~ monografie romane ~

Fontane
· III parte ·
fontane maggiori

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L'ATTIVAZIONE DELL'ACQUA DI SALONE

Nel corso del medioevo l'antico aquedotto dell'Aqua Virgo era stato restaurato in diverse occasioni, ma mai in maniera completa, essendo tanto le conoscenze idrauliche che le capacità tecniche insufficienti per farlo. Ciononostante, questi interventi l'avevano mantenuto in funzione.
Quando a metà del XV secolo l'ultima parte del suo percorso subì un intervento più radicale, l'antico viadotto, ormai danneggiato, fu sostituito da uno speco sotterraneo. Ma a quel tempo le sorgenti da cui l'acquedotto originava non erano più quelle primitive, tanto che il nome stesso dell'acquedotto era stato mutato in Acqua di Salone, dal nome della località (cfr. mappa in Acquedotti, IV parte) e l'acqua stessa non aveva più lo stesso sapore di molti secoli prima; le trasformazioni avevano anche intaccato il flusso, la cui entità era notevolmente inferiore a quella in epoca antica.
Era stato papa Paolo III (1534-49) a prendere in considerazione la prima ipotesi di radicale restauro dell'acquedotto, in modo da riconnetterlo alle sorgenti originali, ma problemi di ordine politico prima, poi la burocrazia e infine la rivalità fra i vari architetti che si criticavano a vicenda riguardo ai rispettivi progetti, ritardarono i lavori per una trentina d'anni.
Dal 1562 al 1570, sotto Pio IV e Pio V, l'Aqua Virgo originale fu finalmente riattivata. Pochi mesi dopo il completamento dei lavori, si decise la costruzione di un certo numero di rami sotterranei, così da rifornire quartieri che non erano direttamente attraversati dal condotto antico.
Il 4 novembre 1570, una speciale commissione di cardinali (la Congregatione sopra le fonti) deliberò il primo programma riguardo alla costruzione di nuove fontane pubbliche nei punti più importanti che le nuove condutture avrebbero dovuto raggiungere, concentrati nella parte nord-occidentale della città, il Campo Marzio dell'antica Roma.

tardo XVI secolo: alcuni resti dell'antica Aqua Virgo
attraversavano il colle Pincio; dal restauro del 1453
lo speco dell'acquedotto funzionante correva sottoterra
Un documento cita questi luoghi come segue:
«...Il Trivio nella piazza del Popolo. Il loco del aquedotto sotto la Trinità . S.to Roccho per la comodità del porto . Piazza di Sciarra o Colonna. S.to Apostolo. S.to Marco . Piazza de Altieri . La Minerva. La Ritonda . La Dogana . Agoni doi una in capo et una in piede . Campo de Fiore. Piazza Giudea . Piazza Montanara . Monte Giordano se ce potrà andar lacqua. Piazza de Ponte 10 . Strada Giulia una in mezzo.»

1 - chiesa di Trinità dei Monti
2 - il porto fluviale di Ripetta, non più esistente
3 - l'attuale piazza Venezia
4 - l'attuale piazza del Gesù
5 - la piazza del Pantheon
6 - l'antica Dogana, attuale piazza Sant'Eustachio
7 - piazza Navona
8 - non più esistente, un tempo presso il ghetto ebraico
9 - non più esistente, un tempo accanto a piazza Campitelli
10 - all'estremità meridionale del Ponte Sant'Angelo


vicolo del Bottino, come appare oggi
Le diramazioni dell'acquedotto e quindi la dislocazione delle fontane, erano orientate in direzione dei quartieri più densamente popolati della città, o che andavano ripopolandosi a quel tempo. La distanza che riuscivano a raggiungere dipendeva da parametri tecnici quali la pressione e il flusso dell'acqua, nonché il numero di utenze servite. Tanto più lontano dal dotto principale viaggiava l'acqua e più alto era il numero delle utenze, tanto più bassi diventavano il suo flusso e la sua pressione, come mostra lo schema qui a destra.

