~ la lingua e la poesia ~
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Giggi Zanazzo

La Passatella



La Passatella

I - Er vino der giôco
II - La conta
III - La cacciata de li Regnanti
IV - Er Padrone
V - Er Sótto
VI - Le bbevute
VII - L'Órmo
VIII - Le amancanze ner giôco
IX - Le birberie der giôco
X - Le Passatelle in amicizia
I - Il vino del gioco
II - La conta
III - La scelta dei Regnanti
IV - Il Padrone
V - Il Sotto
VI - Le bevute
VII - L'Olmo
VIII - Le scorrettezze nel gioco
IX - I trucchi del gioco
X - Le Passatelle in amicizia

Regole p'er giôco de la Passatella.

Tra ttutti li ggiôchi che ss'aûseno a Roma quello che pporta er vanto è er gioco de la Passatella. 'Sto ggiôco consiste ner pagà tant'a ttesta 'na certa quantità dde vino, fra tutti li ggiocatori, e ddoppo de fa' la conta. A quello che je va la conta sceje er Padrone e er Sótto, che sso' li accusì ddetti Regnanti. Er Padrone se pô beve, si je capacita, tutt'er vino. Er Sótto, quann'er Padrone vô ddispensà le bbevute all'antri, le po' ddà a cchi vvô llui, oppuramente bbévesele lui. Quelli che viengono condannati a nun beve so' chiamati Ormi; e nun tanto er nun beve, quanto l'esse chiamati accusì è la cosa che vve fa mmagnà ll'ajo.
Da che ssarà vvenuto l'uso der giôco de la Passatella?... Hum! Chi lo sa? Sortanto c'è cchi ddice che la Passatella sii un giôco portato qua dda noi ner secolo passato da li sordati tramontani, infatti 'sto giôco nun se fa sortanto a Roma, ma è sparso pe' tutta l'Itaja, co' antri nomi e cco' antri divarii.
Quarcun'antro poi pretenne, e ccredo che abbi ppiù raggione de tutti, che la Passatella ne vienghi da ll'uso che cciavéveno li romani antichi quanno pranzaveno d'elegge e' re der convitto che dispenzava e commannava su le bbevute.
'Sto giôco, de prima impressione pare un semprice passatempo, ma nun è accusì; perché invece cià in sé un impasto de prepotenza, de camora, e dde vennetta. Gnisuna maravija dunque si, ffra l'allegria de li ggiocatori, succedeno spesso p'er giôco, grugni, paturgne, lune, mosche ar naso, bburiane, e quarche vvorta ce scappa puro l'ammazzato.
Mortissime vorte er Governo ha cercato de provibbillo co' le murte e le carcere, ma nun c'è ariuscito. Cor tempo pô esse ch'er giôco de la Passatella sii mar visto da quelli stessi che mmo l'auseno de ppiù; quanno speciarmente conosceranno tutti che a fa' er dispotico, sii puro in un giôco, nun è 'na cosa che sta bbene.
Quell'ariunisse in compagnia pe' reggnà, o volemo dì ppe' dispone der vino a ssu' vantaggio, escrudenno l'antri, dite quer che vve pare, ma è 'na vera camora. Infatti succede spesso che, quarche ggiocatore che è stato escruso dar beve, si je capita poi la sorte a llui de commannà, allora, òprete celo! se fa 'na bbevuta tale de vino che s'imbriaca ar punto de nun arèggese ppiù in piedi, e ar primo che je fa' un po' l'occhio storto, succede bburiana.
A Roma se dice pe' ruzza che lo statuto de la Passatella sta scritto a Campidojo, perché sino a mmò nun se conosceva. Ma adesso che cce l'avemo, speramo, che, dar momento che dde 'sto ggiôco nun se ne pô fa a mmeno, quanno succede cquarche quistione, quarcuno ce se vienghi a sguercià sopra pe' fa' in modo che l'affare finischi senza sangue.

Regole per il gioco della Passatella.

Tra tutti i giochi praticati a Roma, quello che porta il vanto è il gioco della Passatella. Questo gioco consiste nel pagare una certa quantità di vino un tanto a testa, fra tutti i giocatori, e poi fare la conta. Quello prescelto dalla conta sceglie il Padrone e il Sotto, che sono i cosiddetti Regnanti. Il Padrone, se ne ha voglia, può bersi tutto il vino. Il Sotto, quando il Padrone vuole dispensare le bevute agli altri, può darle a chi vuole lui, oppure bersele egli stesso. Quelli che vengono condannati a non bere sono chiamati Olmi; e non tanto il non bere, quanto l'essere chiamati così è la cosa che vi fa mangiare il fegato.
Da cosa sarà derivato l'uso del gioco della Passatella?... Hum! Chi lo sa? Però c'è chi dice che la Passatella sia un gioco portato qui nello scorso secolo dai soldati transalpini; infatti questo gioco non si pratica solo a Roma, ma si trova ovunque il Italia, con altri nomi e altre differenze.
Qualcun'altro poi sostiene, e credo che abbia più ragione degli altri, che la Passatella derivi dall'uso che avevano gli antichi romani, quando pranzavano, di eleggere il re del convitto, che dispensava e comandava sulle bevute. La prima impressione è che questo gioco sia un semplice passatempo, ma non è così; perché invece contiene una miscela di prepotenza, di camorra, e di vendetta. Nessuna meraviglia dunque se, fra l'allegria dei giocatori, si verificano spesso per via del gioco bronci, malumori, lune storte, litigi, e qualche volta ci scappa anche l'ammazzato.
Il Governo ha tentato di proibirlo moltissime volte con le multe e il carcere, ma non vi è riuscito. Col tempo, potrebbe accadere che il gioco della Passatella venga malvisto proprio da coloro che oggi lo praticano maggiormente; soprattutto quando tutti riconosceranno che fare il despota, sia pure in un gioco, non è una bella cosa.
Quel riunirsi in compagnia e regnare, o diciamo pure per disporre del vino a proprio vantaggio, escludendo gli altri, dite quel che volete ma è una vera camorra. Infatti accade spesso che qualche giocatore che è stato escluso dal bere, se in seguito gli capita la sorte di comandare, apriti cielo! si fa una tale bevuta di vino che si ubriaca al punto di non reggersi più in piedi, e al primo che lo guardi un po' storto, si scatena una rissa.
A Roma si dice per scherzo che lo statuto della Passatella sta scritto in Campidoglio, perché sino ad ora non si conosceva because until now there was no such thing. Ma ora che lo abbiamo, speriamo che, dal momento che di questo gioco non se ne può fare a meno, quando insorge qualche discussione, qualcuno se lo venga a leggere ben bene per fare in modo che la diatriba termini senza spargimento di sangue.
I. - Er vino der giôco.

