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Rione XIII - TRASTEVERE

NOME
Borgo è l'unico rione il cui nome ha una radice straniera, essendo derivato dal termine sassone Burg, il cui significato è "cittadella": un piccolo villaggio racchiuso entro una cinta muraria.
Infatti per diversi secoli in quest'area abitò una galassia di piccole comunità straniere di pellegrini, studenti e mercanti, di cui la maggiore era quella che veniva dal Wessex (attuale Inghilterra sud-occidentale) e che faceva capo alla Scuola dei Sassoni (vedi dopo in ELEMENTI DI INTERESSE).

stemma del rione Borgo STEMMA
Un leone accucciato, rivolto verso tre piccoli monti sormontati da una stella a otto punte. Il leone è l'impresa di famiglia di papa Sisto V, sotto il cui regno (1585-90) Borgo entrò a far parte dei rioni di Roma. In alcune versioni il leone ha una zampa sollevata.
lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo
antichi forzieri di Castel Sant'Angelo,
nella Sala del Tesoro
In altre versioni, invece, i tre monti poggiano su una cassa (forziere) verso cui il leone protende la zampa: alla fine del Cinquecento Sisto V volle trasferire il tesoro e gli archivi del Vaticano a Castel Sant'Angelo, dove l'oro era effettivamente custodito in grandi forzieri (qui in alto), che nello stemma rionale sono posti simbolicamente sotto la vigilanza del leone.

lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo
veduta del rione Borgo dalla sommità di Castel Sant'Angelo

CONFINI
Piazza Pio XII; largo del Colonnato, piazza della Città Leonina, via di Porta Angelica, piazza del Risorgimento, via Stefano Porcari, via Alberico II, piazza Adriana, lungotevere Castello, lungotevere Vaticano, lungotevere in Sassia, piazza della Rovere, galleria Principe Amedeo di Savoia, piazza del Sant'Uffizio, via Paolo VI, largo degli Alicorni.

NOTA: fino al 1929 faceva parte di Borgo anche il territorio dell'attuale Città del Vaticano, ora stato indipendente, indicato in blu nella pianta a lato.
pianta di riferimento di Borgo


ELEMENTI DI INTERESSE
(i numeri neri fra parentesi quadre nel testo si riferiscono alla pianta qui a destra)
Nonostante possa considerarsi un rione romano "solo" dal XVI secolo, le fonti che citano Borgo sono particolarmente ricche e risalgono alla prima età imperiale.
Sulla riva occidentale del Tevere, appena fuori città, nei terreni compresi tra il colle Gianicolo e il più piccolo colle Vaticano, l'imperatore Caligola aveva cominciato a edificato uno stadio per le corse coi carri, completato dai due imperatori successivi, Claudio e Nerone, che vi avevano apportato anche delle migliorie. Il centro della pista era decorato con un obelisco egizio, lo stesso che ora si erge in piazza San Pietro (cfr. Obelischi part I per i dettagli). Nelle vicinanze, a metà strada tra lo stadio e il fiume, sorgeva una piramide, simile per forma e dimensioni a quella costruita per Caio Cestio a sud della città (cfr. Le mura aureliane); anche questa probabilmente era la tomba monumentale di qualche personaggio di spicco, il cui nome è però è andato perduto assieme al monumento (per maggiori dettagli si veda C'era una volta a Roma... pagina 5).
vicolo del Campanile
i vicoli di Borgo presso il Passetto

Durante le persecuzioni ad opera di Claudio e Nerone molti cristiani vennero uccisi nello stadio e poi sepolti in una necropoli adiacente; tra di essi c'era anche l'apostolo Pietro (morto nel 64 o 67 dC), il primo papa della Chiesa di Roma, la cui semplicissima tomba dopo circa un secolo venne evidenziata dalla costruzione di un'edicola.
Quando nel 313 l'imperatore Costantino I fece cadere il divieto di professare il cristianesimo, essendo anche sua madre (Sant'Elena) una seguace di questa religione, decise di far edificare una grande basilica dedicata a San Pietro [1] proprio sul luogo dove l'apostolo era stato sepolto, inglobandone la tomba. Pertanto questo luogo divenne rapidamente meta di pellegrini da molte terre, che durante la permanenza si accampavano nei terreni circostanti la chiesa. Cominciarono a comparire xenodochi (ricoveri per pellegrini e malati), taverne e locande, fino alla nascita di vere e proprie comunità straniere residenti: il primo nucleo del rione.

