~ la lingua e la poesia ~ - 4 -
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indice
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CANTO XII
ottave: 2, 5-8, 12, 15-19, 24-40, 43-44, 46, 48, 50-55, 58-59,
63, 66-67, 71, 75-76, 82-87, 92-94, 97, 99, 101-104
Giunge a Roma la notizia che la città di Buda è stata espugnata dalle truppe critiane; si sparge però anche la voce che a dare manforte alla resistenza turca siano stati gli ebrei.
In Roma allor aspettatìva granne C'era, d'un'altra, et importante nova, Ogni poco, 1 un avviso se ne spanne, 2 Diverzo un altro poi, se ne rinova; Sempre fà, sempre reprica domanne 3 A i novellisti 4 Meo, quanno li trova, Ch'assai d'havé gli preme, 5 e ci stà all'erta, Di nova impresa una notizia certa. |
1. - a breve scadenza, ogni tanto 2. - si sparge una notizia 3. - replica domande 4. - a chi reca notizie 5. - perché gli preme assai di avere |
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Quand'ecco, a un tratto, un bisbiglià si sente Tra 'l popolo, un susurro, un'allegrìa; Currono più perzone, assai contente, Altre vanno à sapé, che cosa sia. Si fa un gran parapiglia, e finalmente Si dice giusto quel, ch'ognun vorrìa, 1 Ch'appunto allor 2 la nova era arrivata, Che Buda, in man de' nostri, era cascata. |
1. - vorrebbe 2. - che proprio in quel momento |
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Che co' 'na resistenza assai cocciuta 1 Sino all'estremo, in sopra à la muraglia, Havevano li turchi sostenuta Una sanguinosissima battaglia; Che s'era alfine la vittoria havuta, Perche la nostra fù gente de vaglia; 2 Che, con i Turchi, ancor furno veduti Far l'Ebrei, su le mura, i menacciuti. 3 |
1. - ostinata 2. - di valore 3. - combattenti |
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Sul mezzo dì, pe' la città, si sparze 'Sta nova appena, e la sentì la plebbe, Ch'arrabbiata, di collera tutt'arze, 1 E li Giudij, già lapidà vorrebbe. Cominzano i regazzi, à radunarze, Marciano verzo il Ghetto, e allora s'hebbe Paccheta 2 dall'Ebrei; mà si trovorno 3 In un attimo pronti, e lo serrorno. |
1. - arse 2. - paura 3. - trovarono |
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Il Ghetto, è un loco, al Tevere, vicino, Da una parte, e dall'altra à Pescarìa; 1 È un recinto di strade assai meschino, Ch'è ombroso, e renne ancor malinconia. Hà quattro gran portoni, e un portoncino; 2 Il dì s'apre, acciò el trafico ce sia; Mà dalla sera inzino à giorno ciaro, 3 Lo tiè inserrato 4 un sbirro portinaro. |
1. - antico mercato del pesce, presso il Portico d'Ottavia 2. - le cinque porte del ghetto: la principale era in piazza Giudea, altre tre si trovavano in piazza di Pescaria e strada di Pescaria, presso San Gregorio a Quattro Capi, mentre la quinta era in vicolo de' Cenci (cfr. il ghetto di Roma per la pianta e altri dettagli) 3. - fino all'alba 4. - lo tiene chiuso |
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Fanno 'sti sgherri un tal menà de mani, Che chi sta à vede, ancor ci hà 'l su' spavento, 1 E inferociti come tanti cani Vorriano divorà quelli di drento; 2 Sfonnà finestre, e sfragassà mignani, 3 Sfogo è di rabbia, pe' l'impedimento Ch'hanno d'entrà, 4 mentre che fan le porte Puntellate assai ben, riparo forte. |
1. - cioè anche chi solamente assiste a quanto avviene si spaventa 2. - gli ebrei 3. - balconi 4. - per essere impedito loro l'ingresso |
Non solo pietre vengono lanciate contro le case del ghetto: vengono usati proiettili di ogni tipo, e tra questi ...i salvadanai.
