natale di Aldo Fabrizi, in vicolo delle Grotte 10






LA CREAZIONE
LA COTTURA - I
LA COTTURA - II
CHI SARÀ STATO ?
MAGNÀ E DORMÌ


LA "ROMANELLA" - I
LA "ROMANELLA" - II
LA DIETA
L'INVITO
PASTA ALLA CAPRICCIOSELLA



LA CREAZIONE

Dio disse: « Mò che ho fatto Cielo e Tera,
domani attacco Luce e Firmamento,
mercoledì fò er mare, doppo invento
farfalle e fiori pe' la Primavera.

Pe' giovedì fò er Sole, verso sera
fò li Pianeti, er Fòco, l'Acqua, er Vento,
così se venerdì nun vado lento,
faccio sabbato ingrese e bònasera! »

Finì defatti er sabbato abbonora.
« Mò » disse « vojo vede chi protesta
dicenno che er "Signore" nun lavora...

Ho sfacchinato quarant'ore... basta!
Domani ch'è domenica fò festa...
e prima de fa' Adamo fò la Pasta! »


LA CREAZIONE

Dio disse: « Ora che ho fatto Cielo e Terra,
domani comincio con Luce e Firmamento,
mercoledì faccio il mare, poi invento
farfalle e fiori per la Primavera.

Entro giovedì faccio il Sole, verso sera
faccio i Pianeti, il Fuoco, l'Acqua, il Vento,
così se venerdì non sono in ritardo,
faccio sabato inglese e buonasera! » 1

Finì infatti il sabato di buon'ora.
« Adesso » disse « voglio vedere chi protesta
dicendo che il "Signore" non lavora... 2

Ho lavorato duro quaranta ore... basta!
Domani che è domenica faccio festa...
e prima di fare Adamo faccio la Pasta! »

1. - "Fare il sabato inglese" equivale a non lavorare di sabato.
2. - Un gioco di parole: "fare il signore" equivale ad "essere
pigri, non avere molta voglia di lavorare"
.



LA COTTURA
I

Nun è 'na cosa tanto compricata,
però bisogna sempre fà attenzione
perché ce vò 'na certa proporzione
tra tipo e quantità che va lessata.

Me spiego: quella fina e delicata
va bene tutt'ar più pe' du' persone,
ma si presempio se ne fa un pilone
basta un seconno in più che viè incollata.

Insomma, c'è 'na regola importante:
fino a tre etti se pò fà leggera
poi più s'aumenta e più ce vò pesante.

Er sale è mejo poco, l'acqua assai,
un litro a etto, l'unica maniera,
perché la Pasta nun s'incolli mai.


LA COTTURA
I

Non è una cosa tanto complicata,
però bisogna sempre fare attenzione
perché occorre una certa proporzione
tra tipo e quantità che va lessata.

Mi spiego: quella fine e delicata
va bene tutt'al più per due persone,
ma se per esempio se ne fa un pentolone
basta un secondo in più per diventare collosa.

Insomma, c'è una regola importante:
fino a tre etti si può fare leggera
poi più si aumenta e più ci vuol pesante.

Sale è meglio usarne poco, acqua molta,
un litro a etto, l'unica maniera,
perché la Pasta non s'incolli mai.




LA COTTURA
II

Un'antra cosa: mai bollilla stretta,
e quanno l'acqua è in piena bollitura,
se butta giù e la pila se riattura
pe' fà riarzà er bollore in fretta in fretta.

Poi dopo un po' s'assaggia: n'anticchietta;
appena è cotta, ancora bella dura,
se leva e je se ferma la cottura
coll'acqua fresca sotto la bocchetta.

Doppo girata un attimo, scolate:
quanno l'urtima gocciola viè fòri
conditela de prescia e scodellate.

Si c'è quarcuno attenti a controllavve:
« mangiate calmi, piano, da signori » ,
si state soli... attenti a nun strozzavve.


LA COTTURA
II

Un'altra cosa: mai bollirla ammassata,
e quando l'acqua è in piena bollitura,
si butta giù e la pentola si ricopre
per far rialzare il bollore presto presto.

Poi dopo un po' si assaggia: ancora un poco;
appena è cotta, ancora bella dura,
si toglie e se ne ferma la cottura
con l'acqua fresca sotto al rubinetto.

Dopo averla brevemente girata, scolate:
quando l'ultima goccia vien fuori
conditela rapidamente e scodellate.