borgo Angelico
il muro di Leone IV, detto il Passetto
Essendo situata fuori della cinta muraria, la basilica non era protetta; così quando nell'846 i pirati saraceni assaltarono Roma, saccheggiarono il tesoro di San Pietro (già piuttosto ricco) e danneggiarono la chiesa. Per tale motivo, pochi anni dopo, papa Leone IV (847-55) volle tutelare il luogo venerato da nuovi pericoli facendo costruire un muro tutt'attorno all'area della basilica (cfr. Le mura dei papi, che quindi divenne una cittadella suburbana, detta Civitas Nova ("Nuova Città"), poi rinominata Civitas Leonina. Nel tardo medioevo, sulla sommità di questo muro [2] fu costruito un lungo camminamento, conosciuto come Passetto, che collegava il Vaticano con Castel Sant'Angelo; in seguito il passaggio venne coperto e trasformato in galleria per la maggior parte della sua lunghezza.
Dato che il rione continuava ad estendersi, a metà del XVI secolo papa Pio IV fece edificare un nuovo muro all'esterno di quello più antico, così da includere la parte più recente dell'abitato.
Appena qualche anno dopo, nel 1586, la cittadella veniva ufficialmente inclusa nel territorio urbano di Roma e Borgo ne diveniva il quattordicesimo rione.
Il muro di Pio IV correva quasi perfettamente rettilineo dal castello al Vaticano. Scomparve alla fine del XIX secolo, quando Roma divenne la capitale del neonato Regno d'Italia; conseguentemente, la città subì un enorme fenomeno di immigrazione, che costrinse ad un notevole ampliamento delle aree urbane edificate. Il muro, che ormai non era più una struttura di difesa, bensì intralciava la costruzione di nuovi fabbricati, fu abbattuto per buona parte della sua lunghezza, incluse le due porte che vi si aprivano (cfr. C'era una volta a Roma...). Ancora oggi il confine rionale di Borgo tra Castel Sant'Angelo e il Vaticano segue la stessa direzione.

Tra il 1936 e il 1937 anche l'intera porzione centrale di Borgo, detta "spina", fu repentinamente demolita per la creazione dell'ampia via della Conciliazione [3] (cfr. il panorama di una volta con quello attuale in Le mura dei papi).
La scelta stavolta fu dettata da un gesto di amicizia che il governo fascista, allora al potere, volle dedicare al papa Pio XI; quest'ultimo, firmando un concordato con l'Italia nel 1929, sessant'anni dopo la caduta dello Stato Pontificio, aveva garantito nuovamente alla Chiesa di Roma un proprio stato sovrano, ora chiamato Città del Vaticano.
L'operazione non tenne in alcun conto il fatto che Gianlorenzo Bernini aveva progettato piazza San Pietro proprio in funzione della spina di Borgo, in quanto il visitatore che usciva dai vicoli si trovava improvvisamente sopraffatto dalla vista dell'amplissimo colonnato. Con l'apertura di via della Conciliazione tale effetto scenografico andò ovviamente perduto.
via della Conciliazione via della Conciliazione
Con l'abbattimento della spina di Borgo scomparvero anche alcuni edifici storici, tra cui la chiesa di San Giacomo Scossacavalli, che sorgeva nella piazza omonima, mentre una fontana di Carlo Maderno, situata proprio di fronte, fu smontata e dopo una ventina d'anni ricollocata nel rione Sant'Eustachio.
Altri edifici interessanti, invece, furono sottratti alla furia distruttrice del piccone e sono ancora oggi allineati lungo i lati del moderno viale.
vicolo del Campanile Tra di essi c'è la chiesa rinascimentale di Santa Maria in Traspontina [4]. Questa era una chiesa antichissima, che in origine sorgeva molto più vicino al castello. Il suo campanile però ostruiva la linea di tiro dei cannoni che difendevano il rione dalla sommità della fortezza. Perciò verso il 1565 la chiesa fu demolita e ricostruita nelle sue forme attuali a circa 100 m di distanza dal castello, sul luogo dove si trovavano ancora i resti della piramide di Borgo, di cui si detto in precedenza; in questa occasione scomparve ogni traccia dell'antico monumento. Per ridurre ulteriormente l'ingombro, la chiesa fu dotata di una cupola ribassata, priva di tamburo (unico esempio di questo tipo in Roma).
Di lato alla chiesa, sullo stretto vicolo del Campanile, si affaccia un'interessante casa dello stesso secolo, dove nell'Ottocento visse Mastro Titta (cfr. Curiosità romane), il famoso boia dello Stato Pontificio.

