~ monografie romane ~

Obelischi

II parte


OBELISCHI DELL'ISEO · SERAPEO

Tra gli obelischi di Roma ve ne sono anche alcuni egizi di dimensioni piuttosto modeste, che provengono da un Iseo-Serapeo, cioè un tempio dedicato a Iside e Serapide (la trasposizione romana di Osiride), i cui sacerdoti, detti pastophori, portavano il cranio rasato.
Il tempio sorgeva nel Campo Marzio, a poca distanza dal Pantheon, ed era quindi detto Iseo Campense. Ne esistevano vari altri, sparsi nelle altre regiones urbane, ma quattro su cinque degli obelischi superstiti sembrano provenire da quello anzidetto.

Il culto delle due divinità egizie, spesso in coppia, essendo Iside la sposa di Serapide, è già testimoniato a Roma all'inizio del I secolo aC. Nella seconda metà del secolo, però, forse per il coinvolgimento dei seguaci nelle lotte per il potere, il Senato ordinò la distruzione dei templi e delle statue di questi dei. Anche dopo la conquista dell'Egitto (31 aC), Ottaviano Augusto ne osteggiò il culto, proibendolo entro i confini del Pomerio.

← testa di pastophorus (Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps)

Le persecuzioni si acuirono sotto Tiberio. Ciò sembra legato a un episodio, narrato dallo storico giudaico-romano Tito Flavio Giuseppe, secondo cui un cavaliere di nome Decio Mondo si era invaghito di una matrona chiamata Paolina, moglie di un certo Saturnino; con la complicità di un liberto e di alcuni sacerdoti dell'Iseo Campense, aveva fatto credere alla donna che il dio Anubi si era innamorato di lei e desiderava incontrarla nel tempio, dove ovviamente Decio Mondo, fingendosi la divinità, approfittò di lei. Scoperto il trucco, la notizia arrivò alle orecchie di Tiberio, che fece radere al suolo l'Iseo, giustiziare i sacerdoti ed il liberto ed esiliare Decio Mondo.
Il successivo imperatore, Gaio, più noto come Caligola (37-41), che era un pronipote di Marco Antonio, fece ricostruire l'Iseo Campense ancora più grande di prima. È da questo che provengono tutti gli obelischi descritti in questa pagina.

La popolarità del culto crebbe, mantenendosi fino alla fine del IV secolo, quando Teodosio e Onorio imposero a tutto l'impero la religione cristiana.

Iside col sistro (Musei Capitolini)


Oltre ai numerosi immigrati egiziani, tra cui figuravano schiavi, operai e scalpellini, erano soprattutto le signore dell'alta società ad essere affascinate da questa religione, quasi fosse una moda da seguire. Ma anche gran parte degli imperatori più importanti vollero ingraziarsi le divinità egizie, contribuendo in vario modo al loro culto, o restaurando il grande Iseo Campense, come fece Domiziano dopo l'incendio dell'80 e dopo di lui Alessandro Severo attorno al 230. Il primo dei due si fece addirittura ritrarre in alcune statue con le sembianze di un faraone, parlando di sé stesso in termini di dominus et deus ("signore e dio", mentre secondo l'uso romano gli imperatori venivano divinizzati solo dopo la loro morte), facendo perfino realizzare a Roma un obelisco dedicato a sé stesso (cfr. pagina 3); altri due obelischi furono eretti in suo onore a Benevento. Fu Caracalla che attorno al 200 riammise il culto di Iside entro il Pomerio.

← Serapide, secondo l'iconografia greco-romana (Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps)

Oltre a quello di Iside e Serapide, a Roma coesistevano legalmente con la religione ufficiale anche altri culti minori, alcuni dei quali di origine locale (Bacco, Diana, Marte, etc.), mentre altri erano stati importati dal Medio Oriente, come il culto di Mitra.

L'Iseo Campense era riccamente arredato con colonne e statue di sfingi, coccodrilli, gatti ed altri soggetti caratteristici, tra cui alcuni piccoli obelischi, in parte provenienti dall'Egitto, in parte realizzate a Roma. Si venne a creare un quartiere egizio attorno al sito, dove risiedevano i sacerdoti, ma dove anche artigiani e commercianti di generi correlati al culto avevano le loro botteghe, generando un vero e proprio indotto.
Un altro iseo-serapeo sorgeva sul Campidoglio (rione Campitelli), sul picco chiamato Arx, oggi corrispondente alla chiesa di Santa Maria in Aracoeli.