È il dindarolo 1 un coso piccinino Fatto de greta cotta, e quasi è tonno, 2 Drento è voto, 3 et in cima hà un bottoncino, E un piede largo, da stà ritto, in fonno, 4 C'è un taglio, giusto, al capitel 5 vicino, Quanto i spiccianti trapassà ci pònno; 6 Quì li regazzi i ripostini 7 fanno, In tempo, che le mancie se gli 8 danno. |
1. - salvadanaio 2. - tondo 3. - dentro è vuoto 4. - e in fondo una base larga per poter stare su diritto 5. - testa, parte sommitale 6. - quanto basta a farvi passare gli spiccioli 7. - piccoli risparmi 8. - gli si |
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Se prima à bambocciate, 1 eran serviti, Mò, 2 per altr'uso vengono addoprati; E di polvere, tutti so' rempiti, Co' stracci, i busci 3 poi, son attappati. Quì, mezzi drento, e mezzi fora 4 usciti, Stanno i stuppini, ben accomodati, Et ecco, in modi ancor non conosciuti, 5 I dindaroli, bombe, divenuti. |
1. - scopi infantili 2. - ora, adesso 3. - buchi, aperture 4. - per metà dentro e metà fuori 5. - nuovi, bizzarri |
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Prima, col foco li stuppini appicciano, 1 Poi, pe' tiralli 2 in alto, ce se sbracciano, E tanto fanno, e tanto ancor l'impicciano, 3 Sino, che drento quantità ne cacciano; 4 Pe' spavento, le carni se gl'aggricciano, 5 E col sangue, le vene se gl'aggiacciano 6 All'Ebrei, ch'à tal segno si riducono, 7 Ch'in te le case allor molti s'imbucono. |
1. - accendono 2. - per tirarli 3. - si danno da fare, si industriano 4. - ne mandano 5. - vien loro la pelle d'oca 6. - agghiacciano 7. - divengono meno numerosi |
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Alle dindarolesche scoppiature, 1 Mò, fatte in aria, e mò, sopra d'un tetto, Mò in strada, son sì granni le paure, Che tutto già s'è scompigliato el Ghetto. Li strilli, l'urli, e le scapigliature 2 Delle femmine Ebree, li pugni in petto, I piantusci, 3 i lamenti, erano tanti, Che, non si fecer mai, fiotti tamanti. 4 |
1. - le esplosioni dei salvadanai 2. - i capelli arruffati 3. - piagnistei 4. - lamenti di tale entità |
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Una diceva: « Ahimé; che mali iorni 1 Sono questi per noi! Che sarà mai? » Un'altra poi: « Perche 'sti brutti scorni! 2 Che far potremo, scuri Sciabadai! 3 Non c'è per noi pietà pe' 'sti contorni, 4 Poveri figli! Perna, e Mordacai, 5 Presto ce n'annaremo, (ÒIaccodimmi, 6 Dateci qualche aiuto!) à i caurimmi ». 7 |
1. - giorni nefasti 2. - maltrattamenti 3. - poveri ebrei! 4. - in questi paraggi 5. - Perna e Mordecai sono nomi comuni tra la comunità ebrea. 6. - ebrei 7. - ce ne andremo alla tomba |
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Intanto un certo taccolo 1 succede For del Ghetto, più brutto, e più non visto, 2 Et è, ch'a ogni Giudìo, ch'annà se vede 3 Pe' la città, gli danno i sgherri un pisto. 4 Chalch'un ce n'è, che rimedià se crede Al pericolo granne, ch'hà previsto, Ò col nasconne il fongo, ò con voltallo, 5 Ò con levagli il taffettano giallo. 6 |
1. - questione, lite 2. - cioè non ne fu mai visto peggiore 3. - ad ogni ebreo visto in giro 4. - una solenne battuta 5. - col nascondere il cappello e rivoltarlo 6. - col toglierli il pezzo di stoffa giallo (lo sciamanno), che fuori del ghetto, agli ebrei, era fattto obbligo indossare come segno di riconoscimento, cucito sul cappello per gli uomini o indossato come fazzoletto dalle donne |
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Mà non gli giova 'sta rasciammerìa, 1 Né per questo, pò 2 il misero salvarzi, Perche, lui stesso, di sé stesso è spia, 3 E più si scrope, 4 più che vuò occultarzi. La faccia tetra, la fisonomìa, L'annar furone, 5 e timido, il voltarzi, A ogni poco, à ogni passo, e il su' sospetto, Conoscer 6 fanno, ch'è un di quei del Ghetto. |
1. - astuzia 2. - può 3. - cioè si tradisce da solo 4. - si scopre, si rivela 5. - l'andare di soppiatto 6. - riconoscere |
