~ la lingua e la poesia ~
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Giuseppe Berneri
MEO PATACCA


indice
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CANTO IX

ottave: 1, 3-15, 18-22, 26, 33-34, 36-38, 40, 49, 62-66, 68-69, 73, 78-85, 87-91



1

Tolla con Tutia era di già salita
Nella stanza di sopra, e in adocchialla 1
Nuccia, à un tratto restò come intontita,
E appena fiato havé de salutalla. 2
Quella renne 3 il saluto, assai compita;
Da capo à piede intanto, d'osservalla
Nuccia non lassa, 4 e in un'occhiata sola
Tutta la squatra, e non fà ancor parola.

1. - adocchiarla
2. - ebbe appena fiato per salutarla
3. - rende
4. - non lascia, non cessa

3 - 15

Et ecco si fà un atto di commedia,
Perche di Nuccia il cor crepa d'invidia,
La Scarpellina 1 coll'occhiate assedia,
Par che con quelle far gli voglia insidia.
À lei più allor s'accosta con la sedia
E in sempre più guardalla, ce profidia. 2
Già l'affetti di Meo, quasi ripudia,
Di saper chi è costei, trà sé già studia.

1. - Tolla (dal mestiere del marito)
2. - insiste nel guardarla sempre più

Inteso haveva prima dalla buscia 1
Che risponneva in sopra della porta, 2
Di Meo la voce, e questo assai gli bruscia 3
Perche una fiera gelosia gl'apporta:
Non sà se sia Donna onorata, ò sdruscia, 4
Per indurla à scropì da sé la torta 5
Gle fà bel bello, acciò al su' fine arrivi,
Quest'interrogatorij suggestivi.

1. - dall'apertura, dal vano
2. - che da sopra corrispondeva alla porta
3. - le brucia
4. - di malaffare
5. - a rivelare da sé la sua identità

« Per quanto sò veder, Vossignoria
È sposa né? 1 Non credo d'ingannarmi;
Quest'abbito, mi pare, che ne dia
Tal contrasegno, 2 che potria 3 bastarmi;
Pur m'è caro saper, se il vero sia,
E dell'ardir La supplico à scusarmi,
Che per nostra natura, in certe cose
Noi altre donne semo 4 un po' curiose ».

1. - (interiezione) non è così?
2. - indizio
3. - potrebbe
4. - siamo

Tolla, che ci pretenne, 1 e assai gle piace,
De fa' pur lei la bella parlatrice, 2
Pe' mostrasse una giovane vivace,
Con un po' di sogghigno, così dice:
« Vedo Signora mia, che si compiace
Scherzar con mè, che son Sua servitrice,
So' sposa 3 in quanto, mà nel dire hà torto,
Che ne dia segno l'abbito che porto.

1. - si dà qualche aria
2. - di mettere in mostra le sue doti di eloquenza
3. - sono sposata

Vesti son queste mie da bon mercato,
Robba ordinaria assai da poverella,
È un abbituccio, che l'hò merlettato,
E liscio lo portavo da zitella. 1
Non hà volzuto mai ch'habbia sforgiato
Mi marito, 2 che in testa hà certa quella, 3
Con dir, che non stà bene, che sian visti,
Tanti lussi alle mogli degl'artisti ».

1. - da nubile
2. - mio marito non ha mai voluto che sfoggiassi, che dessi nell'occhio
3. - ha in testa una certa idea


« E qual'è, - dice Nuccia -, il Suo mestiere,
S'è lecito saperlo? ». Hà gran premura
D'intender, se 'ste cose son poi vere,
Perche di chalche trappola hà paura.
Tolla gusto non hà di far sapere
La scarpellineria, 1 mà con drittura 2
Risponne, e te l'imbroglia, e fa' pulito: 3
« Lavorator di pietre è mi marito ».