← la cinquecentesca casa di Mastro Titta in vicolo del Campanile

Sullo stesso lato della strada si trova un altro grande edificio del tardo XV secolo, Palazzo Torlonia [5], eretto in travertino bianco dall'architetto Andrea Bregno. Le sue forme richiamano alla mente l'enorme Palazzo della Cancelleria nel rione Parione, a cui il progetto si ispirò. Il suo primo proprietario fu il cardinale Castellesi, segretario di papa Alessandro VI e cardinale protettore d'Inghilterra, che nel 1504 donò l'edificio al re Enrico VII quale sede dell'ambasciata inglese a Roma. Non molto dopo, essendo stato coinvolto in un complotto contro il papa Leone X (1513) il cardinale dovette abbandonare la città; in quell'occasione il monarca inglese dell'epoca, Enrico VIII, affidò il palazzo al nuovo cardinale protettore d'Inghilterra, Campeggio. Ma poi, in seguito allo scisma anglicano (1532-34), ad Enrico VIII fu tolta la proprietà dell'edificio, che rimase ai Campeggio fino ai primi del Seicento. Dopo essere passato in mano ai Borghese prima, poi ai Giraud, nel 1820 fu acquisito dalla famiglia Torlonia, proprietaria di vari palazzi romani; il loro stemma ora campeggia sopra il portone principale. via della Conciliazione
Santa Maria in Traspontina

Il successivo edificio sullo stesso lato del viale conserva la facciata che apparteneva a Palazzo dei Convertendi [6], che un tempo sorgeva nella scomparsa piazza Scossacavalli, orientato ortogonalmente rispetto all'attuale posizione. Eretto per la famiglia genovese degli Spinola attorno alla seconda metà del Quattrocento (ignoto l'architetto), circa due secoli dopo fu trasformato in ospizio per accogliere ed istruire quanti volevano convertirsi al cattolicesimo, da cui il nome. Scomparve nel 1937, con le demolizioni, ma ne fu risparmiata la facciata e alcuni ambienti; il cortile e il resto del palazzo, invece, sono moderni.

Di fronte a Palazzo Torlonia sorge il massiccio Palazzo dei Penitenzieri [7] (già Della Rovere), opera forse di Baccio Pontelli, edificato a partire dal 1482 a spese del cardinale Domenico Della Rovere; la sua forma, con un tozzo torrione angolare, ricorda l'ancora più imponente Palazzo Venezia (cfr. rione Pigna), che quasi certamente fu preso come modello. In origine aveva sulla facciata affreschi di Pinturicchio, ora del tutto scomparsi; altri dello stesso pittore sono ancora presenti all'interno dell'edificio, parte del quale è stato convertito in un albergo di lusso, mentre parte è sede dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme (ordine fondato nel 1099 da Goffredo di Buglione, condottiero della prima crociata, per la difesa della città santa).
Sullo stesso lato della strada, appena prima di piazza San Pietro, si trova un'altro edificio storico recentemente convertito in hotel: Palazzo Cesi [8] (1580), costruito per il cardinale Armellini nei primi anni del Cinquecento, poi rivenduto al cardinale Cesi, che lo fece ristrutturare nelle sue forme attuali.
via della Conciliazione
Palazzo Torlonia

