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Fontane
· III parte ·
fontane maggiori

PAGINA 20




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IL XX SECOLO


dal 1900 al 1930




Al volgere del 1900, i molti cambiamenti che alla città di Roma aveva comportato l'essere diventata capitale, trenta anni prima, erano ancora largamente in corso d'opera. Durante il primo decennio del secolo, prima che l'Italia entrasse nella Grande Guerra, i rioni centrali subirono pesanti trasformazioni. In qualche caso, i cambiamenti furono condotti senza curarsi troppo di ciò che veniva distrutto.
Molte case secolari furono demolite, per la costruzione di arterie stradali sufficientemente ampie da permettere al crescente traffico di scorrere più facilmente e di nuovi enormi edifici che avrebbero ospitato ministeri e altri pubblici uffici, il cui stile cosiddetto "eclettico" traeva ispirazione dal passato pescando dal classico al rinascimentale, dal barocco all'Art Nouveau e via dicendo, producendo mescolanze spesso discutibili.
In qualche caso le fontane venivano incorporate in questi fabbricati, come elementi ornamentali. Il risultato finale era di solito molto imponente, ma non sempre gradevole dal punto di vista artistico: le dimensioni ed anche il colore (quasi sempre bianco!) dei nuovi edifici spesso faceva a pugni con l'ambiente in cui erano stati inseriti, dove dominavano tonalità dal giallo sabbia-ocra al rossiccio-marrone, oppure in altri casi ostruivano la vista di antiche vestigia, per non parlare della suddetta ibridizzazione di stili e di tecniche, che in qualche caso rasentava il cattivo gusto.
piazza Venezia
(↑ in alto) una delle fontane sul davanti del Vittoriano e (↓ in basso)
quelle sul davanti (a sin.) e sul retro (a destra) del vecchio Palazzo di Giustizia

piazza dei Tribunali piazza Cavour

Un altro aspetto importante è che nel XX secolo la maggior parte delle abitazioni private poterono finalmente disporre di acqua corrente; sebbene tale tendenza fosse già cominciata nel secolo precedente, non fu prima del '900 che le case degli strati sociali medi e bassi poterono contare sulla presenza di tubature idriche dotate di un rubinetto. La gente non ebbe più necessità di recarsi una o due volte al giorno ad una vicina fontana, armata di bottiglie, secchi e damigiane da riempire per l'uso quotidiano. Pertanto da questo periodo in avanti le fontane cominciarono a perdere il loro ruolo di pubblica utilità, divenendo elementi prevalentemente decorativi per le strade, le piazze, ecc. dove sorgevano.

I due esempi più eclatanti della suddetta architettura leggermente megalomane, cioè il monumento a re Vittorio Emanuele II (il Vittoriano, terminato nel 1911) e il vecchio Palazzo di Giustizia (ultimato nel 1910), hanno entrambi fontane murali in fondo alla scalinata d'accesso. Complessivamente, la loro forma ricorda un po' la fontana cinquecentesca di piazza del Campidoglio (pagina 8), soprattutto le due che fiancheggiano il Vittoriano, con una grande allegoria giacente posta al di sopra della vasca (il Mare Tirreno a destra e l'Adriatico a sinistra). Ma in entrambi i casi l'incombente mole dell'edificio alle loro spalle riduce l'impatto visivo di queste fontane, nonostante le loro ragguardevoli dimensioni; inoltre, essendo entrambe bianche, come il resto del contesto a cui appartengono, il loro cromatismo quasi mimetico ne riduce ancora di più l'effetto complessivo.




le fontane sono prevalentemente situate nei rioni centrali e settentrionali
del nucleo storico di Roma, già densamente popolato o in via di espansione
nei secoli XVI e XVII, quando l'attività dei fontanieri fu più fiorente;
i rioni meridionali ed orientali invece erano stati abbandonati nel corso
del Medioevo e tornarono di nuovo ad un pieno sviluppo solo durante l'800

viale Trastevere Un altro esempio di fontana utilizzata come decorazione aggiuntiva la si trova presso il monumento dedicato dal rione Trastevere al più popolare poeta dialettale romano, Giuseppe Gioachino Belli. Edificato nel 1913 con i proventi di donazioni spontaneee degli abitanti della zona, il monumento venne decorato da entrambi i lati con una testa che emette un getto d'acqua in una piccola vasca semicircolare. Date le dimensioni, però, forse sarebbe meglio considerare questa fontana fra quelle descritte nella II parte.