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Scuperto, non sà allor, dove si cacci, 1 Mò penza, mò stà fermo, e mò sgammetta. 2 Mà l'arrivano 3 certi regazzacci, Che d'azzollà Giudij, 4 ne fanno incetta. Pe' fagli dar in terra de' crepacci, 5 Gli fa chalch'un di loro la cianchetta, 6 E poi steso, che l'hà, tutti d'accordo, Gle la fanno sentì, se non è sordo. 7 |
1. - nascondersi 2. - corre 3. - lo raggiungono 4. - di percuotere ebrei 5. - per farlo cadere in terra 6. - lo sgambetto 7. - glie le danno di santa ragione |
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E spinte, e calci, e pugni, e scappellotti, E peggio ancor, son del Giudìo regali. Lui strilla: « Aiuto! Ahimé! Non tanti botti! 1 Basta, non più; troppo mi fate mali 1 ! Cola lo sangue già da i testi rotti 1 , Sicuro 'sti feriti 1 son mortali! Pietà, pietà illustrissimi! Almen vivo Io resti, insino, ch'allo Ghetto arrivo ». |
!. - nel dialetto giudaico-romanesco spesso i sostantivi terminanti in -e, siano essi plurali femminili (botte, ferite), o sostantivi maschili singolari (male), cambiano la desinenza in -i |
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Pe' vedé, si raduna molta gente, Chi sia costui, perche così se tratti, Et a chalch'homo serio lì presente Assai dispiace, di sentì 'sti sciatti. 1 Prega li sgherri, à non gle fa' più gnente, 2 Potenno 3 già bastà li strazij fatti, Si ferman questi, e mentre più s'ammucchia 4 El popolo, l'Ebreo s'arrizza, e trucchia. 5 |
1. - questi maltrattamenti 2. - di non fargli più niente 3. - potendo 4. - s'affolla 5. - si tira su e fugge via |
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Fugge un altro, che è pur cencioso, e vile, In t'un palazzo, e dove se nasconni, 1 Và ricercanno, e vede in tel cortile Tre, ò quattro botti ritte senza fonni. 2 Queste, (conforme è l'uso signorile 3 ) Stavano lì, perche nei dì gioconni D'altre feste, ch'ogn'un stà ad aspettalle, 4 Dovevano servì, per abbruscialle. 5 |
1. - dove possa nascondersi 2. - fondi 3. - secondo l'uso dei signori 4. - aspettarle, attenderle (le feste) 5. - bruciarle (le botti) |
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Una n'alza l'Ebreo; sotto se caccia, 1 Poi la ricàla, e drento ce s'accova; Ne vanno infuriatissimi, alla traccia, Li sgherri, e gusto hà ogn'un, d'annallo à trova. 2 Data di già gl'havevano la caccia, E adesso, seguitannolo, fan prova 3 D'acchiappallo, pe' poi (for del palazzo, Strascinatolo 4 ) farne ogni strapazzo. |
1. - si infila 2. - di andarne in cerca 3. - tentano 4. - trascinatolo |
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Currono drento, e restano de sale, Perche, ciasch'un di loro s'è intontito, Né sà, né pò penzà, 1 dove quel tale Pozza, in un batter d'occi, 2 esser fuggito. C'è, chi credenno và, che pe' le scale Di quel palazzo istesso, sia salito, Perche, (per quanto ogn'un pò imaginarzi) Altro loco non c'è, da ritirarzi. 3 |
1. - né può pensare 2. - possa in un batter d'occhi 3. - per nascondersi |
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Mà pe' la su' disgrazia, un regazzino D'otto, ò diec'anni, figlio del cucchiero, 1 Se ne stava affacciato à un finestrino, E lì fava 2 la zuppa, in tel bicchiero. Tutto havea visto, e con un raschiettino, 3 (De fa' la spia, venutogli el penziero) Fece voltà li sgherri, e queto, queto, 4 Dove stava el Giudìo, mostrò col deto. 5 |
1. - cocchiere 2. - faceva 3. - un colpetto di tosse 4. - quieto, silenzioso 5. - dito |
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Se n'accorgiono questi, et al più astuto, Che sia trà lor, viè in testa un bel crapiccio, 1 À tutti azzenna 2 con un gesto muto, Che vuò dar al Giudìo chalche stropiccio. 3 Un secchio pieno d'acqua havea veduto Accanto al pozzo, e te gle dà de piccio, 4 L'alza sopra la botte, e l'acqua tutta, (Voltato el secchio) sù l'Ebreo poi butta. |
