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Rione I - MONTI
Rione III - COLONNA

piazza Fontana di Trevi
Fontana di Trevi

NOME
Trevi è la corruzione di trivium (cioè un incrocio a tre vie): una volta tre strade importanti convergevano nel centro del locale abitato, in un punto che ora corrisponde a piazza dei Crociferi, la cui forma ancora oggi vagamente ricorda l'antico incrocio.
Secondo una diversa teoria, Trevi viene dal nome della località da cui l'Aqua Virgo (vedi oltre) traeva l'acqua durante il medioevo. Infatti le antiche sorgenti originali erano state abbandonate a favore di altre situate in una zona chiamata Trebium.
Il nome medioevale Regio Trivi et Vielate fa riferimento anche al nome contratto di via Lata (ora via del Corso), il tratto urbano di via Flaminia di cui il rione includeva la parte più a sud.


STEMMA
Tre spade parallele, disposte tanto in orizzontalmente che in diagonale, verosimilmente riferite alle strade del trivio.
stemma del rione Trevi
CONFINI
piazza Madonna di Loreto; vicolo San Bernardo; via Magnanapoli; via XXIV Maggio; via del Quirinale; via XX Settembre; piazza San Bernardo; via di Santa Susanna; via Leonida Bisolati; via di San Basilio; piazza Barberini; via del Tritone; via del Nazareno; via del Bufalo; via del Pozzetto; piazza San Claudio; via di Santa Maria in Via; via delle Muratte; via del Corso; piazza Venezia.

ELEMENTI DI INTERESSE
(i numeri neri fra parentesi quadre nel testo si riferiscono alla pianta qui a destra)


Trevi comprende la gran parte del Quirinale, e le zone situate ad occidente e a meridione del suddetto colle. Ciò corrisponde in parte all'antica Regio VII, che prendeva il nome da via Lata, di cui si è detto.
Nell'età imperiale la parte più a valle di tale regio era un quartiere assai vitale, ricco di botteghe, mentre nella parte più a monte, scarsamente abitata, vi era solo un modesto numero di ricche magioni.
L'Aqua Virgo, un acquedotto la cui fonte si dice fosse stata rivelata ai soldati romani assetati da una vergine, realizzato nel 19 aC, aveva il suo principale sbocco proprio sul sito del famoso trivium. Essendo l'unico acquedotto che nel corso dei secoli ricevette più volte manutenzione, rimanendo attivo consentì a questa Regio di rimanere popolata anche durante il medioevo, sebbene il cambio di sorgenti (cfr. paragrafo NOME), fu responsabile di un netto peggioramento delle caratteristiche dell'acqua (purezza, sapore, ecc.), che tornarono quelle di una volta solo dopo i lavori di restauro del 1562.
pianta di riferimento di Trevi
Nella seconda metà dello stesso XVI secolo, molte delle attività commerciali nella parte più a valle del rione vennero incentivate dalla decisione dei papi di trasferire la loro residenza ufficiale al Palazzo del Quirinale (vedi oltre).

piazza Fontana di Trevi
uno dei gruppi della celebre fontana: "il cavallo tranquillo"
Oggi il cuore del rione è uno dei simboli stessi di Roma, che riceve ogni giorno la visita di migliaia di turisti da ogni parte del mondo: la Fontana di Trevi [1].
Appoggiata su uno dei lati di Palazzo Poli (il grande edificio alle spalle del monumento), riproduce un'allegorica ambientazione in cui il dio Oceano guida tra le rocce un carro a forma di conchiglia trainato da due cavalli, mentre l'acqua, che esce da diverse bocche, si raccoglie in una grandissima vasca più in basso. Le modeste dimensioni della piazza esaltano l'effetto davvero impressionante dell'enorme composizione. Per una descrizione più dettagliata e per l'affascinante storia della fontana si veda la monografia Fontane, III parte, pagina 17.
È una tradizione consolidata per i turisti quella di lanciare nella fontana una moneta per garantirsi, un giorno, il ritorno a Roma. I cospicui proventi derivanti dalla raccolta settimanale di queste monete sono destinate a scopi assistenziali e di beneficenza.
Di fronte alla fontana, una fila di case ha inserite nelle proprie mura un certo numero di antiche colonne: sono i resti di un portico di età medievale, che in epoca successiva fu completamente incorporato dai suddetti fabbricati. Ovviamente nessuno dei visitatori presta la minima attenzione a queste colonne, venendo il loro interesse completamente assorbito dall'enorme monumento!
piazza Fontana di Trevi
la consueta folla di turisti davanti alla fontana
Sempre in un angolo della stessa piazza la chiesa barocca dei Santi Vincenzo ed Anastasio conserva degli insoliti quanto macabri reperti: i cuori di quasi trenta papi, da Sisto V (m.1590) a Leone XIII (m.1903). Infatti dalla fine del Cinquecento entrò in uso la pratica di imbalsamare i pontefici, espiantando il cuore (organo deperibile) che veniva posto in un'urna. Questa chiesa ha il "privilegio" di detenere tali urne, in quanto è ufficialmente la parrocchia del Palazzo del Quirinale (vedi oltre), dove i papi fissarono la loro residenza estiva a partire per l'appunto da Sisto V. Presso l'altare maggiore, due grosse lapidi recano incisa la lista completa dei nomi di tali papi.

