~ Monografie Romane ~

Acquedotti
· III parte ·
pagina 2b

L'AQUA CLAUDIA, L'AQUA MARCIA E L'ACQUA FELICE

PARCO DEGLI ACQUEDOTTI




Parco degli Aquedotti è un'estesa area verde situata nella periferia a sud di Roma, che appartiene all'ancor più vasto Parco Regionale dell'Appia Antica. È attraversato dai tratti di acquedotti antichi più lunghi e meglio conservati ed in esso sono presenti anche altri reperti di interesse storico. Pertanto è già una meta interessante da visitare come tale, ma certamente rappresenta una conclusione ideale dell'itinerario proposto a pagina 2a.

Chi viene da via del Quadraro può svoltare a destra appena giunge in vista di via Alessandro Viviani: in fondo a questa strada c'è uno dei molti ingressi al parco. A destra, a breve distanza, l'Acqua Felice continua la sua traiettoria rettilinea verso sud, mentre ancora più a distanza si vedono alcuni altri tratti superstiti di Aqua Claudia che corrono quasi paralleli alla linea ferroviaria.

l'Acqua Felice (in primo piano) e le parti superstiti di Aqua Claudia
(sullo sfondo) attraversano Parco degli Aquedotti mantenendosi parallele

rovine di una delle sale di Villa delle Vignacce; alle sue spalle,
a breve distanza, corrono gli acquedotti
Invece nella porzione più ampia del parco si trovano gli scarsi resti di una grande villa databile al 125-130 circa. Apparteneva ad un facoltoso fabbricante di mattoni chiamato Quinto Servilio Pudente; il suo nome fu rinvenuto sul bollo usato per stampigliare ufficialmente i laterizi che produceva, che furono impiegati anche per le costruzioni di sua proprietà. La villa a due piani si sviluppava su una zona ampia e, oltre al fabbricato principale, comprendeva anche un buon numero di strutture accessorie tra cui un'ampia cisterna dove veniva stivata l'acqua (attinta direttamente dall'Aqua Marcia, che passava lì accanto), un impianto termale privato, al cui funzionamento si provvedeva da ambienti situati al di sotto dell'attuale piano del terreno, ancora parzialmente sepolti (negli ultimi anni, alcune campagne di scsvo hanno temporaneamente riportato alla luce alcune delle strutture sotterranee, che sono state studiate e poi nuovamente coperte), un ninfeo ed altro ancora.

Il complesso fu restaurato probabilmente attorno al IV secolo, ma in seguito cadde nell'abbandono.
I frammenti che ne rimangono oggi sono a malapena sufficienti per tentare di stabilire a quale parte della villa appartenessero, ma nell'insieme questi resti, con i due acquedotti sullo sfondo, hanno ugualmente un grande fascino. Ciò che resta evidenzia che la tecnica di costruzione impiegata per edificare le mura era simile a quella utilizzata per gli acquedotti, cioè un nucleo centrale di calcestruzzo rivestito esternamente da blocchetti quadrati di tufo disposti in file diagonali, tanto da soli (opus reticulatum) quanto alternati a fasce di laterizio (opus vittatum).
particolare della trama di opus reticulatum (in alto ↑)
e di opus vittatum (a destra →)


per ridurre il peso delle volte, venivano lasciati nel calcestruzzo spazi vuoti
inserendovi pignatte o anfore rotte (quella a sinistra è ancora in sede)
Uno dei fabbricati un tempo aveva una cupola, andata quasi completamente distrutta: in basso, sul terreno, alcuni frammenti indicano una particolare tecnica che gli architetti romani usavano per ridurre il peso della volta: grosse pignatte o anfore rotte venivano inserite nel calcestruzzo ancora fresco, in modo da creare uno spazio vuoto nello spessore della muratura. Questo ne è uno dei più antichi esempi conosciuti (cfr. anche pagina 3).


colori autunnali rivestono l'Acqua Felice nella
parte più settentrionale del Parco degli Acquedotti
Tenendosi sul lato occidentale dell'Acqua Felice, che continua a correre verso sud, se ne osservano alcuni fornici acciecati con grosse pietre squadrate: queste sono le prime tracce che si incontrano nel parco relative all'Aqua Marcia, l'antico acquedotto i cui resti furono riciclati pressoché interamente attorno al 1585. Altri suoi resti, appena più avanti, sono gli scarsi frammenti che si congiungono all'Acqua Felice quasi ad angolo retto, che un tempo facevano parte di rami minori dell'acquedotto romano, probabilmente destinati a case o ville private, ora non più esistenti.
Sulla sommità dell'Acqua Felice si notano alcuni massi a forma di piramide (qui a destra), che un tempo segnalavano le aperture da cui si poteva raggiungere lo speco per lavori di restauro e di manutenzione.