A parte questi edifici di grandi dimensioni, ciò che è rimasto in piedi dello storico rione Borgo è una commistione di antico e di nuovo. Nelle stradine interne molte delle case sono originali e anche l'impianto viario non è cambiato, essendo tutt'ora costituito da poche vie lunghe e rettilinee chiamate borghi, che tagliano l'intero rione nel senso della lunghezza, incrociate ad angolo retto da vicoli più brevi e stretti. Ma soprattutto in Borgo Nuovo, cioè la metà settentrionale, la vicinanza del Vaticano, quindi dell'indotto legato al turismo, ha inevitabilmente influenzato l'atmosfera del rione, che ora è gremito (forse anche troppo) di strutture ricettive, quali bar, ristoranti e alberghi.
Eppure se si alza lo sguardo al di sopra dei moderni negozi di souvenir, le antiche finestre bordate da cornici di marmo e i soffitti attraversati da travi di legno offrono ancora un'immagine caratteristica dei secoli passati.

via delle Palline
la casa dove visse Domenico Fontana (targa)
trasformata in ...Hotel Bramante!

Nei vicoli di Borgo hanno vissuto alcuni dei personaggi che hanno legato il loro nome alla storia di Roma. Oltre al già ricordato Mastro Titta, anche Domenico Fontana, il primo architetto e fontaniere di papa Sisto V, che riuscì a spostare per lui tutti i maggiori obelischi antichi, alla fine del Cinquecento abitò in una casa di vicolo delle Palline, a pochi metri dal Passetto, oggi trasformata in albergo (illustrazione in alto), che però paradossalmente porta il nome di un suo famoso collega del Rinascimento!
piazza del Catalone
piazza del Catalone, con la sua fontanella del
XIX secolo, è un angolo pittoresco lungo Borgo Pio

Un importante complesso con una lunga storia, situato nella parte meridionale di Borgo, è Santo Spirito in Sassia [9].

borgo Santo Spirito
l'antico Arcispedale di Santo Spirito in Sassia
Nell'anno 726, dopo aver abdicato, il re del Wessex Ine lasciò il proprio paese per venire a Roma da pellegrino; circa quarant'anni prima anche il suo predecessore Caedwalla aveva fatto lo stesso. Incontratosi con il papa Gregorio II, Ine stipulò la costruzione di una scuola per la comunità dei suoi conterranei che vivevano accanto alla tomba di San Pietro. Il complesso, che comprendeva anche uno xenodochio e una chiesa, era noto localmente come Schola Saxonum ("Scuola dei Sassoni") e sorgeva sulla riva occidentale del Tevere. La comunità chiamava questa cittadella Burg, da cui l'espressione latina burgus Saxonum per indicare l'area, che diede origine al nome Borgo. In questa stessa zona esistevano diverse altre comunità straniere, quali quelle dei Franchi, dei Frisoni, dei Teutoni, degli Armeni, degli Ungarici e varie altre, ciascuna con strutture autogestite quali scuole, chiese, xenodochi e a volte anche luoghi di sepoltura.

Nei secoli successivi la Schola Saxonum venne più volte danneggiata da incendi, pertanto il suo aspetto originale si modificò considerevolmente nel corso del tempo. Poi attorno al 1200 il papa Innocenzo III lo diede al neonato Ordine Ospedaliero di Santo Spirito, che lo trasformò in ospedale (Arciospedale di Santo Spirito in Sassia) e vi sistemò anche la sede principale della confraternita, che aveva rami sparsi in molti altri paesi europei.
borgo Santo Spirito Essendo rimasto danneggiato da uno dei suddetti incendi nel 1471, negli anni successivi fu ricostruito nelle forme attuali dal papa Sisto IV, il cui stemma, recante la quercia della famiglia Della Rovere, si può vedere su finestre, portali, pilastri, ecc. (qui a sinistra). Anche il sigillo del suddetto Ordine Ospedaliero che gestiva la struttura, la croce lorenese a doppia traversa, è presente un po' ovunque.
Santo Spirito in Sassia, di forma vagamente triangolare, occupa l'intero ampio isolato che costituisce la parte sud-est del rione, che nei toponimi viene ancora definita Saxia (o Sassia, secondo la versione più moderna) dalla prima comunità sassone che una volta vi dimorava. Il lato che corre lungo Borgo Santo Spirito compremde l'antico Arcispedale di Santo Spirito [9a] (1475 c.ca), il palazzo dove abitava l'amministratore capo dello stesso (Palazzo del Commendatore [9b], 1570 c.ca, con un sontuoso cortile ad arcate ed attualmente adibito a biblioteca) e la chiesa di Santo Spirito in Sassia [9c] (fondata attorno al 700, poi ricostruita alla metà del XVI secolo, ma con un'alto campanile romanico più antico di almeno un centinaio d'anni).
borgo Santo Spirito
la Corsia Sistina; al di là della vetrata
è il tiburio che la divide in due sale gemelle