← una delle due piccole fontane presso il monumento a Giuseppe Gioachino Belli (1913)

Alcune fontane furono costruite anche nei due dopoguerra, soprattutto nei nuovi quartieri che sorsero un po' alla volta attorno al nucleo storico della città. La pianta a destra mostra la posizione di molte di quelle descritte finora; le fontane costruite nel corso del XX secolo vengono mostrate in blu. Per scorrere la lista dei loro nomi, cliccare sull'illustrazione: si aprirà nel centro della pagina una finestra, scorrevole e ridimensionabile a piacimento.


LE FONTANE GEMELLE PRESSO
LA GALLERIA NAZIONALE D'ARTE MODERNA


Sul confine nord-occidentale di Villa Borghese, la più grande area verde pubblica di Roma, due fontane gemelle ornano una scalinata che conduce verso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna, situata sul lato opposto della strada. Tanto la fontana che il palazzo che ospita la galleria sono opere dell'architetto Cesare Bazzani e sono risalenti al 1911.
Ognuna delle fontane consiste in una vasca a terra circolare, sul cui bordo sono presenti otto tartarughe, con un'alto balaustro decorato con fiori e frutta, a sostegno di un catino sommitale molto semplice. Quest'ultimo elemento contiene l'unico zampillo della fontana.
scalea Bruno Zevi
fontane gemelle davanti alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna  (1911)



piazza del Viminale
la fontana di piazza del Viminale
LA FONTANA DI PIAZZA DEL VIMINALE


Uno degli ultimi "palazzoni" fu quello che prese il nome dal colle Viminale (dov'è situato), terminato nel 1919, che divenne sede del Ministero degli Affari Interni. Meno voluminoso e di forme più eleganti rispetto ad altri dell'epoca, il suo stile si rifà alle linee rinascimentali del '500. Poiché è situato ad un livello più alto della vicina strada, l'ingresso è raggiunto da una scalinata centrale e da due rampe laterali simmetriche, una per lato, che furono aggiunte dieci anni dopo.
Lo spazio vuoto fra le rampe fu sistemato come una piccola piazza, con un sedile di marmo lungo il muro, lampioni in ferro battuto e una fontana al centro.

Una vasca rettangolare, simile a quelle in uso nelle terme romane (come suggerito dalle maniglie ad anello) ma dai bordi molto bassi, viene riempita da due corpi sferici al suo interno. Poggia su un prisma i cui lati sono decorati con dei rilievi: tre monti (lo stemma del rione omonimo), la lupa di Roma e, sul retro, una corona turrita, simbolo dell'Italia.
Dall'elemento superiore l'acqua tracima continuamente in una piccola piscina o vasca a terra, rettangolare, che gira tutto intorno alla base del prisma, a circa una cinquantina di centimetri sotto il livello stradale.
piazza del Viminale
particolare della lupa



LA FONTANA DELLE RANE


Fra il 1921 e il 1926, l'architetto Gino Coppedé disegnò e costruì nel quartiere Trieste (che fino al 1946 era chiamato Savoia) un certo numero di palazzi e palazzine assai particolari, il cui stile è una curiosa commistione di architetture medievali, rinascimentali, barocche e moderniste. Gli edifici principali hanno nomi suggestivi quali Palazzo del Ragno, Villino delle Fate, ecc. e tutti assieme formano una piccola ma piuttosto esclusiva zona detta Quartiere Coppedé; il suo centro è piazza Mincio, dov'è situata la Fontana delle Rane. Anche quest'ultima, in un ricco stile barocco, fu disegnata dallo stesso architetto Coppedé.
piazza Mincio
la Fontana delle Rane

piazza Mincio
il catino con le otto rane
È una creazione elaborata, se paragonata ad altre dello stesso secolo, anche considerando le sue modeste dimensioni. Si compone di una vasca rotonda, al cui interno è una predella quadrilobata; su ciascuno dei suoi quattro lati, due figure che emettono un getto d'acqua dalla bocca stendono le braccia a sostenere tra di loro una vaschetta a forma di conchiglia; tra di essi, ai loro piedi, è una seconda vaschetta, simile nella forma ma meno decorata della prima, nella quale una grossa rana invia un doppio zampillo d'acqua.
I suddetti gruppi circondano un breve e tozzo balaustro su cui poggia il catino sommitale, rotondo; questo è riempito da un cannello centrale, mentre otto rane siedono ad intervalli regolari lungo il bordo.
A causa di una riduzione della portata idrica, la metà superiore della fontana adesso è a secco.
piazza Mincio

piazza Mincio piazza Mincio
uno dei gruppi in basso e il particolare della sua rana