1. - capriccio, fantasia 2. - fà cenno 3. - qualche maltrattamento 4. - l'afferra |
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Li strilli di costui son di tal sorte, 1 E così granni, ch'io ridir non pozzo, 2 S'accosta più d'un sgherro, e ghigna forte In vedé quel bagnato paparozzo. 3 Pare all'Ebreo d'esser vicino à morte, Come cascato sia drento d'un pozzo; Quanto sà, quanto pò, si raccommanna, La vita in grazia, e pe' pietà domanna. 4 |
1. - così forti 2. - posso 3. - anatroccolo 4. - domanda |
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Colcano 1 i romaneschi allor la botte, Poi, ruzzicà 2 la fanno, e drento resta Il Giudìo, che gli danno delle botte Se, gnente fora vuò caccià la testa. 3 Certo, che n'anderìa 4 coll'ossa rotte Se durasse, per lui, sì brutta festa, Mà fù impedita dai padroni istessi Di quel palazzo, con commanni espressi. 5 |
1. - coricano, ribaltano 2. - rotolare 3. - al minimo accenno a tirare fuori la testa 4. - (se) ne andrebbe 5. - con specifici ordini |
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Parve a 'sti discretissimi signori Un troppo strazio 'sto ruzzicamento, 1 Però mandorno 2 giù li servitori Per liberà l'Ebreo da quel tormento. Fù da questi aiutato à scappà fori, E nisciuno, 3 d'opporzi hebbe ardimento, Mà in tel vedello poi così azzuppato, 4 Dal popolo, lo strillo 5 gli fù dato. |
1. - rotolamento 2. - perciò mandarono 3. - nisciuno 4. - nel vederlo così fradicio 5. - grida di sbeffeggiamento |
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Pare un pulcino uscito dalla coccia, 1 Nel moverzi impicciato, 2 e dove passa, (Mentre il vestito da ogni parte goccia) Della su' bagnatura il segno lassa. 3 Mà quel, ch'è peggio poi, giocanno à boccia Stavano certi allor, che lui trapassa, E mentre, uno, à strucchià 4 si mette à posta, Gli dà ne i stinchi una bocciata tosta. 5 |
1. - guscio (dell'uovo) 2. - impacciato 3. - lascia 4. - lanciare la boccia con forza per allontanare quelle avversarie 5. - forte, violenta |
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Mezzo sciancato el povero bacurre 1 Và inciampicanno, 2 e in tel fuggì s'imbroglia, 3 L'azzoppatura gl'impedisce il curre, 4 E meno lo pò fa', più che n'hà voglia. 5 Innanzi, e arreto, 6 il popolo gli scurre, Lui, con questo s'impiccia, e alfin si sbroglia. 7 Al Ghetto se ne và; mà 'l disgraziato Non pò rentrà non pò, perch'è inserrato. |
1. - mezzo azzoppato, il povero ebreo 2. - inciampando 3. - si confonde 4. - la corsa 5. - tanto meno può farlo, tanta più ne ha la voglia 6. - davanti e dietro 7. - rimane preso nella folla, poi si libera |
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O' adesso sì, che chalched'un l'accacchia, 1 E lui per questo, più si spauricchia, 2 Lo salva un osterìa, che La Cornacchia Fà per insegna, dove ogni dì sbevicchia: 3 Rentra, e dereto al banco s'accovacchia; E attaccatosi all'oste, si rannicchia; Mà più, d'un sgherro, à fargli s'apparecchia, 4 Assai peggio, dell'acqua della secchia. |
1. - lo percuote 2. - s'impaurisce 3. - beve un goccetto 4. - si prepara |
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I garzoni dell'oste allor abbracciano Quelli, ch'a forza, di rentrà procurano, 1 Li trattengono, e poi, fora li cacciano, E lo scampo, al Giudìo così assicurano. Serran la porta, e i sgherri allor s'affacciano Alla mostra; 2 mà l'osti, ecco la turano Co' le tele, e ciariti 3 così restano Coloro, che l'ebreo più non molestano. |
1. - quelli si spingono all'interno 2. - la finestra dalla quale si effettuava lo spaccio all'esterno 3. - serviti a puntino |
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Al Ghetto, Meo fratanto se ne viene De i garbugli all'avviso, 1 et osservata Così gran tibaldèa, 2 non si contiene Di farci, à prima vista, una risata. Fermo, chalche pochetto, 3 s'intrattiene, A vedé 'sta piacevole sgherrata, Che tale gli pareva, anzi l'approva, Perche spiritosaggine ce trova. |