Lungo il lato del complesso che segue la riva del fiume, invece, si trova l'ala moderna dell'ospedale [9d], ancora in attività, a cui sul retro si unisce l'incompiuta Porta Santo Spirito e il suo poderoso bastione [10], entrambe opere rinascimentali di Antonio da Sangallo il Giovane (cfr. Le mura dei papi).

Sebbene nel Seicento l'ospedale fu ampliato, il suo nucleo più antico consisteva di un'unica corsia detta Sistina in onore del papa Sisto IV, lunga 120 m, divisa in due sezioni successivamente denominate Sala Baglivi e Sala Lancisi dai nomi di due famosi medici ed anatomisti del tardo XVII-primo XVIII secolo.
borgo Santo Spirito
la volta del tiburio ottagonale
A dividere la corsia è una piccolo vestibolo racchiuso da un alto tiburio a forma di torre ottagonale, facilmente riconoscibile dall'esterno, che in origine fungeva da ingresso all'ospedale: conserva infatti il bel portale marmoreo originale, della fine del Quattrocento attribuito ad Andrea Bregno, in seguito coperto da un successivo portale di stile barocco.
Le pareti della corsia sono decorate con affreschi del tardo XV secolo, alternandosi a finestre ogivali che recano lo stemma del papa, mentre il soffitto è ricoperto da piccoli pannelli lignei dipinti: è persino difficile pensare a questo luogo come ad un vero ospedale, con la fila di letti dei malati! borgo Santo Spirito
il cortile del Palazzo del Commendatore
L'antica corsia viene ora utilizzata solo per convegni e conferenze.

Un curioso reperto lungo il muro esterno dell'ospedale, accanto al tiburio, è un'antica ruota degli esposti (o dei proietti), un dispositivo per mezzo del quale i neonati non desiderati potevano essere lasciati in pieno anonimato all'Ordine Ospedaliero anziché essere abbandonati per strada o addirittura affogati. Infatti si dice che questo istituto fu voluto da papa Innocenzo III al tempo in cui venne fondato l'ospedale, quando dei pescatori denunciarono che le loro reti lungo il fiume avevano ripescato dei neonati morti. Col passare del tempo ruote del tutto simili cominciarono a comparire presso molte altre istituzioni religiose, come ospizi, conventi e monasteri, e ricorrervi divenne una pratica comune.
Il dispositivo consiste in un cilindro cavo, girevole, fatto di legno; è aperto da un lato, dove una grata di ferro battuto ha un'apertura larga quanto basta a farvi passare un neonato.
borgo Santo Spirito
la ruota, dietro la grata di ferro con
un'apertura rotonda per il neonato
Solitamente di notte, il bambino veniva introdotto nel cilindro, che veniva poi fatto ruotare verso l'interno, dove il personale dell'ospdale provvedeva a raccoglierlo e a prendersene cura. Una cassetta delle elemosine accanto alla ruota raccoglieva offerte per gli esposti. Oltre a essere la prima nel suo genere, quella di Santo Spirito sembra essere una delle pochissime ruote ancora esistenti. Ovviamente oggi questo sistema non è più usato, ma lo è stato fino a non oltre un secolo fa.
Sullo stesso muro, un po' più avanti, una targa del 1598 ricorda una delle peggiori alluvioni che Roma abbia mai subito, occorsa la vigilia di Natale di quello stesso anno (cfr. Curiosità romane pagina 3 per le immagini e ulteriori dettagli).
lungotevere in Sassia
curiosa statua di mendicante presso l'ingresso
della nuova ala dell'Ospedale Santo Spirito

