~ monografie romane ~

Fontane
· III parte ·
fontane maggiori

PAGINA 10




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Tre delle fontane alimentate dell'Acqua Felice si trovano piuttosto lontane dalla traiettoria principale dell'acquedotto. Solo una di esse era stata ufficialmente preventivata dall'amministrazione capitolina; le altre due furono finanziate privatamente, ma il contesto urbano della collocazione di una era molto diverso da quello dell'altra.



Villa Medici nel 1593; l'asterisco indica la fontana
LA FONTANA
DAVANTI A VILLA MEDICI


Verso la metà del XVI secolo, il cardinale Ferdinando de' Medici si fece costruire la propria residenza romana in cima al colle Pincio, un angolo esclusivo della città, dove già nell'antica Roma le famiglie ricche possedevano giardini e vigneti.
Lo speco dell'acqua di Salone passava proprio sotto Villa Medici, ma a causa della sua posizione, tanto il palazzo che i magnifici giardini intorno venivano raggiunti da una quantità d'acqua assai modesta, che doveva essere pompata verso l'alto, un'operazione abbastanza complessa per quei tempi.

Non appena l'Acqua Vergine fu condotta a Roma (1587), la villa potè finalmente disporre di tutta l'acqua che si potesse desiderare. Poiché il cardinale Medici era stato nominato sovrintendente alla costruzione del nuovo acquedotto da Sisto V, non deve stupire il fatto che tra i primi punti della città a ricevere l'acqua corrente vi furono i suoi terreni.
Nei giardini privati della villa poterono così essere attivate magnifiche fontane, ma rimaneva ancora acqua a sufficienza per una piccola fonte pubblica all'esterno, davanti all'ingresso principale della costruzione.

Il cardinale, che era un amante dell'arte e un collezionista di reperti antichi, aveva recentemente acquistato due grossi catini di granito, provenienti dalle chiese di San Salvatore in Lauro e di San Pietro in Vincoli. Una delle due fu montata su un tozzo balaustro, a sua volta posto al centro di un'ampia piscina ottagonale. Il nome del suo autore rimase sconosciuto, sebbene vi sia chi sospetta che allo stesso architetto che progettò la villa, Annibale Lippi, potrebbe essere attribuita la paternità anche di questa fontana. L'acqua esce da una sfera che poggia nel centro dell'antico catino; secondo una leggenda popolare (vedi una cannonata a Villa Medici, questa palla è quella che fu sparata da Cristina di Svezia dalla sommità di Castel Sant'Angelo.
la fontana di fronte alla villa



LA FONTANA DI PIAZZA MADONNA DEI MONTI


il cuore del rione Monti, nel 1625; notare la differenza
dei suoi dintorni con quelli della precedente fontana
Il contesto urbano in cui questa fontana fu collocata è assai lontano da quello della precedente.
Monti è il rione storico di Roma con la maggiore estensione (cfr. I 22 Rioni, Rione I - Monti), il cui centro corrisponde all'antica e malfamata subura, il quartiere situato alle spalle dei Fori e del Colosseo, un terreno paludoso dove ladri, prostitute e fuorilegge cercavano rifugio dalla polizia. La sua atmosfera popolare non cambiò molto durante il medioevo, né durante il Rinascimento, sebbene i papi del XVI secolo e in particolare Sisto V, ne svilupparono il sistema viario aprendo lunghi rettifili che tagliavano attaverso gli stretti vicoli dove si addensavano vecchie casupole.

Piazza Madonna dei Monti (una volta semplicemente piazza ai Monti) è uno dei molti angoli caratteristici del rione; nel 1589 qui giunse finalmente l'Acqua Felice.

Contrariamente alla fontana davanti a Villa Medici, a quella costruita in questa piazza non avrebbero bevuto qualche sorsata d'acqua solo i valletti del cardinale e i pochi occasionali viandanti: avrebbe soddisfatto le molte necessità quotidiane di un intero rione brulicante di abitanti, gente del popolo che attingeva acqua a tutte le ore del giorno, per bere, cucinare, lavare e lavarsi, ecc.
In questa piazza Giacomo Della Porta aveva già edificato la chiesa della Madonna dei Monti, quindi a lui fu assegnata la commissione della fontana.

il vaso originale della fontana fu rimpiazzato da un secondo catino


1675 circa: il vaso originale
era ancora al suo posto
Questa volta l'architetto non si lambiccò troppo il cervello per escogitare una forma originale: una vasca esagonale, sormontata da un catino rotondo, assai simile alla sua prima creazione per piazza del Popolo (cfr. pagina 1), ma meno elaborata.
Il progetto originale comprendeva anche un vaso, poggiante sopra il catino, dal quale zampillava l'acqua; nel corso del XVII secolo questo elemento fu sostituito con un secondo catino rotondo, donde l'aspetto attuale della fontana. Il vaso, la cui forma è nota grazie alle antiche incisioni che lo ritraggono ancora in sede, aveva un po' l'aspetto di un piccolo cantaro (vedi la I parte pagina 2), simile a quelli più grandi una volta situati nei cortili di alcune chiese medievali, dei quali Della Porta era molto probabilmente a conoscenza.




