~ la lingua e la poesia ~
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Cesare Pascarella

LA SCOPERTA DE L'AMERICA


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INDICE

VIVIIVIIIIXX




VI

Basta, dunque, pe fà breve er discorso,
Va be', je fece er re, quer ch'ho promesso
Lo mantengo; ma, dice, ve confesso,
Che io nun ce vorrebbe avé rimorso;

Per cui, st'affare qui ha da fà er suo corso:
Perch'io, si governassi da me stesso,
Che c'entra? ve direbbe: annate adesso...
- Ma allora, fece lui, co' chi ho discorso?

Ma voi chi sête? er re o un particolare?
- Pe esse re so re, nun c'è quistione;
Ma mica posso fà quer che me pare.

Vor dì che voi portate li registri
De le spese, l'esatta relazione,
Che ve farò parlà co li ministri.



VI

Basta, dunque, per farla breve,
Va bene, gli disse il re, quel che ho promesso
Lo mantengo; ma vi confesso
Che non vorrei averne rimorso;

Per cui questa cosa deve seguire il corretto iter,
Perché se governassi da me stesso,
È ovvio, vi direi: andate anche ora...
- Ma allora, egli disse, 1 con chi ho parlato?

Ma voi chi siete? il re o un qualsiasi suddito?
Per essere re sono re, è fuor di dubbio,
Ma non posso certo fare quel che mi pare.

Vuol dire che se voi portate i registri
Delle spese, l'esatta relazione,
Vi farò parlare coi ministri.

1. - [1] · Cioè "Colombo disse...".


VII

E li ministri de qualunque Stato
So' stati sempre tutti de 'na setta!
Irre orre... te porteno in barchetta,
E te fanno contento e cojonato.

E così lui: ce se trovò incastrato
A doveje pe forza daje retta,
Je fecero la solita scoletta,
Da Erode lo mannaveno a Pilato.

E invece de venì a 'na decisione,
- Sa? je fecero, senza complimenti
Qui bisogna formà 'na commissione.

Lei j'annerà a spiegà de che se tratta,
E, dice, quanno loro so' contenti,
Ritorni pure che la cosa è fatta.

VII

E i ministri di qualunque Stato 1
Sono stati sempre tutti uguali!
Bla bla... menano il can per l'aia,
E ti fanno felice e gabbato.

Lo stesso fu per lui; si trovò costretto
Ad accettare per forza le loro ragioni,
Gli fecero fare la solita trafila,
Da Erode lo mandavano a Pilato. 2

E invece di giungere ad una decisione,
- Sa? gli dissero senza complimenti,
Qui occorre formare una commissione.

Lei andrà loro a spiegare di cosa si tratta,
E quando essi sono soddisfatti,
Ritorni pure che è cosa fatta. 3

1. - Questo sonetto, assieme a quello numero IX, rivelano come il popolo di Roma abbia da sempre mostrato diffidenza verso le sue due storiche classi dirgenti: i ministri e il clero.
2. - L'espresione "mandare qualcuno da Erode a Pilato" indica esattamente il costringere una persona a rivolgersi a destra e a manca perché nessuna delle parti vuole prendersi la responsabilitàdi una decisione.
3. - Leggendo questo sonetto fra le righe, ne emerge che, anche ai tempi di Pascarella, la Pubblica Amministrazione non doveva brillare per solerzia ed iniziativa.


VIII

Eh, giacchè ho fatto trenta, fece quello,
Be', dice, che vôi fà? famo trentuno.
Ci agnede, e se trovò in mezzo a un riduno
De gente che Dio sàrvete, fratello!

Lo teneveno lì come er zimbello!
L'interrogorno tutti, uno per uno,
E poi fecero, dice: - Sarv'ognuno,
Ma questo s'è svortato de cervello.

Lui parlava, ma manco lo sentiveno;
E più lui s'ammazzava pe scoprilla
E più quell'antri je la ricopriveno.

Ma lì, secondo me, ne li segreti
De quer complotto lì, ma manco a dilla,
C'era sotto la mano de li preti.

VIII

Eh, giacché ho fatto trenta, egli disse,
Beh, cosa vuoi farci, facciamo trentuno.
Ci andò, e si trovò in mezzo a un raduno
Di gente che Dio ce ne scampi e liberi!