Una nuova rete di condutture cominciò ad attraversare la città, a volte lasciando una traccia nei nomi delle strade: la centrale via dei Condotti, oggi sede esclusiva di negozi di lusso, ne è un chiaro esempio.

utenze maggiori;  utenze minori


nella pianta di Antonio Brambilla (1590), a piazza Altieri, indicata
col n° 33, compare una fontana, che in realtà non verrà mai costruita;
più a destra è la fontana semipubblica di piazza dell'Aracoeli (pag.9)
Il progetto iniziale dovette essere modificato in corso d'opera; diverse fontane previste non furono più costruite, vuoi perché l'acqua raggiungeva il sito con una pressione troppo bassa (Santi Apostoli, via Giulia), o perché la piazza non era sufficientemente larga per contenere la fontana (piazza Altieri), o perché il luogo non era adatto a ricevere un'opera costosa (piazza Ponte), o perché lì alla fine non arrivò alcun ramo dell'acquedotto (Monte Giordano), o per altre diverse ragioni (Minerva, Dogana).
Sotto la chiesa di Trinità dei Monti, lungo la traiettoria dell'acquedotto, fu costruita a scopo di riserva idrica solo una cisterna, popolarmente ribattezzata bottino, ma non la fontana pubblica che era stata messa in preventivo; oggi la cisterna non esiste più, ma il vicolo dove sorgeva (illustrazione in alto a sinistra) ne ha conservato memoria nel nome.

Lungo via Lata sorgeva la chiesa di San Giacomo in Augusta con annesso ospedale: nell'aprile 1572 questa fu la prima istituzione in Roma a beneficiare di un'utenza idrica, come testimonia una targa commemorativa lì affissa nel 1981 (illustrazione qui in basso). E dopo oltre 400 anni tanto l'ospedale che l'utenza idrica sono ancora attivi.


Analogamente, l'ospedale presso la chiesa di San Rocco, che sorgeva non lontano da un ramo dell'acquedotto, fu concessa una piccola quantità di acqua; in questo luogo una vera fontana pubblica poté essere realizzata solo due secoli più tardi (vedi Fontana della Botticella, II parte).


i principali rami dell'Acqua di Salone
e le prime fontane che vi furono allacciate;
la mappa piccola ne mostra la posizione rispetto all'area urbana

Le piante schematiche in alto a destra mostrano la distribuzione delle fontane in confronto al perimetro della città (mappa piccola) e al percorso principale dell'acquedotto e dei suoi rami nell'area urbana (linea blu).
A parte il progenitore della Fontana di Trevi descritto nella pagina precedente, che già esisteva al termine del condotto principale (1), le sole fontane nuove costruite secondo il programma furono quelle di piazza del Popolo (2), piazza Colonna (3, preferita a piazza Sciarra), le due in piazza Navona (4), davanti al Pantheon (5), San Marco (6, successivamente rimossa), Campo de' Fiori (7) e piazza Giudia (8), sebbene quest'ultima fu poi edificata a una certa distanza dal punto convenuto, nella vicina piazza Mattei.





LE FONTANE DI
PIAZZA DEL POPOLO


La prima delle nuove fontane fu quella di piazza del Popolo (1572). Nella seconda metà del XVI secolo questo luogo, ora così famoso, era poco popolato e aveva ancora un aspetto un po' sciatto, nonostante altre parti della città fossero già state risistemate secondo i canoni urbanistici rinascimentali.
Sotto i papi Pio V e Gregorio XIII la piazza fu allargata e il "tridente" di strade sul lato opposto a Porta del Popolo, l'accesso cittadino più settentrionale, venne reso più regolare e simmetrico.

la prima fontana di Della Porta, nella sua odierna collocazione; si noti come
i gradini le permettono di compensare il lieve pendio del terreno

la fontana in un'incisione del tardo '600 di G.B.Falda;
si intravede a destra la base dell'obelisco flaminio
Durante questi lavori, Giacomo Della Porta ricevette la commissione per la costruzione di una nuova fontana nel centro della piazza, che andò a rimpiazzare una preesistente fontanella molto più piccola. Per la sua creazione si ispirò con ogni probabilità alle fontane tardo-medievali (cfr. pagina 1), poiché anche questa si componeva di due catini di diverso diametro, dai quali l'acqua si riversava in una vasca sottostante, la cui unica differenza con quella del Vaticano consisteva nella forma ottagonale, la stessa dei tre gradini che la contornavano.

