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Rione II - TREVI

~~~ 2ª parte ~~~


Il confine settentrionale del rione corre lungo la sommità del Quirinale fino all'incrocio delle Quattro Fontane (cfr. Fontane, parte III pag.9), dividendo Monti da Trevi.
In epoca romana questo era il luogo dove sorgevano le Terme di Costantino (cfr. la sezione C'era una volta a Roma...). Immediatamente a nord-est del sito, nel Seicento furono edificate una accanto all'altra due chiese piccole ma davvero molto belle, progettate da due maestri dell'architettura barocca romana, Gianlorenzo Bernini e Francesco Borromini, la cui nota rivalità è descritta nella sezione Roma leggendaria. Le due chiese hanno in comune anche la caratteristica di avere una pianta ovale.

Sant'Andrea al Quirinale [9], edificata tra il 1658 e il 1670, guarda la cosiddetta "manica lunga" del Palazzo del Quirinale (rione Trevi) e sorge in luogo di una chiesa preesistente, Sant'Andrea a Montecavallo, costruita nel Cinquecento. È nota per lo sfarzoso impiego di marmi e per la sua volta dorata; Bernini rimaneva seduto per ore al suo interno, in contemplazione di ciò che considerava uno dei suoi progetti meglio riusciti. È la terza principale chiesa gesuita di Roma, che in origine era destinata al noviziato di quest'ordine. Fu commissionata da Camillo Pamphilj, un nipote dello scomparso papa Innocenzo X, che era stato a sua volta eletto cardinale, ma aveva poi rinunciato alla carica per sposarsi (il suo stemma sull'ingresso reca infatti una corona, anziché un cappello cardinalizio). Qui il drammaturgo francese Victorien Sardou ambientò il primo atto de La Tosca, a cui però nella più conosciuta versione operistica di Giacomo Puccini fu preferita Sant'Andrea della Valle, nel rione Parione). pianta di riferimento di Monti

Ad appena pochi metri dalla precedente chiesa Borromini edificò San Carlo alle Quattro Fontane [10], proprio all'angolo con il famoso crocevia; in fondo a tre delle quattro strade che vi confluiscono sorgono altrettanti obelischi, visibili in lontananza.
via del Quirinale
l'interno della cupola di Sant'Andrea
Per via delle sue dimensioni alquanto ridotte, i romani la chiamano San Carlino. La superficie dell'intero edificio corrisponde per grandezza e per forma alla sezione di uno dei pilastri che sorreggono l'enorme cupola della basilica di San Pietro in Vaticano. Il suo curioso campanile è a forma di spirale, ma non così vistoso come quello che lo stesso architetto costruì per Sant'Ivo alla Sapienza, nel rione Sant'Eustachio, ed ora anche in parte coperto alla vista dai vicini edifici.
Era desiderio di Borromini essere sepolto nella cripta di San Carlo, ma essendo morto suicida, non gli fu concessa l'inumazione: la cappella che egli stesso aveva progettato per accogliere le sue spoglie mortali rimase vuota.
via del Quirinale
l'interno della cupola di San Carlino


Monti è anche particolarmente ricco di testimonianze medievali di ispirazione religiosa, molte delle quali situate nella parte meridionale del rione.
La più famosa è il complesso del Laterano [11], che sorge presso l'antica Porta Asinaria di età romana (cfr. le mura aureliane). Comprende la basilica di San Giovanni, chiesa cattedrale di Roma, edificata per la prima volta nel IV secolo e rimaneggiata in diverse circostanze fino all'aspetto attuale (secoli XVII-XVIII). Papa Gregorio XI (1370-78) le diede il titolo di "madre di tutte le chiese del mondo". Nel medioevo, per circa 1.000 anni tutti i papi sono stati incoronati in questo luogo.

Porta San Giovanni e Porta Asinaria (a sinistra)

piazza di Porta San Giovanni piazza San Giovanni in Laterano
↑ la facciata della basilica di San Giovanni in Laterano (1735), e quella del suo transetto occidentale (1585 circa) ↑

L'edificio accanto alla chiesa, il Palazzo del Laterano (1586), fu edificato sulle rovine del Patriarchium, un complesso molto più esteso dove vivevano i papi prima che la loro sede fosse spostata in Francia ad Avignone, nel 1305. Appena qualche anno dopo l'edificio fu distrutto da un grosso incendio. Infatti quando la sede del papato tornò a Roma, la residenza dei pontefici fu trasferita in Vaticano.