Quasi sempre 'gni ggiocatore paga un quarto de litro, che ssarebbe, press'a ppoco, una bbevuta ggiusta, ossia un bicchiere; vordì pperò che nun je fa gnente si la posta der vino è dde più o dde meno.
Certe vorte se fa la Passatella cor vino vinto in un antro giôco; puta caso a pari e disperi oppuramente a mmòra; in 'sto caso, li ggiocatori de la Passatella nun hanno da pagà gnente.
Oppuramente si se fa la Passatella co' ddu' qualità dde vino, rosso e bbianco, asciutto o tonnarello; e ssi, mettemo, c'è divario de prezzo, 'gni ggiocatore paga la su' purzione pe' quella qualità che s'è bbevuta.
I. - Il vino del gioco.

Quasi sempre ogni giocatore paga un quarto di litro, che corrisponde pressappoco a una bevuta giusta, ossia un bicchiere; ma non fa nessuna differenza se la posta di vino è maggiore o minore.
A volte si fa la Passatella col vino vinto ad un altro gioco; ad esempio a pari e dispari, oppure a morra; in questo caso i giocatori della Passatella non devono pagare nulla.
Oppure se si fa la Passatella con due qualità di vino, rosso e bianco, asciutto o abboccato, e se per esempio vi è differenza di prezzo, ogni giocatore paga la sua quota a seconda della qualità che ha bevuto.
II. - La Conta.

Stabbilita la persona da che sse deve principià la conta, tutti li ggiocatori in ner temp'istesso, bbutteno un certo nummero de deta d'una mano, e questo se chiama bbuttata.
Le deta bbuttate se tiengheno ferme, senza ciriolà insinenta che nun so' state contate tutte, e ffatta la somma; e ddoppo incomincianno a contà dar giocatore stabilito uno se seguita in giro da dritta a mmancina uno doppo l'antro, dua, tre, quattro, ecc. un nummero pe' ggiocatore. A quello che je tocca l'urtimo nummero, ha dritto d'esse Conta e je va puro de dritto una bbevuta. Bbevuta che nun è mmisurata; la Conta tanto po ffa consiste la su' bbevuta in un bicchiere, tanto se po' bbeve tutto er vino, abbasta però che sse lo bbevi tutto de 'na tirata e senza mai ripijà ffiato. Er celebre Secchiotto de li Serpenti fu chiamato presempio accusì, pperchè 'na vorta che je toccò la Conta, se scolò de 'na tirata sei litri de vino, che aveva messi drent'a un secchio, senza aripijà ffiato.
II. - La Conta.

Stabilita la persona da cui si deve cominciare la conta, tutti i giocatori buttano contemporaneamente un certo numero di dita di una mano, e ciò è detto buttata.
Le dita buttate si devono tenere ferme, senza agitarle finché non sono state contate tutte e fatta la somma; quindi, cominciando a contare dal giocatore che si è stabilito essere l'uno, si continua il giro, da destra verso sinistra, uno dopo l'altro, due, tre, quattro, ecc., un numero ciascun giocatore. Colui al quale va l'ultimo numero ha diritto d'essere Conta, e ha anche diritto a una bevuta. Tale bevuta non è sottoposta a limiti; la Conta può far consistere la sua bevuta in un solo bicchiere, quanto può bersi tutto il vino, a condizione di berlo tutto in una volta e senza mai riprendere fiato. Il celebre Secchiotto di via dei Serpenti, per esempio, fu chiamato così perché una volta che la Conta toccò a lui, si scolò di fila sei litri di vino che aveva messo in un secchio, senza riprendere fiato.

giocatori di passatella in un'osteria, mentre fanno la conta; notare le misure di vino
e i bicchieri, pronti all'uso (particolare da un'incisione di Bartolomeo Pinelli)


III. - La cacciata de li Regnanti.

La Conta caccia li Regnanti, cioè er Padrone e er Sótto, facenno in modo da scejelli a vvoce e nno ccor gesto. Li pô ccaccià ddicennoje: Voi séte er Sótto: Voi séte er Padrone; oppuro cor di' a un giocatore: Posso bbeve? e quello, pe' 'sta domanna, s'intenne ch'è ffatto Sótto; e ddicenno a un antro: Commannate, s'intenne pe' 'sta parola che quell'antro è stato fatto Padrone.
Attenta bbene ch'er Sótto se caccia sempre prima der Padrone.
Quanno la Conta sceje er Sótto dicennoje: Posso bbeve? er giocatore che, cco' 'sta domanna s'intenne fatto Sótto, arisponne a la Conta: Bevete oppuro No. Si arisponne Bbevete, la Conta, ortre la su' bbevuta de dritto, ce n'ha un'antra de concessione, abbasta però cche je l'accordi puro er Padrone.
III. - La scelta dei Regnanti.

