~ monografie romane ~

Fontane
· III parte ·
fontane maggiori

PAGINA 8




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LE FONTANE SUL CAMPIDOGLIO


Il più piccolo dei sette colli di Roma è anche quello con la più alta concentrazione di fontane maggiori; la ricchezza di acqua e le antiche statue che decorano queste fonti sottolineano l'importanza del luogo, ufficialmente considerato l'ombelico di Roma e sede dell'amministrazione cittadina.

Prima di rivolgerci alle fontane, è bene spendere qualche parola sullo stesso sito e partire proprio da come piazza del Campidoglio si presentava nel tardo XVI secolo (cfr. l'illustrazione successiva).

Dei tre edifici che facevano parte del progetto originario, Palazzo dei Conservatori (sul lato destro) era terminato, mentre il medievale Palazzo Senatorio (in fondo alla piazza) stava venendo ampliato e ristrutturato. La sommità del Campidoglio era dunque ancora un cantiere aperto. Come si presentava la piazza in questa fase si vede in dettaglio in un'incisione mostrata in piazza del Campidoglio.
Del progetto, disegnato da Michelangelo, una parte era stata portata a compimento prima della sua morte, avvenuta nel 1564. In origine non era stata prevista alcuna fontana, semplicemente perché il luogo non era raggiunto dall'acqua corrente.
Le due grandi statue giacenti alla base della scalinata del Palazzo Senatorio, però, sono allegorie di fiumi, il Nilo (a sinistra) e il Tevere (a destra), provenienti dalle rovine delle Terme di Costantino, e nella loro collocazione primitiva volevano certamente alludere all'acqua.

il Campidoglio alla fine del Cinquecento: il lato sinistro della piazza era ancora vuoto e
comunicante con la chiesa di Santa Maria in Aracoeli; in basso si vedono tre fontane minori:
da sinistra, quella di piazza Aracoeli, quella di piazza campitelli e quella di piazza Montanara


la lupa una volta era una tigre
Un particolare curioso è che la statua del Tevere (qui a sinistra e in basso) in origine rappresentava un altro fiume importante, il Tigri, ed infatti il piccolo animale alla base era effettivamente una tigre. Ma poichè non era possibile prescindere da un collegamento col fiume di Roma, la testa della tigre fu sostituita con quella di una lupa (qui a sinistra), ai cui lati furono aggiunti i due mitici gemelli Romolo e Remo: ciò bastò perché l'allegoria si tramutasse in quella del fiume di Roma. Sfortunatamente ora anche la testa di lupa è parzialmente mancante.

Solo la nicchia al centro della scalinata rimaneva vuota. Per riempire questo spazio, nel 1583 venne prelevata dal cortile di Palazzo dei Conservatori un'alta statua della dea Atena (mostrata più in basso).
A parte la nicchia, il Palazzo Senatorio mancava ancora della facciata e della parte sommitale della torre. L'intero edificio sul lato orientale della piazza (quello sinistro) non era neppure stato cominciato e quindi piazza del Campidoglio prendeva rapporto con la vicina chiesa di Santa Maria in Aracoeli per mezzo di una semplice e ripida scarpata, come mostra l'asterisco nella pianta qui sopra.

allegoria del Tevere, originariamente del Tigri

Non appena l'Acqua Felice raggiunse il Campidoglio, alla fine del 1587, Sisto V indisse un concorso per la costruzione di una fontana nella piazza in cima al colle. Dati i rapporti non buoni che aveva col fontaniere ufficiale, Della Porta (cfr. pagina 6), non sorprende il fatto che questo architetto fu nuovamente messo da parte, nonostante avesse già edificato Palazzo dei Conservatori (sede dei principali amministratori della città) sul lato occidentale della piazza e stesse ora terminando la facciata del Palazzo Senatorio.
Invece sorprende di più il fatto che la scelta del papa premiò il progetto di Matteo Bartolani, lo stesso architetto che solo qualche anno prima aveva lavorato all'Acqua Felice, ma era stato sollevato dall'incarico quando l'acquedotto, a un certo punto del suo percorso, aveva cominciato a far refluire l'acqua in senso contrario, verso le sorgenti.

piccola sfinge, su cui poggia
col gomito l'allegoria del Nilo
Il progetto di Bartolani era davvero grandioso: sebbene non ne siano rimaste testimonianze visuali, una descrizione della sua fontana parlava di cinque vasche di diverse dimensioni, che sarebbero state disposte alla base del Palazzo Senatorio, sormontate dalla lupa capitolina.


In quello stesso periodo Giacomo Della Porta, oltre alla facciata del palazzo, stava anche lavorando a una fontana per piazza San Marco (vedi pagina 4), una delle ultime ad essere alimentate dall'acqua di Salone, per la cui costruzione si sarebbe dovuta usare la statua popolarmente chiamata Marforio. Ma solo qualche giorno dopo il trasferimento della statua da Campo Vaccino a piazza San Marco, questa fu portata in tutta fretta sulla sommità del Campidoglio, già ingombro dei cantieri di Della Porta e di Bartolani.