Di fianco al palazzo attuale sorge l'obelisco egizio più antico di Roma (cfr. obelischi per maggiori dettagli), mentre sull'altro lato della piazza un fabbricato del tardo XVI secolo racchiude l'antica cappella privata dei papi, detta Sancta Sanctorum (cioè "santa tra i luoghi santi").
È l'unica porzione superstite dell'antico Patriarchium, a cui dà accesso una rampa di gradini di marmo detta Scala Santa, erroneamente ritenuta essere quella originale proveniente dal pretorio di Ponzio Pilato in Palestina, dove Cristo subì il processo: per tale ragione i fedeli la salgono in ginocchio. Nella cappella, sopra l'altare è presente un'antica immagine che, secondo una tradizione popolare, fu dipinta da un'entità soprannaturale: nel mediovo in caso di peste o di altre calamità, i papi la portavano spesso in processione.
piazza di Porta San Giovanni
la Scala Santa

piazza San Clemente
il nartece di San Clemente
Non lontano, a metà strada tra il Laterano e il Colosseo, si trova un altro affascinante complesso costruito su tre livelli diversi: San Clemente [12], di cui si fa menzione anche in Curiosità romane, pagina 3. Consiste in una Basilica Superiore (del XII secolo, con splendidi mosaici e affreschi), costruita al di sopra di una chiesa molto più antica, detta Basilica Inferiore (IV secolo), quando quest'ultima, ora completamente al di sotto del livello stradale, rimase gravemente danneggiata durante il sacco di Roma ad opera dei Normanni guidati da Roberto il Guiscardo, nel 1084.
Ancora più in profondità sono i resti di edifici romani del tardo periodo repubblicano (secoli II-I aC) ed un mitreo, ossia un luogo dove si venerava il dio Mitra, di epoca leggermente più tarda (primi anni dell'impero).

Di questo gruppo di chiese medievali fa parte anche la vicina Santi Quattro Coronati, ma lo sprone roccioso su cui fu edificata ora appartiene al rione Celio, che si estende sul vicino colle omonimo. Tuttavia un versante dello stesso colle appartiene a Monti ed è qui che si trova Santo Stefano Rotondo [13], la prima chiesa costruita in Italia con una pianta circolare, fondata nel V secolo.

via di Santo Stefano Rotondo
Santo Stefano Rotondo
Le mura perimetrali del terreno dove sorge la chiesa furono ricavate da un tratto di un antico acquedotto, il ramo cosiddetto Rivus Caelimontani, descritto in Acquedotti III parte. In origine Santo Stefano Rotondo aveva due ambulacri concentrici, o navate, e quattro transetti disposti a croce. A causa delle cattive condizioni dell'antica chiesa, attorno al 1450 tre transetti e l'ambulacro esterno dovettero essere demoliti.
Nella prima metà del XVIsecolo l'ambulacro superstite fu decorato con un famoso ciclo di affreschi raffiguranti le brutali e piuttosto raccapriccianti esecuzioni di martiri cristiani ad opera degli imperatori romani.
Sotto la chiesa sono in corso degli scavi in corrispondenza di un antico accampamento militare romano.

Sul picco dell'Oppio si incontrano i confini di ben tre rioni: Monti, Esquilino e Castro Pretorio. Qui, in un'ampia piazza sorge la basilica di Santa Maria Maggiore [14], così chiamata per il fatto di essere la più antica e la più grande tra le chiese di Roma dedicate alla Madonna. È anche detta comunemente Basilica Liberiana oppure Santa Maria della Neve, perché secondo una credenza popolare papa Liberio (IV secolo) fece edificare la chiesa sul luogo di un'inattesa nevicata il 5 di agosto; infatti ogni anno in questa data ha viene rievocata la leggenda con una nevicata artificiale. In realtà la chiesa fu fondata da Sisto III subito dopo il Concilio di Efeso (431), nel quale era stata sancita come dogma la condizione di Maria quale "madre di Dio". La basilica è la quarta di Roma per dimensioni ed è uno dei luoghi cristiani più venerati. piazza dell'Esquilino
Santa Maria Maggiore
Dal medioevo all'Ottocento numerosi papi hanno contribuito ad ingrandirla e ad arricchirla di opere: il risultato è un'incredibile raccolta di stili diversi, che spaziano attraverso dieci secoli di storia dell'arte.