1. - a conoscenza dei tumulti 2. - confusione, caos 3. - un po' |
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Mà quanno lui, si và accorgenno alfine, Ch'i sgherri tutti so' infoiati, à segno, 1 Che par, voglino fa' delle ruine, 2 Che non hanno risguardo, 3 né ritegno; Che già portano certi, le fascine, Pe' dar foco alle porte, e che l'impegno È, troppo ardito, fra sé stesso penza, Di raffrenà una tanta impertinenza. |
1. - adirati al massimo 2. - pare che vogliano distruggere tutto 3. - riguardi |
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Perche ciò non si faccia, attorno gira, À chi fà zenno, 1 et à chi parla piano, À chi forte, chi via, pel braccio tira, À chi leva li rocci 2 dalle mano. Brava, 3 minaccia, e allor, chi si ritira Senza fiatà; chi se ne va lontano, E basti dir, ch'ogn'un l'orgoglio affiacca, 4 Pe' 'l rispetto, che porta à Meo Patacca. |
1. - cenno, gesti 2. - sassi 3. - alza la voce 4. - frena l'orgoglio |
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Così à bastanza el popolo si sfoga, Et à Patacca, d'ubbidì non nega, 1 E à quell'autorità, che lui s'arroga, Perche per il ben pubrico 2 l'impiega. Procurò 3 di sapé la Sinagoga, Già liberata da sì brutta bega, Chi quello sia, ch'umilia, e mette in fuga 'Sta Gente Sgherra, che con tutti ruga. 4 |
1. - non si rifiuta 2. - bene pubblico 3. - fece in modo 4. - discute, si fa valere |
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Fattasi la congrega, 1 si risolze Mandargli un bel regalo, e chi propose Un sbruffo 2 di monete, e chi non volze, 3 Chi penzò a gioie, e chi à diverze cose; Mà d'ogni altro giudìo, meglio ci colze, 4 E con giudizio el su' penzier espose, Che fù molto à proposito, l'ebreo, Che haveva visto, e cognosciuto 5 Meo. |
1. - consiglio, riunione 2. - una gran quantità 3. - non volle 4. - colse nel segno 5. - riconosciuto |
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À tutti, da costui fù suggerito, Che saria 1 stata cosa conveniente, Il trovà quel medesimo vestito, Che pigliò in presto, 2 e faglene un presente. Per essere assai bello, e ben guarnito, E aggiustato al su' dosso, 3 certamente, Che havuto l'haverebbe molto à caro, Più assai, de chalche somma di denaro. |
1. - sarebbe 2. - prestito 3. - adatto al suo fisico |
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Piacé 1 il penziero, e in opera se mese, 2 E ce s'aggiunze ancora al vestimento Un spadino galante 3 alla franzese, Che havea la guardia, et il puntal d'argento; Un, de i primi Rabbì cura se prese D'annà 4 da Meo, pe' fargli el complimento Con dir, ch'a lui tutti obbrigati sono Li iaccodimmi, 5 e presentagli 6 el dono. |
1. - piacque 2. - mise 3. - elegante 4. - di andare 5. - gli ebrei 6. - presentargli |
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Da 'sto Rabbì resto ben persuasa La Sinagoga, e l'abbito, in tel vano D'una canestra fonnarella, e spasa 1 Messo, e cuperto fù da un taffettano. 2 Và lui da Meo, che s'era già, la casa Fatta inzegnà, e 'na donna da un mignano 3 Dice, ch'è uscito, e ch'à trovallo vada, Che stà à parlà con un amico in strada. |
1. - un po' profonda e larga 2. - fu coperto con un telo 3. - balcone |
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Se gl'accosta el Rabbì, ch'un Giudiolo, 1 Che gli porta el regalo, s'è menato, 2 Lo sbarretta, 3 e gl'inchina el cucuzzolo, 4 Gli fà il ringraziamento concertato; Gli sporge il dono, e Meo lo scrope, e solo Gli dà una vista, 5 e dice, à lui voltato: « L'accetto, lo gradisco, e à tè lo rendo, Perch'io dono le grazie, e non le vendo. |
1. - un giovanetto ebreo 2. - ha condotto con se 3. - si toglie il berretto 4. - la testa 5. - uno sguardo |