1. - la modesta condizione di scalpellino
2. - con astuzia
3. - usa un trucco, ma senza mentire

« Farà dunque l'orefice » de fatto 1
Nuccia gle replicò. Mà Tolla allora
Fece un tantin de smorfia, et in quell'atto
Disse, scrullanno 2 il capo: « Nò signora.
Io non parlo di gioje, error hò fatto,
A non spiegarmi meglio. Lui lavora
Pietre che non son manco 3 marmi fini,
Mà bensì sassi grossi, e travertini ». 4

1. - subito, su due piedi
2. - sgrullando
3. - neppure
4. - blocchi di travertino

« Si, si, fà lo scultore, adesso hò inteso,
Me ne rallegro assai » Nuccia ripiglia,
« Già me l'immaginavo, e già l'hò creso, 1
Ch'era civile 2 assai sì bella figlia ».
« A Lei piace il bel dir », così ripreso
Fu da Tolla il discorzo. « S'assomiglia,
Mà non è questa l'arte, 3 non è in quanto, 4
Mio marito scultor. Mà stà lì accanto ». 5

1. - lo credevo, ne ero convinta
2. - raffinata, di buona condizione sociale
3. - il mestiere
4. - proprio, esattamente
5. - lo è quasi

Nuccia s'accorge allor, perch'é una quaglia, 1
Che l'impiccia costei, né parla schietto, 2
Quel che vuò dire intenne, 3 e non si sbaglia,
Si volta à Tutia, e te gle fà l'occhietto.
Mà pe' 'ste cose più non la travaglia, 4
Perche cognosce 5 che gle fà dispetto,
In volerla sforzà con più parole,
A fagle dir, quel che lei dir non vuole.

1. - perché è pronta, astuta
2. - che usa dei trucchi, né parla in modo chiaro
3. - comprende cosa voglia dire
4. - non la assilla, non la tedia
5. - si rende conto

Parla d'altro così: « Mi favorisca, 1
(Se non è impertinenza, questa mia)
Di dirmi il nome Suo; mi compatisca,
Perche à mente io tener me lo vorrìa.
Già che vuò 'l caso, che La riverisca,
Troppo scortese et incivil sarìa,
Se saper non volessi à chi ne devo
Questo favor sì granne, ch'io ricevo ». 2

1. - la prego
2. - cioè: poiché ricevo da lei l'onore di poterla riverire, mi dica il suo nome affinché io lo ricordi

Allor Tolla: « Signora! mi mortifica,
Se di una serva Sua vuò haver memoria.
Per ubbidir, da mè Le si notifica,
Ch'il mio nome legitimo è Vittoria.
Mà dalle genti in parte si falsifica, 1
Che di mé fanno al solito l'istoria 2
Di chiamarmi col nome frollosetto, 3
E mi dicono Tolla à mi dispetto ». 4

1. - viene corrotto, storpiato
2. - l'abitudine, il vezzo
3. - civettuolo
4. - mio malgrado

« Questo spesso succede, e chi Lauruccia,
E chi chiamano Lulla, e chi Palmina. »
L'altra rispose, « À mè dicono Nuccia,
À chi Tilla, à chi Pimpa, et à chi Nina,
A chi, dall'arte 1 poi, la Barbieruccia,
A chi l'Ostessa, à chi la Scarpellina ».
Così una staffilata gle l'avvia: 2
Quella finge ch'à lei data non sia.

1. - dal mestiere del marito
2. - fa una salace battuta ai suoi danni

Seguita Nuccia à interrogà l'amica
Intorno à quello, ch'assai più gle preme,
E con arte procura, 1 che gle dica,
Perche lì venne con Patacca insieme.
Saper il nome non gl'importa mica,
Né il mestier del marito, e solo teme,
Che di costei Patacca amante sia,
E gle rosica 2 il cor la gelosia.

1. - fa in modo
2. - le rode

18 - 22

« Il signor Meo, che seco La condusse,
Ch'hà maniera d'entrà per tutti i lochi, 1
Come appunto il patron d'ogn'uno fusse, 2
Gl'havrà fatti veder e lumi e fochi, 3
Dall'À per fino à conne, ronne, e busse. 4
Lui sà, de i pari sui, ce ne so' pochi,
E col suo ingegno acquista onor e fama,
E signor della festa ogn'un l'acclama.