La Conta sceglie i Regnanti, cioè il Padrone e il Sotto, avendo cura di sceglierli a voce, e non col gesto. Li può scegliere dicendo loro: Voi siete il Sotto: Voi siete il Padrone; oppure chiedendo a un giocatore: Posso bere? e quello, con questa domanda, comprende che è eletto Sótto; e diecendo ad un altro: Comandate, si capisce con questa parola che l'altro è stato eletto Padrone.
Si faccia attenzione: il Sotto va sempre scelto prima del Padrone.
Quando la Conta sceglie il Sotto dicendo: Posso bere?, il giocatore che con tale domanda comprende essere stato eletto Sotto, risponde alla Conta: Bevete oppure No. Se risponde Bevete, la Conta oltre alla sua bevuta di diritto, ne ha un'altra per concessione, a condizione che anche il Padrone glielo consenta.
IV. - Er Padrone.

Er Padrone, come ve faremo vede ne la regola de le bbevute, arimane padrone der vino ammalappena hanno bevuto la Conta cor Sótto.
Er Padrone se pô bbéve er vino a bbicchieri, a mmezzi bbicchieri, etteccetera come j'aggarba; ma nun cià ffacortà de fallo bbéve pe' distinzione a un antro ggiocatore. Vordì che quanno vò dda' 'na bbevuta a un antro, lo manna pe' licenza, come vederemo in appresso, e doppo arientra subbito in padronanza der vino appena fatta la detta bbevuta.
Er Padrone pô dda' la facortà ar Sótto de dispone der vino e dde le bbevute.
Quanno è tterminato er vino der giôco ne le misure, tutte le bbevute già ddispensate e incora nun consumate arientreno in proprietà dder Padrone, si a questo je pija l'estro de ricramà er vino che sse trova a ttavola.
Nun deve dipenne da 'sta regola er vino de le bbevute de la Conta e der Sótto, e la bbevuta de questo, sippure l'avessi ceduta a antri; perché 'ste du' bbevute so' dde dritto e cianno la supririorità sur Padrone.
IV. - Il Padrone.

Il Padrone, come verrà detto nella regola sulle bevute, rimane padrone del vino non appena hanno bevuto la Conta e il Sotto.
Il Padrone può bersi il vino a bicchieri, a mezzi bicchieri, eccetera come preferisce; ma non ha facoltà di farlo bere ad un altro giocatore. Ciò vuol dire che quando vuol dare una bevuta ad un altro, lo manda per licenza, come vedremo in seguito, e quindi rientra subito in possesso del vino non appena la suddetta bevuta è stata fatta.
Il Padrone può dare facoltà al Sotto di disporre del vino e delle bevute.
Quando il vino del gioco nelle misure è terminato, tutte le bevute già dispensate e ancora non consumate ridivengono proprietà del Padrone, se a costui viene voglia di reclamare il vino che si trova a tavola.
Non deve dipendere da questa regola il vino delle bevute della Conta e del Sotto, né il berlo, anche qualora fosse stato ceduto ad altri, perché queste due bevute sono di diritto, ed hanno precedenza sulla volontà del Padrone.
V. - Er Sótto.

Come er Padrone pô ddispone de vino, accusì er Sótto pô ddispone de la Passatella.
Er Sótto accorda o nnega le bbevute, le trasferisce a antri, o sse le fa llui: insomma, er Sótto è er Tiranno der giôco.
Però si sse dà er caso che un giocatore mannato pe' llicenza invece de domannaje er permesso de bbeve, dice ar Sótto: passo oppure fo ppasso, allora (in 'sto caso solo) er Sótto nun pô arigalà la bbevuta a cchi je pare, e je tocca a ffàssela a llui.
V. - Il Sotto.

Come il Padrone può disporre del vino, così il Sotto può disporre della Passatella.
Il Sotto accorda o nega le bevute, le trasferisce ad altri, o le fa da sé: insomma, il Sotto è il Tiranno del gioco.
Però qualora un giocatore mandato per licenza, anziché domandargli il permesso di bere, dica al Sotto: passo oppure faccio passo, allora (in questo unico caso) il Sotto non può regalare la bevuta a chi vuole, e deve farsela egli stesso.
VI. - Le bbevute.