Uno dei più illustri studiosi di Roma, Cesare D'Onofrio, sosteneva che questo improvviso e misterioso dirottamento potesse nascondere un tentativo fatto da Della Porta di proporre una diversa soluzione per la piazza e quindi dissuadere Sisto V dal lasciare che Bartolani costruisse la sua imponente fontana, che avrebbe alterato l'arrangiamento dato da Michelangelo alla scalinata del palazzo. Infatti Della Porta puntava a costruire una sua propria fontana sul lato della piazza rimasto deserto, in modo da riempire l'ampio buco e allo stesso tempo lasciare che la scalinata rimanesse così com'era.
Il "papa tosto", come Sisto veniva chiamato, era troppo testardo per cambiare idea; l'ambizioso progetto di Bartolani venne confermato, mentre Marforio fu semplicemente parcheggiato in un angolo della piazza.


il Nilo

L'unica fontana che Della Porta ebbe il permesso da Sisto V di costruire sul Campidoglio fu la coppia di piccole fonti ai piedi della larga scalinata, o cordonata, che dalle pendici del colle conduce alla piazza.

la statua equestre di Marco Aurelio presso il Laterano, nei primi del Cinquecento; i due leoni egizi alla base sono probabilmente gli stessi delle fontane a capo della cordonata di Michelangelo →
Due leoni di basalto scuro erano stati trasferiti al Campidoglio nel 1582. Erano probabilmente gli stessi che in un disegno della prima metà del Cinquecento di Maerten van Heemskerck figurano alla base della statua equestre di Marco Aurelio, quando si trovava ancora presso San Giovanni in Laterano. Forse provenivano dal tempio di Iside e Serapide che sorgeva presso il Colle Oppio nell'antica Regio III (detta appunto Isis et Serapis). Nel 1588 Della Porta li trasformò in fontane, disponendole all'imbocco della cordonata che Michelangelo aveva realizzato per raggiungere piazza del Campidoglio. Sotto a ciascun leone venne collocato un vaso marmoreo, per raccogliere l'acqua.
Queste fontane conobbero il massimo della loro popolarità nel XVII secolo; infatti durante la celebrazione di eventi speciali e feste, invece della consueta acqua gettavano ...vino bianco e rosso! Chiaramente in tali circostanze tutta Roma affollava la piazzetta alle pendici del colle, per poter bere e portare a casa gratuitamente quanto più vino era possibile.

Questa fontana è anche uno dei rari casi in cui le statue originali furono rimosse e poi ricollocate.
Infatti nel 1885 l'allora papa Leone XIII fece trasferire ai Musei Vaticani gli antichi leoni di basalto, sostituendoli con copie (di colore chiaro!); anche i vasi scomparvero, come documenta la foto qui a destra, dei primi anni del XX secolo. Solo nel 1955 l'assetto originario fu ripristinato e gli originali vennero ricollocati al loro posto.

Tornando al 1588, Della Porta era ancora intento alla realizzazione della fontana di Palazzo Senatorio. Due grandi vasche furono scolpite ed effettivamente collocate al loro posto, una dentro l'altra, sotto l'alta nicchia centrale. Ma Sisto V morì due anni dopo, nel 1590, a lavori ancora in corso.

le copie biancastre dei leoni, prive di vasi, nei primi del Novecento

la statua di Atena
I suoi tre successori, cioè Urbano VII, Gregorio XIV e Innocenzo IX, non ebbero certamente il dono della longevità, visto che ciascuno di essi rimase in carica meno di dodici mesi; com'è facile immaginare, i lavori in piazza del Campidoglio procedettero molto a rilento, finché fu eletto un quarto papa, Clemente VIII, nel 1592. Alla fine, le tre rimanenti vasche della fontana di Bartolani, sebbene fossero già state scolpite, non furono mai utilizzate, né la lupa capitolina rimpiazzò mai la divinità nella nicchia e la struttura rimase incompiuta, assai simile a come appare oggi.

Tuttavia la fontana doveva ancora subire l'ultima trasformazione. Nel 1593, senza un motivo apparente, la grande statua di Atena fu restituita al cortile di Palazzo dei Conservatori e sostituita con un'allegoria di Roma, che tiene in mano una lancia e indossa una magnifica veste rossa (in porfido), ma che è senza dubbio troppo piccola per l'alta nicchia.

la piccola allegoria di Roma
Le modeste dimensioni della figura sono anche evidenziate dalle tre basi su cui dovette essere poggiata, per sollevarla e riempire il vuoto lasciato dalla precedente statua.

L'anno successivo Giacomo Della Porta poté finalmente dare avvio al progetto che non aveva fatto colpo sul "papa tosto": una fontana con la statua di Marforio (vedi anche la statue parlanti di Roma), per il lato orientale della piazza.

la Fontana di Marforio, di Della Porta, nella sua attuale collocazione
Alla barbuta figura fu data una vasca della stessa forma di quelle che Bartolani aveva disegnato per il Palazzo Senatorio (potrebbe addirittura trattarsi di una delle tre rimaste inutilizzate) e un alto prospetto alle spalle su cui, in alto, fu collocata l'enorme testa dell'imperatore Costantino (attualmente nel cortile di Palazzo dei Conservatori) e la sfera di bronzo che qualche anno prima Sisto V aveva rimosso dalla sommità dell'obelisco in Vaticano, nel corso dei lavori per la sua erezione in piazza San Pietro (vedi Obelischi, I parte).
la colossale testa di
Costantino che sormontava
Marforio assieme alla
sfera qui in basso ↓
Questa fontana fu davvero l'opera in cui Della Porta si discostò maggiornente dal suo modello tradizionale (cfr. pagina 1); fu anche l'ultima realizzata da questo grande architetto, forse il più prolifico fontaniere di tutti i tempi.
Purtroppo l'intera struttura dovette essere smantellata solo mezzo secolo più tardi, quando il terzo palazzo che Michelangelo aveva progettato per la piazza cominciò ad essere finalmente edificato; nel 1734 la fontana di Marforio fu ricostruita nel suo cortile, ma priva dell'alto prospetto.

← il barbuto Marforio, una figura allegorica
che rappresenta il mare, oppure un fiume



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I PARTE
FONTANE ANTICHE

II PARTE
FONTANELLE