1. - può entrare ovunque
2. - fosse
3. - le feste in strada
4. - dall'A alla Z

Mà perche lo conosce molto bene
La signora Vittoria, altro non dico,
Sol dirò ch'a lodarlo à ogn'un conviene,
Se della verità non è nemico. 1
È fortunata poi, se con lei viene
Servendola, sì buon, sì degno amico;
A creder io mi dò, 2 ch'un pezzo sia,
Che conversi 3 con lui Vossignoria ».

1. - cioè: solo chi è nemico della verità non lo loderebbe
2. - credo proprio
3. - frequenti, conosca

« Signora Nuccia! mi fò meraviglia,
Che Lei tacciar mi voglia sù l'onore ». 1
Tolla gle risponné. « Sappia che piglia,
(Per dirglela alla schietta), 2 un grosso errore.
Troppo male il sospetto la consiglia,
Se doppo havermi fatto ogni favore,
(Mi scusi in grazia, 3 s'io così raggiono)
Me gli fà creder 4 quella, ch'io non sono.

1. - voglia mettere in dubbio il mio onore
2. - francamente
3. - la prego di scusarmi
4. - le fa credere di me

Giuro, ch'in tutto il tempo di mia vita,
Una sol volta hò 'l signor Meo veduto,
E questo fu, per essermi smarrita,
Per un caso à mè in strada succeduto.
È bensì verità, che già sentita
Havevo la sua fama, e ancor saputo,
Ch'era un giovane sodo, 1 e savio assai:
D'andar con lui, per questo io mi fidai ».

1. - coraggioso e risoluto

Nuccia le guancie allor vergognosette,
Del color d'una rosa, ch'è incarnata
Le tinze, e ben intanto cognoscette, 1
Ch'in parlà troppo libera era stata.
Con un ripiego al mal rimedio dette, 2
E fu d'havé la torta rivoltata: 3
« Non parmi, 4 - disse, - haverla offesa in niente,
Pigliando 5 il signor Meo per Suo parente. »

1. - intanto comprese
2. - rimediò al male con uno stratagemma
3. - che fu di rivoltare la frittata
4. - non mi pare
5. - prendendo, ritenendo erroneamente

26

Così Nuccia, che prima era scontenta,
Et agrufata 1 pe' li gran penzieri,
Che divorarzi el cor par che si senta
Dal dente dell'invidia, e che disperi,
Si ringalluzza 2 adesso, et è contenta,
Mentre i sospetti sui gnente son veri, 3
All'occhi il brio, torna alla bocca il riso,
La pace al core, et il colore al viso.

1. - incupita, adombrata
2. - diviene nuovamente allegra
3. - non sono affatto veri

Le tre donne finalmente si rilassano; si siedono al tavolo e mangiano qualcosa assieme, mentre Meo è ancora fuori per cercare il perduto marito di Tolla.

33 - 34

Mentre 'ste donne, à tavola solazzano, 1
E con belle parole s'accarezzano,
Più facezie raccontano, e sghignazzano,
E à trattarsi da amiche, allor s'avvezzano; 2
Taccolanno 3 stà Meo, che l'imbarazzano
Certi, che falze accuse ricapezzano, 4
E volenno attizzà per quanto pozzano
Titta contro di lui, pastocchie accozzano. 5

1. - allegramente mangiano e bevono
2. - fanno amicizia
3. - litigando
4. - trovano, chiamano in causa
5. - mettono insieme delle falsità

Più d'uno, ch'ucellà voluto havria 1
Tolla, al gonzo marito dà ad intennere 2
Che Meo se l'era già menata via, 3
Forzi 4 per non volerla à lui più rennere. 5
Titta di rabbia allora e gelosia
Si sentì tutto in drento al core 6 accennere,
Cerca Patacca e Tolla ancor con lui,
Col penzier di far male i fatti sui.