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Voglio però, commanno, 1 e s'ubbidisca, Che quanno s'haverà l'avviso certo Della vittoria, il Ghetto s'ammanisca, 2 À far con noi le feste di concerto; 3 Nisciun ci sia di voi che contradisca; Mà siano tutti pronti, e te l'avverto, Che se in questo s'ardisce, di mancamme, 4 Ò allora sì, và 'l Ghetto, à foco, e à fiamme ». |
1. - ordino 2. - si prepari, stia pronto 3. - assieme 4. - di mancarmi, di trasgredire |
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Alle porte vicine à Pescarìa 1 Gnente 2 si fece, perche dolorosa È quella strada, e non si goderìa, Benché ci fusse, da vedé chalcosa; 3 Solo il portone di piazza Giudìa Con un acconciatura luminosa, Pe' forza sì; mà però bene, ornorno, 4 Messici i lampadini, 5 attorno, attorno. |
1. - le porte del ghetto prossime al Portico d'Ottavia 2. - niente, nulla 3. - qualora anche vi fosse, non si godrebbe alcuna cosa 4. - ornarono bene, seppure forzosamente 5. - lumini |
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D'oglio, 1 e di cera se ne fà uno struscio, 2 À zaganelle, 3 e razzi si dà spaccio, Delle botti, si vede ancor l'abbruscio, Che fanno, in drento al Ghetto, un focaraccio. 4 Non c'è finestra, non c'è porta, ò buscio, 5 Dove, non ce se veda ebreo mostaccio; 6 Stanno tutti à guardà, scioniti, e perzi, 7 Cose, nel Ghetto, inzolite, à vederzi. |
1. - d'olio 2. - scialo 3. - (vedi Canto X) 4. - un falò 5. - buco, apertura 6. - un viso ebreo 7. - sbalorditi e sognanti |
Per celebrare la presa di Buda, Meo ha organizzato altre feste pubbliche. In particolare, ha allestito una rappresentazione in strada in cui, con gli altri bravi, viene riproposto l'assalto finale contro i Turchi.
For di piazza Navona, mà vicino À un capo de l'istessa, in un biscanto, 1 C'è la famosa statua di Pasquino, Che da per tutto nominata è tanto. C'è uno spazio più in là, dove hà 'l confino Della Cuccagna il vicolo, et alquanto È largo, e attorno hà ricchi bottegari; Ce fanno piazza li matarazzari. 2 |
1. - doppio cantone 2. - vi lavorano in strada i materassai |
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Compagni di valor mette quì drento, 1 C'han l'armi alla Turchesca, et i vestiti; Questi, son quasi in numero di cento, E si mostrano, all'opera ammanniti; 2 C'è poi, con certi baffi da spavento, El Bassà, 3 che commanna, e tutti arditi Par, che stimino facile l'impresa, Di far una bravissima difesa. |
1. - nello slargo 2. - pronti 3. - Mustafa Pasha, comandante turco |
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Meo de fora, 1 à cavallo, c'hà in aiuto Molti sui sgherri, che tenea nascosti, La fà da commannante potenziuto, 2 Là te li mena, 3 e te li mette ai posti. Scurre in più parti, tutto faccennuto, 4 Sino, che, con bell'ordine, disposti Vede sotto le mura, assai valenti, Pronti all'assalto, li su' combattenti. |
1. - di fuori 2. - potente, valoroso 3. - li conduce 4. - occupato, preso |
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Si finge de sparà l'artigliarìa; Mà tal cosa, non c'è, son mortaletti, 1 Che far sentir guerrifica armonìa Dal sono 2 accompagnati, dei moschetti; Giusto, di cannonesca batterìa Le botte si figurano, 3 e l'effetti. Si finge ancora, che razzeschi fochi Sieno 4 mine, e si fà breccia in più lochi. |
1. - (vedi Canto VIII) 2. - suono 3. - simulano 4. - siano |
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À corpo, à corpo col Bassà baffuto, Meo combatte in maniere, così strane, Che pare, un odio vero, habbiano havuto, E che in realtà si dian botte da cane; Fà ogn'un, di loro, il bravo, e il menacciuto, Con vere sciable, 1 e vere dorindane, 2 Et alla disperata si lavòra, Conforme 3 fanno, l'altri sgherri ancora. |
1. - sciabole 2. - spade 3. - lo stesso |
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Taccola ancora col Bassà rugante 1 Meo Patacca, e non lassa di straccallo, 2 Te gl'alza, in su la gnucca, uno spaccante, 3 e infiacchito colui, non pò parallo. 5 Te gl'appiatta la sciva 6 in sul turbante Mà par, che dia di taglio, e lui sà fallo 7 Così ben, così presto, che fà crede, Gl'habbia arrivato al capo, à chi stà à vede. 8 |
