~ c'era una volta a Roma... ~
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le Terme di Costantino





L'imperatore Costantino I (306-337) viene ricordato nella storia di Roma soprattutto per aver reso legale nell'impero la professione della dottrina cristiana (313), per aver fondato la maggiore delle chiese della città, la basilica di San Pietro (314-335 circa), ma anche perché nel 324 trasferì la capitale dell'impero da Roma a Bisanzio (l'attuale Istanbul), poi rinominata in suo onore Costantinopoli.
Meno nota, invece, è la costruzione per suo volere di un complesso termale pubblico, così come avevano già fatto prima di lui Agrippa e vari imperatori, tra cui Nerone, Tito, Traiano, Caracalla, Decio e Diocleziano. Fu costruito attorno al 315 sulla sommità del colle Quirinale, nel cuore della VI Regio (rione), chiamata Alta Semita, un tempo scarsamente popolata.

Le dimensioni delle Terme di Costantino non erano particolarmente estese, soprattutto se messe a confronto con quelle enormi sorte appena qualche anno prima per volere dall'imperatore Diocleziano, che per vastità erano paragonabili ad un intero quartiere cittadino; forse la struttura mirava ad essere più esclusiva, per un pubblico selezionato di cittadini abbienti.

i Dioscuri e i loro cavalli: i resti più importanti delle terme

Tanto le terme di Diocleziano che quelle di Costantino erano fornite dalla stessa fonte idrica: un ramo dell'Aqua Marcia (si veda la monografia sugli Acquedotti per altri dettagli).

Già danneggiate durante il sacco di Roma ad opera di Alarico (410) e da alcuni incendi, le Terme di Costantino rimasero a secco, al pari delle altre, nella prima metà del VI secolo quando, durante le Guerre Gotiche, gli acquedotti furono sabotati e smisero di funzionare. Vennero quindi ben presto abbandonate e, così come qualsiasi altra struttura antica, nel corso del medioevo furono saccheggiate da parte di chiunque avesse necessità di procurarsi materiale da costruzione gratuito: i mattoni e i marmi che conteneva andavano a ruba anche più delle preziose statue che ne adornavano le sale.

il Quirinale, dalla veduta di Roma nel Liber Chronicarum Mundi:
(da sinistra) due aule rotonde delle terme, i Dioscuri (di spalle) e una
delle due statue reclinate dei fiumi oggi in piazza del Campidoglio
Attorno al XIII secolo una parte delle rovine delle terme costantiniane furono inglobate in una roccaforte appartenente alla famiglia Arcioni, titolare anche di altre case fortificate, tra cui la torre omonima (cfr. rione Monti). Quando le cronache tardomedioevali e le prime guide cittadine cominciarono a menzionare le terme fra i luoghi notabili di Roma, del complesso originale era ormai rimasto molto poco.

Una delle prime rappresentazioni grafiche di ciò che rimaneva delle terme è visibile nel panorama di Roma che compare nel Liber Chronicarum Mundi, anche noto come Cronaca di Norimberga, del 1493 (qui a sinistra). Un'identica prospettiva si vede anche in un'analoga illustrazione della Cosmographia, atlante del mondo pubblicato a partire dal 1544.

Sulla sommità del colle Quirinale si vedono chiaramente due figure umane di spalle, ciascuna delle quali conduce un cavallo: sono la rappresentazione un po' "umanizzata" delle due grandi statue marmoree dei Dioscuri, ovvero Castore e Polluce, figli di Giove, che adornavano il complesso costantiniano. Si tratta di copie romane di opere originali greche, ma era credenza diffusa che fossero esse stesse opere originali dei celebri scultori ellenici Prassitele e Fidia, i cui nomi infatti si leggono ancora oggi incisi sulle rispettive basi. La terza figura alla loro destra è verosimilmente un'altra statua reclinata, di cui si dirà più avanti.

resti delle Terme di Costantino (Étienne du Perac, 1575 c.ca); una didascalia dell'autore dice:
« Vestigij delle Terme di Constantino nel monte quirinale dalla parte che guarda verso Libecchio [= sud-ovest] qualli
per esser molto ruinati non vi si vede adornamenti ma solo grandissime muraglie et stantie masimamente nel giardino
del Ill.mo Car.le de Vercello et da poi che io designai questa parte vi si sono fabricate case et granarij
di modo che al di doggi non si puol piu vedere per esser occupata di dette fabriche. »
A sinistra dei Dioscuri, invece, si scorgono due rotonde superstiti, appartenute appunto alle Terme di Costantino.

Un'incisione di Étienne du Perac (1575 c.ca, qui a sin.) mostra l'unica porzione significativa dell'antica struttura rimasta in piedi. In primo piano è una pila di macerie, sotto le quali forse giacevano ancora reperti interessanti. Alle sue spalle è un'alta esedra (aula semicircolare absidata) diroccata, che marcava il punto centrale del lato sud-occidentale del complesso.


Tra le note di Flaminio Vacca, uno scultore e umanista che nel 1594 raccolse delle memorie relative ad antichità trovate a Roma nel XVI secolo, dà una breve descrizione della suddetta pila di macerie illustrata da du Perac un ventennio prima (qui a destra).

Invece una pianta di Leonardo Bufalini (in basso a sinistra), tracciata alla metà del secolo, mostra l'intero sviluppo pavimentale del complesso, basato sulle fondazioni dell'antico edificio ancora non ricoperte dalle nuove costruzioni. Ai lati vi si distinguono due rotonde, probabilmente coincidenti con quelle dell'illustrazione del tardo Quattrocento.
Mi ricordo, che dove al presente si sono collocati i Cavalli di Monte Cavallo da Sisto V vi era una gran massa di selci con scaglia di Travertino mescolata, quale credo fusse un Mausoleo, ma essendo del tutto spogliata, non se ne puol dir’altro; e fu spianata come oggi si vede.