Lungo via della Stamperia si trova la facciata di Palazzo Poli, che nella prima metà dell'Ottocento ebbe tra i suoi inquilini il celebre poeta Giuseppe Gioachino Belli. Proprio di fronte si apre una piazzetta triangolare, dove nello storico Palazzo Carpegna (sorto tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo) è ospitata l'Accademia Nazionale di San Luca, l'antica corporazione (università) dei pittori, qui trasferita nel 1932 dalla sua sede originale presso il Foro Romano (cfr. rione Campitelli).

Galleria Sciarra
la Galleria Sciarra
Se invece si lascia la piazza lungo via delle Muratte, al secondo incrocio si svolti a sinistra: in fondo alla breve via si giunge alla Galleria Sciarra [2], un passaggio pubblico riccamente ornato da affreschi, il cui ingresso sulla strada è parzialmente sbarrato da una grossa catena. Fu edificata originariamente come cortile privato di Palazzo Sciarra, il grande edificio su ambo i lati della galleria. Il primo nucleo del palazzo è quello a destra, che risale al tardo Rinascimento e la cui facciata prospetta su via del Corso, lungo il confine rionale di Trevi. Attorno al 1880 il proprietario, ancora un membro della blasonata famiglia Sciarra, fece ristrutturare l'immobile, ricavandone questo cortiletto. Non molto dopo fu convertito in un passaggio che, data la lunghezza dell'edificio, consente agevolmente di raggiungere piazza dell'Oratorio, dal lato opposto. Ma le catene, che in origine impedivano al pubblico (soprattutto alle carrozze) di servirsene, furono lasciate in sede, come semplici decorazioni.
Ora appartiene alla Fondazione Roma. Il suo interno, riccamente affrescato, rappresenta tra gli edifici pubblici romani uno dei pochissimi esempi di Art Nouveau.


la cappella della Madonna dell'Archetto →


Appena usciti dalla Galleria Sciarra (dal lato opposto), seguendo la stretta via di fronte, intitolata a San Marcello, a circa metà della sua lunghezza, sul lato sinistro, si apre uno strettissimo vicolo senza nome, chiuso sul fondo dalla minuscola cappella della Madonna dell'Archetto [3], la cui storia curiosa viene descritta in Roma leggendaria, pagina 5.

La stessa via termina nella lunga piazza Santi Apostoli [4]. Il suo lato occidentale è occupato dal Palazzo Chigi Odescalchi, sorto su un preesistente edificio medievale; fu ristrutturato da Carlo Maderno agli inizi del Seicento e successivamente modificato da Gianlorenzo Bernini (1665 circa). In origine apparteneva ai Colonna, finché lo diedero in usufrutto ai Chigi (1661) ed infine nel 1745 fu acquistato dagli Odescalchi, che lo fecero ampliare da Luigi Vanvitelli. Quest'ultima famiglia ne ha tutt'ora il possesso.
via di San Marcello
L'ancor più grande complesso che sorge sul lato opposto della piazza e che comprende praticamente l'intero isolato è Palazzo Colonna, uno dei più estesi e più antichi palazzi nobili di Roma, il cui nucleo originale, sorto a carattere di fortezza all'epoca di Martino V (Oddone Colonna, papa dal 1417-31), nei quattro secoli successivi andò ampliandosi con l'annessione di altre proprietà limitrofe, assumendo sempre più il carattere di residenza principesca. La sua celebre galleria, che si estende lungo via IV Novembre, raccoglie una ricca collezione di dipinti degli artisti più prestigiosi del Quattrocento e del Cinquecento.