piazza dell'Esquilino Il pavimento è un'opera marmorea originale in stile cosmatesco risalente al XII secolo. L'abside e la facciata furono decorati con mosaici alla fine del secolo successivo. Del 1375 è il campanile, che vanta anche il primato di essere il più alto di Roma. Il notevole soffitto a cassettoni è del 1500 circa; si dice sia stato dorato col primo oro giunto dalle Americhe, appena scoperte; in effetti ciò potrebbe non essere del tutto una diceria: la spedizione di Colombo era stata finanziata dal re di Spagna Ferdinando IV e al tempo della costruzione del soffitto era papa Alessandro VI, anch'egli spagnolo.

← la cappella di Paolo V e la cappella di Sisto V →
piazza dell'Esquilino

Sisto V (tardo 500s) e Paolo V (primo Seicento) fecero costruire da entrambi i lati della basilica due sfarzosissime cappelle; la loro dimensione è tale che potrebbero essere considerate due piccole chiese a sé stanti.
Verso la metà del Settecento alla basilica fu aggiunto un portico barocco con loggia al primo piano, rimpiazzando quello più piccolo di età medievale, così da proteggere i mosaici della parte superiore della facciata, lasciandoli però ancora parzialmente visibili dal basso.
piazza dell'Esquilino
(in alto) i mosaici della facciata, del XIII secolo;
(al centro) particolare del fregio musivo,
del V secolo, lungo la navata centrale;
(a destra) la colonna dalla Basilica di Massenzio
Santa Maria Maggiore è famosa per i suoi mosaici. I pannelli che seguono la navata centrale e quelli che ricoprono l'arco trionfale sono databili al V secolo: sono i più antichi conosciuti con soggetti religiosi. Invece quelli dell'abside e quelli anzidetti della facciata sono opere del tardo XIII secolo.
A fianco dell'altare maggiore si trova anche la modesta tomba di Gianlorenzo Bernini, il maestro del barocco romano, che mosse i primi passi nella bottega del padre, in uno degli edifici a sinistra della basilica, ricordata da una targa.

piazza dell'Esquilino
piazza dell'Esquilino

La colonna che si erge nella piazza antistante è l'unica superstite della Basilica di Massenzio (o di Costantino) e proviene quindi dal Foro Romano. Fu trasportata qui nel 1613 per volere di papa Paolo V. Invece sul retro della chiesa è presente uno degli antichi obelischi romani (cfr. Obelischi, II parte), in origine al lato dell'ingresso del mausoleo dell'imperatore Ottaviano Augusto (cfr. rione Campo Marzio) ed in seguito collocato qui da papa Sisto V nel 1587.


Un'altra chiesa antichissima nei dintorni, assai più piccola della basilica descritta in precedenza, è Santa Pudenziana [15], che poggia su un livello molto al di sotto di quello stradale attuale; il suo ingresso è ora raggiungibile grazie ad una doppia rampa di scale fatta costruire nell'Ottocento dal cardinale Bonaparte, nipote di Napoleone.
via di Santa Prassede
Santa Prassede: il mosaico della volta
nella cappella di San Zeno (IX secolo)
Le sue forme attuali risalgono al 1590, ma fu costruita per la prima volta nel IV secolo (tarda età imperiale): l'abside è decorato da un mosaico appartenente all'edificio originale, uno dei più antichi esemplari ispirato ad un tema cristiano; è interessante notare che i personaggi che vi compaiono indossano ancora toghe secondo la moda dell'antica Roma, e sullo sfondo si vede una rappresentazione molto realistica di come la città doveva apparire sedici secoli or sono. via Urbana
mosaici del tardo IV secolo in Santa Pudenziana:
gli apostoli dall'aspetto senatoriale e gli edifici romani

Altri splendidi mosaici dell'epoca di Carlo Magno (IX secolo) si possono ammirare nella vicina chiesa di Santa Prassede [16], attualmente seminascosta in una strada stretta e buia: la volta della cappella di San Zeno ne è completamente ricoperta.