Lo tenevano lì come uno zimbello!
Lo interrogarono tutti, uno per uno,
E poi dissero: "Dio ne guardi, 1
Ma costui è uscito di senno.

Egli parlava, ma nemmeno lo udivano;
E più si affannava ad alzarla 2
Più gli altri gliela coprivano.

Ma secondo me, lì fra segreti
Di quel complotto, nemmeno a dirlo,
C'era sotto lo zampino dei preti.

1. -L'espressione "sarv'ognuno" (cioè "che ognuno se ne salvi") è un tipico aspetto della superstizione del popolo, il quale ogni volta che menziona una malattia, una disgrazia, un evento pericoloso, aggiunge prudentemente "sarv'ognuno".
[2] · Ovviamente, la voce.


IX

Ché mettetelo in testa ch'er pretaccio
È stato sempre lui, sempre lo stesso!
Er prete? È stato sempre quell'omaccio
Nimico de la patria e der progresso.

E in quelli tempi, poi, si un poveraccio
Se fosse, Dio ne scampi, compromesso,
Lo schiaffaveno sotto catenaccio,
E quer che'era successo era successo.

E si poi j'inventavi un'invenzione,
Te daveno, percristo, la tortura
Ner tribunale de l'inquisizione.

E 'na vorta lì dentro, sarv'ognuno,
La potevi tené più che sicura
Da fà la fine de Giordano Bruno.

IX

Perché mettiti in testa che il pretaccio 1
È stato sempre lui, sempre lo stesso!
Il prete? È stato sempre quell'uomo malvagio
Nemico della patria e del progresso.

E in quei tempi, poi, se un poveretto
Si fosse, Dio ne guardi, compromesso,
Lo mettevano in catene,
E quel ch'era stato era stato.

E se poi inventavi qualcosa di nuovo,
Ti davano la tortura
Nel tribunale dell'inquisizione.

E una volta lì dentro, Dio ne guardi,
Potevi starne più che certo
Di fare la fine di Giordano Bruno. 2

1. - Si viveva in quegli anni, soprattutto a Roma, un clima di anticlericalismo, facilmente spiegabile con la recente liberazione dal secolare giogo della chiesa. Tuttavia ancora oggi a Roma è di uso comune l'epiteto "prete" o "pretaccio" per indicare un egoista, uno che da qualsiasi situazione cerchi solo di trarre il proprio beneficio, senza curarsi affatto degli altri. Si noti anche che il popolano tende a giudicare per categorie (cfr. anche il sonetto VII: « E li ministri de qualunque Stato...»)
2. - Filosofo accusato di eresia, condannato al rogo dall'Inquisizione nel 1600.


X

Lui, defatti, se mésse in diffidenza;
E fece: dice, qui p'er vicinato
Se sente un po' de puzza d'abbruciato...
Ma fresca! dice, qui ce vo' prudenza.

Defatti tornò su da su' eccellenza,
Je fece: - Be', cos'hanno combinato?
- Eh, dice, sa? l'affare è un po' impicciato,
Ripassi un'antra vorta, abbia pazienza.

Ma lui pensò: ma qui giocamo a palla!
Ma qui me vonno mette ner canestro!
Ma sai che nova c'è? Mejo a piantalla!

La voleva piantà. Ma 'na matina,
Ma indovinece un po'? Nun je viè l'estro
De volè annà a parlà co' la regina?

X

Difatti egli divenne diffidente;
E disse: da queste parti
Si sente un po' puzza di bruciato...
Ma accidenti! 1 qui ci vuol prudenza.

Difatti tornò su da sua eccellenza,
Gli chiese: - Beh, cos'hanno deciso?
- Eh, sa? la questione è un po' complessa,
Ripassi un'altra volta, abbia pazienza. 2

Ma egli pensò: qui giochiamo a palla!
Qui mi vogliono mettere nel sacco! 3
Sai che ti dico? Meglio farla finita.

Voleva rinunciare a tutto. Ma una mattina,
Indovina un po', non gli viene l'idea
Di voler andare a parlare con la regina?

1. - L'esclamazione "fresca!" è spesso usata in luogo della sua forma più forte "fregna!", e persino "fregna nonna!", per esprimere grande stupore, o come semplice interiezione.
2. - "Abbia pazienza" è usato col significato di "cerchi di capire, sia comprensivo".
3. - Cioè mi vogliono gabbare.