'Gni ggiocatore po ffa' cconsiste la su' bbevuta puro in un sorso de vino.
Le bbevute che se metteno ner bicchiere ponno esse fatte a commido; quelle che se fanno in una misura, in un bucale o in un ricipiente ppiù granne, oppuro quelle che intanto che sse bbeve se sversa er vino ner bicchiere p'ariempillo, deveno esse fatte a garganella o ddimo tutte de 'na tirata senza mai aripija ffiato.
La prima bbevuta va de jura a la Conta, e nu' la pò ccede a gnisuno.
La seconna bbevuta va de jura ar Sótto. Potenno er Sótto dispensà le bbevute pô ccede la sua all'antri, facenno caso però cche ffacennose la sua da lui, se pò bbeve de 'na tirata tutt'er vino der giôco; ma vvolendola dispensà a ll'antri, la bbevuta che j'aspetta ha dda consiste in un bicchiere solo.
Quello che ss'è ffatto la bbevuta der Sótto, si in appresso è mmannato pe' llicenza dar Padrone, in cammio de domannaje de bbeve je dice: Fo ppasso, er fa' ppasso, in 'sto caso, nun è un atto de superbia, ma un comprimento; perché accusì er giocatore cià campo d'aristituvì ar Sótto la bbevuta che questo j'ha cceduto prima.
Vvordì che, a nun fa' ppasso, in de la circostanza che avemo detto de sopra, nun guasta er giôco, sta a la coscienza der giocatore si vvò ppassà o nno per uno screanzato.
Er Sótto bbevènnose tutto er vino de 'na tirata e ssenza ripijà mai fiato fa arègge l'Ormo ar Padrone, ossia nun lo fa bbeve.
Ammalapena er Sótto s'è fatta la su' bbevuta er vino der giôco diventa der Padrone.
Si er Sótto ha cceduto a quarcun'antro la su' bbevuta, er Padrone bbevennose tutt'er vino fa aregge l'Ormo pur'ar Sótto; ma ch'er Padrone se bbevi tutto er vino è un caso raro; anzi certe vorte nun beve pe' gnente o tutt'ar più ddoppo èssese fatta una o ddu' bbevute, manna pe' llicenza chi je pare e ppiace.
Er giocatore mannato pe' llicenza se deve arivorge ar Sótto e je deve di': Pposso bbeve? Er Sótto je concede o ssi o nno la bbevuta risponnennoje: Bbevete oppuramente: Bbeverà er tale, o bbeverà ppe' vvoi er tale. La bbevuta levata a uno e ddata a un antro se chiama bbevuta de risbarzo, e gnisuno pô ffa' ppasso su 'sta bbevuta e nun se pô arifiutalla de bbeve. Vor dì cche ll'invitato a bbeve ppô ffa' cconsiste la su' bbevuta mettenno appena la bocca ner bicchiere; oppuro, com'è in dritto, de bbeveselo tutto.
Er Sótto pô risponne puro: Bbeverò io pe' vvoi, o risponnenno de no, pô bbeve puro. Er Sótto pô ppuro arisponne ar Posso bbeve in 'sto modo: Si nun ha ssete er tale, bbeverete voi. In 'sto caso, dipenne da quer tale o a bbeve o a ddi': Nun ho ssete; o a risponne Bbevete voi; ma bbisogna annacce piano perché st'atto de generosità ve p&oocirc; ffa' regge l'Ormo; e de 'st'affronto nun ve ne poteressivo lagnà ccor Sótto che vve poterebbe arisponne de bbotto: Nun v'ho ddato più dda bbeve, perché nun avevio sete. Doppo 'gni bbevuta er vino aritorna a esse robba der Padrone, che pô ribbeve, o rimannà pe' llicenza.
Ner tempo de la Passatella nun è ppermesso a li ggiocatori de bbeve antro vino che quello der giôco. Vordì che quelli che intanto che magneno so' invitati a ffa' la Passatella ponno pure seguità a mmagnà e a bbeve.
Però a gnisun giocatore che pprima de la conta nu' stava magnanno, è permesso d'ordinasse quarche pietanza intanto che ddura er giôco; sinnò poterebbe trovà quarche rampino pe' nu' sta' a la regola der medemo.
Tanto er Padrone è padrone de mannà ppe' llicenza ppiù vorte er medemo ggiocatore, quanto er Sótto pô dda' ppiù bbevute a la persona medema.
VI. - Le bevute.

Ogni giocatore può far consistere la sua bevuta anche in un solo sorso di vino.
Le bevute che si fanno dal bicchiere possono ssere fatte a proprio comodo; quelle che si fanno da una misura, da un boccale o da un recipiente più grande, oppure quelle fatte mentre contemporaneamente si versa il vino nel bicchiere per riempirlo, devono essere fatte a garganella, diciamo cioè in una sola volta senza mai riprendere fiato.
La prima bevuta spetta per regolamento alla Conta, e non la può cedere a nessuno.
La seconda bevuta spetta per regolamento al Sotto. Potendo il Sotto dispensare le bevute può cedere la sua agli altri, tenendo presente però che facendo la sua da sé, può bersi in un sol colpo tutto il vino del gioco; ma volendola dispensare agli altri, la bevuta che gli spetta deve consistere in un solo bicchiere.
Colui che ha bevuto il vino del Sotto, qualora in seguito fosse mandato per licenza dal Padrone, se invece di chiedere da bere al Sotto gli dicesse: Io faccio passo, il fare passo in questo caso non è un atto di superbia, ma un complimento; perché così il giocatore ha modo di restituire al Sotto la bevuta che costui gli ha precedentemente ceduto.
Ciò vuol dire che il non fare passo, nella circostanza suddetta, non rovina il gioco, ma sta alla coscienza del giocatore decidere se passare o meno per uno screanzato.
Il Sotto, bevendo tutto il vino in un'unica volta e senza riprendere mai fiato,fa reggere l'Olmo al Padrone, ossia non lo fa bere.
Non appena il Sotto ha fatto la sua bevuta il vino del gioco diventa del Padrone.
Se il Sotto ha ceduto la sua bevuta a qualcun'altro, il Padrone bevendosi tutto il vino fa reggere l'Olmo anche al Sotto; ma che il Padrone beva tutto il vino è un caso raro; anzi certe volte non beve affatto, o tutt'al più dopo aver fatto una o due bevute, manda per licenza chi gli pare e piace.
Il giocatore mandato per licenza deve rivolgersi al Sotto e deve chiedergli: Posso bere? Il Sotto gli concede la bevuta oppure no rispondendogli: Bevete oppure: Berrà il tale, o berrà per voi il tale. La bevuta tolta a uno e data a un altro è detta bevuta di rimbalzo, e nessuno può fare passo su questa bevuta né può rifiutarsi di berla. Ciò vuol dire che la persona invitata a bere può far consistere la sua bevuta nel poggiare appena la bocca sul bicchiere; oppure, come di diritto, berselo tutto.
Il Sotto può anche rispondere: Berrò io per voi, o anche rispondendo no può bere. Il Sotto può anche replicare al Posso bere in questo modo: Se non ha sete il tale, berrete voi. In questo caso è arbitrio di quel tale il bere o il dire: Non ho sete; o il rispondere Bevete voi; ma bisogna andarci piano, perché quest'atto di generosità vi può far reggere l'Ormo; e di questo affronto non ve ne potreste lamentare col Sotto, che potrebbe rispondervi su due piedi: Non vi ho dato più da bere perché non avevate sete. Dopo ogni bevuta il vino torna a essere roba del Padrone, che può bere nuovamente, oppure rimandare per licenze.
Durante la Passatella non è permesso ai giocatori bere altro vino che quello del gioco. Ciò vuol dire che coloro che sono invitati a fare la Passatella mentre mangiano possono anche continuare a mangiare e a bere.
Però a nessun giocatore che prima della Conta non stesse mangiando è permesso ordinare qualche pietanza finché dura il gioco; altrimenti potrebbe addurre qualche pretesto per non rispettare la detta regola.
Il Padrone ha tanta libertà di mandare per licenza più volte il medesimo giocatore, quanta ne ha il Sotto di dare più bevute alla medesima persona.
VII. - L'Ormo.