un frammento dell'Aqua Marcia indica che
l'acquedotto romano era più alto dell'Acqua Felice

Il lato occidentale del parco si fa più ampio, attraversato dagli scarsi resti di due altri elementi di interesse storico: la via Latina e l'Acqua Mariana.
La via Latina era la più antica tra le strade consolari romane; era stata usata dagli Etruschi in epoca pre-romana (VIII secolo aC) per raggiungere la Campania e colonizzarla, ma è possibile che fosse già stata aperta da abitanti preistorici. Nel IV secolo aC i Romani diedero al suo tracciato una forma più regolare e più tardi la lastricarono. Correva perfettamente rettilinea, quasi parallela alla via Appia, fino a Capua (cfr. pianta degli ANTICHI DINTORNI DI ROMA), dove le due vie si congiungevano.
L'altro elemento è un piccolo canale che un tempo scorreva in direzione di Roma, sebbene adesso sia secco e ne sia rimasto parzialmente visibile solo il fosso. Era stato creato nel 1122 da papa Callisto II allo scopo di riportare verso la città l'acqua che un tempo vi veniva condotta dall'Aqua Tepula e dall'Aqua Iulia, cioè i due acquedotti che correvano al di sopra dello speco dell'Aqua Marcia. Tutti e tre avevano ormai cessato di funzionare sei secoli prima, quando i Goti li avevano intenzionalmente danneggiati mentre assediavano Roma. Le sorgenti dell'Aqua Tepula e dell'Aqua Iulia si trovavano vicinissime l'una all'altra, pertanto la direzione che seguivano era la stessa: il canale inizialmente era sottoterraneo; poi, per gran parte della sua estensione, scorreva a cielo aperto, seguendo più o meno la via Latina.
Presso uno dei minuscoli ponti che ancora oggi attraversano il fosso secco si incontrano le rovine di una torre di avvistamento del XIII secolo, costruita sopra una cisterna di cui si può vedere ancora la volta.


↑ i resti della torre di avvistamento (con un frammento di
Aqua Claudia sullo sfondo) e il casale del XIII secolo →

Circa 400 metri più a sud sorge un antico edificio detto Casale di Roma Vecchia, che prende il nome da un sito archeologico nelle vicinanze (vedi oltre). Il suo nucleo centrale risale al XIII secolo, con alcune aggiunte successive; in epoche recenti è stato trasformato in ristorante.
L'Aqua Mariana un tempo circondava il casale e arrivava a formare davanti ad esso un minuscolo laghetto, che oggi è secco al pari del fosso.


qui l'Acqua Felice (a sinistra) ha l'aspetto di un basso muro con la sommità arrotondata
Intanto l'Acqua Felice raggiunge questo punto facendosi sempre più bassa, finché i suoi fornici scompaiono e un certo numero di scalette metalliche, installate in epoca moderna, mettono in comunicazione le porzioni di parco sui due lati dell'acquedotto. Pertanto sulla sommità di quest'ultimo è possibile comodamente sedersi, per leggere un giornale o anche soltanto per prendere un po' di sole (se il tempo è clemente!).

Presso il casale, l'Acqua Felice improvvisamente cambia aspetto, trasformandosi in un tratto breve ma relativamente ben conservato di Aqua Marcia.

Qui le singole parti dell'antico acquedotto possono essere osservate chiaramente, sebbene a causa dell'altezza del suolo gli archi non poggino su pilastri. Inoltre i bassi fornici sono acciecati dalla concomitante presenza dell'Acqua Felice.
Un particolare interessante è che l'acquedotto fu edificato utilizzando tre varietà differenti di tufo, in modo da produrre tre diversi colori (cfr. anche la II parte): un tipo grigio chiaro o biancastro detto peperino fu usato per l'archivolto (cioè il bordo) degli archi e per i marcapiano che dividono l'attico nei livelli ai quali corrispondevano gli spechi; un tufo giallastro fu impiegato per le parti comprese tra i fornici e infine una varietà rossastra forma le pareti laterali dello speco (i due spechi superiori, andati perduti, è probabile che avessero una composizione analoga). I tre colori, unitamente all'effetto in chiaroscuro prodotto dalle pietre scabrose, simili ad un bugnato, è molto elegante se confrontato con la struttura semplice e monotona dell'Acqua Felice (costruita oltre diciassette secoli più tardi!).
i fornici superstiti dell'Aqua Marcia