1. - che avrebbe voluto carpire, fare sua
2. - intendere
3. - condotta via
4. - forse
5. - rendere
6. - nel cuore

36 - 38

Titta, appena dà in Meo 'na sguerciatura, 1
Ch'inverzo lui si spicca, 2 e grida forte:
« Dov'è mi moglie? À noi! La tu' bravura
Mica scampà, non ti farà la morte ».
La lama intanto sfoderà procura,
E Meo pe' rabbia fà le labra smorte, 3
Mà roscio el viso, 4 e t'alza immantinente
La man dritta, pe' dagle un sciacquadente. 5

1. - uno sguardo
2. - si lancia
3. - atteggia la bocca in una smorfia che rende le labbra pallide
4. - il viso rosso
5. - la mano destra per dargli un ceffone

Nel tempo stesso della sferra il pomo
Con la mancina gl'aggrappò. 1 S'astenne,
Perche la volze fa' da galant'homo
Di dagli allora un sganasson 2 solenne:
« Senti! - gli dice poi - di farci l'homo,
Con mè, non ti riesce, e se ti venne
Suspetto in capo, senza smargiassate,
Se parla, e non se fanno 'ste levate. 3

1. - allo stesso tempo gli afferrò il pomo della spada con la mano sinistra
2. - sberla
3. - se ne discute, senza fare queste scene

Io non t'abbacchio, 1 che te compatisco,
Perche non sai quel che per tè facéi, 2
Sol perche la tu' moglie custodisco,
Tù contro mè, così rugante 3 sei.
Senti! sgherretto mio, non m'infierisco,
Quanto pe' scrapicciatte io doverei, 4
Perche prima il servizio che t'hò fatto
Voglio che sappi, e che in bravà, 5 sei matto ».

1. - non ti uccido
2. - feci
3. - arrogante ed aggressivo
4. - non infierisco quanto dovrei per toglierti questi capricci
5. - assumere atteggiamento da bravo

40

Così Titta atterrito si ritira
Tutto in sé stesso, e più non fà del bravo,
In osservà di Meo la rabbia e l'ira.
Dice: « Io vi sono, e servitor, e schiavo;
Un chalche malalingua hebbe la mira
Di metter mal trà noi, mentre cercavo
Mi moglie, e m'appettò 1 la falza spia,
Che lei mi fù da voi menata 2 via ».

1. - mi fece credere
2. - condotta

Meo perdona Titta e, tutto preso dalla sua organizzazione delle feste, lo conduce a casa di Tuzia, dove sua moglie lo sta aspettando. Meo propone a Nuccia e Tuzia di andare a vedere i fuochi d'artificio e Titta si offre d'accompagnarle.

49

Ci hanno gusto d'annà girandolone
'Ste femmine, à vedé li tanti sciali, 1
Ch'in ogni strada e piazza e ogni cantone
Ammannirno le genti dozzinali. 2
Tutia e Nuccia, che stanno un po' sciattone, 3
E di cocina ancor hanno i zinali, 4
Vonno tornare à salir sù à mutarli, 5
Et à metterzi ancora i virli varli. 6

1. - i tanti festeggiamenti
2. - avevano allestito i plebei
3. - in disordine
4. - indossano ancora i grembiuli da cucina
5. - vogliono tornare su a cambiarsi
6. - abiti femminili vezzosi

Dopo aver indossato i loro abiti migliori e vezzose cuffie piene di nastri a copertura delle loro elaborate acconciature, escono tutte insieme, scortate da Titta, per andare a vedere le luminarie e le molte rappresentazioni che hanno per tema la sconfitta dei Turchi.
62 - 66

Alzato, giusto in mezzo à una piazzetta
C'è un palco, ch'a vedello dà spavento,
A prima vista sì, mà poi diletta,
Che piace, benché tetro, l'ornamento;
Un panno nero sù ce s'imbolletta, 1
Ogni cantone hà la su' torcia à vento;
Parapetti non hà, mà solo il piano,
Acciò, chi è sopra, spicchi da lontano.