In de la Passatella chi nun assaggia er vino se chiama órmo; e è ppiù l'affronto e la rabbia d'esse chiamato accusì, che dde nun beve.
Da che ne sii venuto er nome d'órmo, sarebbe indificile a ddisse. Pe' fasse una idea de la cosa, se deve fa' ccaso, che nun se dice a un giocatore che nun ha bbevuto Voi sete un órmo, ma Vvoi avete aretto l'órmo; e ben anche se dice so' órmi er tale e er tal'antro, s'intenne sempre de di' cche hanno aretto l'órmo er tale e er tal'antro.
Er giocatore dunque che nun ha bbevuto nun viè arissomijato a un ormo, ma è uno che ha aretto l'ormo.
Sicché, pe' ddinne una, famo conto che, ppresempio in quarche mmerenna fatta in campagna, in vicinanza d'un órmo, sii ariuscito a la commitiva de fallo aregge a un compagno de loro, ppiù minchione dell'antri, dicènnoje: Tiè fforte l'órmo che ccasca, o quarche cosa d'accusì; e ttratanto loro se saranno scolato er vino a la bbarba sua.
Ariccontanno poi er fatto, dicenno che er tale reggenno l'ormo era rimasto senza bbevuta pò esse che dd'allora sii venuto er detto d'aregge l'órmo.
Abbasta: infine, sii un po' come sia, er fatto come sii venuto er di' aregge l'órmo a nnoi nun ce n'importa gnente; a nnoi ciabbasta d'avévve fatto capi' si cche ccosa è ll'ormo in de la Passatella.
Nun s'accustuma de fa' un órmo solo, armeno armeno se fa aregge sempre a ddua; perché esse fatto órmo solo è un gran affronto, e ffa' ccapi' che ffra er Sótto e er giocatore che ha aretto l'órmo, c'è odio forte.
Quanno in de la Passatella ce so' stati ppiù órmi s'ausa de da' la riavuta facenno un'antra conta, ossia un'antra vorta er giôco.
VII. - L'Olmo.

Nella Passatella chi non assaggia il vino è detto olmo; e l'affronto e la rabbia di essere chiamati così sono peggiori del non bere.
Da cosa sia derivato il nome olmo sarebbe difficile dirlo. Per farsene un'idea, si tenga presente che non si dice a un giocatore che non ha bevuto Voi siete un olmo, ma Voi avete retto l'olmo; e benché si dica che sono olmi il tale e il talaltro, si vuol sempre intendere che hanno retto l'olmo il tale e il talaltro.
Quindi il giocatore che non ha bevuto non viene paragonato a un olmo, ma è uno che ha retto l'olmo.
Perciò per azzardare un'ipotesi, facciamo conto che, per esempio, durante qualche merenda fatta in campagna, nei pressi di un olmo, sia riuscito alla comitiva di farlo reggere ad un loro compagno, più sempliciotto degli altri, dicendogli: Reggi forte l'olmo, che cade, o qualcosa del genere; e nel frattempo loro si siano scolato il vino alla faccia sua.
Raccontando poi il fatto, dicendo che il tale reggendo l'olmo era rimasto senza bevuta, potrebbe darsi che, da tale circostanza, sia venuta l'espressione reggere l'olmo.
Per farla breve, sia come sia, come sia nata l'espressione reggere l'olmo a noi non interessa affatto; a noi basta avervi fatto comprendere cosa sia l'olmo nella Passatella.
Non si usa fare un solo olmo, si fa reggere perlomeno a due giocatori; perchè essere fatto olmo da solo è un grande affronto, e fa intendere che fra il Sotto e il giocatore che ha retto l'olmo c'è un forte odio.
Quando nella Passatella vi sono stati più olmi si usa dare loro la rivincita facendo un'altra Conta, cioè un'altra volta il gioco.
VIII. - Le amancanze ner giôco.