1. Iseo Campense; 2. Saepta Iulia; 3. Pantheon; 4. Tempio di Matidia;
5. Tempio di Adriano (plastico nel Museo della Civiltà Romana)


resti del tempio di Iside e Serapide presso il colle Esquilino
Un altro grosso iseo-serapeo sorgeva fin dal I secolo aC su un lato del colle Esquilino, a poca distanza dal Colosseo. Inizialmente era stato intitolato alla sola Iside, ma poi dall'età imperiale era stata aggiunta la dedica a Serapide. Da esso prendeva il nome la III regio romana, denominata infatti Isis et Serapis. Un quarto iseo si trovava nell'area del Vaticano.

Dopo la caduta dell'Impero Romano, quando tutti questi luoghi di culto andarono distrutti e scomparvero, già dall'inizio del medioevo le poche parti che non furono riutilizzate come materiale da costruzione finirono sepolte sotto i detriti e la terra.

Molti secoli dopo, quattro piccoli obelischi appartenuti all'Iseo Campense furono dissepolti e collocati in diversi punti della città, dove si possono vedere ancora oggi (tranne uno, che in seguito prese la strada di Firenze). Un quinto sembrerebbe provenire dall'Iseo Capitolino.

Tra gli altri reperti provenienti dallo stesso tempio sono il busto chiamato popolarmente Madama Lucrezia (cfr. Le statue parlanti di Roma), un grosso piede di marmo e una statuina raffigurante un gatto, tutti situati nel rione Pigna, nonché altri resti suddivisi tra la sezione egizia dei Musei Vaticani, quella dei Musei Capitolini e il Museo Nazionale Romano.


↑ coccodrillo in granito rosa di Assuan (Musei Capitolini)

colonna con processione di pastophori (Musei Capitolini) →



7 · OBELISCO MATTEIANO

nome alternativo: obelisco di Villa Celimontana

Su un lato del Celio, uno dei leggendari sette colli sopra i quali Roma venne fondata, è Villa Celimontana; questo parco pubblico una volta apparteneva alla facoltosa famiglia Mattei. Il suo casino è ora la sede della Società Geografica Italiana, mentre i giardini sono stati trasformati in parco pubblico, dove giacciono sparpagliati tra i viali alcuni reperti romani, quali are, colonne e capitelli.

l'obelisco matteiano, l'unico con una sfera bronzea
Qui al centro di una piazzola rotonda si trova un piccolo obelisco egizio che a prima vista potrebbe apparire molto più grande delle sue reali dimensioni. Il "vero" obelisco è solo la parte superiore del monumento, che reca incisi dei geroglifici, tra cui il cartiglio di Ramsete II. Con i suoi 2.70 m appena di altezza, questo è in effetti il più piccolo degli obelischi di Roma. Poggia su un prolungamento liscio, di colore più chiaro, privo di decorazioni. Comprendendo anche la base, il monumento raggiunge complessivamente un'altezza di 12.24 metri.


La prima collocazione nota di questo obelisco fu il Campidoglio, presso il convento annesso alla chiesa di Santa Maria in Aracoeli, dove fu eretto forse nei primi del Quattrocento. È l'unico obelisco che potrebbe provenire dall'Iseo Capitolino anziché da quello Campense, ma è impossibile stabilirlo con certezza.

il vero obelisco è molto corto
Le raffigurazioni dell'obelisco nella sua sede originaria sono davvero rare; una di esse è il disegno mostrato a destra. Nella cronaca conosciuta come Memoriale di Paolo dello Mastro c'è una riga che cita l'obelisco:

Recordo io Pavolo che in nelli 1442 dello mese di maio venne in Roma uno predicatore che ssi chiamava frate Bernardino, lo quale predicao in nella piazza dello Aracielo alla guglia; [...]
Ricordo, io Paolo, che nel 1442 nel mese di maggio venne a Roma un predicatore che si chiamava frate Bernardino, che predicò nella piazza dell'Aracoeli presso la guglia; [...]

