~ monografie romane ~

Fontane
· III parte ·
fontane maggiori

PAGINA 11




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LE RIMANENTI FONTANE

In quest'ultima pagina dedicata al XVI secolo vengono descritte due fontane che furono rimosse dalla loro collocazione originaria in seguito alle molte trasformazioni subite dai rioni storici nel corso dei primi decenni del '900.
Si racconta anche del tentativo di far arrivare l'Acqua Felice sul lato occidentale del Tevere.
Infine la pagina comprende la curiosa Fontana della Navicella, che divenne tale solo nel primo '900.

testa di Gorgone dalla fontana di piazza Giudia




LA FONTANA DI PIAZZA GIUDIA
(ORA IN PIAZZA DELLE CINQUE SCOLE)


Piazza Giudia, come dice il nome, era il luogo dove fino al 1870 sorgeva uno degli alti portoni che chiudevano l'infame ghetto ebraico, descritto in Curiosità Romane pagina 6. All'interno del recinto non c'era alcuna fonte d'acqua e per quasi mezzo secolo dopo l'istituzione del ghetto (1555) non vi era alcuna fontana neppure nel quartiere circostante, trovandosi quella più vicina davanti alla chiesa di Santa Maria in Trastevere, sulla sponda opposta del Tevere, a circa 800 metri da questo punto.
Per i molti ebrei romani, stipati all'interno di un'area la cui superficie era circa otto acri, disporre di una fontana nelle vicinanze era senza dubbio una necessità primaria. Ma quando il primo programma di Gregorio XIII designò questa piazza beneficiaria di uno dei punti di distribuzione dell'acqua di Salone, la famiglia Mattei, residente in un palazzo lì nei pressi, riuscì a fare in modo che la fontana fosse costruita davanti alla propria residenza (cfr. pagina 5).
Qualche anno dopo piazza Giudia fu nuovamente scelta come sede di una fontana. Questo fu anche uno degli ultimi punti ad essere raggiunto dall'acqua, ma alla fine Della Porta ne costruì una anche qui.

Nonostante lo schema ripetitivo, la forma della vasca e quella dei soliti gradini su cui poggia è piuttosto interessante. Nella prima, due coppie di semicerchi di diversa dimensione sono collegati da brevi lati convessi con un raggio di curvatura più esiguo; i gradini ricalcano per lo più questo motivo, ma hanno angoli retti in corrispondenza dei lati.


Il catino sommitale è decorato con quattro inquietanti teste di Gorgone. Questo elemento fu rimosso nel 1924, quando la fontana venne smontata nel corso delle estensive opere di trasformazione del quartiere, in seguito alle quali piazza Giudia scomparve. Il catino fu temporaneamente collocato su una diversa fontana, sul colle Gianicolo; ma quando sei anni dopo si decise di ricomporre l'opera dellaportiana nella sua attuale collocazione, cioè davanti a Palazzo Cenci Bolognetti (a pochissimi metri dalla sua posizione originaria), gli fu restituita anche la parte superiore.

← XVIII secolo: la fontana di piazza Giudia sorgeva presso il palo dove si
praticavano le "giustizie"; a destra è il portone che dava accesso al ghetto




LA FONTANA DI PIAZZA MONTANARA
(ORA IN PIAZZA SAN SIMEONE)


Questa è la fontana a cui toccò una vita più avventurosa di qualsiasi altra.
Di dimensioni già non molto grandi, quando nacque era ben più piccola di com'è adesso: una semplice vasca con al centro un prisma rastremato verso l'alto, come una piccola piramide, le cui uniche decorazioni consistevano nelle insegne papali. Era stata disegnata nel 1589 da Della Porta, un'opera "formato economico" per la piazzetta alle spalle del Teatro di Marcello, sul lato meridionale del Campidoglio.
Al volgere del XVIII secolo, un vicino monastero ottenne il privilegio di utilizzare una parte dell'acqua reflua della fontana; in cambio, le religiose finanziarono la costruzione di un balaustro rotondo con la base rettangolare decorata da quattro piccole maschere zampillanti e di un semplice catino sommitale, nel rispetto dello stile tradizionale a cui cento anni prima Della Porta si era ispirato per molti dei suoi lavori, ma non per questo.
Poco dopo, anche la vasca sottostante fu probabilmente rimpiazzata con una di forma simile, che aveva scolpiti stemmi pontifici; per qualche motivo poco chiaro, entro breve tempo venne ripristinata quella vecchia.
Nel 1829 fu sostituita di nuovo: questa invece degli stemmi papali aveva le insegne dei Conservatori, i principali amministratori della città. A quei tempi le cariche pubbliche erano ancora tutte appannaggio di esponenti delle famiglie nobili, ciascuna delle quali aveva il proprio stemma. Le loro condizioni attuali (illustrate a lato) li rendono purtroppo quasi illeggibili.