Flaminio Vacca, da Memorie di varie antichità trovate
in diversi luoghi della città di Roma
 (1594)

Confrontando la pianta di Bufalini con una veduta aerea contemporanea, si può determinare l'estensione delle terme, che erano comprese all'incirca tra le attuali via Nazionale, largo Magnanapoli e piazza del Quirinale (il palazzo omonimo nella pianta di Bufalini ancora non esisteva). Nonostante le numerose trasformazioni nei secoli successivi, le strade principali del rione conservano ancora oggi la stessa direzione di quelle antiche.


(a sin.) la pianta delle Terme di Costantino ben visibile nella pianta di Leonardo Bufalini (1551);
a destra viene mostrata la stessa area in una mappa satellitare: si noti la somiglianza dell'impianto viario dopo quasi cinque secoli


pianta di Cartaro (1576): i Dioscuri sono ancora rivolti verso i resti delle Terme di Costantino, in parte
sostituite da Palazzo Ferrero e da modeste case e granai, come descritto nella didascalia di E. du Perac;
nell'angolo in alto a sinistra pochi anni dopo sarebbe sorto il Palazzo del Papa (l'attuale Palazzo Quirinale)
Nel 1510 circa, nell'angolo più a nord delle rovine, fece costruire il suo palazzo la famiglia Ferrero, che nel corso del secolo ebbe tra i suoi membri ben cinque cardinali; tra di loro era Guido Ferrero, uno degli esponenti del clero più influenti del suo tempo, conosciuto localmente come "cardinale di Vercelli" (come tale è citato nella didascalia dell'incisione di E. du Perac). Il palazzo è chiaramente visibile nella pianta di Mario Cartaro (qui a sinistra).

Si noti che in origine i due Dioscuri non erano rivolti a nord, come oggi, bensì verso est, cioè verso le rovine delle terme; la loro disposizione cambiò attorno al 1590, quando nella piazza fu collocata una prima fontana (per i dettagli si veda la relativa monografia).

Al volgere del nuovo secolo (1605) il cardinale Scipione Borghese avviò i lavori per la costruzione di una villa adiacente a Palazzo Ferrero, che provocarono l'abbattimento della parte centrale delle rovine.
Dieci anni dopo la villa fu venduta agli Altemps, che a loro volta la cedettero al cardinale Mazzarino nel 1641: figura infatti come Palazzo Mazzarino in un'edizione tarda della pianta di Antonio Tempesta (a destra), in cui i Dioscuri sono già ruotati verso nord e davanti a loro è comparsa la prima fontana della piazza.

edizione del 1645 della pianta di A. Tempesta: accanto ai Dioscuri, ruotati verso la nuova fontana,
è comparso il Palazzo Mazzarino e, in basso a sinistra, il Palazzo del Papa (cioè Pal. Quirinale)

Infine, nel 1704 passò ancora di mano al nipote di papa Clemente IX, Giovanni Battista Rospigliosi, sposato con una Pallavicini, donde il nome che conserva ancora oggi: Palazzo Rospigliosi-Pallavicini.

Palazzo Rospigliosi-Pallavicini
Nel 1732 Palazzo Ferrerio fu rimpiazzato da Palazzo della Consulta, attuale sede della Corte Costituzionale, e la piazza prese il suo assetto definitivo; ma dell'antico impianto termale non rimase quasi più traccia.
Quando poi venne sistemata l'attuale via Nazionale, attorno al 1875, anche le ultimissime vestigia delle Terme di Costantino scomparvero per sempre.
Tuttavia un certo numero di opere che in origine erano appartenute al complesso si sono conservate: furono infatti rimosse nel corso del XVI secolo, per andare ad abbellire la nascente piazza del Campidoglio.

statua di Costantino, in piazza del Campidoglio

Le più importanti sono le statue di Costantino e di suo figlio Costante II, ora situate sulla balaustra in cima alla famosa cordonata di Michelangelo. All'estremo opposto della stessa piazza, le due enormi allegorie dei fiumi Nilo e Tigri (trasformato in Tevere alterandone alcuni particolari), che Michelangelo volle utilizzare come prospetto per la doppia scala di Palazzo Senatorio (cfr. anche piazza del Campidoglio e la monografia Fontane); una di queste corrisponderebbe alla statua giacente vista di spalle nell'illustrazione del tardo Quattrocento descritta in precedenza.

← l'allegoria del Tevere (in origine il Tigri), in piazza del Campidoglio)



i Dioscuri (a destra), con Palazzo della Consulta sullo sfondo

← la statua di Costantino nel portico di San Giovanni

Un'altra statua raffigurante Costantino fu trasferita nel portico della basilica di San Giovanni in Laterano (qui a sinistra).

Ma i due pezzi più importanti dalle terme, i già citati Dioscuri, furono lasciati in sede e tutt'ora si ergono al centro di piazza del Quirinale. Le due imponenti figure sono sempre state l'elemento più in vista di questo luogo: citati come caballi marmorei dalla guida dell'XI secolo Mirabilia urbis Romae e dalla successiva versione in volgare Le miracole de Roma (cfr. La lingua e la poesia per un approfondimento), compaiono anche in diverse vedute di Roma risalenti al Quattrocento che mostrano i monumenti più significativi della città. Infatti dal medioevo in poi la sommità del Quirinale cominciò ad essere chiamata Montecavallo per via delle due statue, un soprannome che un po' alla volta divenne il toponimo ufficiale di piazza del Quirinale, fino alla fine del XIX secolo.


i Dioscuri in due vedute del Quirinale del XV secolo →