disegno del convento dell'Aracoeli attorno alla metà del Cinquecento
di Maerten van Heemskerck; l'obelisco compare all'estrema destra

Nel 1535 il porticato del convento fu rifatto e in tale occasione la guglia venne rimossa e lasciata a terra.
Mezzo secolo dopo, nel 1582, i Senatori di Roma (cioè gli amministratori civici) la diedero in dono a Ciriaco Mattei, un nobile e collezionista d'arte, che la fece trasferire nella sua villa sul Celio, erigendola in un giardino di fronte al casino. Infatti l'obelisco è l'unico tra quelli a Roma sul cui pyramidion è ancora presente la sfera bronzea originale, anziché una croce o le imprese di un papa.

Questo monumento viene ricordato anche per un incidente piuttosto insolito quanto macabro, che ebbe luogo nel 1817. Qualche anno prima la villa era stata acquistata dal principe spagnolo Manuel Godoy. L'obelisco era divenuto instabile, così il nuovo proprietario prese la decisione di trasferirlo in un diverso punto della sua proprietà, cioè dove si trova ora, dotandolo di una nuova base dal disegno più semplice (su quella originale la guglia era sostenuta da quattro leoni angolari), la cui iscrizione celebra l'operazione di ripristino.
l'ex Villa Mattei, ora Villa Celimontana, in un'incisione di G. Vasi (metà del XVIII secolo)
in cui si vede l'obelisco collocato nella sua posizione originale

Lo spostamento ebbe luogo con grande sfarzo e per l'occasione fu organizzata una cerimonia pubblica. Mentre questa era in corso e la guglia era già stata sospesa al di sopra della sua base, pronta ad essere calata in posizione, uno degli operai responsabili stava probabilmente togliendo della ghiaia dalla superficie del basamento, quando le funi che reggevano il pesante monumento cedettero di colpo. L'enorme massa precipitò giù, amputando le mani allo sventurato ...e dovrebbero trovarsi ancora lì, schiacciate sotto l'obelisco!



← « Attento alle mani...» troppo tardi!


8 · OBELISCO MINERVEO

nome alternativo: obelisco della Minerva

Un piccolo obelisco dell'altezza di 5.47 metri sorge davanti alla chiesa di Santa Maria sopra Minerva, alle spalle del Pantheon, poggiante su una statua di elefante disegnata da Bernini, comunemente soprannominata "pulcino della Minerva" (cfr. Curiosità Romane. Se si considera anche la base, l'altezza del monumento ne è più che raddoppiata, misurando in totale 12.69 m.


l'obelisco sopra l'elefante disegnato da Bernini
La guglia risale al VI secolo aC. Fu portata a Roma da Sais (Egitto settentrionale) dov'era stato eretto dal faraone Apries o Hophra, il figlio di Psammetico II, ed era dedicato alle divinità Neith ed Atum.

Fu rinvenuta nel 1665, sepolta in un vicino terreno di proprietà del convento dei Domenicani, situato accanto alla chiesa e prossimo al luogo dove un tempo sorgeva l'Iseo-Serapeo. Il papa di allora, Alessandro VII, la fece innalzare in questa piazza nel 1667.

stemma di Alessandro VII
In quell'occasione vi fu collocata sulla sommità la stella a otto punte, presente nello stemma di famiglia del pontefice (Chigi).

il terminale bronzeo
con l'impresa dei Chigi



9 · OBELISCO MACUTEO


l'obelisco situato di fronte al Pantheon
nome alternativo: obelisco di piazza della Rotonda

Vicinissimo all'obelisco precedente ne sorge un altro, leggermente più alto coi suoi 6.34 m, situato dal lato opposto del Pantheon, cioè di fronte alla facciata dell'edificio romano, sostenuto da una fontana tardo-rinascimentale (altezza totale del monumento: 14.53 m). la guglia è molto più antica della fontana che la sostiene, del Pantheon e perfino dell'obelisco descritto sopra: i suoi geroglifici citano il faraone Ramsete II, collocandone la datazione al XIII secolo aC.