1. - vi è fissato con i chiodi

Un pezzo d'homaccion brusco alla cera 1
Stà sù sbracciato, 2 e non è già un fantoccio,
Mà in carne e ossa una perzona vera,
Benché immobbile stia, come un bamboccio.
Grufi 3 i capelli son, la barba è nera,
Hà un roscio berrettin fatto à cartoccio, 4
Con una sciabla 5 in man da malandrino,
In atto stà di scapoccià 6 'l vicino.

1. - dall'espressione torva
2. - a braccia nude
3. - arruffati
4. - un berretto rosso di forma conica
5. - sciabola
6. - decapitare

Accanto à lui c'è un Turco à man dereto
Legato à un trave 1 , e questo non arriva
Al collo, mà ce manca un mezzo deto, 2
Quanto non c'urti nel taglià la sciva. 3
Col capo basso stà tremante e queto,
E questa puro è 'na perzona viva:
Al turbante, s'accorge chi l'adoccia, 4
Esser Bassà, da fagle la capoccia. 5

1. - legato a una trave con le mani dietro
2. - è appena più basso del collo
3. - quanto basta perché non ostacoli la spada nel tagliare
4. - chi lo guarda s'accorge dal turbante
5. - a cui dev'essere tagliata la testa

A poco à poco, il popolo s'ammassa,
Perche la gente viè 1 di tanto in tanto;
Dalla su' positura assai smargiassa 2
L'ammazzatore, 3 alfin, si move alquanto;
Alza allora un riverzo, 4 et in giù lassa 5
Scorrer la man con impeto tamanto,
Ch'in un attimo (A fé 6 gran cosa è questa!)
Con un colpo, al Bassà taglia la testa.

1. - viene, sopraggiunge
2. - dalla sua posa molto ostentata
3. - il boia
4. - un rovescio, solleva la spada dietro di sé
5. - lascia
6. - davvero

Sbalza 1 questa sul palco, e il sangue schizza
Dal collo à tutta furia, et in giù penne 2
Dal trave il busto, ogn'uno il capo arrizza, 3
Slarga l'occi, 4 e sù i piedi ancor si stenne; 5
Resta poi for di sé la gente zizza, 6
Né sà cose capir così stupenne, 7
E 'sta scapocciatura ch'è in effetto 8
D'un homo vero, è orror, più che diletto.

1. - salta via
2. - pende
3. - alza, solleva
4. - sgrana gli occhi
5. - si solleva in punta di piedi
6. - la gente plebea
7. - stupende, prodigiose
8. - questa decapitazione a simulazione di un uomo vero

Ovviamente questa è solo un'esecuzione finta.

68 - 69

Era aggiustato in modo che cropiva, 1
Quasi il su' capo tutto, e questo haveva
Attorno robba 2 assai, ch'i vani empiva, 3
Vicini al collo, e spalle esser pareva.
La capoccia 4 per tanto, che appariva,
Era finta, e la vera s'ascondeva; 5
Un artifizio quì occultato stava,
Che chalched'un non se l'immaginava.

1. - copriva
2. - materiali (stoffe, teli, ecc.)
3. - riempiva gli spazi
4. - testa
5. - rimaneva nascosta

Fu pigliata, pe' fa' 'sta bella botta, 1
D'una cucuzza longa 2 una gran fetta,
Poi giusto alla misura fu ridotta
D'un collo umano, così tonna 3 e stretta;
Sul capo vero, quanno il dì s'annotta,
La finta gola l'ingegniero assetta; 4
Sù ci appoggia una testa, ch'è pur finta,
E che hà la faccia al natural 5 dipinta.