Il luogo più importante e significativo di Borgo, sia dal punto di vista storico che scenografico, è senz'altro Castel Sant'Angelo [11].
Detto semplicemente "Castello" dai romani, è situato nell'angolo più occidentale del rione, all'estremità settentrionale dello stupendo ponte omonimo [12], da cui a sua volta prese il nome il vicino rione Ponte.
La costruzione è a pianta quadrata, con quattro torrioni agli angoli, e un poderoso maschio rotondo che si leva al centro; è circondato da un fossato, ora trasformato in giardino pubblico, e ancora da un giro di mura di forma pentagonale (ne restano quattro lati, poiché quello lungo che seguiva il Tevere fu demolito alla fine dell'Ottocento, in occasione della sistemazione della sponda), scandito agli angoli da poderosi bastioni. Questo è il risultato di ampliamenti e trasformazioni apportate alla struttura originaria in quasi 1500 anni di storia.

una succinta descrizione in versi del castello,
da "Il maggio romanesco", poema eroicomico dialettale
di Giovanni Camillo Peresio (1685)

lungotevere Vaticano
Castel Sant'Angelo e Ponte Sant'Angelo
In epoca romana questo era il cosiddetto Hadrianeum, la monumentale tomba dell'imperatore Adriano, che la fece costruire tra il 130 e il 139 dC per sé stesso (mentre era ancora in vita!) e per i suoi successori: infatti anche le ceneri degli imperatori seguenti fino a Caracalla (m.217) furono conservate qui. Sorge proprio in riva al Tevere, appena al di fuori dell'antico confine urbano. Sebbene le sue descrizioni nelle fonti letterarie non riescano a darci un'idea di come doveva presentarsi il monumento in origine, vi sono pochi dubbi che consistesse in una struttura a tre piani, con un'ampia base quadrata, sormontata da un cilindro che a sua volta era coronato da un secondo cilindro, sulla cui sommità svettava una statua bronzea dell'imperatore alla guida di un carro, che si vedeva fin da lontano. Il secondo livello era circondato da numerosi alberi che crescevano su un enorme cumulo di terra, poggiante sulla parte libera della base quadrata.
Il monumento era bianco, costruito in blocchi di pietra e rivestito di marmo. Lo si raggiungeva dalla città grazie ad un ponte chiamato Ponte Elio (Pons Aelius) [12], dal secondo nome dell'imperatore che per esteso si chiamava Publius Aelius Traianus Hadrianus.

Quando furono edificate le mura cittadine sotto Aureliano (275 c.ca) il mausoleo aveva già cominciato a esercitare un'importanza strategica per il nuovo sistema difensivo, a causa della sua posizione determinante, all'estremità di un ponte che dava accesso alla parte settentrionale della città. A quel tempo anche un altro ponte più antico sorgeva 200 m più a sud: Ponte Trionfale [☆ nella pianta di riferimento di Borgo], anche detto Ponte Neroniano o Vaticano, che conduceva allo stadio di Gaio (Caligola) e Nerone presso il colle Vaticano.

l'imperatore Adriano →
lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo

Attorno all'anno 400 l'imperatore Onorio, presagendo gli assedi con cui pochi anni dopo i Visigoti e poi i Vandali strinsero Roma, rinforzò la cinta muraria e le sue porte: a quel tempo il mausoleo di Adriano cominciò ad essere chiamato esplicitamente castellum, cioè "fortezza, roccaforte".
Quando un secolo più tardi anche gli Ostrogoti attaccarono la città (537), Ponte Trionfale fu smantellato per motivi tattici (tracce dei suoi piloni si vedono ancora quando il livello del Tevere è basso), così Ponte Elio rimase l'unico accesso alla parte settentrionale della città. Dall'alto della neonata fortezza i soldati bizantini che vi si erano asserragliati lanciarono agli aggressori perfino le statue che adornavano il monumento; alcuni loro frammenti furono rinvenuti molti secoli dopo, scavando il fossato alla base del castello.

lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo
ricostruzioni del Mausoleo di Adriano
lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo
Il nome Sant'Angelo nacque più o meno in quello stesso periodo, in seguito ad un episodio leggendario, che si dice abbia avuto luogo nel 590, mentre a Roma infuriava una terribile pestilenza. Papa Gregorio Magno era alla testa di una processione religiosa per chiedere l'intercessione divina affinché facesse cessare la calamità, quando un angelo (l'arcangelo Michele) fu visto volare sopra il monumento, nell'atto di rinfoderare la spada: quella visione segnò la fine dell'epidemia di peste.
In realtà assunse questo nome stabilmente solo dalla fine del XIII secolo; in precedenza era detto Castello dei Crescenzi (Castrum o Castellum Crescentii), in quanto nell'anno 996 il patrizio Crescenzio, entrato in conflitto col potere papale si era impossessato del castello, scacciando da Roma il pontefice Gregorio V e facendo eleggere un antipapa, Giovanni XVII. Ma due anni dopo l'imperatore Ottone III, giunto a Roma, strinse d'assedio il castello per un mese, finché Crescenzio capitolò, finendo poi decapitato, mentre il papa legittimo veniva reinstaurato.

L'edificio fu quindi ulteriormente modificato in senso difensivo; nel 1040 c.ca l'altezza dell'elemento centrale (ormai il maschio della fortezza) fu aumentata, e la forma della parte sommitale resa quadrata. La base fu scavata così da ricavare un ambulacro circolare attorno al maschio, mentre l'antica parte a pianta quadrata fu convertita in una vera e propria cinta muraria. A metà del Quattrocento su tre dei quattro angoli fu eretta una torre. Attorno al 1500 fu aggiunta la quarta torre, e ciascuna di esse venne rinforzata. Fu anche scavato un fossato attorno al castello, che riceveva l'acqua dal vicino fiume.

Infine, alla metà del Cinquecento fu costruita una seconda cinta muraria attorno al fossato, a forma di pentagono, con un poderoso bastione a forma di punta a ciascuno dei cinque angoli; scopo delle mura era quello di tenere lo scontro a fuoco tra gli assalitori e le guardie il più lontano possibile dagli appartamenti papali. È interessante osservare che il muro pentagonale ha la stessa struttura di quello costruito a difesa della città, cioè fatto di mattoni, con una superficie esterna inclinata e un cordolo bianco che corre orizzontalmente per la sua intera lunghezza (per maggiori dettagli si veda Le mura di Roma).

Nonostante le numerose trasformazioni, l'antico mausoleo romano è sempre rimasto il nucleo centrale della costruzione: la sua ruvida struttura a grosse pietre squadrate, ormai priva del riversimento di marmo, si riconosce chiaramente nella metà inferiore del maschio. Invece l'attuale altezza del piano stradale, che in epoca moderna si è sollevato, fa apparire il muro sul lato anteriore del castello assai più basso della sua vera altezza, come si può verificare confrontando gli altri tre lati.

Poiché il castello è dedicato all'arcangelo Michele, sulla sommità dell'edificio c'è spesso stato un angelo; nel corso del tempo si sono succedute sei diverse statue.
lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo
il penultimo (quinto) angelo,
di Raffaello da Montelupo (1544)
lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo
l'attuale (sesto) angelo,
di Peter van Verschaffelt (1753)
La prima, di legno, si usurò completamente a causa della permanente esposizione al sole, al vento e alla pioggia; la seconda, di marmo, nel 1379 fu danneggiata durante un assedio; la terza, collocata nel 1453, sempre in marmo ma con ali di bronzo, fu distrutta da un fulmine nel 1497; la quarta, di bronzo dorato, dovette essere rimpiazzata quando se ne riciclò il metallo per forgiare cannoni, durante il sacco di Roma del 1527; la quinta, nuovamente in marmo e bronzo, durò circa duecento anni prima di essere rimpiazzata nel 1753 da quella attuale, interamente in bronzo. La penultima statua è tutt'ora in mostra nel Cortile dell'Angelo.