l'obelisco presso San Macuto (metà del Cinquecento)

Fu rinvenuto nel 1374 presso la chiesa di San Macuto, non lontana dal Pantheon, proprio dove sorgeva l'antico sito del Tempio di Iside e Serapide; fu estratto e innalzato accanto alla stessa chiesa (illustrazione in alto a destra), dove rimase fino al 1711.

due differenti cartigli
col nome di Ramsete II

Un tempo questo monumento veniva chiamato dal popolo "la guglia di mammautte", per corruzione del titolo della chiesa; tutt'oggi viene identificato come il Macuteo, conservando quindi nel nome un riferimento alla sua collocazione originaria.

Quando fu trasferito alla sua sede attuale, alla fontana fu aggiunto un basamento decorato con una scogliera; tale composizione con ogni probabilità era ispirata alla berniniana Fontana dei Fiumi (cfr. il paragrafo successivo), portata a termine circa mezzo secolo prima, il cui disegno innovativo aveva riscosso un grande successo tra la gente. Alla base del monumento fu apposto lo stemma di Alessandro VII; una delle sue imprese, una stella, fa anche parte dell'elemento sommitale, identico a quello del precedente obelisco.

l'elemento sommitale
con l'impresa di Clemente XI


10 · OBELISCO DI DOGALI

Una quarta guglia, coronata da una stella, si trova sull'antico sito delle Terme di Diocleziano, davanti al Museo Nazionale Romano. È l'ultimo degli obelischi ad essere stato rinvenuto, estratto dal celebre archeologo Rodolfo Lanciani nel 1883, presso l'antico sito dell'Iseo Campense. A quel tempo lo Stato Pontificio era già caduto; come elemento sommitale fu scelta una stella.

l'obelisco presso le Terme di Diocleziano

L'obelisco è alto 6.34 m. Sul fusto ha geroglifici riferibili a Ramsete II, e poggia su un piccolo monumento a ricordo dei soldati italiani caduti nella battaglia di Dogali (Etiopia, 1887), poco dopo il suo ritrovamento.
La sua prima collocazione fu l'ampia piazza davanti alla stazione centrale ferroviaria Termini, dove venne posta verso la fine del XIX secolo
Nel 1924, a causa delle ristrutturazioni, tanto la guglia che il monumento furono spostati a circa 200 metri dalla piazza, il luogo dove si trovano tutt'ora.

sul fusto si vede il cartiglio di Ramsete II

Nel 1987, a Dogali il presidente etiope Mengistu per commemorare il centenario dell'evento storico aveva fatto erigere al centro del campo di battaglia un monumento del tutto simile per forma e dimensioni a quello di Roma, con una colonna al posto dell'obelisco. Caduto il suo regime nel 1991, il monumento fu abbattuto.


la guglia (a sin.) davanti alla vecchia stazione Termini,
nei primi anni del Novecento


11 · OBELISCO DI VILLA MEDICI

La guglia gemella di quella anzidetta una volta si trovava nei giardini di Villa Medici, la sede dell'Accademia Francese di Roma in cima al colle Pincio. La splendida villa prese le forme attuali sotto il cardinal Ferdinando de' Medici (tardo XVI secolo), il quale era un appasionato d'arte antica, e la cui collezione comprendeva diversi reperti archeologici, tra i quali l'obelisco.

Dopo la sua morte gli eredi lasciarono che la villa cadesse in uno stato di incuria, tanto che finì per essere acquistata dal governo francese. I pezzi antichi della collezione furono trasferiti e fra questi l'obelisco, che nel 1788 fu portato a Firenze, dove si trova tutt'ora. Nel XIX secolo fu realizzata per Villa Medici una copia della guglia, in sostituzione dell'originale.


Nel 1737 un obelisco assai simile, mai eretto a Roma dopo il suo ritrovamento, fu donato dal cardinal Albani, nipote di papa Clemente XI, alla città natale di quest'ultimo, Urbino, dove si trova tutt'ora.

la copia dell'obelisco
nel giardino di Villa Medici



introduzione
note generali
e storiche

I parte
obelischi
egiziani

III parte
obelischi
romani

IV parte
l'obelisco di Axum
steli moderne