Se c'è qualcuno attenti a controllarvi:
« mangiate calmi, piano, da signori » ,
se siete soli... attenti a non soffocarvi.




CHI SARÀ STATO?

Ho letto cento libri de cucina.
de storia, d'arte, e nun ce nè uno solo
che citi co' la Pasta er Pastarolo
che unì pe' primo l'acqua e la farina.

Credevo fusse un'opera latina,
invece poi, m'ha detto l'orzarolo,
che l'ha portata a Roma Marco Polo
un giorno che tornava da la Cina.

Pe' me st'affare de la Cina è strano,
chissà se fu inventata da un cinese
o la venneva là un napoletano.

Sapessimo chi è, sia pure tardi,
bisognerebbe faje... a 'gni paese
più monumenti a lui che a Garibardi.


CHI SARÀ STATO?

Ho letto cento libri di cucina,
di storia, d'arte, e non ce nè uno solo
che citi con la Pasta il Pastaiuolo
che per primo unì l'acqua e la farina.

Credevo fosse una creazione latina,
invece poi, m'ha detto il droghiere, 1
che l'ha portata a Roma Marco Polo
un giorno che tornava dalla Cina.

Per me questa storia della Cina è strana,
chissà se fu inventata da un cinese
o la vendeva là un napoletano.

Se sapessimo chi è, sia pure in ritardo,
bisognerebbe fare... in ogni paese
più monumenti a lui che a Garibaldi.

1. - L'orzaiuolo, venditore di orzo e altri cereali, è una figura oggi sparita.



MAGNÀ E DORMÌ

So' du' vizietti, me diceva nonno,
che mai nessuno te li pò levà,
perché so' necessari pe' campà
sin dar momento che venimo ar monno.

Er primo vizio provoca er seconno:
er sonno mette fame e fà magnà,
doppo magnato t'aripija sonno
poi t'arzi, magni e torni a riposà.

Insomma, la magnata e la dormita,
massimamente in una certa età,
so' l'uniche du' gioje de la vita.

La sola differenza è questa qui:
che pure si ciài sonno pòi magnà,
ma si ciài fame mica pòi dormì.



MANGIARE E DORMIRE

Son due vizietti, mi diceva nonno,
che nessuno te li può mai togliere
perché son necessari per vivere
fin dal momento che veniamo al mondo.

Il primo vizio provoca il secondo:
il sonno mette fame e fà mangiare,
dopo mangiato ti riviene sonno
poi t'alzi, mangi e torni a riposare.

Insomma, la mangiata e la dormita,
specialmente ad una certa età,
son le uniche due gioie della vita.

L'unica differenza è questa qui:
che se anche avessi sonno puoi mangiare,
ma se hai fame non puoi mica dormire.




LA "ROMANELLA"
I

Mì nonna, benedetta indó riposa,
se comportava come 'na formica
e puro si avanzava 'na mollica
l'utilizzava per un'antra cosa.

Perciò er dovere primo d'ogni sposa,
pure che costa un'oncia de fatica,
è d'esse sempre, a la maniera antica,
risparmiatrice, pratica e ingegnosa.

Si avanza un po' de pasta, mai buttalla:
se sarta co' un po' d'acqua solamente,
pe' falla abbruscolì senz'abbrucialla.

E la riuscita de 'sta Romanella
che fa faville e che nun costa gnente
dipenne da 'na semplice padella.


LA "ROMANELLA"
I

Mia nonna, buon'anima, 2
si comportava come una formica
e anche se avanzava una briciola
la utilizzava per un'altro scopo.

Perciò il primo dovere d'ogni moglie,
costasse anche un poco di fatica,
è d'esser sempre, all'antica maniera,
risparmiatrice, pratica e ingegnosa.

Se avanza un po' di pasta, mai buttarla:
si salta con un po' d'acqua soltanto,
per farla abbrustolire senza bruciarla.

E la riuscita di questa Romanella
che fa faville e che non costa nulla
dipende da una semplice padella.

1. - Rimaneggiatina, rifacimentino, aggiustatina (nota di A. Fabrizi).
2. - "Benedetto/a dove riposa" equivale a "buon'anima".



LA "ROMANELLA"
II

Mò l'urtima invenzione è 'na padella,
che quello che se còce poi se stacca,
mastice, colla, pece e ceralacca,
se rivorteno come 'na frittella.

'Sta novità sarà 'na cosa bella,
ma dato che la Pasta nun attacca
in pratica sarebbe 'na patacca
perché dev'esse mezz'abbruscatella.