Il lungo portico nella parte centrale dell'edificio, sormontato da una fila di statue del tardo XVII secolo, appartiene alla basilica dei Santi XII Apostoli (più spesso chiamata Santi Apostoli), che è a sua volta inglobata su entrambi i lati da Palazzo Colonna.
È una chiesa di fondazione antichissima (VI secolo), il cui titolo prende spunto dai resti degli apostoli Filippo e Giacomo di Alfeo, che in essa si conservano. La prima costruzione era molto ricca di ornamenti, ma subì pesanti danni nel terremoto del 1348. Restaurata circa un secolo dopo sotto il pontificato di Martino V (un Colonna), fu dotata del portico. A questo periodo risalgono i due leoni stilofori (ora senza colonne) ai lati della porta; un terzo leone, che si trova sotto una grande lapide con un'aquila, ha incisa la firma BASSALLECTUS (Vassalletto), il capostipite della nota famiglia di marmorari romani dei primi del Duecento: è quindi un frammento superstite della chiesa più antica. Nei primi anni del Settecento la basilica fu ricostruita integralmente, in stile tardo-barocco; la volta fu affrescata da Baciccio (1707) e vi si trova anche il monumento tombale di papa Clemente XIV (1787), ad opera di Antonio Canova; del celebre scultore è anche la lapide dell'incisore e ceramista Giovanni Volpato affissa nel portico (1803).

la chiesa dei Santi Apostoli →
piazza Santi Apostoli
Una delle cappelle della chiesa, appartenuta al cardinale Bessarione (seconda metà del Quattrocento) fu scoperta nel 1959; era stata quasi completamente murata per la costruzione di un'altra cappella di famiglia (Odescalchi) nel 1720 c.ca. Col passare del tempo, i suoi pregevoli affreschi rimasero danneggiati nel corso delle inondazioni e durante il sacco di Roma del 1527; dal 2008 è possibile visitarla, ma solo con visita guidata e su prenotazione. I dipinti vengono attribuiti a Melozzo da Forlì, che fu anche autore di quelli che un tempo decoravano l'abside, e che furono staccati nel 1711, durante la costruzione della chiesa nuova; ora sono conservati in buona parte nella Pinacoteca Vaticana (Musei Vaticani), tranne una delle sezioni che si trova nel Palazzo del Quirinale e un'altra nel Museo del Prado (Madrid).
piazza Santi Apostoli
la tomba in cui Michelangelo
fu temporaneamente sepolto
Immediatamente a sinistra del portico si trova l'ingresso ai ben tre chiostri della chiesa (solo due dei quali, però, sono liberamente visitabili dal pubblico). Sul muro del secondo chiostro è affissa una lapide rinascimentale con una figura barbuta reclinata: alla fine del febbraio 1564 qui fu provvisoriamente sepolto Michelangelo, prima che le sue spoglie venissero traslate a Firenze, circa tre settimane dopo. Il personaggio scolpito però non raffigura Michelangelo (a cui in effetti somiglia), bensì il filosofo Ferdinando Eustachio, morto nel 1594, il cui ritratto fu quindi aggiunto molti anni dopo la morte del famoso scultore ed architetto.

Nel proprio palazzo la famiglia Colonna era solita organizzare sontuosi banchetti per l'alta società; ma una volta giunti nel cortile, prima di salire ai piani superiori, qualsiasi invitato di sesso maschile, fosse un ambasciatore, un ministro, un principe o un cardinale, per curiosa quanto antica tradizione era obbligato a espletare i propri bisogni fisiologici lì all'aperto, in una serie di cassette allineate lungo il muro, in cui crescevano (ben annaffiate!) piante di mirto e di arancio, usanza che ebbe termine solo con la caduta dello Stato Pontificio, nel 1870.
Né questa era l'unica usanza bizzarra legata alla famiglia, poiché nel Cinquecento, il primo maggio i Colonna erano soliti lanciare nella piazza sottostante, dalle finestre del proprio palazzo, colombi, galline e volatili vari, che la plebe si contendeva con furia; a ciò faceva seguito una sorta di albero della cuccagna organizzato addirittura nella chiesa, dove il premio in palio (per chi riusciva a raggiungerlo) era un maiale, mentre da vasi appesi al soffitto una pioggia d'acqua si rovesciava sui contendenti, tra il divertimento generale.
La sola porzione dell'isolato autonoma da Palazzo Colonna è quella a sinistra della basilica: il Palazzo dei Santi Apostoli, ora di proprietà del Vaticano, che fu edificato per il cardinale Giuliano Della Rovere (il futuro papa Giulio II) attorno al 1475 in forme protorinascimentali; infatti, ha ancora una torre d'angolo.