LA FONTANA DI PIAZZA DEI QUIRITI


Prati fu l'ultimo ad essere incluso fra i 22 rioni del centro storico, cfr. la sezione i 22 Rioni, sebbene fu edificato solo a partire dal 1872.
Roma era divenuta capitale d'Italia solo due anni prima, ma un'ondata di immigrazione da altre parti del paese stava già investendo la nuova metropoli, proveniente soprattutto da aree che una volta erano appartenute allo Stato Ponificio, in cerca di una vita migliore e di posti di lavoro.
Prati, benché prossima al Vaticano, era sempre stata una zona rurale, coperta di vigne e campi coltivati (il nome è in effetti una contrazione di "prati di Castello"); ma a causa dell'improvviso incremento demografico venne rapidamente urbanizzata e nel corso dei successivi decenni continuò ad estendersi, divenendo un grande e moderno quartiere, abitato prevalentemente dall'alta e media borghesia.
piazza dei Quiriti

piazza dei Quiriti
una delle quattro figure femminili
Verso il 1924 l'amministrazione capitolina decise di decorare con una fontana uno dei punti centrali di Prati, piazza dei Quiriti. L'opera fu disegnata da Attilio Selva, uno scultore che in quegli anni si stava specializzando in composizioni monumentali. Infatti la fontana è piuttosto grande, benché sorga in un giardinetto al centro della piazza.

Da una pigna, alla sommità, fuoriesce un getto d'acqua che ricade in un catino quadrilobato; ciascuna delle sue quattro parti è sorretta da una grossa statua raffigurante una figura femminile nuda, o cariatide, seduta su una predella rotonda appena sopraelevata rispetto all'elemento centrale della fontana. Quest'ultimo ha l'aspetto di un'altro grosso catino, ma ha la superficie superiore convessa, per cui l'acqua, che scola da sopra le statue, scivola direttamente nella vasca di raccolta in basso.
La robusta base che sostiene l'intera struttura è decorata con un motivo a foglie in rilievo e con una serie di mini-vasche che ne seguono tutto il perimetro.
Proprio com'era accaduto con le naiadi di piazza Esedra (cfr. Curiosità Romane, pagina 9), anche le quattro cariatidi di piazza dei Quiriti crearono un po' di scalpore fra gli abitanti per via dei nudi; ma gli echi dello scandalo si spensero ben presto, anche perché il regime fascista che era andato al potere solo qualche anno prima esaltava la messa in mostra di corpi muscolosi, nelle espressioni aristiche così come pure nella vita reale: ben presto molte altre statue prive di abiti (anche se prevalentemente maschili) avrebbero decorato edifici pubblici, stadi e così via.
piazza dei Quiriti
le mini-vasche attorno alla base



LA FONTANA DEI CAVALLI MARINI


È in realtà una fontana di medie dimensioni, costruita negli anni '20, situata su un lato di piazzale dei Partigiani, l'ampia spianata che precede la Stazione Ostiense. Si compone di un semplice parallelepipedo, la cui faccia anteriore ha nella parte sommitale un grosso rilievo raffigurante due cavalli marini (nella loro versione mitologica, cioè con le ali e la parte posteriore del corpo come quella di un pesce), le cui code squamose si attorcigliano.
La parte mediana è attraversata da una lunga fessura per l'uscita dell'acqua, che dovrebbe raccogliersi alla base, in una bassa vasca rettangolare, di linee semplicissime, rivestita internamente di mattonelle celesti. Dovrebbe, perché purtroppo da ormai molti anni questa fontana è a secco.

Sorte anche peggiore è toccata ad un'altra fontana di dimensioni assai maggiori, risalente alla fine degli anni '50, che fino al 1989 faceva bella mostra di sé al centro della piazza; si componeva di un alto getto verticale con attorno un anello di zampilli più bassi diretti centralmente. Poi i lavori per la costruzione di un grande parcheggio sotterraneo portarono alla sua repentina scomparsa.