La Passatella se chiama ggiôco de Voce, sicché ggiocanno gnisuno se deve ccapì cco' li ggesti, ma cco' la voce.
Si ffamo caso, la Conta facesse er Padrone e er Sótto cor gesto de la mano, invece de nominalli a vvoce, doppo la bevuta de la Conta, bbeverebbe er Sótto; ma siccome questo nun sarebbe stato nominato a vvoce, tutti li ggiocatori potrebbeno bbeve; perchè in 'sto caso er giôco sarebbe stato, come se dice, rotto, perché averebbe bevuto uno che nun è stato mentuvato Sótto.
Quanno uno, mannato pe' llicenza dar Padrone, invece de chiede la bbevuta ar Sótto je dice Passo o Faccio passo, si er Sótto invece de bbeve lui, dasse la bbevuta a un antro sarebbe un'amancanza; e allora er giocatore che ha ffatto passo pô impedì che la bbevuta fusse fatta da quell'antro, essenno in facortà de bbeve lui senza er permesso der Sótto.
Er giocatore che bbeve in un ricipiente ppiù ggranne der bicchiere, o cche intanto che bbeve ner bicchiere lo va riempenno, pô bbeve, come avemo detto, sino a ttanto che nun aripija fiato e cche s'ingozza er vino.
Quanno stacca da ignottì, cosa che je se vede guardannoje er gargarozzo, ha cchiuso la su' bbevuta, e ddeve cede er vino; e nu jé vale manco si sse tie' er vino fermo in bocca, perché pô aripijà ffiato da le froce der naso.
Si ccontuttociò dd'avé aripijato fiato e dd'avejelo avvertito seguitasse la bbevuta, commetterebbe un'amancanza, e sarebbe obbrigato a pagà tutt'er vino.
Vordì cche ssi ppresempio lo sversa pe' ddisgrazia mentre se fa la su' bbevuta, sii ner mette er vino ner su' bicchiere, sii quanno ce l'ha mmesso, allora je se perdona; ma nu' se perdona però ar giocatore che bbevenno drento un ricipiente ppiù ggranne der bicchiere se lassa pe' jottonità sversà er vino addosso; perchè in quer caso er vino sversato pô ttoccà a un antro ggiocatore. Puro allora quello ch'amanca è obbrigato a ppagà tutt'er vino der gioco.
È sempre puro obbrigato a ppagà tutt'er vino der ggiôco quello che lo fa apposta a sversanne puro un goccettino.
Gnisun giocatore pô ccede una parte o tutta quanta la su' bbevuta a un antro ggiocatore; come puro nun è ppermesso de da' dda bbeve a ggente fòra der giôco, er vino der giôco stesso; chi lo facesse commetterebbe un'amancanza forte e ssarebbe puro obbrigato a ppagà tutt'er vino.
VIII. - Le scorrettezze nel gioco.

La Passatella è detta gioco di Voce, perciò giocando nessuno deve esprimersi a gesti, ma a voce.
Se, poniamo caso, la Conta eleggesse il Padrone e il Sotto con un gesto della mano, anziché nominarli a voce, dopo la bevuta della Conta berrebbe il Sotto; ma poiché questi non sarebbe stato nominato a voce, potrebbero bere tutti i giocatori; perché in questo caso il gioco sarebbe stato, come si dice, rotto, in quanto avrebbe bevuto qualcuno che non è stato nominato Sotto.
Quando qualcuno mandato per licenza dal Padrone, anziché domandare la bevuta al Sotto, gli dice Passo o Faccio passo, qualora il Sotto, anzichè bere lui, desse la bevuta a qualcun'altro, sarebbe una scorrettezza; e allora il giocatore che ha fatto passo può impedire che la bevuta venga fatta dall'altro, avendo facoltà di bere egli stesso senza il permesso del Sotto.
Il giocatore che beve da un recipiente più grande del bicchiere, o che mentre beve dal bicchiere lo va riempiendo, può bere, come abbiamo detto, fin quando non riprenda fiato e trangugi il vino.
Quando cessa d'inghiottire, ciò che si vede guardandogli la gola, ha terminato la sua bevuta, e deve cedere il vino; e non vale neppure tenere il vino fermo in bocca, perché può riprendere fiato dalle narici.
Se nonostante avesse ripreso fiato, e nonostante fosse stato avvertito, persistesse nella bevuta, commetterebbe una scorrettezza, e sarebbe obbligato a pagare tutto il vino.
Se, per esempio, ne rovescia involontariamente nel fare la sua bevuta, tanto nel riempire il proprio bicchiere, che quando l'ha già riempito, viene perdonato; ma non si perdona però al giocatore che, bevendo da un recipiente più grande del bicchiere, per voracità si lasci rovesciare del vino addosso; perché in quel caso il vino rovesciato potrebbe andare ad un altro giocatore. Anche in tal caso chi commette la scorrettezza è obbligato a pagare tutto il vino del gioco.
È altresì obbligato a pagare tutto il vino del gioco chiunque faccia apposta a rovesciarne anche un sol goccio.
Nessuno può cedere la sua bevuta, né in parte né tutta quanta, a un altro giocatore; come pure non è permesso il dare da bere il vino del gioco a gente fuori dal gioco stesso; chi lo facesse commetterebbe una scorrettezza grave, e sarebbe anche obbligato a pagare tutto il vino.
IX. - Le birberie der giôco.