Ma quando la fontana fu collocata nella sede prevista si rivelò essere troppo piccola per la vasta piazza. Furono allora scolpiti alcuni tritoni e conchiglie marine come decorazioni aggiuntive; forse a causa delle loro considerevoli dimensioni non furono utilizzate, ma bensì conservate per qualche altro impiego (com'è spiegato a pagina 3).
Nel 1589 Sisto V diede alla piazza il suo monumento più imponente: l'alto obelisco egizio, che una volta sorgeva nel Circo Massimo, fu dissotterrato dal sito originale e trasferito al centro di piazza del Popolo. La fontana venne lasciata sotto la guglia, dirimpetto al tridente.
tre stadi della trasformazione
di piazza del Popolo:

(in alto a destra ä) panoramica da ovest:
prima delle modifiche, nel 1570 c.ca,
non c'era quasi una vera piazza;

(← a sinistra) veduta da est
quando nel 1577 apparve per la
prima volta la nuova fontana;

(a destra →) ancora veduta da ovest,
nel 1593 l'alto obelisco egizio
sovrastava la piccola fontana

Non ancora soddisfatto, il papa pensò di sostituire la fontana di Della Porta con una struttura più grande, dalla quale l'acqua sarebbe sgorgata da quattro leoni, come quello presente nel suo stemma di famiglia, sui quali avrebbe poggiato l'obelisco.
Ciò non fu mai messo in atto e per oltre due secoli la fontana ottagonale mantenne il suo posto in piazza del Popolo, sovrastata dall'alta guglia, in cima alla quale, l'elemento sommitale di bronzo ha una croce che poggia sui tre monti e la stella di bronzo, le imprese araldiche di Sisto V.


← stemma di Sisto V

(↑ in alto) piazza del Popolo com'è oggi (panoramica verso ovest);
(a destra →) i leoni di Valadier che sostituirono la fontana di Della Porta
La fontana fu rimpiazzata solo nel 1823, quando l'architetto Valadier diede alla piazza il suo aspetto attuale: seguendo in parte l'idea del vecchio pontefice, ma ingrandendo il suo progetto, quattro leoni marmorei in stile egizio (per richiamare le origini dell'obelisco, ma anche lo stemma di Sisto V) furono disposti a ciascun angolo di una breve rampa di scalini che salgono alla piattaforma su cui poggia la base del monumento; una vasca circolare fu collocata davanti a ciascun leone, per raccogliere l'acqua.


Valadier inoltre delimitò i lati orientale ed occidentale della piazza con due muri ricurvi, a metà dei quali collocò un'altra fontana. Una di esse è mostrata qui in basso, ma vengono descritte più in dettaglio a pagina 19, tra quelle ottocentesche.


una delle fontane murali di Valadier (lato occidentale della piazza)
La fontana di Della Porta fu temporaneamente riutilizzata davanti a San Pietro in Montorio, sulla sommità del Gianicolo, in sostituzione di quella ivi costruita da Giovanni Fontana (mostrata a pagina 1 e in fondo a pagina 12), che era rimasta gravemente danneggiata nel 1849, nel corso di una battaglia.
Una ventina di anni dopo, anche questa venne rimossa, smontata e riposta in un magazzino per quasi un secolo.
Purtroppo, durante questo lasso di tempo i due catini andarono perduti, o vennero trafugati; quando attorno al 1940 la fontana fu ispezionata in vista del suo riutilizzo, se ne trovò la sola vasca ottagonale. Le parti mancanti furono ricreate usando come modello l'incisione del XVII secolo di G.B.Falda.


il catino moderno sul balaustro originale
Il più grande dei due catini aveva quattro draghi ad ali spalancate in rilievo, l'impresa di famiglia di Gregorio XIII, sotto il cui pontificato la fontana era stata realizzata.
Nei primi anni '40 era ancora al potere il regime fascista; poiché il governatore di Roma era un membro della potente famiglia Borghese, in suo onore anziché scolpire solo draghi, come sul catino originale, due di essi furono rimpiazzati da aquile, posizionate in ordine alterno. Questa piccola modifica in realtà non turbò l'aspetto complessivo dell'opera, assai fedele al disegno originale dellaportiano.

Nel 1950 la fontana fu finalmente riassemblata; le venne data una collocazione definitiva in piazza Nicosia, centrale ma assai più piccola di piazza del Popolo, sempre piena di autovetture posteggiate a qualsiasi ora del giorno (cfr. la prima illustrazione del paragrafo).

↑ in alto: una delle aquile
che hanno preso il posto dei draghi;

↓ in basso: stemmi di Gregorio XIII (a sin.)
e della famiglia Borghese (a destra)


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I PARTE
FONTANE ANTICHE

II PARTE
FONTANELLE