Vedete, er gusto nun dipenne mica
dar fatto che diventa più odorosa,
ma dar sapore de padella antica.

E detto questo, porca la miseria,
fò a meno de la chiusa spiritosa,
perché 'sto piatto qui è 'na cosa seria!


LA "ROMANELLA"
II

Ora l'ultima invenzione è una padella,
in cui ciò che vi si cuoce poi si stacca,
mastice, colla, pece e ceralacca,
si rivoltano come una frittella.

Questa novità sarà una cosa bella,
ma dato che la Pasta non attacca
in pratica sarebbe un fallimento
perché dev'essere mezza bruciacchiata.

Vedete, il gusto non dipende mica
dal fatto che divenga più odorosa,
ma dal sapore di padella antica.

E detto questo, porca miseria,
faccio a meno della chiusa spiritosa,
perché questo piatto è una cosa seria!




LA DIETA

Doppo che ho rinnegato Pasta e pane,
so' dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure...
me pare un anno e so' du' settimane.

Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe' damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immaginà le svojature
co' la lingua de fòra come un cane.

Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da 'na tavola e 'na sedia
pensanno che se deve da morì?

Nun è pe' fà er fanatico romano;
però de fronte a 'sto campà d'inedia,
mejo morì co' la forchetta in mano!


LA DIETA

Dopo aver rinnegato Pasta e pane,
son dieci giorni che non calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure...
mi sembra un anno, e son due settimane.

Nemmeno dormo più, le notti sane,
per alleviare le mie sofferenze,
le passo a immaginarmi gli sfizi
con la lingua di fuori, come un cane.

Ma vale poi la pena di soffrire
lontano da una tavola e una sedia
pensando che si deve morire?

Non è per fare il fanatico romano;
però a fronte di questo vivere d'inedia,
meglio morire con la forchetta in mano!




L'INVITO

Nun m'aricordo bene in che paesetto,
quanno che mòre un capo de famìa,
er parentado je fà compagnia,
facenno un pranzo intorno ar cataletto.

La tradizione vò che 'sto banchetto,
preparato durante l'agonia,
se faccia, senza tanta ipocrisia,
cor medico, cor prete e'r chirichetto.

Doppo li pianti la famìa se carma
e ar punto che la pasta viè servita,
se brinda a la salute della sarma.

Poi c'è l'invito pe' nun faje un torto
e si a st'invito nun ritorna in vita,
significa ch'er morto è propio morto.


L'INVITO

Non mi ricordo bene in che paesino,
quando muore un capofamiglia,
il parentado gli fà compagnia,
facendo un pranzo intorno al catafalco.

La tradizione vuole che questo banchetto,
preparato durante l'agonia,
si faccia, senza tanta ipocrisia,
col medico, col prete e il chierichetto.

Dopo i pianti la famiglia si calma
e al momento in cui la pasta viene servita,
si brinda alla salute della salma.

Poi c'è l'invito per non fargli un torto
e se a quest'invito non ritorna in vita,
significa che il morto è davvero morto.




PASTA ALLA CAPRICCIOSELLA

Provate a fa' 'sto sugo, ch'è un poema:
piselli freschi, oppure surgelati,
calamaretti, funghi "cortivati",
così magnate senz'avé patema.

Pe' fa' li calamari c'è un sistema:
se metteno a pezzetti martajati
nell'ajo e l'ojo e bene rosolati,
so' teneri che pareno 'na crema.

Appresso svaporate un po' de vino;
poi pommidoro, funghi e pisellini
insaporiti cor peperoncino.

Formaggio gnente, a la maniera antica,
fatece bavettine o spaghettini...
Bòn appetito e Dio ve benedica!


PASTA ALLA CAPRICCIOSELLA

Provate a fare questo sugo, ch'è un poema:
piselli freschi, oppure surgelati,
calamaretti, funghi "coltivati",
così mangiate senza avere il patema.

Per fare i calamari c'è un sistema:
si mettono a pezzetti maltagliati
nell'aglio e olio e bene rosolati,
son teneri che sembrano una crema.

Quindi aggiungetevi un po' di vino;
poi pomidoro, funghi e pisellini
insaporiti col peperoncino.

Formaggio niente, alla maniera antica,
preparateci bavettine o spaghettini...
Buon appetito e Dio vi benedica!






BERNERI

BELLI

PASCARELLA

ZANAZZO

TRILUSSA