1. - combatte, disputa 2. - arrogante 3. - non cessa di sfinirlo 4. - un violento colpo sulla testa 5. - non può pararlo 6. - appiattisce la spada 7. - farlo 8. - fa credere ai presenti che gli sia arrivato al capo |
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De fatto 1 il Turco allora tracollò (Fingenno, non potersi regger più) Sopra la breccia languido restò À cianche larghe con la panza insù; 2 Ch'era affatto sballato, 3 dimostrò, E seppe Meo, perche assai lesto fù, (Visto, giù steso il perfido Bassà) Prima, d'ogn'altro, in te la piazza entrà. |
1. - improvvisamente 2. - a gambe larghe e pancia in sù 3. - davvero morto |
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Stava Nuccia vestita alla zerbina 1 La gran festa, à vedé su una loggetta, Che trovata gli haveva una vicina, E sverzellava, allegra, e sfarzosetta. 2 Pe' paré 3 giusto poi 'na Paladina, Se tiè carica, in mano, una terzetta, 4 E un'altra accanto, e quelle son, che Meo Già donate gl'haveva in sul Tarpèo. 5 |
1. - elegante 2. - faceva la simpatica, con allegria 3. - sembrare 4. - una pistola con canna lunga circa 1/3 di un archibugio 5. - Rupe Tarpea del Campidoglio |
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Si picca di sgherretta, 1 et alli spari, Ch'alle finestre, ò su le porte, ò fora, Fanno, à onor di Patacca, i bottegari, Accoppia lei le sue sparate ancora. 2 Dello spirito, ch'hà, dà segni ciari, 3 Quanto scarica più, più s'avvalora; 4 Fà vedé, ch'à dispetto della gonna, Vanta maschio valore, in cor di donna. |
1. - si comporta come uno sgherro 2. - unisce anche i suoi spari 3. - dà segni chiari del suo spirito 4. - più spara, più si eccita |
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Patacca, à una tal vista, ce s'ingrassa, 1 Lei se n'accorge, e di sparà non cessa; Già, d'essere gle pare una gradassa, 2 Facenno prove 3 da capitaniessa. Lui scegne, 4 e lì da lei, più volte passa; Di falla deventà Mea Patacchessa 5 Gli viè la voglia, e in quella poi, si fissa, Né, l'incertezza, e il cor, fanno più rissa. 6 |
1. - ne gode assai 2. - una brava, una spaccona 3. - imprese 4. - scende (dalla montagnola che simulava Buda) 5. - di farla diventare sua moglie 6. - (come avevano fatto nel Canto III) |
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Parendogli un amazzone guerriera, Vedenno, ch'al suo genio 1 s'assomiglia, Sposalla intenne 2 in quella stessa sera, E renner al su' affetto la pariglia. Di sgherri haveva attorno una gran schiera, Di questi, alcuni pochi, se ne piglia, E li mena con lui là, dove stava Nuccia con le terzette, à fa' la brava. |
1. - ai suoi gusti 2. - intende sposarla |
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Arriva sotto, e raschia, 1 e lei lo sente, E puntuale, à quello corrisponne, 2 Mà con un raschiettino differente, E graziosetto, ad uso delle donne. Dice lui sotto voce, se al presente 3 Salir potrìa de sopra, e lei risponne Che ne domanderà, pe' convenienza, À i patroni de casa la licenza. |
1. - fa un colpo di tosse 2. - risponde 3. - in quel momento |
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Abbitavano quì moglie, e marito, Che fecero, non solo, de i parenti, A quella festa un general invito, Mà dell'amiche ancora, e conoscenti. Perche dunque Patacca sia servito, 1 Parla Nuccia all'istessi, e assai contenti Quelli, coll'altri tutti, si mostrorno, 2 Anzi sommo favore lo stimorno. |
1. - per fare ciò che ha chiesto 2. - si mostrarono |
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À tutti fà un saluto circolare, Poi con prosopopèa cominza à dire: « Io ben conosco, e non lo sò negare, Signori miei! che troppo fù il mio ardire; Certo, vi son venuto, à disturbare, Mà spero, che m'habbiate à compatire; Nostrodine 1 lo sà, che fece errore, Mà causa fù del mancamento, 2 amore. |