la piccola fontana ai piedi dell'obelisco
LA FONTANA PRESSO
L'OBELISCO LATERANENSE


Durante il Rinascimento la zona del Laterano non era più nemmeno l'ombra di ciò che era stata nell'alto medioevo. Qui una volta sorgeva il Patriarchium, cioè la residenza dei papi, nonché il Sessorium, quella degli imperatori, assai vicine l'una all'altra. Quando il centro dei poteri temporale e religioso si trasferì altrove, l'importanza di questa parte di Roma declinò progressivamente, fino a ridursi alle condizioni di un povero suburbio, disseminato di antiche rovine.
Alcuni importanti lavori compiuti nella seconda metà del '500 sotto Gregorio XIII e soprattutto sotto Sisto V (cfr. il particolare della pianta qui a destra) avevano il significato di voler dare nuova linfa vitale al Laterano; ma le nuove opere monumentali erano in stridente contrasto con gli umili tuguri che sorgevano un po' ovunque su questa area.
Il vero ombelico del quartiere rimaneva l'antica basilica di San Giovanni, l'unico edificio che aveva retto all'impatto col medioevo abbastanza bene, avendo beneficiato di estensive opere di restauro in più di un'occasione.
Poco dopo il volgere del XVII secolo, il Capitolo di San Giovanni si accollò le spese per la costruzione di una piccola fontana, la prima di questa zona di Roma, collocata proprio nel cuore del quartiere, ai piedi dell'imponente obelisco lateranense, la più alta fra le guglie antiche di Roma, che Sisto V aveva da poco fatto erigere di lato alla basilica (vedi anche Obelischi, I parte). Questo punto poté essere raggiunto da un ramo dell'Acqua Felice.
I lavori per la fontana ebbero inizio sotto Clemente VIII e terminarono nel 1607, sotto Paolo V; ma fra i due pontificati si inserì quello di Leone XI, di durata molto breve, appena pochi mesi, dato che alla sua elezione, nel 1605, fece seguito la sua morte nello stesso anno. Questo breve lasso di tempo, però, fu sufficiente a Leone XI per lasciare il suo marchio sulla fontana lateranense, come si dirà più avanti, sebbene oggi non ne rimanga più alcuna traccia.

la fontana (è) presso l'obelisco e San Giovanni (1);
i lavori finanziati dal 1575 al 1590 da Gregorio XIII
(4 - Porta S.Giovanni) e Sisto V (2 - Palazzo del Laterano,
3 - edificio della Scala Santa) rivitalizzarono il rione

Le ridotte dimensioni della fontana avrebbero potuto farla classificare anche tra quelle più piccole (vedi la II parte), ma il suo disegno è ben più elaborato della gran parte di quest'ultime, in quanto reca le imprese araldiche di diversi papi.


le insegne di Clemente VIII sul fregio dietro l'aquila
Il progetto originale, il cui autore è rimasto ignoto, aveva due piccole vasche di diversa grandezza (una superiore più piccola e una inferiore più grande) sorrette da un prospetto decorato, collocato proprio davanti alla base dell'obelisco; sul suo bordo superiore, le bande merlate e le stelle a otto punte si riferiscono all'impresa di famiglia di Clemente VIII.
stemma di Clemente VIII
(famiglia Aldobrandini)


stemma di Leone XI
(famiglia Medici)
Non molto dopo, una statua di San Giovanni fece la sua comparsa sulla sommità del prospetto, affiancata da due grossi gigli bronzei (il fiordaliso araldico). Questi ultimi erano con ogni probabilità l'impresa dell'anzidetto papa Leone XI, che apparteneva alla famiglia Medici: il suo stemma è costituito da sei sfere, la superiore delle quali racchiude tre minuscoli fiordalisi.

Quando fu eletto papa Paolo V, la fontana subì un'altra trasformazione: due vistosi draghi e un'aquila, presenti nello stemma del pontefice, gli furono aggiunti sul davanti. Infine, fu nel corso del XVIII secolo che la fontana assunse l'aspetto attuale, quando le furono tolti dal prospetto tanto la statua che i gigli.

alla fine del '600 la fontana aveva ancora
una statua e due gigli in cima al prospetto
Non si sa se la rimozione fu un atto deliberato, mirante a cancellare una traccia della potente famiglia Medici, o più semplicemente dovuta al fatto che questi elementi versavano in cattive condizioni.

una delle insegne di Paolo V
Infatti fino agli anni '30, alla vigilia del solstizio estivo (23 giugno), a piazza San Giovanni e nelle vie circostanti si celebrava ogni anno un curioso rito collettivo, conosciuto come la notte di San Giovanni. Secondo una credenza popolare, si diceva che streghe e diavoli sorvolassero il Laterano e in questo luogo si radunavano grandi folle, nel tentativo di veder passare in cielo tali creature.
stemma di Paolo V
(famiglia Borghese)
Per tutta la notte la gente mangiava e beveva enormi quantità di vino; è molto verosimile che il popolino si bagnasse nella fontana e usasse il suo prospetto come punto d'osservazione privilegiato arrampicandovisi sopra; di qui i probabili danni alle parti in bronzo.



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I PARTE
FONTANE ANTICHE

II PARTE
FONTANELLE