1. - questa bella esecuzione
2. - lunga zucca
3. - tonda
4. - colloca, dispone
5. - come vera

73

Perche sia verisimile l'effetto,
Perche ben fatta l'opera si dica,
C'era piena di sangue di crapetto 1
In drento al collo finto una viscica. 2
Mentre scarica il colpo, c'hò già detto,
Inverzo di colui sciabla 3 nemica,
Par che si tagli, allor ch'il sangue spruzza,
Una gola, e si taglia una cocuzza. 4

1. - capretto
2. - vescica
3. - sciabola
4. - zucca

Nuccia e il resto della comitiva si trovano a passare lì vicino, quando un ragazzo tra la folla fa qualcosa che non avrebbe dovuto fare...
78 - 85

Un fraschetta sgherroso insolentello, 1
Che s'era insopportabile già reso
Per le su' impertinenze, un gran bordello 2
Fava 3 intorno al pupazzo. (Il posto preso)
Haveva in mano un mezzo rimoncello, 4
Ed ecco, che lo tira, à braccio steso, 5
E iscammio di colpì quel babbuino 6
Giusto, azzecca di Nuccia in sul crapino. 7

1. - ragazzetto impudente
2. - una gran confusione
3. - faceva
4. - mezzo limone
5. - con tutta la forza del braccio
6. - anziché colpire quel brutto individuo
7. - la testa di Nuccia

Pur fà un colpo da mastro, allor, che sbaglia, 1
Se te gle fà cascà 2 tutto il gran monte
Del fettucciame, e ancor della ciuffaglia; 3
Tutia, e Tolla con lei, restano tonte,
Nuccia poi si confonne, e la travaglia 4
L'esser pelata un po', 5 verzo la fronte;
6 , con la man procura di pararzi,
Mò, vuò fuggir; non sà, quello che farzi.

1. - pur sbagliando bersaglio, fa un bel colpo
2. - in quanto le fa cadere
3. - la complicata acconciatura di nastri e capelli
4. - le dà noia
5. - avere capelli più radi
6. - ora, adesso

À cogliere il castello 1 giù si piega;
Pe' vergogna, (abbassata), non s'arrizza,
D'esser brutta gli par com'una strega,
E in sentir rider tutti, hà una gran stizza.
Titta la sbalza drento à 'na bottega, 2
Quì Tolla il campanile 3 gle riadrizza.
Più d'un s'accosta, pe' vedé chi sia
Costei, mà il bottegar 4 li caccia via.

1. - a raccogliere l'acconciatura
2. - la sospinge dentro una bottega
3. - l'alta acconciatura
4. - bottegaio

Quell'ardito raponzolo, quel frasca 1
Già, de 'sta bella botta s'era avvisto, 2
E trà la gente subbito s'infrasca, 3
Pe' la paccheta, c'hà de calche pisto; 4
Mà poi (come nel vischio il tordo casca)
Così costui c'incappa, perche visto
Fu da uno sgherro, (senza sapé, come),
Terribbile di faccia, e più di nome.

1. - quel ragazzetto
2. - si era avveduto del gran colpo
3. - si nasconde, confondendosi nella folla
4. - per la paura di essere percosso

Non pò 1 scappà, non pò dalle su' mani,
Perche lui, de potenza, te l'afferra,
Et era un di quei dieci capitani,
Che dovevan con Meo marcià alla guerra.
Pe' farne poi strapazzi, et assai strani 2
Pe' i capelli lo tiè, 3 l'alza da terra,
E perche hà forza, et è, à 'ste prove avvezzo 4
Tonno tonno lo piccola un bel pezzo. 5

1. - può
2. - per maltrattarlo nei modi più bizzarri
3. - lo tiene, lo regge
4. - è abituato a fare queste cose
5. - lo fa girare su sé stesso

Fà 'sta faccenna con la man mancina, 1
E con la dritta gli dà sganassoni 2
E pugni così forti in te la schina, 3
Che fan, ch'intorno l'aria, ne risòni. 4
Piagne e strilla il regazzo, e si storcìna, 5
Si raccomanna, acciò che gli perdoni, 6
Mà perche vendicà lui vuò l'affronto
Di Nuccia, te lo pista, come l'onto. 7

1. - compie questa operazione con la mano sinistra
2. - con la destra gli dà delle sberle
3. - nella schiena
4. - che producono un'eco tutt'intorno
5. - si divincola
6. - chiede perdono
7. - lo pesta come l'unto, lo percuote di santa ragione

Sputamorti si chiama, et è un maiale 1
Assai grande, spalluto, e corpulento,
Fà, d'un paro di baffi capitale, 2
Che par, ch'a tutti mettino spavento;
Hà un neo peloso, e riccio in tel guanciale, 3
Che gli serve d'un orrido ornamento,
E danno segno d'un cervel baiardo, 4
Severo il ciglio, e ammazzator lo sguardo.