Quanno è arimasto un bicchiere solo de vino, si er Padrone volesse fa' bbeve un giocatore che nun ha bbevuto, pô empi' er bicchiere e ddi' ar Sótto: O bbeve er tale, o bbevo io. Si er Sótto nnun è ppratico, o nun vô ffa' dispetto ar Padrone, concede la bbevuta a quer tale; ma pperò guasi sempre, er Sótto, pe' nun fasse suverchià risponne ar Padrone: Fate er giôco, ossia voi fate er Padrone e nun cercate de commannamme a mme cche sso' er Sótto; oppuramente arisponne: Bbevete voi.
Er Padronemannà ppe' llicenza dicenno: Cor un goccio de riserva manno pe' licenza er tale. Si er Sótto accordasse la bbevuta, o la negasse pe' ddalla a un antro, allora er Padrone se poterebbe burlà der Sótto dicennoje: Fermo, ho fatto la riserva, - e sse bbeve lui er vino.
Er Sótto però si è asperto der giôco, prima de da' o dde negà la bbevuta dice ar Padrone: Consumate la vostra riserva, allora er Padrone se bbeve tutto er vino, oppuro fatta la su' bbevuta de riserva, er Sótto pô ddispensà la bbevuta a cchi vvô; bbasta però che quer tale ch'era stato mannato pe' llicenza nun dichi fo ppasso, perché, ssi lo dice, er Sótto, come avemo detto prima, quela bbevuta se la deve fa' llui.
Er Sótto ha dritto che je se chiedi la bbevuta a vvoce chiara e a lettere spiegate.
Quanno je se chiede la bbevuta pô risponne: Chi vve la pô nnegà? E allora si er giocatore se crede che cco' 'sta risposta er Sótto j'abbi accordato da bbeve, se sbaja, prova ne sii, che quanno se sta pp'accost'à er bicchiere a la bbocca er Sótto je dice: Fermo, ve la posso negà io. Apposta er giocatore ner sentisse di': Chi vve la pô nnegà? deve arisponne: Voi sortanto. Guasi sempre, fatta 'sta risposta, er Sótto concede la bbevuta; ma je la poterebe puro negà dicennoje: So' ccontento che lo sapete, pe' vvoi bbeverà er tale.
Er Sótto, come avemo detto, essenno er Tiranno der giôco, pô ruzzà da impunito co li ggiocatori; sicché certe vorte a le mannate pe' llicenza arisponne Quanto ve n'annerebbe? Oppuro: Avete sete? e via dicenno. Er giocatore deve arisponne: Quanto ve ne pare a vvoi, oppuro: Averebbe sete, ma nun so ssi vvoi me date da bbeve.
È accusì, sapendo scimmià, cche s'ottiè dda bbeve, e, ssi se fa ffiasco, nun c'è gnente da canzonà, perché er giocatore ha ffatto conosce che ha ggià ccapito l'intenzione der Sótto. Ma ssi mettiamo, a quer Quanto ve n'annerebbe, arisponesse: Un bicchiere, er Sótto direbbe: Giusto quanto me ne va a mme, oppuro: Ggiusto quanto je ne va ar tale. Si ppoi er giocatore a l'avete sete, arisponnesse: Assai, er Sótto direbbe: Ce n'ho ppiù io, però; oppuramente: ce n'ha ppiù er tale, però, bevenno lui, o quer tale a cche ha ddato la bbevuta.
Quanno c'è arimasto poco vino der giôco er Sótto pe' dda' dda bbeve a cchi nun ha bbevuto, o a 'na parte de questi, a la mannata pe' llicenza, arisponne: Ve contentate de quanto ve ne do io? Si er giocatore risponne de Si, se contenta de la bbevuta che je dà er Sótto, si ppoi vo' la bbevuta libbera allora, arisponne de No; ma ppe' solito in 'sto caso er Sótto nu' je dà dda bbeve.
Er giocatore a le vorte pe' mmiccà er Sótto, facenno in finta de chiede la bbevuta dice: Pàsso bbevi invece de Posso bbeve? Si er Sótto nu' lo capisce e levannoje la bbevuta la dà a un antro, je succede quer che ggià avemo detto riguardo ar fo ppasso der giocatore ner capitolo de l'amancanze. È ppe'questo ch'er giocatore ha dritto de pretenne che le bbevute je siino domannate a vvoce chiara e nno a mmezza bbocca.
Er giocatore mannato pe' llicenza, a le vorte dice ar Sótto: Si nun ho ssete io datelo a cchi vve pare; ma er Sótto però ddeve arichiamallo all'ordine dicennoje: Chiedete bbene la bbevuta, e si er giocatore ciariòca co' la stessa risposta, er Sótto beve lui. Certe vorte er giocatore stanno in forse ch'er Sótto nu' je dia la bbevuta, nu' je la domanna pe' nun sentisse arisponne: No; e je dice: Fate come ve pare, fate e ddisfate. In 'sto caso er Sótto pô dda' la bbevuta a cchi vvô.
Quanno s'arimane de concerto de fa' ddu' Passatelle, e s'hanno da fa' ddu' Conte prima d'incomincià er giôco, a quello che j'è ttoccata la conta je se domanna che sceji li Regnanti prima de fa' la seconna conta. La prima Conta però sceje sortanto er Sótto, senza sceje er Padrone, prima perché nun è obbrigato a scejello e ppoi perché, fatta la seconna Conta, tutte ddue le Conte se fanno tra dde loro Padroni.
IX. - I trucchi del gioco.