LA FONTANA DELLE ANFORE

Nella II parte pagina 4 si è detto come fra il 1926 e il 1927 Pietro Lombardi realizzò un certo numero di fontanelle per i rioni di Roma, ciascuna delle quali riproduceva elementi caratteristici del luogo.
piazza dell'Emporio
la Fontana delle Anfore, ora in piazza dell'Emporio e parzialmente a secco
Il giovane architetto fu scelto per questa iniziativa perché solo pochi mesi prima aveva portato a compimento la costruzione di una fontana più grande per il rione di Testaccio, la cui forma prendeva spunto dalla curiosa origine della collina che aveva dato nome al rione.
Sin dagli inizi del II secolo aC, in questa zona una volta sorgevano gli horrea, un esteso complesso di depositi dove venivano stoccate le grandi forniture di vino ed olio che giungevano a Roma lungo il vicino Tevere. Per anni ed anni i frammenti di anfore rotte - quelle contenenti olio venivano rotte di proposito una volta vuote, perché era illegale usarle più di una volta - furono ordinatamente accatastati nei terreni alle spalle del deposito, finché arrivarono a formare una vera e propria collina, con una circonferenza di 850 m e un'altezza di 35 m. Sin dal tardo Medioevo la collina fu chiamata Testaccio, dai cocci (in latino testae) di cui è principalmente formata.

Quando nel 1921 il rione Ripa venne diviso, la sua parte meridionale fu ufficialmente denominata Testaccio e l'anfora fu scelta come simbolo del suo stemma.

La composizione che l'architetto Lombardi disegnò per piazza Testaccio (il cuore del rione, all'epoca chiamata piazza Mastro Giorgio) consiste in un gruppo di anfore poggianti su una base; da qui l'acqua si raccoglie in quattro piccole vasche rettangolari più in basso, che si estendono sui quattro lati formando una croce. All'estremità di ciascuna vasca che guarda verso il centro della fontana c'è una testa di caprone e uno stemma di Roma, mentre all'estremità opposta, all'esterno, c'è un'anfora in rilievo che emette un getto d'acqua da un semplice cannello.
Agli angoli formati dai bracci della croce sono inseriti altrettanti punti d'acqua con una minuscola vaschetta, mentre il rimanente spazio è costituito da una piattaforma rotonda, alla sommità di sette gradini che girano tutto intorno alla fontana.
piazza dell'Emporio piazza dell'Emporio
primo piano del gruppo sommitale di anfore e dello stemma di Roma

Nel 1935, a causa di un cedimento del terreno, la fontana fu trasferita nella sua posizione attuale, in piazza dell'Emporio, davanti a Ponte Sublicio. Da allora il centro di piazza Testaccio è sempre stato occupato da un mercato all'aperto, fino al 2012, quando ha avuto luogo lo sgombero dei banchi. Attualmente (settembre 2014) la fontana sta venendo smontata e ne è previsto il ritorno nella sua sede originaria prima della fine dell'anno.


una delle quattro fontanelle alla base
Una particolarità interessante di questa fontana è che per la prima volta furono accorpati un grande gruppo a scopo puramente ornamentale (le anfore nella parte superiore) con le fontanelle in basso, dalle quali la gente potesse bere. Fino ad allora le fontane maggiori e i "beveratori", o le loro moderne derivazioni (cfr. la II parte), erano state tenute separate; in qualche caso erano state collocate una accanto all'altro, ma mai assieme in un'unica struttura.
Solo qualche anno più tardi anche la fontana di piazza Mazzini (descritta nella pagina seguente) adottò questo nuovo schema a due vie, decorativo-funzionale.
Forse questa sintesi di estetica ed utilità costituiva una metafora di come l'intera società italiana stava cambiando: lo stridente contrasto fra la ricca nobiltà e le classi lavoratrici stava lasciando gradualmente il posto ad una nuova borghesia più o meno benestante, le cui esigenze (case, veicoli, abiti, ecc.) tentavano di combinare una linea elegante alla praticità d'uso.

In epoche più recenti la Fontana delle Anfore ha subito una notevole contrazione della portata d'acqua che aveva in origine. Ora solo le fontanelle sono in funzione, peraltro con un getto molto debole, mentre il gruppo centrale e le vaschette sono completamente a secco.




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I PARTE
FONTANE ANTICHE

II PARTE
FONTANELLE



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