Castel Sant'Angelo è appartenuto ai papi per un tempo lunghissimo: la sua posizione, così vicina alla basilica di San Pietro, e il passaggio sopra il muro che dal tardo Duecento collega la fortezza al Vaticano, trasformarono la fortezza quasi in una dipendenza degli appartamenti papali. Nel 1367 ne furono offerte le chiavi al papa francese Urbano V, in quegli anni risiedente ad Avignone, in Francia, nel tentativo di convincerlo a tornare a Roma, ma senza successo. Dal 1500 circa, oltre ai suoi scopi difensivi, ha cominciato ad essere anche una residenza dei papi; nel tardo Cinquecento vi furono trasferiti anche il tesoro e gli archivi del Vaticano. Ma soprattutto, il castello fungeva anche da luogo di detenzione. Nonostante quest'impiego fosse già cominciato sotto l'imperatore Onorio, fu in particolare dal XVI al XVIII secolo che le celle di Castel Sant'Angelo vennero frequentemente occupate da prigionieri politici, mentre i delinquenti comuni venivano più spesso rinchiusi in altre malfamate prigioni, quali quelle di Corte Savella (nel rione Regola), di Tor di Nona (nel rione Ponte) e nelle Prigioni Nuove (inaugurate nel 1650, sempre in Ponte).
Nelle viscere del castello le celle per i detenuti erano così anguste che era impossibile tanto stare in piedi che stare distesi sul pavimento; alcune di esse non avevano neppure porte, tanto che il condannato doveva esservi calato dall'alto. I prigionieri di riguardo, invece, erano custoditi in camere assai più ampie ai livelli superiori, sotto gli appartamenti papali.
lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo
Ponte Sant'Angelo dalla loggia di Giulio II

lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo Un dettaglio curioso a cui pochissimi fanno caso nel visitare il castello è che la maggior parte degli stemmi papali affissi ai muri esterni, compreso quello grande sul davanti del maschio, che un tempo aveva scolpite le insegne di famiglia di Alessandro VI (Borgia), uno più piccolo appena sopra la loggia di Giulio II, che raffigurava la quercia della famiglia Della Rovere, ed altri due situati sulla terrazza più in alto, dove poggia l'angelo di bronzo, sono in bianco: ad un'ispezione più ravvicinata si vede chiaramente che furono scalpellati di proposito. A compiere quest'atto furono i soldati napoleonici, durante l'occupazione francese di Roma dal 1808 al 1814, nel tentativo di cancellare dall'edificio ogni traccia dell'autorità papale. Analoghi stemmi pontifici privi di insegne si trovano anche in altri rioni.

← lo stemma di papa Alessandro VI, scalpellato

Nel 1870 il castello divenne proprietà del governo italiano e nel 1906 fu trasformato in museo, mentre il fossato è ora un giardino pubblico.

lungotevere Castello - Castel Sant'Angelo
veduta da una finestra del castello
Castel Sant'Angelo e la basilica di San Pietro (quest'ultima ora appartenente allo stato indipendente della Città del Vaticano, ma un tempo anch'essa facente parte di Borgo) hanno sempre rappresentato le due facce del potere papale: quello spirituale e quello temporale. Pertanto quando nel 1928 fu messa in opera la serie delle cosiddette fontanelle rionali, dalla forma ispirata alle caratteristiche di ciascun rione (cfr. la monografia Fontane), a Borgo ne furono installate ben due: la Fontanella delle Tiare [13], a forma del tradizionale copricapo indossato un tempo dai papi, recante le tre corone, decorata con le insegne papali, cioè le chiavi incrociate di San Pietro, e la Fontanella delle Palle di Cannone [14] (mostrata nella pagina d'apertura di questa sezione) che si rifà al castello. largo del Colonnato
la Fontanella delle Tiare (1928)




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