Proprio nel cuore del rione sorgeva un tempo la favolosa dimora che l'imperatore Nerone si era fatto costruire dopo che molte zone erano andate distrutte nel grande incendio del 64. Conosciuta come Domus Aurea [17], si stendeva dal picco dell'Oppio fino all'estremità meridionale del Foro Romano e a un versante del Celio; si stima che occupasse addirittura oltre il 20% della superficie della città compresa entro le mura serviane. Le sue numerose sale e corridoi erano meravigliosamente decorati da affreschi, mentre i giardini si estendevano su quattro diverse regiones della città antica, e comprendevano tra le altre meraviglie un laghetto artificiale e una gigantesca statua bronzea alta 30 metri che ritaeva lo stesso imperatore nella posa di un dio; originariamente situata sulla collina della Velia, il colosso fu successivamente fatto spostare da Adriano proprio accanto al famoso anfiteatro.

in rosso, l'estensione della Domus Aurea

via della Domus Aurea via della Domus Aurea
(← a sinistra ed in alto ↑) Domus Aurea: uno dei molti corridoi
che una volta collegavano le centinaia di stanze e cortili
e tracce di decorazione pittorica sulla parete di una sala
Subito dopo la morte di Nerone, a causa della sua pessima reputazione fu distrutto tutto ciò che lo ricordava: le rovine della sua villa furono riempite e coperte di terra e l'imperatore Traiano costruì sui nuovi terreni delle terme pubbliche; alcuni frammenti se ne vedono ancora oggi nel giardino pubblico che copre la sommità del colle Oppio, ma le loro enormi dimensioni ci danno ancora oggi un'idea di quanto questo complesso dovesse essere grandioso.

Anche il lago fu prosciugato e riempito, fornendo così un'area ampia e piatta dove poi sorse il più famoso edificio pubblico dell'antichità: l'Anfiteatro Flavio, più conosciuto come il Colosseo.
Quando all'inizio del XVI secolo furono rinvenute le rovine della Domus Aurea, molti artisti rinascimentali, tra cui Raffaello, erano soliti raggiungerne le sale ipogee, che chiamavano "grotte", calandosi con delle funi (e spesso lasciando sul soffitto i loro nomi ed altri graffiti). Le stupefacenti pitture murali che essi videro, i cui colori si erano in buona parte conservati a dispetto della loro età, grazie al fatto che l'ambiente sotterraneo era rimasto sigillato a tenuta d'aria, esercitarono una profonda influenza sullo stile ornamentale con cui furono decorati pareti e soffitti per tutta la durata del Rinascimento.
via della Domus Aurea
la Domus Aurea: graffiti lasciati su una volta nel Cinquecento

via delle Terme di Traiano
resti delle Terme di Traiano, sorte sulla Domus Aurea
Purtroppo quegli antichi affreschi sono ora a malapena riconoscibili; una volta esposti nuovamente agli agenti atmosferici dopo la loro scoperta, divenuti soggetti ad infiltrazioni idriche a causa della loro posizione sotterranea, assai presto cominciarono a sbiadirsi ed oggi appaiono molto compromessi.

Dopo il completamento dell'Anfiteatro Flavio, l'imperatore Domiziano gli fece costruire a brevissima distanza anche il Ludus Magnus [18], la più importante delle scuole per gladiatori. Aveva la stessa forma dell'edificio maggiore, affinchè i combattenti avessero l'impressione di trovarsi nell'arena, ma era ovviamente di dimensioni molto più ridotte.


Era collegata al Colosseo da una galleria sotterranea, tutt'ora esistente. I resti del Ludus Magnus oggi sono purtroppo ridotti a circa metà della pianta dell'edificio originale, ma è ancora possibile distinguere chiaramente il profilo ovale dell'arena.



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via di San Giovanni in Laterano
↑ ricostruzione del Ludus Magnus e del Colosseo (Museo della Civiltà Romana) e i resti attuali ↑


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