← Palazzo dei Santi Apostoli

L'angolo sinistro di Palazzo Colonna, invece, dalla metà del XX secolo ospita il Museo delle Cere.

L'edificio di fronte al museo è Palazzo Valentini [5] (già Palazzo Imperiali). Il cardinale Michele Bonelli se l'era fatto costruire a partire dal 1585 su un preesistente fabbricato appartenuto ai Boncompagni. Era anche noto come cardinale alessandrino, titolo che aveva portato anche suo zio prima di essere eletto papa Pio V, perché entrambi erano originari dei dintorni di Alessandria. A quell'epoca l'edificio si trovava all'estremità meridionale di piazza Santi Apostoli. Il cardinale era proprietario anche dei terreni situati alle sue spalle, corrispondenti agli attuali Fori Imperiali (allora erano in massima parte interrati), dove negli stessi anni sorse un intero quartiere, chiamato Alessandrino in onore del titolare; venne interamente raso al suolo tra il 1924 e il 1932 (cfr. rione Monti). Attorno al 1700 il nuovo proprietario del palazzo, il cardinale Imperiali, lo fece in buona parte ristrutturare e vi collocò la propria grande biblioteca, una delle maggiori di Roma (circa 20.000 volumi). Alla metà del secolo la proprietà passò al cardinale Spinelli, che adibì la Biblioteca Imperiali ad uso pubblico, ma una quarantina di anni dopo i libri furono messi all'asta. Nel 1827 il palazzo fu acquistato dal banchiere Valentini, da cui prese il nome attuale. Dal 1873 appartiene all'amministrazione capitolina e vi ha sede la giunta provinciale. Gli scavi archeologici sotto il palazzo, effettuati a più riprese, hanno portato alla luce importanti resti di alcune domus romane antiche, che è possibile visitare come parte di un percorso museale multimediale.

Lungo il retro di Palazzo Colonna corre via della Pilotta, attraversata da una serie di archi: sono dei veri e propri passaggi sopraelevati che mettono in collegamento l'anzidetto Palazzo Colonna ai suoi giardini (Villa Colonna), che si estendono lungo il fianco del Quirinale e il cui ingresso principale è dal lato opposto del colle (vedi sotto). La strada passa quindi per piazza della Pilotta, su cui incombe il massiccio palazzo della Pontificia Università Gregoriana (1930); qui nel Cinquecento il popolo cominciò a praticare un gioco con la palla, consistente nel colpirla con un pugno e farla rimbalzare contro un muro (in questo simile alla pelota spagnola), da cui è originato il curioso toponimo Pilotta.
gli archi che collegano Palazzo Colonna (a destra) ai suoi giardini


piazza del Quirinale
il Palazzo del Quirinale
All'incrocio con via della Dataria, seguendo quest'ultima, si sale con una certa ripidità in direzione di piazza del Quirinale [6], su cui si apre l'ingresso principale del grande palazzo-fortezza, edificato nella seconda metà del XVI secolo. In origine doveva fungere da residenza estiva dei papi, ma ben presto questi decisero di risiedervi stabilmente. Nel 1870, decaduto lo Stato Pontificio, vi andò ad abitare la famiglia reale italiana; infine nel 1948, caduta anche la monarchia, fu scelta come residenza ufficiale del Presidente della Repubblica.
Davanti al palazzo si trova una fontana fiancheggiata dalle due enormi statue di Castore e Polluce, figli gemelli di Giove, ciascuno dei quali conduce per le redini il proprio cavallo, e da un obelisco romano; sono descritti rispettivamente in Fontane, III parte, pagina 7 e Obelischi III parte.