Dei tre spechi che correvano nella parte sommitale, cioè (dal basso) l'Aqua Marcia, l'Aqua Tepula e l'Aqua Iulia, solo il primo è ancora parzialmente esistente, sebbene interrotto in alcune parti. Nonostante fosse il più basso dei tre, correva ad un'altezza superiore dello speco dell'Acqua Felice, il che vuol dire che l'acqua dell'Aqua Marcia poteva essere erogata a maggiore distanza dal castello principale; i due spechi scomparsi erano ancora più alti, dunque l'acqua che trasportavano arrivava ancora più lontano.
Lo speco dell'Aqua Marcia è largo a sufficienza da poterci camminare dentro, accucciandosi un po': misura 60 x 135 cm. Un tempo la sua superficie interna era rivestita da uno strato impermeabile dello spessore di 5 cm, che ancora riveste buona parte dei frammenti superstiti. Le pareti dello speco sono fatte di blocchi di tufo rossastro.
↑ le parti di Aqua Marcia andate perdute offrono una visione in sezione della struttura, comprendente lo speco →

Di colpo l'antico acquedotto riacquista le semplici forme dell'Acqua Felice, presto seguito da un altro tratto di Aqua Marcia, di lunghezza simile ma meno stabile del precedente, circondato da una rete metallica per ragioni di sicurezza.

l'antico basolato della via Latina
sul fondo del fosso dell'Acqua Mariana
Quindi appare nuovamente l'Acqua Felice; la sua altezza, già scarsa, continua a calare, finché a circa 300 metri più a sud l'acquedotto scompare definitivamente, in un punto demarcato da una delle anzidette pietre di forma piramidale.
Da qui lo speco inizia il suo corso sotterraneo, piegando leggermente verso ovest. Il suo percorso si può ancora visualizzare grazie a qualche altra pietra piramidale, sul terreno ad una certa distanza.
pietre piramidali segnano il percorso sotterraneo dell'Acqua Felice

Lì accanto, l'Acqua Mariana segue brevemente la direzione un tempo segnata dalla via Latina: un reperto interessante sul fondo del fosso è un breve tratto di lastricato romano a basoli, che da quando il canale si è prosciugato è divenuto visibile.



una parte della sequenza ben conservata di pilastri e fornici dell'Aqua Claudia
Il vero gioiello del Parco degli Acquedotti si trova a circa 100 metri a ovest dell'antico casale: lungo il confine di un moderno campo da golf si erge il più lungo tratto ancora esistente dell'Aqua Claudia. La serie di alti fornici e poderosi pilastri corre verso il sud per 1.4 Km, una vista spettacolare per via delle cospicue dimensioni dell'opera, alta 17 metri. Tuttavia questa non è l'altezza massima raggiunta dall'acquedotto claudio, perché i frammenti di fornici che si vedono in lontananza guardando verso nord, cioè in direzione della città, misurano ben 27.5 metri.

Sebbene dalla fine del I secolo agli inizi del VI l'acquedotto fu soggetta a diversi lavori di restauro e consolidamento,in particolare aggiunte in laterizio ai fornici e/o attorno ai pilastri (ad esempio, il primo fornice a sinistra nell'illustrazione qui in alto), il suo aspetto complessivo è ancora originale e in ottime condizioni; solamente la porzione sommitale dell'attico, dove correva lo speco dell'Anio Novus al di sopra di quello dell'Aqua Claudia, è andato perduto per la massima parte della sua estensione.
Nonostante i restauri, si vedono anche delle tracce relative ad una certa perdita di acqua: le macchie biancastre lungo entrambi i lati dell'acquedotto sono depositi di calcio, lasciati nel corso del tempo dall'acqua che si faceva strada attraverso le giunture tra i blocchi di tufo.

depositi di calcio lungo l'attico e sui fornici

La visita ai tre acquedotti potrebbe terminare qui: attraversando il parco in direzione orientale, la più vicina stazione della metropolitana si trova a circa quindici minuti di distanza, in via Tuscolana (cfr. la pianta). Tuttavia chi volesse aggiungere alla visita qualcosa in più può seguire via delle Capannelle (una strada sterrata più che una vera via) in direzione della fermata della metropolitana Cinecittà e da lì recarsi al complesso archeologico di Roma Vecchia, situato lungo la via Tuscolana.
Partendo dal lungo tratto dell'Aqua Claudia, via delle Capannelle si raggiunge voltando a sinistra a circa metà della lunghezza dell'acquedotto, dove parte un sentiero; sul lato sinistro di quest'ultimo, sul vicino prato erboso si può anche vedere un'insolita tomba a pilastro.


uno splendido tramonto fa da sfondo ad alcuni resti dell'Aqua Claudia, alle spalle del Parco degli Acquedotti


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