~ la lingua e la poesia ~ - 7 - Cesare Pascarella LA SCOPERTA DE L'AMERICA |
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INDICE
XXXI XXXII XXXIII XXXIV XXXV
XXXI E figurete allora tutti quelli! Ner védeli così senza malizia, Je cominciorno a dì: - Famo amicizia... Viva la libertà... Semo fratelli... E intanto l'antri su li navicelli, Ch'aveveno sentito la notizia, Capirno che la cosa era propizia, Sbarcorno tutti giù da li vascelli. E quelli je sbatteveno le mano: E quell'antri, lo sai come succede? Je daveno la guazza, e a mano a mano Che veddero che quelli ci abboccaveno, Che agiveno co' tutta bona fede, Figurete si come li trattaveno! |
XXXI Figurati allora tutti costoro! Nel vederli così, senza malizia, Cominciarono a dir loro: - Facciamo amicizia... Viva la libertà... Siamo fratelli... E intanto gli altri sulle caravelle, I quali avevano appreso la notizia, Capirono che la cosa era propizia, Sbarcarono tutti giù dai vascelli. E quelli 1 gli battevano le mani: E gli altri, lo sai come accade? Li prendevano in giro, e mano a mano Vedendo che costoro abboccavano, 2 Che agivano in perfetta buona fede, Immagina come li trattavano! |
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XXXII Li trattaveno come ragazzini; Pijaveno du' pezzi de specchietti, 'Na manciata de puje, du' pezzetti De vetro, un astuccetto de cerini... Je diceveno: - Eh? Quanto sò carini! - Voler controcambiare vostri oggetti? - E tutti quanti queli poveretti Je daveno le spille e l'orecchini. Figurete! Ce fecero la mozza: E lì le ceste d'oro, così arte, Le portaveno via co' la barozza. Eh, me fai ride! Come je le daveno? Quanno me dichi che da quele parte Lì li quatrini nu' li carcolaveno! |
XXXII Li trattavano come bambini; Prendevano due pezzi di specchietto, Una manciata di gettoni, 1 due pezzetti Di vetro, uno scatolino di fiammiferi... Dicevano loro: - Eh? Quanto sono carini! - Voler controcambiare vostri oggetti? - 2 E tutti quanti quei poveretti Davano loro le spille e gli orecchini. Figurati! Dovettero persino lasciarne: 3 Le ceste d'oro, così alte, Le portavano via coi carri. 4 Eh, mi fai ridere! Come gliele davano? Se mi dici che lì da quelle parti Non si usava denaro! |
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XXXIII Perché er servaggio, lui, core mio bello, Nun ci ha quatrini; e manco je dispiace: Ché lì er commercio è come un girarello, Capischi si com'è? Fatte capace: Io sò 'n servaggio, e me serve un cappello: Io ci ho 'n abito e so che a te te piace, Io te dò questo, adesso damme quello, Sbarattamo la roba e sêmo pace. E così pe li generi più fini, E così pe la roba signorile; Ma loro nun ce l'hanno li quatrini. Invece noi che sêmo una famija De 'na razza de gente più civile, Ce l'avemo... e er Governo se li pija. |
XXXIII Perché il selvaggio, caro amico mio, Non ha denaro; e nemmeno gli dispiace: Perché lì il commercio è come una trottola, Capisci com'è? Cerca di seguirmi: Io sono un selvaggio, e a me serve un cappello: Io ho un abito, e so che a te piace, Io ti dò questo, adesso dammi quello, Barattiamo gli oggetti e siamo pari. 1 E così per le merci più fini, E così per la roba signorile, Ma loro il denaro non lo hanno. Invece noi che siamo una comunità Di un genere di persone più civili, Ce li abbiamo... e il Governo se li prende. |
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XXXIV Ma lì nun ce sò tasse e le persone T'agischeno secondo er naturale: Lì nun ce trovi tante distinzione, 'Gni servaggio che vedi è un omo uguale. Che dichi? che nun ci hanno l'istruzione? Ma intanto sò de core e sò reale; E tu finché lo tratti co' le bone Nun c'è caso che lui te facci male. Vor dì che si ce fai la conoscenza Che quelli te spalancheno le braccia, Be' tu nun j'hai da fà 'na prepotenza. Si quello te viè a fatte le carezze E invece tu je dài li carci in faccia, Se sa, quello risponne co' le frezze. |
XXXIV Ma lì non ci son tasse e le persone Agiscono secondo natura: Lì non ci sono tante distinzioni, Ogni selvaggio che vedi è un uomo uguale. 1 Cosa dici? Che non hanno istruzione? Ma intanto sono onesti e genuini; E finché tu li tratti con le buone Non c'è rischio che ti facciano del male. Vuol dire che se fai la loro conoscenza Tanto che costoro ti spalancano le braccia, Beh, tu non devi far loro una cattiva azione. 2 Se costui viene a farti le carezze E tu invece lo prendi a calci in faccia, Si sa, quello risponde con le frecce. |
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XXXV E così finì lì; che venne er giorno Che quelli cominciorno a annà in gattaccia: E quell'antri je diedero la caccia, E venne er giorno che ce l'acchiapporno. E allora, se capisce, cominciorno Le lite, e dopo venne er vortafaccia: Quelli je seguitorno a ride in faccia; Ma quell'antri, lo sai?, je la cantorno. Dice: lassamo perde le servagge, Si no, dice, mannaggia la miseria, 'Na vorta o l'antra qui nasce 'na stragge! Ma quelli... quelli, invece seguitaveno, E allora diventò 'na cosa seria, Perché le donne, poi, quelle ce staveno. |
XXXV E là finì così: venne il giorno Che quelli cominciarono a circuire le donne: 1 E quegli altri diedero loro la caccia, Finché un giorno li colsero sul fatto. E allora, si capisce, cominciarono, Le liti, quindi gli atteggiamenti mutarono: Quelli 2 seguitavano a deriderli; Ma quegli altri, lo sai?, risposero loro per le rime. Dissero: 2 lasciamo perdere le selvagge, Altrimenti, accidentaccio, 3 Un giorno o l'altro qui ne nasce una strage! Ma quelli... quelli, invece continuavano, E allora diventò una cosa seria, Perchè le donne, poi, li ricambiavano. |
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