La domenica in questa piazza ha luogo il cambio della guardia, alle 18 in estate e alle 16 nel resto dell'anno.
Il Palazzo del Quirinale una volta disponeva di enormi scuderie dov'erano ospitati i cavalli e le carrozze: si tratta dell'edificio che sorge dirimpetto al palazzo, sul lato opposto della piazza, dove ora invece vengono allestite esposizioni temporanee di arte.
Di fianco alle scuderie, una monumentale doppia scala dà accesso ai giardini di Palazzo Colonna (vedi sopra).
Il terzo lato della piazza è chiuso da un altro edificio imponente, Palazzo della Consulta, che tuttavia appartiene al rione Monti, in quanto piazza del Quirinale viene attraversata dal confine rionale.

Sul retro di Palazzo del Quirinale si estendono i suoi famosi giardini, che coprono larga parte della sommità del colle. Purtroppo vengono aperti al pubblico solo una volta all'anno. Nei 1902 gli fu aperto sotto un grosso traforo intitolato al re Umberto I, così da consentire la comunicazione tra le trafficate strade sui due lati del colle, via Nazionale e via del Tritone.

via delle Quattro Fontane
via delle Quattro Fontane e via Sistina: in fondo
si erge l'obelisco sallustiano di Trinità dei Monti
Seguendo il fianco del Palazzo del Quirinale, lungo la via omonima, che corre proprio al di sopra dell'ingresso al suddetto traforo, si giunge ad un incrocio caratterizzato dalla presenza di quattro piccole fontane murali [7]. L'incrocio, detto per l'appunto Quattro Fontane, è famoso perchè dal suo centro si vedono in lontananza tre antichi obelischi, in tre direzioni diverse. Uno di essi è l'obelisco davanti al Palazzo del Quirinale, di cui si è detto in precedenza, un altro (verso nord-est) è quello sallustiano, situato davanti alla chiesa di Trinità dei Monti, in cima alla scalinata di piazza di Spagna, e il terzo, quello liberiano, è nella direzione opposta, accanto alla basilica di Santa Maria Maggiore (per dettagli si veda la monografia Obelischi, pagina 3).
Questi ultimi due obelischi sono collegati tra di loro da un rettifilo lungo e perfettamente dritto, che parte dalla sommità del colle Pincio in direzione del colle Esquilino, passando per l'incrocio delle Quattro Fontane (la sommità del colle Quirinale) a circa metà strada. La via fu aperta attorno al 1590 da papa Sisto V che intendeva collegare la chiesa di Trinità dei Monti a quella di Santa Maria Maggiore, proseguendo poi oltre questa fino a Santa Croce in Gerusalemme, per complessivi 3 km circa. Si chiamava in origine via Felice dal nome dello stesso pontefice, Felice Peretti, ma attualmente è suddivisa in più tratti: via Sistina, via delle Quattro Fontane e via Agostino Depretis (rione Monti), poi via Carlo Alberto, via Conte Verde e via di Santa Croce in Gerusalemme.

Scendendo lungo la ripida via delle Quattro Fontane, a metà strada sul lato destro, un enorme cancello dà accesso ai giardini della residenza barocca più maestosa della città: Palazzo Barberini [8] (terminato nel 1633), che papa Urbano VIII, della potente famiglia omonima, si era fatto costruire, appena eletto (1625), commissionandolo ai migliori architetti ed artisti attivi in Roma a quei tempi, quali Carlo Maderno, Gianlorenzo Bernini, Francesco Borromini e Pietro da Cortona. Al suo posto, in precedenza, dalla metà del secolo precedente qui esisteva una palazzina circondata da un orto, una proprietà degli Sforza. La pianta del palazzo appare molto simile a quella di Villa Farnesina in Trastevere, a cui probabilmente il progetto si ispirò. Prima di allora la famiglia risiedeva in un palazzo nel rione Regola, oggi in parte occupato dal Monte di Pietà.
Palazzo Barberini ospita una sezione del Museo Nazionale di Arte Antica; vi si tengono anche diverse mostre d'arte estemporanee.

via delle Quattro Fontane
la sontuosa cancellata di Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane
Palazzo Barberini, incisione di G.B.Piranesi