Nei primi anni '30 del XX secolo l'intera zona circostante il Campidoglio andò incontro a pesanti trasformazioni urbanistiche e gran parte delle vecchie costruzioni furono demolite in tutta fretta. Piazza Montanara, così come accadde anche a diverse altre piazzette, scomparve dalla topografia di Roma per l'apertura dell'ampia via del Teatro Marcello. Anche la fontana fu rimossa e ricostruita nel Giardino degli Aranci, in cima al colle Aventino (cfr. I 22 Rioni, Rione XII - Ripa). Rimase lì per una quarantina d'anni; poi nel 1973 fu spostata di nuovo alla sua collocazione definitiva, la piccola piazza San Simeone, lungo via dei Coronari (vedi illustrazione precedente).

la fontana nella sua prima collocazione; alle sue spalle è →
l'antico Teatro di Marcello, su cui erano state edificate case private




COME L'ACQUA FELICE RAGGIUNSE TRASTEVERE

Nell'ultimo trentennio del XVI secolo la "rivoluzione dell'acqua" aveva dato una notevole spinta allo sviluppo dei rioni centrali e settentrionali, ma la sponda occidentale del Tevere, cioè Trastevere e Borgo (compreso il Vaticano), ancora dipendevano dalla piccola quantità di acqua ricavata dal Gianicolo (cfr. pagina 1) e ciò chiaramente frenava le opportunità di crescita di questa parte di Roma.

una targa stradale a rocordo dell'alluvione del 1598
Dal 1592, un altro progetto approvato dall'amministrazione civica aveva per oggetto un'estensione della rete dell'Acqua Felice, così da traversare il Tevere e raggiungere Trastevere. Una nuova conduttura fu costruita su misura per questo scopo: si estendeva dal Quirinale giù fino a Ponte Santa Maria, appena a valle dell'Isola Tiberina.

Poiché i lavori procedevano a rilento per motivi burocratici, Galeazzo Riario, proprietario di un grande palazzo alle falde del Gianicolo (l'odierno Palazzo Corsini) si offrì di acquistare l'intera conduttura, così da accelerare le formalità. I Farnese, che erano entrati in possesso della vicina Villa Farnesina, comprarono una seconda conduttura privata. Ma temendo che la nuova fornitura idrica avrebbe ridotto sotto il livello critico il volume d'acqua disponibile per le altre fontane cittadine, l'amministazione comunale continuava a ritardare l'erogazione verso Trastevere, nonostante i dotti privati fossero stati completati e fossero anche già stati pagati!

Inaspettatamente nel 1598, alla vigilia di Natale,una tremenda alluvione sommerse gran parte della superficie di Roma, distruggendo il Ponte Santa Maria (che non fu mai più ricostruito e il cui frammento superstite fu ribattezzato Ponte Rotto). Anche le condutture a cui dava passaggio rimasero molto danneggiate e ciò causò un ulteriore ritardo al tentativo di dare la fornitura idrica a Trastevere.
Ci vollero altri sei anni per modificare il percorso delle condutture, così da farle attraversare i ponti dell'Isola Tiberina e nel 1604 l'acqua finalmente poté arrivare al rione più occidentale.
L'antica fontana davanti a Santa Maria in Trastevere fu restaurata (le sue tubature piene di falle erano una delle cause della carenza idrica) e anche il suo flusso potè essere leggermente incrementato grazie all'Acqua Felice.

Ponte Santa Maria distrutto (asterisco) e il nuovo percorso
delle condutture (freccia) attraverso l'Isola Tiberina, verso Trastevere (T)





LA FONTANA DELLA NAVICELLA


Un fatto curioso è che la Navicella non nacque per fungere da fontana.
Nell'antica Roma, sul colle Celio sorgeva il quartier generale di una divisione navale, i marinai di Capo Miseno. Fra i loro compiti vi era quello assai particolare di maneggiare il velarium, un enorme telo che copriva il Colosseo grazie ad un complesso sistema di carrucole, in modo da proteggere gli spettatori dalla pioggia o dal solleone. Questa divisione aveva dedicato alla dea Iside, patrona dei marinai, un piccolo modello di nave, scolpita nel marmo.
All'inizio del Rinascimento, questo modello era venuto alla luce nei pressi della chiesa di Santa Maria in Domnica, che nel frattempo era sorta durante il medioevo in quello stesso luogo. Il reperto era in cattivo stato di conservazione e nel corso del tempo se ne persero le tracce.

la fontana della Navicella

la prua della nave
Ma prima che ciò potesse accadere, papa Leone X commissionò all'architetto e scultore Andrea Sansovino una copia fedele della nave, che nel 1513 venne collocata davanti alla chiesa, poggiata su una base rettangolare recante lo stemma del pontefice.
Al di là del suo valore artistico, il piccolo simulacro di imbarcazione fornisce anche delle attendibili informazioni su quale forma avessero le navi militari antico-romane e su come fossero decorate. Un particolare interessante è la prua, che riproduce una testa di cinghiale.

In breve, l'opera fece sì che anche Santa Maria in Domnica fosse chiamata popolarmente "la chiesa della Navicella". Il Celio però non era raggiunto dall'acqua corrente, per cui la scultura non poteva avere altro scopo se non quello di valorizzare il piccolo slargo davanti alla chiesa, la cui facciata nel frattempo era stata ricostruita dallo stesso Sansovino. Infatti rimase lì con finalità puramente decorative per oltre cinque secoli.
Solo nel 1931, quando la moderna rete di acquedotti aveva già coperto ogni angolo di Roma, la scultura venne collegata ad un ramo dell'Acqua Felice e così trasformata in fontana. In quella stessa occasione gli fu aggiunta in basso una vasca a terra, di forma rotonda.



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I PARTE
FONTANE ANTICHE

II PARTE
FONTANELLE