Quando è rimasto un solo bicchiere di vino, qualora il Padrone volesse far bere un giocatore che non ha bevuto, può riempire il bicchiere e dire al Sotto: O beve il tale, o bevo io. Se il Sotto non ha esperienza, o non vuole indispettire il Padrone, concede la bevuta a quel tale; ma quasi sempre il Sotto, per non farsi sopraffare risponde al Padrone: Fate il gioco, cioè voi fate il Padrone e non tentate di comandare me, che sono il Sotto; oppure risponde: Bevete voi.
Il Padrone può mandare per licenza dicendo: Con un goccio di riserva, mando per licenza il tale. Se il Sotto accordasse la bevuta, o anche se la negasse per darla ad un altro, il Padrone potrebbe burlarsi del Sotto dicendogli: Fermo, ho fatto la riserva, - e beve il vino egli stesso.
Se però il Sotto è esperto del gioco, prima di concedere o di negare la bevuta dice al Padrone: Consumate la vostra riserva, e allora il Padrone si beve tutto il vino, oppure quando ha fatto la sua bevuta di riserva, il Sotto può dispensare la bevuta a chi vuole; a condizione però che il giocatore che era stato mandato per licenza non dica faccio passo, perché se lo dice, il Sotto, come è stato detto, deve farla lui quella bevuta.
Il Sotto ha diritto che gli venga chiesta la bevuta a voce chiara e a lettere scandite.
Quando gli si chiede la bevuta può rispondere: Chi ve la può negare? Ma se il giocatore crede che con questa risposta il Sotto gli abbia accordato da bere, si sbaglia; la prova è che quando sta per accostarsi il bicchiere alla bocca, il Sotto gli dice: Fermo, ve la posso negà io. Per tale ragione il giocatore nel sentirsi dire: Chi ve la può negare? deve rispondere: Soltanto voi. Quasi sempre, data questa risposta, il Sotto concede la bevuta; ma gliela potrebbe anche negare dicendogli: Sono contento che lo sapete, per voi berrà il tale.
Il Sotto, come abbiamo detto, essendo il Tiranno del gioco, può scherzare impunemente con i giocatori; per cui a volte alle mandate per licenza risponde: Quanto ve ne andrebbe? Oppure: Avete sete? e via dicendo. Il giocatore deve rispondere: quanto volete voi, oppure: Avrei sete, ma non so se voi mi date da bere.
È in questo modo, sapendo lusingare, che si ottiene da bere e, se si fa fiasco, non c'è da prendere in giro, perché il giocatore ha fatto comprendere di aver già capito le intenzioni del Sotto. Ma se, poniamo, a quel Quanto ve ne andrebbe rispondesse: Un bicchiere, il Sotto direbbe: Giusto quanto ne va a me, oppure: Giusto quanto ne va al tale. Se poi il giocatore all'avete sete rispondesse: Molta, il Sotto direbbe: Però ne ho più io; oppure: Però il tale ne ha più di voi, bevendo egli stesso, oppure il tale a cui ha dato la bevuta.
Quando è rimasto poco vino del gioco, il Sotto per dar da bere a chi non ha bevuto, o a una parte di questi, alla mandata per licenza risponde: Vi contentate di quanto ve ne do io? Se il giocatore risponde di , si contenta della bevuta che gli dà il Sotto, mentre se vuole la bevuta libera risponde di No; ma di solito, in questo caso il Sotto non gli dà da bere.
Alle volte il giocatore, per ingannare il Sotto, facendo finta di chiedere la bevuta dice: Passo bevi invece di Posso bere? Se il Sotto non lo capisce, e togliendogli la bevuta la dà a un altro, accade quel che è già stato detto a proposito del faccio passo del giocatore nel capitolo delle scorrettezze. È per questo che il giocatore ha diritto che le bevute gli siano domandate a voce chiara, e non mormorando.
Il giocatore mandato per licenza, a volte dice al Sotto: Se non ho sete io, datelo a chi volete; ma il Sotto deve richiamarlo all'ordine dicendogli: Chiedete bene la bevuta, e se il giocatore persiste nel dare la stessa risposta, beve il Sotto stesso. A volte il giocatore, essendo incerto che il Sotto gli conceda la bevuta, non gliela domanda, per non sentirsi rispondere: No; così gli dice: Fate come volete, fate e disfate. In tal caso il Sotto può dare la bevuta a chi vuole.
Quando si rimane d'accordo di fare due Passatelle, e si devono fare due Conte prima di cominciare il gioco, a colui al quale è toccata la conta si chiede di scegliere i Regnanti prima di fare la seconda Conta. L aprima Conta però sceglie soltanto il Sotto, senza scegliere il Padrone, in primo luogo perché non è obbligato a sceglierlo e poi perché, fatta la seconda Conta, entrambe le Conte si eleggono vicendevolmente Padroni.
X. - Le Passatelle in amicizia.

La Passatella nun se fa sempre sur serio e nun se sta ssempre troppo attaccati a le regole; perché ccerte vorte fra amichi se fa ppiù una Passatella pe' ppagà er vino tanto peromo, senza sta' a ffa' tanti comprimenti a cchi lo paga, che per antri motivi; sicché in 'ste Passatelle senza mette mente a le regole, chi bbeve bbeve. Ce so' ppoi certe antre Passatelle puro ppiù a la bbona fatte in quest'antro modo. Appena fatti li Regnanti e portato er vino a ttavola, strillanno «raus!», chi pija una misura, chi un'antra, ognuno se mette a beve a la sanfasò, senza curasse tanto de chi aresta a ddenti asciutti, e questi, come succede, so' quasi sempre li Regnanti che je tocca a riccommannasse a ll'antri dicennoje: Armeno fatecene assaggià un góccio.
Si la Passatella fusse sempre fatta accusì nun sarebbe un giôco vizioso: anzi proverebbe che la ducazione l'averebbe scafato e insignorito; tant'è vvero che ffatto da certi è mmotivo de bburiane, fatto da antri è mmotivo de scherzi e dd'allegrie!
X. - Le Passatelle in amicizia.

La Passatella non si fa sempre seriamente, e non si è sempre troppo ligi alle regole; perché a volte fra amici si fa più una Passatella per pagare il vino un po' per uno, senza stare a fare troppi complimenti a chi lo paga, che per altri motivi; quindi in queste Passatelle senza badare troppo alle regole, chi beve beve. Esistono poi altre Passatelle anche più alla buona, fatte in quest'altro modo. Appena eletti i Regnanti e portato il vino a tavola, gridando «raus!», chi prende una misura, chi un'altra, ognuno si mette a bere a casaccio, senza curarsi troppo di chi resta a bocca asciutta, e questi ultimi, come accade, sono quasi sempre i Regnanti, i quali devono raccomandarsi agli altri dicendo loro: Almeno fatecene assaggiare un goccio.
Se la Passatella fosse fatta sempre così non sarebbe un gioco vizioso: anzi dimostrerebbe che l'educazione l'avrebbe migliorato e raffinato; tant'è vero che praticato da alcuni è motivo di litigi, praticato da altri è motivo di scherzi e d'allegria!

un'osteria romana, particolare di un
dipinto di Wilhelm Marstrand, 1847
la misura tipo usata nelle osterie romane era quella da un litro,
mentre i bicchieri ne contenevano circa un quarto




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G.Berneri
BERNERI
G.G.Belli
BELLI
C.Pascarella
PASCARELLA
Trilussa
TRILUSSA
A.Fabrizi
FABRIZI

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