1. - io, il sottoscritto 2. - della mancanza, del disturbo |
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Di lor altri ad ogn'un serva, d'avviso, 1 Ch'io porto antico, et obrigato affetto Alla signora Nuccia, e che fù intriso Sempre il mio cor, d'amore, e di rispetto. - Quì l'occhi abbassa, e si fà roscia 2 in viso Nuccia, con un modesto sogghignetto - Mà voglio, che cognosca 3 in questa sera S'è questa mia, benevolenza 4 vera. |
1. - sappia ognuno di voi 2. - rossa 3. - riconosca, si renda conto 4. - affetto |
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Mentre, che botte spara, e che sgherreggia Com'una romanesca Bradamanta, 1 Da mè 'l suo gran valore si vagheggia, 2 E 'sto mio core stupido 3 s'incanta; In vedé, che, com'io, 4 quasi guerreggia. Subbito, un bel penziero me se pianta In tel mezzo alla gnucca, 5 e trà mè stesso Dico: Mia sposa, io voglio farla adesso ». |
1. - come un Capitan Fracassa, come un Rodomonte 2. - si desidera 3. - stupìto 4. - come me 5. - testa |
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Allor di prausi 1 ribombò la stanza, E si dettero segni d'allegrìa, Lodandosi da quella radunanza Dell'uno, e l'altra la galanterìa; 2 Poi, della fede la reciprocanza 3 Dei circostanti ogn'un vedé vorria, Et ecco, che in un subbito 4 si fece Trà li due sposi, il cinque, e cinque à diece. 5 |
1. - applausi 2. - nobiltà d'animo 3. - la reciprocità 4. - immediatamente 5. - l'uno prese la mano dell'altra in segno di fede reciproca |
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S'alza la grolia, s'alza, e si sboccona, 1 E certo, non ne manca del dolciume; Ce n'è, à bizzeffe, de 'sta robba bona, E quì dir si potrìa, s'affoga Fiume. 2 Nuccia fà la figura di patrona, E nisciun propio, senza lei prosume Di toccà gnente, 3 e al solito, ogni cosa, Prima, ch'a ogn'altro, portasi alla sposa. |
1. - si mangia alquanto 2. - ce n'è a profusione 3. - proprio nessuno osa toccare alcunché senza che sia stata prima servita Nuccia |
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Tutti, doppo, da casa insieme uscirno, E à spasso, in giro, pe' la festa annorno; 1 Molt'altri sgherri poi con Meo s'unirno, E lui, con la sua sposa, accompagnorno. Li « Eh! viva », a piena bocca, si sentirno, E non sol, per un pezzo 2 seguitorno, Mà pe' le strade, sempre più crescerno, 3 E li dui sposi gran piacer n'haverno. 4 |
1. - andarono 2. - a lungo 3. - crebbero, aumentarono 4. - ne ebbero |
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Vistosi intorno Meo popolo assai, 1 Si ferma, e dice: « O cari amici miei! Sappiate, che finor, trà mè penzai, Che troppo è quell'onor, ch'io ricevei. È ver, che pe' 'ste feste fatigai, Mà una minima parte non facéi Di quello, che dovevo, e non sò poi, Perch'io, tante onoranze habbi 2 da voi. |
1. - una gran folla 2. - abbia, riceva |
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Mà sia quel, che si vuò 1 ; tutti ringrazio D'un tamanto 2 favor, e v'assicuro, Che di quanto già feci, io non so' sazio, Ch'altri acquisti, 3 e vittorie mi figuro; Allor farò, de i Turchi uun novo strazio; Per l'onor mio, per la mia sposa, il giuro, 4 Quante sconfitte havranno (io già l'aspetto) Di far tant'altre feste, v'imprometto ». 5 |
1. - sia quel che sia 2. - un così grande, un tale 3. - imprese 4. - lo giuro 5. - cioè: prometto di fare tante feste quante saranno le sconfitte dei Turchi |
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Ò mò 1 sì, che per aria i strilli vanno, E le grolie di Meo pel tavoliere; 2 Quelli, ch'inteso 3 el su' parlà, non hanno, Che cosa hà ditto, cercon di sapere; Ci han gusto, loro pur, mentre lo sanno, Così, han fine le feste, e à più potere 4 Strilla, dei sgherri allor, la comitiva: « Eh viva, sempre Meo Patacca, eh viva! ». |
1. - adesso 2. - tutt'attorno 3. - udito 4. - a più non posso |