Galleria Nazionale d'Arte Antica, via delle Quattro Fontane All'angolo di un palazzo situato di fronte alla residenza dei Barberini, dove via degli Avignonesi fa angolo con via delle delle Quattro Fontane, una targa del primo quarto del XVII secolo dice:
la Fornarina, famoso dipinto di Raffaello esposto a Palazzo Barberini

A PAOLO V
OTTIMO PONTEFICE MASSIMO
PRESSO L'ADIACENTE
AREA DETTA GRIMANA
LA FAMIGLIA DEI GRIMANI
CON ANIMO GRATO
ERESSERO IL MONUMENTO
via delle Quattro Fontane

L'area citata nell'iscrizione è l'odierna piazza Barberini, che fino al 1627 si chiamava appunto piazza Grimana, quindi per qualche anno piazza Sforza, fino al 1640, quando prese il suo nome attuale in onore di Urbano VIII e della sua famiglia. Tuttavia a dispetto della targa, oggi in questo luogo non esiste alcun monumento dedicato a Paolo V (1605-21), né tantomeno se ne trova traccia nelle piante della città del XVII secolo. Pertanto questa iscrizione rimane un enigma!

piazza Barberini
la Fontana del Tritone in piazza Barberini
Invece nel mezzo della suddetta piazza si erge la Fontana del Tritone [9], tra i lavori più noti di Gianlorenzo Bernini, che realizzò l'ardita composizione nel 1644, poco dopo aver terminato le sue commissioni nella costruzione di Palazzo Barberini. E in un angolo della stessa piazza, all'inizio di via Veneto, si trova anche una fontanella più piccola dello stesso artista, sagomata a forma di voluminosa conchiglia, con tre enormi api poggiate sulla base a celebrare Urbano VIII, il principale mecenate dell'artista (le api erano l'impresa araldica della famiglia Barberini). Maggiori dettagli su queste fontane si trovano nella relativa monografia, rispettivamente nella III parte e nella II parte.

Infine, tornando verso piazza di Trevi, l'edificio al numero civico 15 di via della Panetteria [10], Palazzo Antamoro, nasconde un "segreto": nel cortile dello stabile si trova un'altra fontana realizzata da Gianlorenzo Bernini poco prima del 1670, dalla forma di due tritoni che soffiano ciascuno in una conchiglia. L'artista aveva ricevuto la commissione di quest'opera da parte di un parente di Clemente IX che viveva in quel palazzo. Infatti lo stemma che campeggiava nella parte superiore della fontana era quello della famiglia da cui proveniva il papa, i Rospigliosi. Fu sostituito con uno stemma diverso, appartenente al cardinale Antamoro, che nel XVIII secolo acquistò il palazzo.
Essendo lo stabile ancora abitato da diverse famiglie, il portone non è sempre aperto; ma qualora vi fosse accesso al cortile, è consigliabile entrare a dare uno sguardo, per non perdere questo piccolo "Bernini privato", indubbiamente un'opera minore, ma nella quale si riconosce la stessa mano delle sue migliori creazioni.

la fontana di cortile privata realizzata da Bernini →

via della Panetteria
Nell'angolo più orientale del rione si trova la chiesa di Santa Maria in Via [11].
Nel 1256 al posto della chiesa c'era la stalla del palazzo del cardinale Capocci. Nella notte tra il 26 e il 27 settembre, un pozzo che era lì cominciò improvvisamente ad esondare. Mentre la stalla si allagava, si narra che dal fondo del pozzo venne a galla misteriosamente un'immagine della Madonna e, appena questa fu raccolta dall'acqua, l'esondazione cessò.
via di Santa Maria in Via Nei primi anni del Cinquecento sul sito della stalla fu edificata una chiesa, in onore dell'immagine prodigiosa, detta Madonna del Pozzo, a cui venivano attribuiti poteri miracolosi; l'edificio fu poi completamente ricostruito nelle forme attuali sul finire dello stesso secolo. Nella prima cappella a destra un piccolo fonte marmoreo, in una nicchia sul muro di destra, viene identificato con il pozzo originale. Sulla balaustra si trova un cannello dell'acqua con dei bicchieri di carta: bere quest'acqua è considerata una forma di devozione da coloro che chiedono grazie all'immagine, un dipinto su ardesia del XIII secolo collocato sopra l'altare.

← una fedele beve l'acqua davanti all'immagine della Madonna del Pozzo;
il cannello e i bicchieri di carta sulla balaustra sono indicati dalla freccia




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