1. - uomo grosso e rozzo
2. - sfoggia
3. - sulla guancia
4. - d'una mente stravolta, incline agli eccessi

Se tratta, che quel povero regazzo
Si volze spirità pe' la paura; 1
Pur, di fargli assai peggio, 'sto bravazzo
Arciterribilissimo procura; 2
Fatto, di tutti i su' capelli un mazzo,
A due mani l'acchiappa, e poi misura
Con lo sguardo un bel colpo, e quasi scaglia,
Tutto il putto quant'è 4 , nella muraglia.

1. - si agitò dalla paura
2. - Eppure questo bravaccio fa in modo di fargli assai più male
3. - scaglia il ragazzo a peso morto

87 - 91

Tonto il regazzo, ahimé! non par più esso, 1
Scapigliato, somiglia un stregoncino; 2
Vuò fuggir, non sà dove, inciampa spesso,
Ch'in piedi, appena reggesi il meschino.
D'havé gli pare Sputamorti appresso,
E con quello, il pericolo vicino.
Si sforza à curre; 3 ogn'urto lo spaventa,
Lui stesso, di sé stesso, orror diventa. 4

1. - non sembra più lo stesso
2. - arruffato come una strega
3. - di correre
4. - ha paura anche di sé stesso

Si salva alfin; mà non però più ardisce,
D'annà à fa', 1 pe' la festa l'insolente,
E il baffuto campion s'insuperbisce,
D'havé azzollato 2 quell'impertinente;
Và poi Nuccia à trovà, con lei complisce, 3
E gle domanda, se gl'occorre gnente,
Gle fà sapé, 4 l'orribbile strapazzo,
Da lui già fatto al malfattor ragazzo.

1. - di andare a fare
2. - percosso, battuto
3. - le porge i suoi ossequi
4. - la informa

« Io son, - gli dice doppo, - gnora 1 mia!
Del gran Patacca amico, e di bon core; 2
Però esser devo di Vossignorìa,
Che sò, quant'è à lui cara, servitore;
In tel vedé 3 quell'insolenterìa,
Che gle fu fatta, me venì 'l furore,
Che non convié, che tal'attion sopporti 4
Questo suo servo, e schiavo Sputamorti ».

1. - signora
2. - buon amico
3. - nel vedere
4. - non è bene che tolleri una tale azione

Nuccia, e le su' compagne hebber de guai
A tenesse, 1 in vedé 'sta gran bestiaccia,
E sentì un nome non inteso 2 mai,
Di non sbruffagli una risata in faccia; 3
Si ricordorno 4 allor delli babài, 5
Che co' 'na spaventevole barbaccia,
Alli su' 6 figli, piccoli, figura 7
Una matre, pe' mettegli paura.

1. - a trattenersi
2. - mai udito
3. - scoppiargli a ridere in faccia
4. - si ricordarono, sovvenne loro
5. - plurale di babào (babau), cioè orco, uomo nero
6. - ai propri
7. - evoca, racconta

Tutto rimedia Titta scarpellino,
Che s'inframette subbito, e risponne
Per Nuccia, mà fratanto un ghignettino
Mezzo strozzato, fecero le donne.
L'homini la discorsero un tantino; 1
Poi Nuccia il ringraziò; lui con profonne 2
Riverenze, finito il complimento,
Parte, d'havello fatto 3 , assai contento.

1. - parlarono un poco
2. - profonde
3. - cioè di aver vendicato Nuccia

Con ciò, Titta e le tre donne proseguono la loro passeggiata.